Tesoretto Garufi, il Riesame dà ragione alla procura sul sequestro. Ora la difesa potrà presentare ricorso in Cassazione. La vicenda riguarda il rinvenimento di una somma di 80mila euro in una cassetta di sicurezza, denaro che era di Giuseppe Garufi, il dipendente comunale che si tolse la vita nell’ottobre del 2013. Quel denaro secondo la procura di Macerata sarebbe di provenienza illecita: piccole richieste di denaro che Giuseppe Garufi avrebbe fatto a cittadini stranieri in cambio di agevolazioni sulle pratiche da svolgere in Comune. Per quel denaro sono stati indagati il consigliere comunale Guido Garufi, fratello di Giuseppe, che sarebbe entrato in possesso di parte di quelle somme, e una amica, Luisa Mirella Bruni, perché intestataria della cassetta di sicurezza. Il procuratore Giovanni Giorgio, che sta coordinando le indagini, in precedenza aveva fatto ricorso in Corte di cassazione dopo la precedente decisione del tribunale del Riesame che, dando ragione alla difesa, aveva disposto il dissequestro del denaro. La Cassazione aveva accolto il ricorso della procura e rimandato al tribunale del Riesame che nei giorni scorsi ha dato ragione alle istanze degli inquirenti. Ora i difensori di Garufi, gli avvocati Federico Valori e Oberdan Pantana, potranno decidere se fare ricorso a loro volta in Cassazione.
(Gian. Gin.)
Commenti disabilitati per questo articolo