Memoriale sequestrato a Garufi,
Camera penale: “Grave violazione”

MACERATA - Gli avvocati penalisti sono intervenuti con un documento in cui prendono posizione sulla decisione della procura. Intanto lunedì il Riesame deciderà se accogliere il ricorso dei legali del dipendente comunale

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L'avvocato Vando Scheggia

L’avvocato Vando Scheggia

di Gianluca Ginella

Sul sequestro del memoriale scritto da Guido Garufi in merito all’indagine che riguardava il fratello Giuseppe, la Camera penale di Macerata interviene con una chiara presa di posizione. I legali maceratesi sono intervenuti in seguito alla richiesta dell’avvocato Federico Valori difensore di Garufi (anche assistito dagli avvocati Aldo Alessandrini, e Oberdan Pantana) sulla decisione della procura di Macerata di disporre il sequestro del memoriale. Il documento era relativo all’indagine che riguardava Giuseppe Garufi, il dipendente comunale che si è tolto la vita lo scorso 18 ottobre, in merito all’incendio di alcune automobili in viale Trieste. Dell’indagine si occuparono i carabinieri del Norm di Macerata e portò anche alle successive indagini sull’incendio all’ufficio Urbanistica del comune di Macerata, fatto contestato sempre a Giuseppe Garufi. Secondo Camera penale “quanto segnalato dall’avvocato Valori costituisce senz’altro grave violazione del diritto di difesa costituzionalmente garantito”. Camera penale, nel motivare, questa conclusione in merito alla vicenda, chiarisce di aver rilevato che “risulta che la perquisizione sia stata ordinata al fine di acquisire un memoriale contenente la versione difensiva dell’indagato; nel corpo del decreto di perquisizione e sequestro si individua e si esplicita la necessità probatoria di acquisire il memoriale al procedimento Al fine di acquisire prova documentale della mendace versione difensiva”. Camera penale a questo punto rileva che “costituisce principio costituzionalmente garantito il diritto dell’indagato o dell’imputato di difendersi rimanendo in silenzio o fornendo versioni non veritiere, con il solo limite del divieto di incolpare ingiustamente terzi, sapendoli innocenti; la tutela del pensiero dell’indagato o dell’imputato, per giurisprudenza costituzionale, si estende a tutte le forme di esternazione, fino a comprendere appunti sparsi e minute, dovendo in tali attività ricomprendersi la estrinsecazione del sacro ed inviolabile diritto di difesa; l’utilizzo di un mezzo di ricerca della prova finalizzato, addirittura espressamente, all’acquisizione di un memoriale nel quale l’indagato trasfonda la propria ricostruzione dei fatti, destinato con tutta evidenza al proprio difensore e, quindi, alla propria difesa, contrasta con i diritti elementari ed inviolabili dell’indagato e deve ritenersi gravemente lesivo dell’intangibile diritto di difesa della persona e delle prerogative difensive”. Il documento, a firma del presidente di Camera penale, l’avvocato Vando Scheggia e del segretario, l’avvocato Renato Coltorti, è stato inviato per conoscenza sia al procuratore che all’unione nazionale delle camere penali. “Prenderò posizione nelle sedi competenti –  ha detto il procuratore Giovanni Giorgio –. Ritengo di non avere commesso nessuna irregolarità e aspetto il verdetto del tribunale del Riesame previsto per lunedì”. Il riesame dovrà esaminare il ricorso dei legali di Giuseppe Garufi contro il sequestro del memoriale. Garufi era indagato anche per peculato e truffa aggravata perché avrebbe trattenuto per sé somme (circa 2.600 euro) versate da cittadini extracomunitari a titolo di tassa per ottenere certificazioni.



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