Carelli torna in terza commissione
“Riprendo la presidenza che mi spetta”

MACERATA - La convocazione del 7 maggio è stata firmata dal consigliere del Pd che si era autosospeso in seguito alla vicenda giudiziaria che lo vede protagonista

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Luigi Carelli è tornato ad essere presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Comune di Macerata

Luigi Carelli è tornato ad essere presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Comune di Macerata

di Marco Ricci

La convocazione della commissione consiliare Ambiente e Territorio del 24 gennaio portava in calce la firma del vice presidente Claudio Carbonari. Il 7 maggio, in occasione della riunione congiunta con la prima commissione, nella convocazione è ricomparso il nome di Luigi Carelli, il presidente autosospesosi per l’ormai ben nota vicenda del muretto, della scalinata e del posto auto costruiti senza permesso nei pressi della sua abitazione. L’area interessata è quella dei Cappuccini nuovi a Macerata – la palazzina dove risiede Carelli si trova sopra via Mattei – e risulterebbe di particolare pregio. Per questo motivo, secondo la Procura di Macerata, non sarebbe stato possibile sanare l’edificazione dei manufatti per la presunta violazione del vincolo paesaggistico. Ma il presidente della commissione Ambiente non si è dato nel frattempo per vinto e ha portato avanti la sua pratica di sanatoria, con lo Sportello Unico per l’Edilizia del comune di Macerata che gli ha infine rilasciato il permesso il 19 marzo.

Sanata la situazione dal punto di vista amministrativo,  Carelli ha preso carta e penna e a fine marzo ha inviato una lettera al presidente del Consiglio comunale, Romano Mari, riprendendosi così la presidenza della terza commissione. “Questa mia per comunicarle – scrive Luigi Carelli – con decorrenza odierna, intendo riprendere la presidenza della III commissione da cui mi ero temporaneamente autosospeso. Le motivazioni, come lei sa, erano rappresentate dalla questione relativa a un mio eventuale abuso edilizio. Ho il piacere di informala – prosegue la lettera – che ho ottenuto in data 27 febbraio l’accertamento di compatibilità paesaggistica da parte dello Sportello Unico per l’Edilizia, previo parere favorevole della competente Soprintendenza per i Beni Archeologici e Paesaggistici delle Marche”. Dunque il rilascio una ventina di giorni dopo del permesso in sanatoria “sulla scorta pure dell’attestazione del 7 gennaio 2014 con cui la provincia di Macerata ha evidenziato la corrispondenza delle opere eseguite alle norme del Dpr 380/01”. Qualche giorno prima il Gip del Tribunale di Macerata aveva revocato il sequestro preventivo dell’area.

L'area sequestrata nella zona di  via Mattei a Macerata

L’area sequestrata nella zona di via Mattei a Macerata

Al di là degli aspetti tecnico-giuridici, la questione aveva sollevato un vero e proprio vespaio politico a partire dalle dichiarazioni rilasciate e mai smentite da Carelli a Cronache Maceratesi al momento del sequestro dell’area. “Non so perché sia stato fatto questo sequestro, perché è una prassi consueta: si fanno le opere e nel frattempo si fa una sanatoria. Ci sono 200 pratiche simili in Comune e su nessuna di queste è stato fatto un sequestro. Solo su quella. Mi sembra una cosa eccessiva, forse è stato fatto perché sono consigliere comunale, ma io sono tranquillo”. Una dichiarazione questa che aveva scatenato un putiferio anche nel Partito Democratico, con i renziani e il Pd nuovo corso a chiedere la testa del presidente della III commissione e il segretario Paolo Micozzi – inizialmente difensore dello stesso Carelli – a barcamenarsi tra una pressione e l’altra, facendo alla fine irritare un po’ tutti, in particolare chi voleva le dimissioni di Luigi Carelli. Anche il sindaco Romano Carancini aveva duramente censurato il comportamento del suo compagno di partito invitandolo senza mezze parole alle dimissioni. “Quello che invece mi pare rilevante e che considero inaccettabile – aveva detto Carancini – sono le dichiarazioni del presidente della commissione Carelli che trasforma un fatto personale in un fatto politico. E’ lui stesso a riconoscere di aver commesso un reato che deve essere sanato ma soprattutto il fatto che dica che questo è il metodo normalmente utilizzabile è assurdo, a maggior ragione se fatto da chi rappresenta una commissione direttamente riconducibile all’attività in questione”.

Se battaglia politica era, battaglia politica ne ha fatto nel seguito della sua lettera a Romano Mari anche il consigliere Carelli, parlando di eccezioni meramente retoriche del Partito Democratico e di chiacchiericcio politico nei suoi confronti. “Non v’è chi non veda a questo punto – si legge nella lettera – come sia prioritario il diritto sostanziale rispetto alle eccezioni formali e meramente retoriche che il partito, in diverse occasioni, aveva fatto emergere consigliandomi di dimettermi da presidente. Ora le cose sono mutate, così come le ho comunicato. Per questo mi sento la coscienza tranquillo e a posto e non desidero, per nessun motivo, diventare una vittima di un chiacchiericcio politico che di altro dovrebbe occuparsi anziché della multa comminata”.

Una mozartiana Così fan tutti sembrerebbe suonarsi al comune di Macerata, tanto che il consigliere Carelli – dopo aver espresso l’intenzione di respingere le critiche di “chicchessia” – termina la sua lettera con una frase che sa vagamente di messa in guardia.  “Scrivo questa lettera perché desidero fermamente respingere da parte di chicchessia qualsiasi critica, ben disponibile,  a rivolgere le critiche puntuali, se necessario, a ben altri fatti nonché a soggetti potenzialmente in conflitto di interesse.” E’ molto probabile che i maceratesi, in un’ottica di trasparenza, sarebbero bel lieti – fino a ritenerlo “necessario” – conoscere gli “altri fatti” e i “potenziali conflitti” di interesse che, se non leggiamo male, si insinuerebbero in Consiglio comunale. Ma in questa vicenda come nelle altre che hanno riguardato negli ultimi tempi l’urbanistica maceratese, le mezze dichiarazioni, il detto e il non detto hanno lasciato intendere l’esistenza di un sottobosco di situazioni più o meno note e più o meno taciute. Una serie di incomprensibili allusioni suonate sui giornali con cui ciascuna parte sembrava volere mettere in guardia l’altra.

 

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