Il primario Rossi: «Calo dal 2 aprile,
picco a Macerata tra il 21 e 22 marzo
E’ necessario uscire con la mascherina»

L'INTERVISTA - Il dirigente del Pronto soccorso dell'ospedale del capoluogo da un mese lavora tutti i giorni per far fronte all'emergenza. «In questo momento arrivano soprattutto anziani, ospiti di case di riposo. E' lì che ci sono i focolai. Non va abbassata la guardia e bisogna evitare di andare nelle strutture sanitarie se non per cose gravi. In pronto soccorso, nonostante i percorsi per pazienti Covid e no Covid, i rischi di contagio non sono mai zero»

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Il primario Rossi (di spalle), al pronto soccorso Covid

 

di Gianluca Ginella

Tute, calzari, occhiali protettivi, mascherine Ffp2 e chirurgiche, cappucci: si lavora così nel pronto soccorso “sporco” di Macerata, quello dedicato ai pazienti Covid, che si trova in due container posti fuori dall’ospedale. A dirigere il reparto e il pronto soccorso “pulito”, è il primario Emanuele Rossi, che da un mese lavora ininterrottamente per far fronte a una emergenza che ha avuto il suo picco, a Macerata, nel fine settimana tra il 21 e 22 marzo, con circa 25 pazienti. «Aspetti che mi tolgo la mascherina, sennò non riesco a parlare» dice rispondendo al telefono dal suo ufficio.

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Il primario Emanuele Rossi con la tuta di protezione

Com’è la situazione al pronto soccorso di Macerata?

Al momento arrivano principalmente pazienti anziani, che sono ospiti in case di riposo. Essendo piccole comunità il contagio è facile. È lì che scoppiano i focolai al momento. Nonostante siano state adottate tutte le misure di contenimento, si tratta di un virus molto contagioso. La diffusione è prevalentemente aerea, avviene attraverso la vaporizzazione di goccioline nell’aria, all’aperto si disperdono subito, ma in locali chiusi e poco areati permangono nell’aria e possono essere respirati da un paziente vicino. Per questo la distanza minima, la mascherina, sono necessari.

Quanti sono gli anziani arrivati in pronto soccorso in questi giorni?

Sabato ne erano arrivati 6 al container e sette a Civitanova, di questi circa la metà sono risultati positivi a tampone. Oggi ne sono arrivati tre, ieri altri tre.

La situazione sta migliorando?

Sicuramente il periodo apice è stato nel weekend del 21-22 di marzo: lì eravamo arrivati ad aprire il secondo container del pronto soccorso. Tra i container e Medicina d’urgenza eravamo arrivati a una venticinquina di pazienti. Dopo diciamo ci siamo stabilizzati su 5, 6, 7 pazienti al giorno, fino al 2 aprile quando abbiamo avuto un calo, risalito leggermente sabato con i pazienti delle case di riposo. Siamo nella fase plateau, che da una parte fa ben sperare ma non vanno mollate le misure di contenimento che sono state adottate.

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Emanuele Rossi, primario del pronto soccorso di Macerata

Le misure di contenimento funzionano?

I dati mostrano che stanno dando i loro frutti, fermo restando che non bisogna assolutamente allentare le misure. Si potrebbe riavere un picco di nuovi focolai, dobbiamo spegnere i focolai che al momento sono confinati nelle case di riposo.

Come evitare che la situazione si aggravi nuovamente?

La raccomandazione è rimanere a casa e uscire per cose indispensabili e quando si esce usare sempre la mascherina e lavarsi continuamente le mani. La mascherina, specie quando si entra in supermercato o in qualche negozio, andrebbe sempre messa. Sono queste le sedi dove c’è rischio di contagiosità al momento. I primi risultati positivi non debbono assolutamente far abbassare la guardia, come riapriamo il recinto il virus riprende la diffusione. Il virus non è ancora sconfitto, poco ma sicuro, siamo in piena battaglia.

Quanto durerà?

Sicuro tutto aprile e buona parte di maggio credo, prima che vengano reintrodotte misure un pochino meno restrittive.

CoronaVirus_Operatori_Triage_FF-3-650x434Il pronto soccorso di Macerata come funziona?

Attualmente ha due percorsi: uno “sporco” per pazienti con sintomi sospetti che vengono accompagnati all’area container, vengono messi lì, sottoposti a tampone e se positivi da lì vengono smistati o in Medicina d’urgenza, se critici, o in reparti Covid di degenza ordinaria. Poi c’è il percorso “pulito” che è il tradizionale pronto soccorso, che è pienamente operativo, dove entrano pazienti che hanno patologie non febbrili, fermo restando che purtroppo per quanto cerchiamo di tenere separati i due percorsi talvolta nel percorso pulito possono finire pazienti che vengono magari per un trauma che poi risultano positivi.

E’ successo?

Sì è successo e questo complica il nostro lavoro. Un paziente magari viene senza neanche saperlo di aver contratto il Coronavirus. E questo ci mette in grave difficoltà. L’invito che devo fare è rivolgersi in questo momento a qualunque struttura sanitaria solo in condizioni di estrema necessità. Al pronto soccorso bisogna andare quando serve. Questo perché pur avendo distinto i percorsi, i rischi non sono mai zero per i pazienti no Covid. Per questo ribadiscono di adottare tutte le misure di contenimento e rivolgersi al pronto soccorso solo in uno stato di grave necessità

Quante persone sono al lavoro in pronto soccorso?

Abbiamo potenziato tutti i turni, tutte le ferie sono state sospese, sono tutti al lavoro, siamo a pieno regime al momento. Ma ripeto ci sono rischi ad andare al pronto soccorso perché per quanto cerchiamo di tenere separati i pazienti Covid e no Covid può capitare che qualcuno arrivi per altre patologie, tipo un trauma, e poi si scopra che è positivo al Coronavirus.

Chi lavora nel pronto soccorso Covid come si protegge?

E’ obbligato a indossare tuta ad alto grado di difesa, dotata di calzari, cappuccio, mascherina Ffp2 e chirurgica, occhiali. Questo abbigliamento è l’unica forma di tutela per gli operatori.

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