di Gianluca Ginella
Nulla di fatto al processo di Corte d’assise che doveva aprirsi oggi al tribunale di Macerata per uno dei 4 indagati nell’ambito dell’omicidio di Pietro Sarchiè, il 41enne Santo Seminara. I giudici hanno ritenuto che l’Assise, che giudica reati che prevedono come pena massima l’ergastolo, si sono dichiarati incompetenti per materia perché a Seminara vengono contestati reati di favoreggiamento, ricettazione, riciclaggio. Valutato questo, i giudici hanno rimesso gli atti alla procura che ora chiederà il giudizio immediato cautelare, questa volta davanti al collegio del tribunale di Macerata. In realtà Seminara era finito sotto accusa in Corte d’assise perché il suo reato era connesso all’omicidio di Pietro Sarchiè. Poi però i due indagati cui viene contestato l’omicidio, Giuseppe Farina e Salvatore Farina hanno chiesto di fare il processo con rito abbreviato (l’udienza è fissata l’8 luglio).
Questa mattina era assente Seminara, che si trova agli arresti domiciliari (c’era però la moglie che ha seguito l’udienza seduta in fondo all’aula) mentre erano presenti la figlia del commerciante di pesce ucciso, Jennifer Sarchiè, il figlio Yuri, e la moglie Ave Palestini. Si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Mauro Gionni. “E’ stato un anno che è passato come ne fossero passati dieci, è come se fossimo invecchiati di 10 anni – dice Jennifer dopo l’udienza -. Tutti i giorni penso a mio papà”.
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