Covid, diagnosi con l’ecografia a ultrasuoni
Un civitanovese a capo del dipartimento
che ha ideato il protocollo

SCOPERTA - Paolo Giorgini guida il dipartimento dell'Università di Trento. «Grazie all'ingegneria è possibile stabilire se il paziente è affetto da coronavirus. I vantaggi: zero esposizione a radiazioni e dispositivo ultraleggero anche a domicilio

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Le immagini ecografiche acquisite col protocollo

 

 

di Laura Boccanera

Capire se i polmoni sono danneggiati dal Coronavirus tramite un protocollo informatico e un’ecografia a ultrasuoni. C’è uno studioso e docente civitanovese dietro lo studio di una procedura che consente di ridurre i tempi di diagnosi dando ai medici la possibilità di interpretare le immagini ecografiche con totale certezza di diagnosi e senza esporre il paziente a radiazioni.  Ad idearlo un gruppo di ricercatori dell’Università di Trento guidati da Paolo Giorgini, direttore del dipartimento di ingegneria e scienza dell’informazione. In questa emergenza il docente e il suo team di lavoro hanno convertito il laboratorio che da anni lavora sulla diagnostica a ultrasuoni per l’individuazione dei tumori al seno in un ambulatorio avanzato per l’individuazione del Coronavirus.

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Paolo Giorgini (foto UniTrento)

In pratica si tratta di un protocollo di lettura di immagini ecografiche ottenute tramite dispositivi molto leggeri e trasportabili, al pari di un cellulare capaci di catturare immagini senza l’uso di tac e radiografie, e quindi radiazioni, e restituire una lettura chiara dello stato di avanzamento del Covid19 nei polmoni: «In sostanza abbiamo studiato un protocollo medico, in collaborazione con 10 ospedali italiani – racconta Giorgini – che consente di acquisire in un certo modo immagini ecografiche definendo una serie di “score”che danno conto della gravità dell’infezione virale da Coronavirus. Si riesce a definire chiaramente e con un’affidabilità perfino maggiore delle tac che il paziente è positivo e a che livello di penetrazione nei polmoni è arrivato il virus. I vantaggi sono duplici – continua Giorgini – intanto non esponiamo il paziente alla radioattività di esami diagnostici e poi abbiamo sviluppato con un’azienda un ecografo leggero e portabile, al pari di uno smartphone che consente di effettuare a domicilio o direttamente in reparto l’esame, così da limitare gli spostamenti e, quindi, possibili contagi». Lo studio è stato registrato su Clinical Trials e messo a disposizione di tutti gli studiosi perché offre appunto numerosi vantaggi. Ma il dipartimento è al lavoro anche per un database internazionale in collaborazione con gli ospedali che forniranno le immagini delle ecografie a scopo di ricerca. L’obiettivo successivo è quello di progettare un software implementato col protocollo e che permetterà di avere come risultato la lettura dell’immagine ecografica, agevolando ancora di più l’occhio del medico diagnosta. Il professor Paolo Giorgini, 52 anni, è originario di Civitanova. Dopo la laurea alla Politecnica delle Marche ha girato Canada ed Inghilterra specializzandosi. Dal 1998 è all’Università di Trento ed è direttore del dipartimento di ingegneria e computer science.

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