L’analisi dei tamponi
di Giovanni De Franceschi
Il 9 marzo l’ormai famoso decreto “Io resto a casa” con cui l’Italia è diventata un’unica grande zona rossa, due giorni dopo il blocco di tutte le aziende e le attività commerciali ritenute non essenziali. Una stretta senza precedenti per il Paese dal dopoguerra ad oggi, messa in atto dal governo per contenere la pandemia da Coronavirus. Ma quanto l’introduzione di queste misure che hanno cambiato radicalmente le nostre abitudini e il nostro stile di vita ha inciso sull’andamento dei contagi? Abbiamo provato a rispondere analizzando i dati che giornalmente fornisce il Gores delle Marche. E una prima risposta, da prendere con le dovute cautele e senza alcuna valenza scientifica, è che stanno funzionando. I sacrifici che ci sono stati richiesti, dunque, stanno ripagando in qualche modo. Vediamo perché.
CONTAGI – Partendo dall’incremento giornaliero dei contagi, abbiamo calcolato una media delle ultime tre settimane. La prima, quella dal 9 marzo al 15, segnata dall’introduzione delle muove misure iper restrittive. Le altre due, come raffronto per vedere, se quelle stesse misure restrittive, avessero in qualche modo avuto un effetto sulla curva dei contagi. E sembra proprio ce l’abbiano avuto. Nella prima settimana infatti, in tutta la regione, c’è stato una media dell’incremento giornaliero dei casi positivi del 24,8%: si è passati cioè dai 323 contagi di lunedì 9 marzo ai 1.242 di domenica 15. Una settimana dopo il lockdown totale, la stessa media si è più che dimezzata, scendendo al 10,8%. E la terza settimana si ulteriormente dimezzata, arrivando al 5,71%: si è passati cioè dai 2.736 casi di lunedì ai 3.558 comunicati oggi dal Gores. Ed è più o meno lo stesso andamento che la curva dei contagi ha seguito anche nella nostra provincia. Durante la prima settimana infatti c’è stato un incremento medio giornaliero dei casi pari al 42,5%: lunedì 9 erano 9 e domenica 15 94. La settimana dopo l’introduzione delle misure restrittive anche nel Maceratese l’incremento medio giornaliero si è più dimezzato, toccando quota 17,7%. E la terza settimana ha subito lo stesso un ulteriore dimezzamento, arrivando al 7,7%: cioè dai 323 casi di lunedì ai 476 forniti oggi dalla Regione. Ecco il grafico.
L’incremento medio giornaliero dei contagi nelle ultime tre settimane
TAMPONI – Per avere una risposta più attendibile possibile però l’andamento dei contagi va rapportato al numero dei tamponi effettuati. E qui va detto innanzitutto che quelli della nostra regione sembrano non seguire un trend lineare, cioè ogni giorno i vari laboratori marchigiani analizzano un numero di tamponi che varia a secondo delle indicazioni del Sistema sanitario regionale. In base ai dati ufficiali in possesso, però, è possibile calcolare il rapporto tra il numero di tamponi effettuati e quelli che poi sono risultati positivi. Ad oggi in tutta la regione sono stati effettuati 10.431 esami, di cui 3.558 positivi: cioè il 34% circa. Ma guardando alla media settimanale di questo rapporto, si regista un calo che converge col calo della curva dei contagi. E che quindi rafforza l’ipotesi iniziale: cioè che le misure restrittive stanno avendo il loro effetto. Nella prima settimana di lockdown, infatti, il 43,8% dei tamponi effettuati nelle Marche era positivo: praticamente quasi uno ogni due. La settimana dopo è risultato positivo il 37% dei tamponi e questa settimana si è arrivati al 27,4%. Ecco il grafico.
La media settimanale del rapporto tra il numero complessivo dei tamponi effettuati e quelli risultati positivi
DECESSI – Qui innanzitutto vanno distinte letalità e mortalità. Quando si parla di letalità ci si riferisce al numero di persone morte sul totale delle persone contagiate (o, meglio, positive). Si parla invece di mortalità, quando si raffrontano i decessi sul totale della popolazione. Ora, nel primo caso, è quasi impossibile avere un dato attendibile per quanto riguarda il Coronavirus, per un semplice motivo: il numero dei contagiati ufficiale è di gran lunga inferiore al numero di contagiati reali, perché moltissime persone sono asintomatiche e non vengono neanche sottoposte a tampone. Ecco perché il dato sulla letalità è senz’altro fuorviante. Nella nostra regione, per esempio, è del 11,7% circa ad oggi: cioè un morto ogni undici positivi più o meno, considerando 3.558 casi e 417 decessi. E’ poco più alto del dato nazionale, che è ad oggi del 11,03%. Ma questo appunto è un dato inaffidabile, perché i contagiati reali sono molti di più di quelli ufficiali. Quanto alla mortalità invece, il Covid-19 ad oggi ha ucciso lo 0,02% dei marchigiani: considerando sempre 417 decessi su una popolazione di circa 1,5 milioni di abitanti.
Finalmente una lucina in fondo al tunnel...
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Allora siamo sicuri che sia necessario spendere 12 milioni di euro per 100 posti che saranno da smantellare tra poco?
Non posso non pensare male..
Sig. Elisei, c’è una bella notizia dopo tanto tempo: eviti di pensare male e non critichiamo un intervento che ci tutelerà in caso di necessità. Mi auguro di cuore che siano soldi buttati via perchè significherebbe che le previsioni sui malati si sono rivelate errate per eccesso!!!
Sig. Salvucci, anch io spero che non servano, allora perché non investire una cifra così importante su una struttura che possa rimanere nel tempo e con i dovuti scongiuri pronta da riutilizzare in caso di un altra emergenza, anziché smantellare il tutto ad emergenza di finita?
Per Elisei: ma vive nel mondo reale o in un mondo immaginario?? Non c’è tempo per altri tipi di interventi: se “l’incendio” si propaga ci deve essere la struttura ad oc nel giro di pochi giorni; non si possono aspettare mesi, perchè nel frattempo le persone muoiono!! Le è più chiaro adesso quale è il problema??
Ma che se è pieno di ospedali chiusi in giro, ma de che volemo parla…
Sig. Elisei, i 12 milioni servono per acquistare 100 postazioni di terapia intensiva che costano 100.000 euro l’una; finita l’emergenza, potranno essere redistribuite tra gli ospedali. Ad oggi sembra risultare che le Marche purtroppo hanno già riempito tutte le postazioni di terapia intensiva disponibili, ed i malati sono in continuo aumento (quella che è diminuita è la percentuale di questo aumento), quei 100 posti in più servirebbero già oggi, e predisporre una struttura unica è sicuramente molto più veloce ed efficiente anche in termini di personale da adottare che ripristinare i tanti ospedali inopinatamente chiusi.
I dati sono corretti e il trend volge al rallentamento. Una cosa che non capisco. Ieri ci hanno detto che si potranno allentare le misure di contenimento quando il tasso di contagiosità (R0) scenderà sotto a 1. Il conto della serva dice che stante l’indice del covid19 tra 2-2,5, occorre avere un 50/60% della popolazione già infettata (la famosa immunità di gregge). Qualcosa mi sfugge, forse intendevano la fine dell’epidemia?
Mi auguro solo che alla fine di tutto, quest investimento non finisca alle ortiche..
Difficile dire se non si hanno notizie certe, è lecito porsi delle domande, in Veneto gli alpini hanno messo 5 giorni per ripristinare ospedali chiusi.
Perché la gestione di questo cambiamento è gestito da privati, la leggenda dice per evitare i lacciuoli del pubblico, non è così…..si possono percorrere altre strade, giustamente si fa tutto in emergenza perché c’è….fa molto comodo per molti giri.
I soldi li stanno mettendo i privati, con le loro donazioni. Il costo di ogni singola postazione di terapia intensiva i quotidiani l’hanno reso noto in questi giorni, solo quelle 100 postazioni costano 10 milioni, poi immagino altri due per completare l’allestimento. Alla fine quelle 100 postazioni rimarranno in dotazione della sanità pubblica: credo si stia facendo un dramma davvero esagerato in una situazione emergenziale come questa, come se i privati stessero rubando soldi al pubblico, quando in realtà è l’esatto contrario. Fermo restando che molti ospedali sono stati inopinatamente chiusi, credo proprio la soluzione più pratica e veloce non era certo quella di ripristinare svariate strutture sparse sul territorio, ma concentrarsi su una, vicino all’autostrada, e molto più facilmente gestibile dai tecnici e dal personale.