«Nato a Fermo il 22 agosto 1965, Filippo Davòli vive e lavora a Macerata. In ambito poetico si ricordano "Alla luce della luce" (1996 - introduzione di Franco Loi), "Un vizio di scrittura" (1998 - finalista al Premio "Dario Bellezza" 2001), "14 solitari" in "7 poeti del Premio Montale" (Crocetti, 2002), "padano piceno" (2003), "Come all'origine dell'aria" (2010), "I destini partecipati" (2013 - Premio "Città di Fabriano" 2014). Sue poesie sono lette da Neri Marcorè nel nuovo cd del cantautore Claudio Sanfilippo, "Avevamo un appuntamento". E' in corso di stampa il suo nuovo libro. Tradotto in Francia nell'antologia "Filippo Davoli. Cinquante poesies - 1994-2003" (Editions Bénévent - a cura di Daniel Bellucci), insieme a Guido Garufi ha curato il volume "In quel punto entra il vento", dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet Studio, 2008). Della sua scrittura si sono occupate testate e riviste come "Poesia", "Avvenire", "La Stampa", "Sole 24 Ore - Domenica", "L'Unità", "Il Tempo", "America Oggi", "La Voce di Mantova", "I limoni", "Il Messaggero", "RadioRai 1" ("In viaggio con le parole" e "Zapping"), "Origini" e "Letteratura Tradizione". Dirige, con Gaetano Fiacconi, la rivista "Quid Culturae" (www.quidculturae.com).»
Peccato, mi sarebbe piaciuto rivederti e salutarti. Grazie per gli anni della scuola e per quelli successivi, quando tornavo a farvi visita. Già che ci sei, salutami Carnevale, Nicolini, Schinca, e tutti gli altri.
Indubbiamente col mare molto mosso e la bandiera rossa non conviene avventurarsi al largo (a Civitanova l'acqua a riva è bassa e consente ugualmente di bagnarsi senza rischi). Tuttavia, se - come leggo - sono in corso le operazioni di identificazione dell'uomo annegato, forse non si tratta di un bagnante incauto...
Intanto si evince che - come per i due calabresi e il civitanovese, nonché la rissa di stanotte tra giovani sul lungomare - anche qui la matrice razzista non c'entra. Come secondo me non c'entra nemmeno nella tragedia di Alika. C'entra invece il degrado sempre più massiccio del nostro livello di civiltà. Bisognerà ripartire dalle basi: famiglia e scuola. Altrimenti temo che continueremo a registrare episodi di pura follia.
Condivido la lettura dell'amico Bommarito a proposito dell'effetto travolgente di spinta alla violenza rabbiosa derivante dall'assunzione delle droghe. Quanto all'aggravante razziale conservo invece qualche remora; o, se non la conservo, la applico anche o soprattutto ai testimoni filmanti o semplicemente guardanti, i quali (anche nella rissa del giorno dopo nello stesso Corso Umberto) hanno lasciato che tutto accadesse senza muovere un dito (repetita iuvant?).
"Con Nicola oltre l'indifferenza" deve prevedere, a questo punto, anche un'opera capillare di sensibilizzazione civica: quando si ammala il corpo sociale, diviene molto più complicato sostenere e proteggere chi è solo e a rischio dipendenze.
Una pagina dolorosissima, dove non c'entra il colore della pelle; mentre invece si evidenzia una regressione grave del livello di civiltà della nostra terra. Supponendo anche l'insistenza invadente di Alika, non è pensabile di poter arrivare all'omicidio per tenerlo al suo posto.
Ma quello che è più angosciante, grave, terrificante, è il "pubblico non pagante" che registra video, si siede e guarda, commenta a distanza, fino all'esito letale. Ti vuol venire in mente di chiamare il 112, se proprio manca il coraggio di lanciarsi nella mischia per fermare un momento di assoluta pazzia?
Nella tragedia, è' questa del contorno la pagina agghiacciante. Per la quale non si trovano parole al di là di un diffuso orrore.
Caro Fabio,
ti sono vicino perché so quanto una presenza come Giuliana (e prima come Simonetta) si facciano sentire quando vengono a mancare. Due donne, madre e figlia, che restano dentro indelebilmente per l'invicibile carica umana e la delicatezza gentile.
Mi dispiace davvero moltissimo. Mi consola soltanto saperle entrambe libere di mettere un po' a soqquadro il Paradiso, con la loro allegria!
Ti abbraccio.
Credo che questa operazione di recupero sia una delle perle più preziose in circolazione. Un vero colpo di genio (un altro: il primo è, finalmente, lo sdoganamento dell'Arena per l'esecuzione di grandi concerti sinfonici con Orchestre e direttori di fama internazionale) di Paolo Pinamonti che l'ha voluta allo Sferisterio, e di Marcello Panni che l'ha sapientemente recuperata e ricostruita.
Speriamo che stavolta si facciano registrazioni audio e video di questa preziosità e che la sorte le arrida nel tempo, più di quanto accadde all'esecuzione originale diretta dall'autore.
Da quello che vedo e che leggo, a me pare invece che per una volta l'attualizzazione della sceneggiatura non sia un puro esercizio di fantasia ma sia calata con sapiente intelligenza storica in un tempo diverso ma per certi versi analogo a quello della Roma descritta da Illica e Giacosa e musicata da Puccini.
Niente ruspe, niente capanni al mare, niente stranezze inutili (e gà questo non sarebbe poco). Poi mi sembra fantastico il gioco dei bianconeri e dei rossi che entrano a movimentare la scena: come se nel bianconero, un po' cupo e anche cinico che presiede a chi riprende anche il dolore e non solo l'amore, comunque un guizzo più forte (il rosso, l'arte, la passione, la poesia) entrasse a mischiare nuovamente le carte (per usare un'espressione famosa di Flaiano).
Se a questo si uniscono voci liriche vere, piene, drammatiche, direi che il gioco è fatto.
Propongo ai Comuni di Tolentino e Macerata l'acquisto del territorio di Pitino, dove potranno costruire case e trasferire in blocco i rispettivi residenti bisognosi di pace assoluta. Lì non manca.
Il problema storico del centro storico non è dato dal numero più o meno grande dei visitatori occasionali, ma dalla residenza stanziale, che andava tutelata e incentivata con politiche su misura già da svariati anni fa (e mai niente è stato fatto concretamente in questo senso, al di là di qualche proclama elettorale). Solo una residenza stanziale, infatti, può rilanciare il piccolo commercio, come pure la presenza di uffici per i servizi basilari (a proposito: un capoluogo di provincia può avere, a luglio, l'ufficio centrale delle Poste aperto soltanto di mattina? E' plausibile che chi abbia urgenza di spedire un pacco deve recarsi a Civitanova?).
Nonostante il pullulare di bar e ristoranti, ricordo che non ci troviamo né a Venezia né a Spoleto né a Riccione. E' quindi un curioso miracolo che la ristorazione a Macerata non conosca battute d'arresto. Ovviamente, però, questo non basta a ridare vita a un quartiere.
Una bella pioggia ristoratrice, come era quando eravamo piccoli. Quindi un riassestamento delle temperature su valori tradizionali per il nostro Paese in questa stagione. La nostra estate era così: di sera, spesso, serviva un giacchettino. Magari, dunque, facesse un bel temporale come si deve e piovesse per buona parte della notte! Ho paura, invece, che si risolva tutto in tre tuoni, quattro lampi e due gocce: il risultato sarebbe un'afa ancora peggiore.
Vorrei ringraziare Massimiliano Sport Bianchini per la tenace e attenta premura, dai tempi in cui era assessore, al mondo dell'associazionismo culturale. Ricordo annate ricche di eventi in ogni angolo di Macerata, estati che contribuirono a invertire il tradizionale esodo verso il mare, donando a chi costretto a rimanere occasioni per sentirsi meno soli (che non è per niente poco, di questi tempi specialmente).
Il grande volano del teatro storico all'aperto (lo Sferisterio), i musei con l'attrattiva di Mostre memorabili, e per le vie e le piazze momenti altrettanto qualificanti e seduttivi.
Mi auguro che questa Festa della Musica 2022 voglia significare una ripartenza completa per tutti.
Umberto sembrava non dovesse invecchiare mai. Glielo dicevo sempre, quando ci incontravamo: "com'è che io invecchio e tu no?", perché grazie allo sport si era sempre mantenuto in forma smagliante. Persona gentile, simpatico e sempre pronto alla battuta, un buon amico dai tempi della nostra prima giovinezza. Questa notizia dunque mi addolora e mi lascia interdetto una volta di più.
Non posso che associarmi totalmente alla proposta dell'amico Guido. Miro è stato grande anche e soprattutto perché - nonostante si sia mosso nelle capitali dell'arte sin da giovane - ha sempre scelto di ritornare qui.
Questo suo legame indistruttibile per la nostra Macerata andrebbe dunque onorato al meglio: non cioè con una strada di scorrimento, ma in un quartiere abitato.
Ricordo molto bene quelle stanze al primo piano, dove abitava la famiglia Pompei (stranamente dimenticata, in questo viaggio della memoria, mentre la pasticceria Pompei ha significato per Macerata uno dei locali più antichi e più famosi anche oltre i nostri confini, per le specialità tipiche offerte da "Sor Ettore" e, prima, da suo padre): come dimenticare le "palle de Pompè", le pizzette di Lucio Piergentili, la mitica torta alla crema ed amarena, etc.?
Credo che, per onorare opportunamente quel palazzo e quegli ambienti, non si possa assolutamente prescindere da quel pezzo di storia.
Come ho scritto nel mio blog, sono contento di leggere che Stefano Di Pietro (ideatore n.1 della manifestazione degli "Aperitivi europei", anni addietro) la pensi esattamente come me sulla formula che va innovata e rinforzata con interventi culturali e musicali più a tema e soprattutto individuati e organizzati dall'Amministrazione.
Altrimenti - avevo scritto nella mia pagina - finisce per diventare, come già in parte è, una sagra come tutte le altre; dove l'obiettivo non è un divertimento costruttivo nel nome dell'incontro con altre gastronomie, culture e tradizioni, bensì soltanto un'occasione in più per ingozzarsi e soprattutto bere (spesso a sfascio).
Pensavo a momenti musicali a tema, ma anche siparietti teatrali o letterari collegati alle nazioni scelte dai locali. Trovo davvero stonato, invece, il ricorso facile alla più anonima musica da discoteca; o il mancato allestimento dei locali e del personale, al di là delle bandiere esposte.
Così, l'ottimo ricorso alle nazioni dell'Europa diventa soltanto un pretesto. Mentre invece dovrebbe significare ben altro: e in tal senso attirare, su Macerata, non solo gente in gran quantità, ma anche artisti degli altri paesi, favorendo gemellaggi, etc.
Temo tuttavia, per più motivi..., che non lo ricorderò.
Io tuttavia, nel mio intervento qui riassunto dagli amici di Cronache, prendevo lo spunto dal fatto dei Canullo per lamentare tanti altri casi di gente che pur chiedendo aiuto non ne viene a capo in nessuna maniera.
Non si pianga. Abbiamo in città un direttore artistico che è musicologo e dunque in grado di fare al meglio il lavoro che gli compete: organizzare una stagione lirica di qualità, dai musicisti ai cantanti, dalle firme per le regie a quelle per le scene (ma prima musica e voci, grazie).
Possiamo agevolmente sopravvivere senza i baracconi. O almeno senza quel tipo di baracconi, totalmente inutili e fuorvianti in relazione alla bellezza dell'opera.
Purtroppo, non si capisce bene per quale recondito motivo, c'è un po' la tendenza a "prendere tempo" di fronte ai problemi che - spesso anche a fatica - chi è in difficoltà manifesta, magari anche più di una volta. Vigono più agevolmente gli incoraggiamenti o gli indirizzamenti a terzi (che sono gratis...), oppure un improvviso e violentissimo attacco di sordità. Le coscienze si possono agevolmente sgravare "dopo", con il celeberrimo pianto del coccodrillo: quando cioè il problema è risolto, anche se non è detto che si sia risolto nel modo auspicabile.
Se si mettesse una bella manina sulla coscienza, hai voglia quante situazioni conosciamo tutti quanti fingendo in scioltezza di non poter fare nulla. E questo vale proprio per tutti: singoli e istituzioni. Specie nella piccola città (non quella di Thornthon Wilder).
Scrive l'amico Patrassi: "Vuoi anche per la pandemia che ha impedito incontri in presenza". Ma de che?, mi tocca replicare. In streaming si è fatto di tutto, durante la pandemia. Ovunque tranne che in Consiglio comunale?
Non sarebbe possibile fare una petizione con raccolta di firme per invocare il ritorno del questore Pignataro?
Ovviamente non vorrebbe essere una dimostrazione di discredito per il successore, né penso che sia l'unico servitore dello Stato in grado di invertire la rotta pesante e orrenda che ci riguarda. Tuttavia, Pignataro è diventato un simbolo (anche le scritte sui muri contro di lui ne hanno testimoniato le qualità) e un suo ritorno potrebbe significare tanto.
Anche a me pare un'ottima soluzione di recupero. Un'operazione non solo architettonica, ma storica e culturale. L'amore di Silvano Iommi per la Macerata che non c'è più (ma che il sogno e alcuni interventi mirati possono contribuire a ricreare) mi danno la netta percezione che il suo sia, e a pieno titolo, un eccellente assessorato alla cultura.
Dovrebbe far ridere (o piangere)? A me fa abbastanza pena, nemmeno sdegno. Certo, non mi piace. Ma credo offenda più l'intelligenza di chi l'ha concepita che le convinzioni dei potenziali destinatari. Della serie "raglio d'asino non arriva in cielo".
Alcuni pensano di aiutare questi stranieri attraverso l'inciucio o la truffetta; in realtà fanno soltanto il loro male, perché li condannano ad una condizione di perenne sudditanza. Sulle prime, anche gli stranieri possono pensare che li si stia aiutando; ma dopo un po' di tempo, se invece aiutati correttamente, capiscono il senso di quella fatica iniziale e tornano a ringraziare.
Molti ignorano che la ventilazione ad ozono è in realtà molto complessa: una volta effettuata, se entra uno che starnuta o tocca un tavolo bisogna - appena uscito - ripetere la manovra. E soprattutto arieggiare i locali, perché l'ozono non può essere utilizzato in presenza delle persone, in quanto fortemente nocivo. Poi ci sono i purificatori di aria, che sono un po' come i sistemi tradizionali di aria condizionata, ma che non risolvono adeguatamente il problema delle varie tossicità presenti nell'atmosfera.
Sono a conoscenza però di un altro sistema di sanificazione, che agisce mediante il perossido di idrogeno, funziona in presenza e elimina fino al 99,98% di batteri, virus, acari, polveri sottili, fumo, etc. Non va installato, funziona a corrente consumando poco e risultando anche silenziosissimo.
E' un sistema approvato dal Ministero della Salute, premiato come miglior sistema di sanificazione al mondo dalla Space Foundation (per intendersi, la Nasa). Io ce l'ho ed è una mano santa.
Sbaglia il lettore che parla di soldi buttati al vento: possono risultare buttati al vento se spesi in sistemi di sanificazione dell'aria e delle superfici inadeguati. Ma per fortuna non sono tutti così. E i soldi spesi per respirare bene, a mio parere non sono mai spesi male.
Sono certo che l'amore per Macerata e per i maceratesi spingeranno i nostri valenti amministratori a rinunciare all'emolumento aggiuntivo, essendo già notevole quello precedente. Sono dunque certissimo che apriranno un fondo per incrementare gli aiuti ai meno abbienti con questi soldi (peraltro nostri anche questi, perché lo Stato - vorrei ricordarlo - siamo tutti noi...).
Caro Don Luigi,
degli anni scorsi mi rimarranno indelebili le splendide chiacchierate passeggiando o in centro o per le Mura. Con te, ogni argomento diventava spunto per le più felici digressioni, sia serie che facete. Alcune volte non siamo andati d'accordo, altre volte abbiamo riso forte all'unisono (perché eri anche un grande ironico, un umorista nato), altre ancora ci siamo rallegrati per qualche segreto miracolo o rattristati per qualche pubblico dolore.
Ricordo anche tutte le volte che mi sollecitavi a scrivere per Emmaus dandomi una scadenza di consegna che puntualmente disattendevo per costituzionale dimenticanza e distrazione: e tu dai che richiamavi, lamentando il ritardo nell'impaginazione per colpa mia, etc. Te ne chiedevo sempre scusa, ma in fondo entrambi sapevamo che era diventato un piccolo classico: e un'occasione ulteriore per scambiarci due battute.
Negli ultimi tempi - da quando cioè la salute ha cominciato a voltarti le spalle - mi raggiungevi quotidianamente con alcune pillole di Don Tonino Bello. E io replicavo con un'icona o un'immagine di un altro santo. Era uno scambio anche quello, un incontro anche quello: senza parole nostre, stavolta. Ma con medesimo affetto.
Oggi è una giornata un po' triste per tutti noi, almeno quanto è felicissima per te che sei giunto a destinazione.
Ricordati, da lassù - dove si sta benissimo e certo meglio che qua - che puoi continuare a dialogare, nei modi nuovi che ora ti sono propri. Oremus ad invicem. Come dicevamo quaggiù.
Non era certamente un pret-a-penser. La sua cultura profonda e profondamente vissuta l'ha animato sino all'ultimo, facendo di lui - anche negli anni della vecchiaia - un maestro ancora militante.
Sincere condoglianze al figlio e alla famiglia tutta.
Sono fortunato: essendo allergico allo iodio, non mi punge vaghezza di tormentarmi alla ricerca dello iodio perduto. Sarà dunque quello che Dio vuole. In questa prospettiva, che sembra la peggiore possibile, in realtà posso rilassarmi totalmente. Vorrà dire che, se sarà giunta la mia ora a causa delle radiazioni nucleari e mi si aprirà la strada del Paradiso (del Purgatorio, più attendibilmente...), avrò se non altro finito di pagare le tasse.
Sta diventando una barzelletta: ma sapete quanti supermercati e centri commerciali ci sono in pochi chilometri, per una popolazione giuridicamente chiamata città mentre in realtà si tratta di un paesotto circondato da paesetti?
Poi l'altra questione, giustamente sollevata da Perticarari: quali sono gli esercizi commerciali che andrebbero a farne parte? Gli stessi ora presenti nei centri commerciali circostanti che si sposterebbero o nuovi e non presenti in provincia?
Infine: il centro storico di Macerata (ma anche di Corridonia) deve proprio diventare un set dismesso di Cinecittà? Se dev'essere così, allargate il parcheggio del cimitero: famo prima.
Finalmente il grande repertorio sinfonico fa ingresso allo Sferisterio. Spiace che la situazione internazionale venutasi a creare costringa a rinunciare all'Orchestra di San Pietroburgo diretta da Gergiev; io tuttavia non dispero, una delle prossime volte, di poter assistere sul nostro splendido palcoscenico all'aperto ai quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov: che è stato, sì, un grande compositore russo; ma che appartiene al mondo intero. Come tutta l'arte e tutta la musica. E come la pace che, speriamo, venga presto ovunque e per sempre.
Trovo sconcertante rivalersi su un artista, quale che sia il proprio convincimento. E' il grande guasto del Novecento, il pre-giudizio ideologico: che ha spazzato via, in nome dell'ideologia, fior di scrittori, artisti, musicisti. Vogliamo ripetere all'infinito questo errore?
Aspetto Gergiev allo Sferisterio per applaudire la sua arte, almeno quanto mi sento distante dalla guerra in Ucraina (ma anche in Etiopia, in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Africa, etc.).
In effetti, l'ormai ex-consigliere di FdI è troppo saggio per continuare a vivere qui da noi. Facciamolo contento: che vada a ringraziare da vicino gli amati russi. E ci rimanga per sempre.
La cosa più semplice sarebbe prolungare Via Natali dietro il distributore di benzina, per congiungerla con la rotonda che va verso Piediripa o verso Macerata. Con un senso unico ad anello lungo la statale che accerchia il quartiere risalendo da Via Natali (o proseguendo verso Tolentino).
"Una voce poco fa" (Barbiere di Siviglia). Che letta transitivamente, con il "fa" in funzione verbale, acquista tutt'altro significato. Speriamo che la "voce di uno che grida nel deserto" (sia il Battista di evangelica memoria, sia l'amico carissimo Peppe Bommarito) convinca i comuni maggiori della nostra provincia che "una voce poco fa" e dunque sarebbe ora di ascoltarle entrambe. Ma nel caso ne fosse disponibile una sola, per quanto poco possa fare sarebbe carino ascoltarla.
Sogno i quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, il Requiem di Fauré e quello di Verdi, il repertorio sinfonico semisconosciuto di Puccini... e una Misa flamenca, una Misa criolla!
Pinamonti non lo sa, ma mi fa sognare.
Caro Guido,
hai svolto un lavoro eccellente. Una splendida antologia, se possibile addirittura più attenta e illuminante della precedente. Anzitutto per l'aggiornamento dei protagonisti, poi soprattutto per l'introduzione, che vale un saggio a sé e che si può tranquillamente prendere a bussola per l'intera poesia italiana del tempo presente.
Credo anzi che da tale approfonditissimo studio non si possa prescindere, se si vuol parlare di poesia in modo attendibile, oggi.
Entro nel merito soltanto per manifestare approvazione all'idea di un grande e qualificato museo dedicato all'Oriente, con attenzione rivolta tanto alle collezioni pubbliche quanto a quelle private, come indicato dall'assessore Iommi.
Sarebbe un gioiello importante, specie nella città di Padre Matteo Ricci e dei rinnovati e sempre più saldi rapporti con la Cina.
Carissima Claudia,
non la conosco ma sento di volerle stringere idealmente la mano per la serenità con cui ci mette tutti quanti di fronte a un reale problema interpretativo della realtà attuale: vaccino sì vaccino no non significa infatti ammalarsi oppure no, contagiarsi oppure no, bensì più semplicemente rischiare di andare ad intasare gli ospedali che in due anni lo Stato non ha arricchito di nuovi reparti e/o maggiori posti letto, né provveduto ad assumere personale aggiuntivo. Questo balletto di tiri incrociati vax/novax sposta il problema senza minimamente affrontarlo e tanto meno risolverlo.
Lei, allora, cara amica, ponendo in primo piano la sua condizione di malata oncologica, non fa altro che riportarlo là dove realmente sta, il problema: siccome la situazione è questa (posti letto in ospedale limitati, etc.), conviene che ci si unisca assumento ognuno le proprie responsabilità: e questo vale anche per i novax che conosco e a cui posso stringere la mano per l'onestà e la lealtà di tenersi a bada rispettando le normative vigenti. Così come altrettanti - me compreso - hanno invece ritenuto opportuno fidarsi delle indicazioni e sottoporsi anche alla terza dose, per la propria e per l'altrui migliore battaglia contro i rischi del covid.
Entrambi - vax e novax - dovremmo invece convenire sul fatto che chi non ha le p. per tenere fede ai propri convincimenti e pagando ha falsato le carte (con la compiacenza di qualche delinquente) meriterebbe di essere chiuso in una cella, avendo noi premura assoluta di buttare la chiave.
Quanto a lei e a tanti altri, anche di mia conoscenza, che hanno preso in mano la propria malattia e la combattono con dignità e grande coraggio, anche in mezzo a questa tempesta aggiuntiva, mi sappia dalla sua parte (per quello che può contare).
Quando vennero effettuati i lavori di ristrutturazione e recupero della Galleria del Commercio, curiosamente nessuno pensò all'abbattimento delle barriere architettoniche (non doveva essere previsto per legge?), continuando a lasciare di fatto irraggiungibile il piano intermedio.
Ora, se si provvederà all'istallazione di ascensori a servizio dei locali dell'ex-Upim, mi auguro che siano fruibili da tutti e non solo dai clienti degli esercizi che vi prenderanno alloggio.
Sono molto contento di questa scelta. Finalmente un musicologo, docente universitario e anche pianista. Lo Sferisterio non può che giovarsene. Ma non solo lo Sferisterio, direi. E, anzi, me lo auguro.
Alla fine il bilancio delle luminarie è positivo, non fosse per quelle palle tra le lucine che in teoria dovrebbero riflettere la luce (ma come fanno, essendo di plastica opaca? Qualcuno vorrei che me lo spiegasse! Passi, in parte, per quelle dorate; ma quelle bianche...). Certo, se qualcuno le prende di mira con fucili ad aria compressa sta esagerando. Non sono belle, ok, ma non al punto da meritare il pallicidio!
Sarei invece molto più curioso di capire che cos'è quell'accrocchio di vasi, finta neve e poster di cartoni animati (da Pollicino a Babbo Natale) nel Cortile Municipale: al di là dell'assetto sgraziato, davvero non si capisce cosa voglia rappresentare e soprattutto a che serva. Un cartello invita a farsi un selfie, ma dove? L'unica postazione che sceglierei è quella ai piedi di Esculapio o delle formelle con le iscrizioni, o infine delle lapidi dei caduti (onore ad essi): elementi per i quali non serviva tutto quel caravanserraglio. Ma mai dire mai: forse a qualcuno piace...
@Sandra Ballini
Appunto: i nostri genitori, dopo l'orario stabilito, chiudevano a due mandate e non si rientrava per niente al mondo. Notte all'addiaccio e il giorno dopo una bella legnata tra capo e collo.
Non come oggi: oggi - come anche lei ha scritto - i genitori aspettano, in molti casi addirittura accompagnano i figli in discoteca e poi vanno a riprenderli aspettando ore all'uscita. Era molto meglio e molto più sano prima.
Veramente questo pomeriggio alle 19 circa era acceso. Carino, ma niente di ipertecnologico: anzi, ne ho apprezzato la semplicità e il fatto che non si trattasse di un albero vero tagliato. In Piazza Libertà (sono passato solo lì) un cielo punteggiato di lucine gialle sanza infamia e sanza lode. Quanto invece alle luminarie per le vie principali (accese pure quelle, con in mezzo le palle di plastica opache di cui non si capisce il senso)... conviene riportare lestamente lo sguardo sull'alberello. Bello, l'alberello! Viva l'alberello!
Un galantuomo, gentile e affabile, grande ironico. Ed anche un caro amico. Mi dispiace molto. Povera Macerata, perde un'altra delle sue colonne migliori.
da non civitanovese né elpidiense, reputo però che si tratti di una decisione quanto mai saggia ed opportuna. Un lungomare davvero lungo, come accade in Abruzzo o in Romagna. E su tanti altri litorali italiani.
Sono due coraggiosi che ci scomodano dalla frenesia che ci pare indispensabile e ci avvelena l'esistenza. Noi ce ne stiamo felicemente tristi e ripiegati sulle beghe, intontiti dalla tv e dallo stress; e quando ci passano davanti questi due+tre che senza pretendere nulla ci invitano a prenderci di peso e vedere come ci stiamo riducendo, ci sono solo due possibilità: 1) ringraziarli per il coraggio che non abbiamo più e perché ci ricordano che non è vero che siamo condannati a una vita d'inferno; 2) attaccarli in nome di pregiudizi e frasi fatte: purché non si veda che nell'inferno ci stiamo noi.
Caro Gianfranco Cerasi,
convinto come sono della perennità di Macerata, anziché lanciarmi come fai tu in un'idea di futuro di là da venire (tutte le volte che ci abbiamo provato è andata male, vedi le piscine, il palazzetto della Lube, l'ospedale, la strada Nord, nonché vetrine e varianti in centro storico che hanno soltanto peggiorato e squalificato il bello e il bellissimo che c'era - quante vetrine liberty sacrificate? Etc.); convinto - come dicevo - della perennità (leggi pure immobilità) maceratese, credo molto più fattivo ancorarsi al presente antico.
E poi rassegnati: anche tu sei antico. Proprio come me.
Caro Maurizio Del Gobbo,
mi chiedo come possa essere impattante il parcheggio sotto Rampa Zara dopo tutti gli orrori di cemento che in cinquant'anni si sono succeduti su quel lato della città, dall'orrenda Galleria Scipione fino ai palazzi "vetrati" di via Trento e al moncone della Strada Nord. Ero piccolo che già si parlava di rendere quel parcheggio nascosto da pergolati, mi vorresti dire che oggi non esistono sistemi per renderlo il meno fastidioso possibile?
E poi, abbi pietà: faccelo vedere realizzato, 'sto parcheggio sotto Rampa Zara. Non ti ci mettere proprio tu, adesso.
No, il Park Sì non è sufficiente: di mattina specialmente si riempie in un battibaleno (ed è un bene enorme, sia chiaro, che finalmente i maceratesi abbiano capito che conviene parcheggiare lì invece di salire in centro).
Faccela voltare, 'sta benedetta pagina. Anche se i tempi sono cambiati, anche se i residenti se ne sono andati pian piano quasi tutti, anche se i negozi aprono e chiudono poco dopo, facci voltare questa benedetta pagina: faccela sperimentare la gioia di vederla realizzata, un'opera pubblica a servizio della città.
Ignoro l'importanza di parlare la lingua inglese per un direttore artistico, cui si devono piuttosto richiedere competenze orchestrali e di allestimento di spettacoli musicali e concertistici, oltre che naturalmente legate alla conoscenza delle vocalità melodrammatiche. Vedrei la conoscenza della lingua come un di più, mentre non saprei rinunciare alle altre qualità qui sopra indicate.
Quest'estate avevo effettuato una segnalazione perché, pur vivendo all'ultimo piano in centro storico, una notte mi sono visto una pantegana sul davanzale della cucina (per fortuna la finestra era chiusa). Mai successo in 47 anni che vivo qui. Mi hanno risposto che stavano studiando la maniera più opportuna di derattizzazione e che, pertanto, nel frattempo, non l'avrebbero effettuata. Chi vive sperando... e non termino il noto proverbio. Chissà se adesso, che i "sorcetti" hanno devastato telecamere e fibra ottica, il Comune passerà agli antichi sistemi o continuerà nella ricerca sapienziale del rimedio più opportuno!
Marco Romagnoli, non esagerare. La Prima e la Seconda Guerra Mondiale sono stati due flagelli terrificanti, dove la crudeltà umana ha raggiunto livelli che speriamo non si verifichino mai più.
Quanto all'assessore Laviano, anziché "curarsi" dei giovani che seguono Greta, provveda alla derattizzazione della città, sennò tra un po' ci ritroviamo sommersi dalle pantegane.
Cari amici della Lutes,
sono molto soddisfatto che ci siate. E che di voi facciano parte alcuni carissimi amici di cui conosco da tempo serietà e amore per Macerata.
E' un segnale incoraggiante che ci sia qualcuno che ci creda ancora: e che si organizzi per arricchire le nostre contrade con eventi e progetti non soltanto distrattivi ma anche costruttivi.
Se ne accorgerà l'istituzione (che qui non vedo, né in foto né in commento)? Conta poco, direi: se c'è la città, se ci sono le sue forze migliori.
Dunque, avanti tutta. Mi riaprite il cuore.
Politica o non politica, a me pare un assurdo insopportabile sacrificare l'unico polmone di verde che c'è, in una zona piena di palazzoni (alcuni inagibili, altri abbandonati). Oltretutto l'edificio finirebbe anche per sacrificare la splendida vista che da lì si gode. Buttate giù i mostri condannati a morte dal terremoto, recuperate - come dicono giustamente i residenti di là - gli edifici dismessi e orrendi a vedersi e salvate i giardini.
Sarebbe opportuno, anche, che l'Università aprisse un corso universitario post-diploma in Agraria o Diritto applicato all'agricoltura (tipo per l'apertura e la gestione di imprese agricole, etc.). L'Istituto agrario di Macerata è davvero una grande eccellenza del nostro territorio; quindi va potenziato in ogni maniera possibile.
Contemporaneamente, però, non si può prescindere dal fatto che la magagna sia cominciata una ventina d'anni fa. E che, tra tira e molla e vari distinguo, si sia trascinata da Meschini e Carancini fino ad oggi: perché è stato consentito che si arrivasse a questo punto?
Il dramma, purtroppo, sarà per i negozianti del centro e dintorni, per chi coraggiosamente ha sfidato le tendenze e ha deciso di investire da noi aprendo nuovi negozi. E' vero che la concorrenza è l'anima del commercio, ma quando un piccolo commerciante si trova a concorrere con una megastruttura di quella portata, cos'è che fa convincere che la meglio ce l'avrà il piccolo commerciante?
Quanto meno, prima di aprire il "megalodonte" bisognerebbe eliminare il passaggio a livello di Collevario, collegare diversamente le frazioni, realizzare il parcheggio a Rampa Zara, rifavorire la residenzialità in centro storico, dare corpo stabilmente, nel corso di tutto l'anno, ad una diversa idea di città culturalmente e socialmente attraente. Preparare se non altro le paratie per affrontare l'assalto. Prima, però: non dopo.
Mi domando soprattutto una cosa: considerato il nostro numero di abitanti, a chi serve una megastruttura come quella? Un tempo in città facevamo il gioco di quanti sportelli bancari vi fossero. Oggi facciamo quello del numero dei supermercati e dei centri commerciali. Tralascio ogni commento ulteriore sui cambiamenti di prospettiva da prima a dopo le elezioni, sia da una parte che dall'altra. Ribaltamenti da fare invidia ai trapezisti circensi più spericolati. Sono talmente diversi gli uni dagli altri (prima) e gli altri dagli uni (dopo) da farmi temere che in realtà siano tutti dalla stessa parte.
Praticamente è come dire "trasferire il centro storico dentro il centro commerciale". Se ci fanno anche dei mini-appartamenti, ci vado pure io. Tutti a Piediripa olé olé!
Distribuiteli nel centro storico di Macerata. Così, visto che non provvedono alla disinfestazione (pare stiano studiando il sistema migliore, ma nel frattempo quelle proliferano...), ci penseranno loro a liberarci dalle pantegane.
Ordinanza opportuna, ma rimango convinto che belle ronde diffuse delle forze dell'Ordine dopo la mezzanotte siano in grado di scoraggiare molto più delle telecamere che - pur necessarie - tuttavia permettono di risalire all'identità dei danneggiatori dopo la consumazione del danno.
(Volendo esistono pure quei bei droni che vennero inaugurati durante la prima pandemia...)
Carissimo amico Peppe Bommarito,
ti ringrazio per l'iniziativa e per gli ospiti che hai invitato. Spero davvero che la sala si riempia e che la serata possa ripetersi anche qui a Macerata.
(A proposito, come mai a Corridonia? - senza nulla togliere a Corridonia, sia chiaro)
Non voto in consiglio (né mai mi accadrà) ma sento di associarmi toto corde alla richiesta dell'amico David Miliozzi e degli altri consiglieri. Tra l'altro, David da più di un anno e mezzo promuove questa fantastica idea dedicata alla vita e all'opera di Dante Ferretti, e mi parrebbe davvero suicida accantonarla o snaturarla. Tutto il resto - perlomeno in campo artistico e figurativo - direi che deve venire dopo. E non credo di essere il solo, tra i maceratesi, a pensarla così.
Caro Carlo,
bellissimo articolo. Con un appunto (non a te direttamente, ma visto che l'hai citato tu...): "il poeta" non "finge / immaginando cose vane", tutt'altro. Anzi, vorrei proprio dire che "il poeta non finge". Punto. Ma il poeta (appunto). Gli altri...
Ohimè ohimè!
Se va in porto il Parcheggio a Rampa Zara con l'attracco meccanizzato, chiediamo l'apertura della causa di beatificazione del sindaco, perché si tratterebbe chiaramente di un miracolo.
Continuo a pensare che i bagni chimici (come i vespasiani) farebbero soltanto la gioia dei più incivili: un bersaglio in più da centrare e devastare.
Anche l'udienza municipale secondo me serve a molto poco. I consiglieri comunali di oggi lo sanno, così come lo sapevano quando erano all'opposizione o in maggioranza nei dieci anni precedenti. Hanno mai fatto qualcosa? No.
Ci possono aiutare soltanto le forze dell'ordine, dopo la mezzanotte.
Non aveva un carattere facile. Abituati ai sorrisi e alla bonomia di Tarcisio Carboni, il salto si fece sentire. Riservato, taciturno, lui stesso aveva peraltro dichiarato "Non è facile fare il vescovo dopo un santo". Ricordo di averlo salutato con entusiasmo, quando se ne andò a Fermo. E non avrei mai creduto - come invece dopo successe - di avere occasione di tornarci a parlare, e molto diffusamente, invitato proprio da lui nel suo nuovo episcopio fermano. E lì fu una scoperta: di umanità, di semplicità, di umorismo, di enorme sensibilità; gli dissi "Ora ho capito, con lei si può anche litigare perché prima di essere un prete lei è un uomo". E lui, ammiccando sorrise: "Ah sì, questo sì!". Ricordo benissimo quel giorno, in cui ci chiarimmo a lungo e ci riconciliammo anche con un po' di reciproca commozione. Negli anni che seguirono, quando ci sentivamo mi mandava sempre i saluti per Macerata e i maceratesi, e anche per Cronache Maceratesi che - con la scusa dei miei corsivi - dimostrava di gradire e di leggere spessissimo.
Mi dispiace non averlo potuto salutare come avrei desiderato. Sono certo però che dal Cielo, insieme a quell'altro gigante che è stato Mons. Tarcisio Carboni, sarà vicino alle nostre sorti, singole e cittadine.
Caro Giuliano Meschini,
fino a prova contraria Giuseppe Mazzini non è patrimonio di "qualche loggia massonica", come scrive lei, ma di tutta la nostra tradizione storica e culturale. Magari si rileggessero i suoi scritti, in questo tempo di oscurità. Ora, se si sposta il suo busto nella piazza che porta il suo nome, io credo che sia impresa semplice ed anche opportuna (oltretutto con la possibilità di trasformare il giardino di via don Minzoni in un luogo memoriale ricciano - e credo che i rapporti con la Cina, anche a livello universitario, ci consiglino operazioni di questo tipo).
Questo non preclude la risistemazione delle strade (attività di ordinaria amministrazione).
Da residente perenne in centro storico mi chiedo come sia possibile che le ronde passino in pompa magna tra le 22:00 e le 23:00, quando è chiaro che i casini cominciano ben oltre la mezzanotte (lo sappiamo noi, non lo sanno loro?).
Ci tocca subire orde di barbari che attendono la movida per fare a chi beve e vomita di più (li ho sentiti io con le mie orecchie fare queste dichiarazioni). I più tranquilli si limitano a cospicue pisciatine in ogni dove.
Quindi ci attenderemmo (dopo un buon decennio di queste torture notturne - altro che giunta Parcaroli, sig. Giuliano Meschini: anche quella Carancini non ha mai saputo muovere un dito per risolvere la faccenda) ronde a sorpresa, con sanzioni pesanti (dalla multa a tre zeri al Daspo), ovviamente nel cuore della notte.
Oppure, a scelta delle forze dell'ordine e degli amministratori vecchi e nuovi, il giorno dopo una bella ripulitura armati di scope, segatura, secchi d'acqua, detersivi e olio di gomito.
Altrimenti temo che alla fine i pochi residenti resistenti opteranno per un metodo antico, arricchito di altre sostanze (della serie "Chi più ne ha più ne metta"). Sostanze corporali, si capisce: non sia mai recare oltraggio all'ambiente.
Per i residenti, basterebbe permettere nuovamente la sosta lungo Corso Matteotti, la cui chiusura al transito e alla sosta davvero non si riesce a capire.
Caro Gianni Menghi,
l'apporto di sacerdoti dal seminario internazionale significa più sacerdoti per la diocesi: trattandosi di sacerdoti cosiddetti secolari, tutti quanti incardinati in diocesi, non c'è nessuna differenza tra gli uni e gli altri. Quanto alla loro missionarietà, ti suggerisco la lettura dei documenti del Magistero, a proposito del fatto che ogni presbitero dovrebbe essere disposto a servire la Chiesa in ogni luogo della Terra ove ce ne sia bisogno. L'anomalia, voglio dire, non è la vocazione missionaria ma quella all'inamovibilità.
Quanto al discernimento, quest'ultimo spetta al Pastore che guida la Diocesi. Vorresti per caso essere più realista del re?
L'enigma si risolve solamente facendo, dopo il vaccino, l'analisi seriologica e verificando la quantità di anticorpi neutralizzanti. Il vaccino, infatti, riduce sensibilmente la virulenza del covid (e questo è assodato); tuttavia, non tutti i soggetti sviluppano un numero di anticorpi identico. Su alcuni soggetti sì, su altri no. Purtroppo è così. Quindi può capitare che un vaccinato con doppia dose non abbia sviluppato un numero di anticorpi sufficiente, nonostante l'iniezione del vaccino (mentre un altro, invece, sì). In definitiva, l'analisi seriologica degli anticorpi neutralizzanti taglia la testa al toro e ci rivela qual è la nostra reale condizione.
Così mi assicurano i miei parenti medici.
Arrivederci a fine corsa, Giovannino! Ti ringrazio sin d'ora per la bonomia che hai regalato a tutti gli amici e anche a me. Condoglianze a Simona e alla famiglia.
Mi incuriosisce la fine che fa il lavoratore in nero percettore del reddito di cittadinanza: perde il benefit statale (visto che ha il lavoro) o perde il lavoro (visto che ha il reddito)? Spero la prima della due, altrimenti siamo veramente alla follia!
Purtroppo ho conosciuto tante persone afflitte da solitudine, ma anche perdita del lavoro, necessità economiche stringenti, situazioni familiari difficili e al limite del sopportabile. Purtroppo alcune (nemmeno poche, in verità) le ho viste il giorno dopo sul giornale, quando era ormai troppo tardi e già si scatenava il puntuale "smarrimento piangente" degli sbigottiti. Il dramma peggiore, credo, è quella pessima "pacca sulla spalla" di incoraggiamento che taluni, per tacitare la coscienza, affibbiano al malcapitato di turno senza aggiungere altro. Capita? Altroché, hai voglia se capita. Come capita l'esercito di quelli che fanno finta di non capire, che forse non hanno sentito bene, che non immaginavano che fosse così grave (bum!).
Dopo si inaugura il lamento di Antigone: aiuta la sepoltura... e permette di ricominciare continuando come prima.
E' un fatto tristemente culturale, figlio di una civiltà ormai allo sbando, individualista e ripiegata a 90° sul cellulare.
Ma le Istituzioni, almeno, si ridestino dal letargo: passino dal burocratese all'umano. La gente muore. Non è uno scherzo.
Un grande dispiacere. Conoscevo sia Alessandro (da prima dell'incidente) che suo padre, suo fedele accompagnatore in centro negli anni recenti. Davvero incomprensibile la presenza del termosifone acceso col caldo di questo agosto. Che può essere successo?
Riposino in pace.
Se stiamo parlando di un'istituzione (e la Regione lo è), ritengo che sia improponibile che essa assuma comportamenti istituzionali di segno opposto a quelli previsti dallo Stato. Un conto la battaglia politica, tutt'altro conto il ruolo istituzionale ricoperto. Altrimenti non è più democrazia, bensì anarchia.
Sono d'accordo che le misure previste per le scuole, gli ospedali, gli autobus, i ristoranti e i treni, debbano valere anche per le istituzioni: le quali, anzi, dovrebbero dare l'esempio ed essere le prime a mettere in pratica le regole. Mi stupisce, anzi, che un tale provvedimento non sia ancora stato adottato.
Poi c'è anche l'altra faccia della medaglia, tipicamente nostrana: si richiede un lavoro di massima professionalità. Poi quando arriva il momento di pagarlo, "simo amici"...
Sarebbe il caso, forse, che i nostri imprenditori si decidessero ad investire sulla formazione professionale di candidati alle mansioni di cui hanno bisogno, meglio se con promessa di assunzione dei migliori a fine corso. Uno che non ha esperienza come fa a farsela, se non viene mai messo in condizione di imparare?
Non tutti sanno che Peppe aveva un fiuto speciale nelle previsioni elettorali: centrava sempre il nome dei vincitori. Anche quando le sue idee sembravano in totale controtendenza rispetto agli umori.
Era un uomo di grande intelligenza, nonostante non avesse fatto che qualche classe delle elementari. Mi aveva raccontato tante volte la sua infanzia, la sua vita. Era in fondo un innocente, un puro. Con le sue fissazioni, indubbiamente. Ma anche con una sua bella finezza, come quando con ironia ti fissava coi suoi occhi verdi brillanti. Prima di chiudere ogni discussione con una sua battuta fulminante.
Vantava anche un imitatore d'eccellenza: l'amico Paolo Fortuna, che in un carnevale degli ultimi in cui a Macerata ci si mascherava tutti, vestì i suoi panni con verosimiglianza eccezionale.
Mi mancherà.
Per rispetto degli stranieri educati e onesti che vivono e lavorano da noi (e sono la maggioranza), questi quattro andrebbero rispediti per sempre al paese d'origine con la camicia di forza e il foglio di via tra i denti.
Temo che in buona parte dei giudizi negativi si annidi quella piaga tutta nostra che vuol sì che sia bravo solo chi viene da fuori (evangelicamente, "Che cosa può venire di buono da Nazareth?).
Mi associo alla malattia anche io che, di fronte all'orchestra dell'Arena molto cameristica e poco verdiana, soffro pensando a quale ensemble richiederebbe invece il melodramma romantico di Aida.
Evidentemente la medesima malattia si manifesta in sintomi opposti in me e nell'amico Marco Ribechi.
Quest'anno non sono potuto andare a vedere il mio amico Neri. L'ho soltanto ascoltato da casa (sempre il famoso agio di vivere alle spalle dello Sferisterio).
A me è piaciuto, sebbene non abbia potuto sentire come si deve tutti i parlati: però canta bene, anche quest'anno si è scelto un parterre di musicisti al fulmicotone. E l'idea è indubbiamente innovativa. Senz'altro più delle tirate finto-esegetiche di Benigni a Sanremo.
Quanto ai gradimenti personali... beh, lì ognuno di noi ha il proprio gusto, è inevitabile.
Sta di fatto, però, che per un'orchestra sinfonica piena, e pienamente verdiana, io il golfo mistico dello Sferisterio lo ristrutturerei.
Con l'agio di abitare alle spalle dell'Arena, non ho visto ma ho sentito tutto il bellissimo concerto. E la voce di Diodato, dal vivo, sa essere più ricca di coloriture di quanto non avvenga nei cd. Succede soltanto ai più grandi. E lui è uno di questi.
@Iacopo Ciccarelli
Io sono due volte vaccinato e ho il green pass. Sono contento di averlo fatto. Ma se la maggior parte della popolazione si vaccina, chi deve avere qualche preoccupazione è chi non si vaccina. Ora, se la maggior parte si vaccina, perché si dovrebbe chiudere di nuovo? Si chiuderanno quelli che non si sono voluti vaccinare, tutt'al più.
E' come per l'antinfluenzale (a cui le mie condizioni di salute mi hanno abituato da svariati anni, con benefici indubbi): chi non vuol farla si becca un'influenzona coi fiocchi. Certo: nessuno si augura di contagiarsi, ma il vaccino deve pur funzionare e servire a qualcosa. Sennò che ce lo siamo fatto a fare?
Caro Paolo,
mi associo idealmente al tuo progetto, nobile opportuno e pienamente condivisibile. Anch'io ricordo con affetto tuo fratello Tommaso e se posso dare una mano in qualsiasi maniera non fare complimenti.
Insieme alla preziose lastre ed epigrafi, c'è il preziosissimo Esculapio all'interno del cortile. In passato venne "ripulito" dalle cacche dei piccioni con un danneggiamento dei lineamenti del viso (altro che sovrintendenza ci sarebbe voluta!). Adesso è stato rimesso a nuovo. Non sarebbe il caso di proteggerlo dagli agenti atmosferici (e volanti...), fors'anche con un trasferimento in un luogo più consono?
Io il green pass ce l'ho. Non credo che sia tanto facile da falsificare, considerato il QRCode che include e il codice personale di riferimento. Certo, un ristoratore - specialmente, come gli si augura, se ha il locale pieno di clienti - non è che può mettersi a verificare se i codici personali corrispondono al vero. Personalmente, tuttavia, sono un po' - ed anche felicemente - fatalista: fatto tutto quello che si poteva fare (leggasi il doppio vaccino), sarà quello che Dio vuole. Del resto, continuare ad aeternum con questa solfa della minaccia del contagio non mi pare percorribile. Da quando esiste il mondo esistono i virus e i sistemi immunitari hanno imparato a contrastarli (altrimenti non esisteremmo più da secoli e forse millenni). Anche le varianti esistono da quando esistono i virus (e dunque il mondo). Che ci vogliamo inventare, adesso: che la nostra generazione dev'essere quella immortale? Non sarà così. Non è mai stato così per nessuna generazione. Quindi, augurandoci di non beccarci il virus - ma anche solidi nella convinzione che il vaccino, se non altro, ne rende eventualmente blandi i sintomi (perché sennò che ci siamo vaccinati a fare??) - direi che non si può in alcun modo fermare la ruota del mondo e dei suoi fenomeni. A meno di non voler dichiarare guerra alla vita (che, va ricordato, non è fatta solamente di salute perfetta. Anzi...)!
Caro Nicola Lalla,
il tuo intervento a commento del post m'è parso una boccata d'ossigeno e ragionevolezza.
Ci sono infiniti modi, anche semplicissimi, di ovviare ai problemi di convivenza coi cani (ciotole per bere, cestini appositi per i rifiuti, etc.); così come rimane sacrosanta la sanzione dei cafoni che lasciano in ogni dove cartacce, bottiglie vuote, spesso vetri, bicchieri di plastica, rigurgiti post-sbornia ed anche, alla fine, escrementi dei propri cani (fermo restando, ma è un pensiero aggiuntivo e successivo, che la plastica non si ricicla in nessuna maniera; il centro storico invaso dalle vomitate fa abbastanza schifo; mentre la cacca dei cani - ancorché segno di inciviltà dei padroni - alla fine concima).
Mi pare di ricordare che non ce l'hanno lasciato gratis. O sbaglio? E comunque, a me piacciono questi spaccati sul vero storico, quale che ne siano i risvolti. Ce ne fossero di Silvani-Iommi innamorati così, di Macerata.
Togliere all'ANPI la possibilità di prendere la parola nel giorno che ricorda la liberazione di Macerata proprio per l'intervento meritorio dei partigiani appare decisione quanto meno bislacca, tra l'altro con un effetto boomerang pressoché inevitabile e pienamente giustificato.
Un colpo al cuore. Carissima persona, gentile e perbene. Qui a Macerata ci si conosce tutti, specie tra coetanei. Un vero e grande dispiacere. Condoglianze alla famiglia.
Sono molto contento per il riconoscimento nei riguardi del Magnifico Rettore Francesco Adornato, persona di grande spessore umano e culturale. Grazie, Presidente Mattarella.
Caro Peppe,
se qualcuno avesse avuto il sospetto che le tue inchieste, il tuo zelo, la tua passione, fossero frutto di una grande abilità e non di un'interezza ideale e comportamentale, il tuo cuore ha fornito le risposte migliori.
Ti sei letteralmente spezzato, per le tue battaglie. Fino al punto di rischiare un po' troppo la tua salute.
Adesso che la tua buona tempra ti riconsegna a noi rimesso a nuovo, si riparte. Con un po' più di serenità, mi raccomando: abbasso ogni stress. Ma con la medesima interezza di sempre.
Avanti tutta, caro amico mio!
Non ci vedo, ahimè, grosse differenze con tutti quelli che si sono succeduti in Regione negli scorsi decenni. Tanto che concluderei non trattarsi di un fatto di destra e sinistra, ma squisitamente di campanilismi operativissimi pro domo loro da Ancona in su e inettitudini senza soluzione di continuità dal Conero in giù. Proporrei di autoannetterci all'Abruzzo. Fruiremmo anche della Cassa del Mezzogiorno, pensa un po'... E tanti saluti alla (bella?) Ancona.
Bella Mostra. Non vedo l'ora di andare a visitarla. Bravissimo l'indimenticabile amico Giancarlo Liuti ad averla sollecitata. Spero davvero che, a seguire, arrivino anche una bella Mostra per Tulli, Bruno Tano, Sante Monachesi, Rolando Bravi. E Valeriano Trubbiani. Che non era membro del Gruppo Boccioni, ma maceratese sì.
Condoglianze alla famiglia. Per noi cresciuti in centro - e che ancora ci viviamo - quella vetrina chiusa ci continuerà a ferire, ma contemporaneamente ci ricorderà sempre il sorriso di Sandro.
Il caro don Carnevale, che fu mio professore di Italiano, Storia e Storia dell'Arte al Liceo. Uomo di intelligenza brillante, d'ironia fulminante, dalla voce poderosa e dal cuore tenerissimo.
Era di Capracotta: memorabili le sue lezioni su come il suo dialetto era passato, col tempo, dalle forme del latino a quelle dell'italiano (da fuòrcepa a fuòrbecia, le forbici, per dirne una). Questo paese di Capracotta era divenuto per noi una piccola mitologia!
Indimenticabili davvero gli anni della scuola in classe con lui (e con don Nicolini, don Schinca, don Ciurciola...); e indimenticabili anche le chiacchierate con lui negli anni più recenti, "da Aquisgrana" in qua.
Buon Paradiso, don Giovanni.
Se davvero non si farà l'ospedale di I livello alla Pieve, penso che chi ci perderà è soltanto la nostra collettività.
A cominciare dall'indotto che un simile ospedale comporterebbe per l'intero capoluogo. E ancora di più considerando quanto, da sempre, Macerata sia stata trattata come la sorellastra, in confronto agli ospedali di Ancona e Pesaro.
Ma come: coi tempi biblici che richiede formulare un progetto, trovare una location, ottenere l'approvazione e poter cominciare i lavori, qualcuno è davvero convinto che sia più agevole cominciare tutto da capo??
Si sarebbero semmai dovuti cercare investitori e/o collaboratori disposti a mettersi in gioco con noi!
Ovviamente non sono né un tecnico né un politico né un medico:
però - che so? - avrei provato a coinvolgere un grande centro di ricerca medica come l'Humanitas o altri, che hanno sedi un po' in tutta Italia (e molto presumibilmente "sostenitori capaci"); butto là un'ipotesi giusto per far capire che, prima di rinunciare, avrei messo in campo tutte le strategie possibili.
Ciarulli, non si scusi. Anzi: ogni stimolo che produce discussione e confronto è a me gradito. Quindi, se il mio corsivetto ha prodotto una discussione civile ma forte, ben venga.
Una meravigliosa notizia. Congratulazioni all'amico Mauro Mazziero, bravissimo artista ed eccellente fotografo, per l'ottima idea. E chi meglio di Dante Ferretti avrebbe potuto tenere a battesimo un'iniziatica così?
Carissima amica, donna ariosa che non si dava arie, brillante e appassionata. Ricorderò sempre un bellissimo viaggio con lei e con gli amici Guido Garufi e Leonardo Mancino a Issy Les Moulineaux (era un gemellaggio poetico).
Mancheranno, a Macerata, la sua presenza attiva e la sua penna felice.
Le mie condoglianze alla famiglia, in particolare al figlio, critico letterario e caro amico Enrico Capodaglio.
Signor Lapponi,
l'Italia è il Paese delle infinite contraddizioni. Ma qui è diverso, mi pare: è infatti anche nel mio interesse che gli operatori dei punti vaccinali siano immuni dal virus, perché non vorrei che, quando tocca a me, mi contagi proprio uno di loro!
Io credo che, anche chi non è d'accordo con la location, non possa dirsi contrario ad un'opera pubblica di questa entità. Un'occasione troppo importante per Macerata, specialmente dopo tutto l'iter che si era concluso favorevolmente. No: rinunciare sarebbe una follia imperdonabile.
Sono molto contento che l'amico Alessandro abbia pubblicato, finalmente, un nuovo libro di poesie. Tra l'altro con un editore che stimo molto, sia per la bella collana che ha sviluppato nel tempo, sia anche nella sua veste di poeta, e che è un mio coetaneo: Danilo Mandolini di Arcipelago Itaca.
Tornando ad Alessandro, sono molto curioso di leggere il libro. Intanto gli giungano le mie congratulazioni. E' sempre un arricchimento per tutti, quando in una stessa città ci sono più voci militanti.
Il clima di terrore alimentato senza soluzione di continuità da un anno finisce per provocare di queste reazioni. Di sicuro non mi viene da giudicare il 48enne che ha reagito così. Tuttavia, pensando a quanti avrebbe potuto contagiare dopo la fuga, per una volta si può dire che c'è da dare un premio all'investitore!
Caro Marco Romagnoli,
le chiese sono tutte molto alte e spaziose, permettendo così un distanziamento tra i più sicuri e impedendo con seri controlli ogni rischio di assembramento (oltre, naturalmente, all'obbligo della mascherina e all'igienizzazione delle mani all'ingresso).
Personalmente mi sento molto tranquillo ad entrarci, mentre mi ci sentirei molto meno dovendo prendere un autobus (per esempio per andare al lavoro).
Quanto ai tempi opportuni per la zona rossa, lasciamo che a decidere sia chi ne ha la competenza. Non credi che, già così, ci siano troppi galli a cantare?
Sento l'esigenza di congratularmi dal più profondo del cuore con il procuratore Giorgio, che da quando sta a Macerata è riuscito - in collaborazione con le Forze dell'Ordine - ad assicurare in breve alla Giustizia i colpevoli di diversi casi di cronaca nera. E questo, va detto, in ampia controtendenza nazionale.
Quanto alle conclusioni di questo caso, provo una sensazione di orrore e sgomento: quanto può essere profondo l'abisso del cuore umano?
Ricordatevi pure del portoncino di casa Liviabella, orrendamente murato a faccia vista (quando basterebbe apporvi un portoncino cieco e salvare la faccia, oltre che la facciata).
Cara Lucia,
a me pare comunque importante che le istituzioni cittadine abbiano fatto qualcosa: il ciliegio - ottima idea - si può sempre piantare, il terreno non scade; non solo ai Giardini Diaz, anche in altri giardini della città (e grazie a Dio ce ne sono molti).
Poi, a me non pare così scadente l'idea di una targa, ossia di parole che dicano, che prendano posizione, che in un certo senso rivendichino alla città la secolare mitezza popolare che la contraddistingue, e alla famiglia di Pamela i sensi di una compiuta solidarietà che peraltro c'è sempre stata, anche se nel segreto delle nostre vite quotidiane, sconvolte sì ma anche resistenti - in quello stesso silenzio luttuoso - a un'onda barbara a noi completamente estranea e straniante.
Voglio dire che non bisogna avere paura delle parole: che anzi esse servono, tanto alla memoria quanto alla formazione civica e umana. Mi sentirei anche io di citare proprio Foscolo, come hai fatto tu, perché è vero: Pamela non ha più bisogno delle nostre targhe. Ma tutti noi che restiamo e che passeremo di là sì. Abbiamo bisogno di ricordarci - dopodomani vicino a un ciliegio bellissimo di cui finiremmo per dimenticare per quale motivo si trova lì - che il più bel ciliegio è la vita. E il rispetto di ogni uomo e di ogni donna che come ciascuno di noi, come me e te, ogni giorno si imbatte in volti che solo in apparenza non gli appartengono; mentre invece fanno parte della stessa grande famiglia.
Proprio noi che abbiamo avuto in sorte dal destino quello di "lavorare le parole" non dobbiamo temerle. Ti pare?
Un abbraccio.
Affezionati alla pratica dello sbriciolamento (Tulli docet), forse volevano provvedere anche allo sbriciolamento di Palazzo Buonaccorsi. Che poi i soldi in precedenza non vi fossero, bastava evitare la fine ingloriosa della querelle di Via Trento; oppure il mutuo a perdere per la costruzione delle piscine; oppure il riacquisto del Park Sì, già di proprietà del Comune; tanto per dirne qualcuna...
Il "nostro" centro storico ha perso un altro dei suoi protagonisti più emblematici. Vivì (William), nel salutare Douglas, ha ricordato i pomeriggi ai tavoli in cui la maceratesità sempre veniva fuori in tutto il suo colorito acume. La desertificazione progressiva, unita poi al covid e alle restrizioni governative, non ci hanno mai tolto la necessità e il gusto dell'incontro, non foss'altro che per il saluto quotidiano che ricordava (e ricorda) a ciascuno di noi ultimi residenti (e commercianti) che ci siamo ancora. Che in un certo senso stiamo salvando le nostre tradizioni, le nostre peculiarità, il nostro dialetto. Piccole cose, sono d'accordo. Ma anche importanti. Douglas rimarrà tra noi come tutti gli altri che ci hanno già lasciato. In attesa di tornare a vedere Macerata così come l'abbiamo vissuta da piccoli e come non smettiamo di sognare di rivederla.
Per cortesia, famiglia Medori: non smantellate la vetrina della gioielleria. Ha resistito alle deturpazioni delle mode che si sono avvicendate, ci ha tenuto tutti legati a una Macerata scomparsa che abbiamo soltanto conosciuto dalle foto. Salvatela, nel ricordo di Douglas e nel rispetto della nostra città.
E' un sogno che si avvera (speriamo presto)! Un miracolo, considerati i distinguo, le opposizioni, le giustificazioni contrarie a questo semplice e indispensabile adeguamento per il quale - anche con video ironici, fotoritocchi e più di un corsivo - da tanti anni non sono il solo a sollevare a più ondate il problema. Bravo, dunque, Silvano Iommi. Era ora!
Non mi pare che ci siano variazioni di sorta, rispetto ai precedenti dpcm. Tranne il divieto di spostarsi di regione in regione per quelli che stanno in zona gialla (ma mi pare che già c'era stato un precedente dpcm su questa possibilità).
Penso dunque che se evitasse di fare conferenze stampa su conferenze stampa allungando il brodo e confondendo le idee, ci guadagnerebbe in salute lui, e a seguire tutti noi.
Se il nuovo libro dell'amico Francesco è brillante come il precedente, vale la pena comprarlo per leggerlo e ricomprarne altre copie per regalarlo agli amici.
Bravo, Sindaco! Ovviamente l'appello è riferito a tutti i negozi dell'intera città, ed è giusto che sia così. Da figlio di ex-commercianti, sebbene all'ingrosso, credo che dopo anni di sistematica ed ideologica battaglia a chi investe in un'attività propria, faccia un gran bene a chi resiste sapere che le istituzioni stanno dalla sua parte. Mi auguro anche, tuttavia, che i commercianti sappiano fare i commercianti rivedendo almeno un po' i costi delle proprie proposte. Che troppo spesso, in città, hanno tariffe un po' troppo salate...
Silvano è un innamorato di Macerata, su cui non finisce mai di scoprire qualcosa. E' un ricercatore tenace, uno studioso pignolo, un vero cultore. Quello che dichiara in questa intervista lo testimonia. E se poi finalmente, dopo quarant'anni, riusciremo a vedere realizzato il parcheggio a Rampa Zara con gli attracchi, bisognerà stappare in suo onore una bottiglia di champagne!
A me mezza piazza Libertà con le auto non arreca nessun disturbo. E' come Piazza Mazzini. Metterei tutt'al più qualche fioriera/panchina come demarcazione. Vorrà dire che sarà un incentivo a realizzare - finalmente!... - il parcheggio sotto Rampa Zara con gli attracchi meccanizzati.
A proposito di centri storici, a Fermo, caro Giuliano Meschini un parcheggio concepito così l'hanno realizzato almeno quindici anni fa...
Cara Sissi,
indimenticabili gli anni delle elementari e poi nella sede del Pri. E a seguire tutti gli incontri occasionali per strada, sempre pieni di allegria, di simpatia, di maceratesità. Una battuta, un aggiornamento sulla vita, una risata e via. Sapere che al lungo sterminato elenco di amici volati via quest'anno ti aggiungi oggi pure tu mi lascia senza parole. Troppo presto, amica mia. Troppo presto. Ma già che sei Là goditi in Cielo: te lo meriti!
Un abbraccio forte alla mamma, al marito e al fratello Fabio.
Ho il sospetto che facciano chiudere i bar e i ristoranti (ben sapendo che non dipende da loro l'innalzamento dei contagi) per poter avere argomenti per chiuderci tutti dentro come a marzo.
Povera Italia, che brutta fine!
Sono contentissimo per Anna, amica da una vita (ci conosciamo da quando eravamo bambini o poco più). Sono contento sia per la sua tenacia e la sua professionalità (chi ha avuto modo di incrociarla sa che è senza dubbio una persona preparatissima e di grande esperienza anche politica), sia per la sua vicenda personale. So che interiormente dedicherà all'indimenticabile Eleonora questo suo nuovo inizio; e sono certo che l'aiuterà ad incarnare una volta di più la sua attenzione agli ultimi. Buon lavoro, Anna!
Macerata non la dimenticherà mai, Pamela. Né quella pagina orrenda, così estranea al nostro costume e alla nostra cultura. La mamma non creda che la nostra gente ha scordato quei giorni: i maceratesi non sono gente superficiale ma nemmeno caciarona. Il dolore sanno portarselo addosso e dentro senza darlo a vedere. Però hanno una memoria da elefanti. E una ferita come quella è incancellabile.
Caro Silvano,
scaténati! Sono tanti anni che elabori culturalmente (e sapientemente) la rinascita di Macerata. Non dimenticarti la Macerata sotterranea, se puoi. Anche quella - nel suo piccolo - ha tanti suoi perché. Quanto al "Belvedere Leopardi", mio padre lo sognava da quando venne ideato (alla fine degli anni '60): mi piacerebbe ricordarlo finalmente compiuto. E quanto al resto, avanti tutta. Speriamo che ti vada in porto ogni desiderio.
Sono profondamente addolorato per la scomparsa del caro Giancarlo, decano e maestro dei giornalisti maceratesi, con cui mi piaceva sempre intrattenermi (specie durante le belle cene di Cronache Maceratesi) su qualsiasi argomento.
Aveva un'ironia fantastica e, anche quando non ci trovavamo d'accordo sull'interpretazione di qualche fatto accaduto, non è mai accaduto che venisse meno la stima reciproca.
La querelle ce la giocavamo a colpi di penna, ed era per me un grande onore che mi accadesse con lui.
Ultimamente l'avevo visto un po' giù, in giro per la città con la Sig.ra Giovanna; oggi questa notizia della sua scomparsa.
E' davvero un'annata tremenda.
Sandro Parcaroli e Narciso Ricotta, a mio giudizio, sono molto meno distanti di quanto si possa immaginare: sono entrambe ottime persone, con grande capacità di dialogo e di ascolto. Entrambi, dunque, lontanissimi da quanto ci è toccato in sorte in questo decennio riottoso e divisivo appena concluso, anche se Ricotta - ovviamente - era in una posizione complessa per potersene smarcare in campagna elettorale.
Sono però certo della lealtà di entrambi: e fa bene vedere e leggere quanto affermano in questo articolo, perché se di una cosa davvero proprio non abbiamo più bisogno è delle camarille ideologiche e di bottega, sia di qua che di là.
Una sconcertante "brevità" di apertura intellettuale, un'ennesima piccineria dell'amministrazione uscente. In nome di pregiudizi come questi, il canone ideologico ha massacrato - nel secolo scorso - fior di scrittori e artisti. Chi ha paura del segno diverso dal proprio non sa dove stia di casa la cultura.
Trovo pro-positivo e davvero originale che, in una campagna elettorale, si tocchi l'argomento cultura non soltanto per massimi sistemi ma con l'attenzione dovuta alle piccole e medie realtà che animano il territorio. E' giusto così: se penso, ad esempio, ai teatri dei nostri paesi (piccole perle preziose), è inevitabile il ringraziamento alle tante compagnie amatoriali che li hanno tenuti e mantenuti vivi e in salute, anche architettonica.
Mi piace che Ricotta si prenda pubblicamente un impegno importante, come quello di assicurare la sopravvivenza progettuale pluriennale di associazioni e festival: significa aver compreso quanto a volte è complicato lavorare seriamente e continuativamente in questo settore. Attivando - come dice Micarelli - anche e sempre più finanziamenti privati. Ma ricordando che solo il pubblico può salvaguardare la qualità, quando ad esempio la ricaduta è minore; è infatti un assessorato alla cultura e non ai prodotti culturali...
Si tratta poi di una presa di posizione che si discosta molto da quanto accaduto nell'ultimo decennio amministrativo, più concentrato sulla crescita dei musei a discapito delle realtà vive: a mio parere, invece, occorrono l'uno e l'altro aspetto. Specie in una città come Macerata, ricchissima di associazionismo qualificato e qualificante.
Anche sull'elitarismo culturale farei attenzione: non è detto che la qualità corrisponda necessariamente alla difficoltà di comprensione. Ma altrettanto eviterei un abbassamento qualitativo a fini democratici.
Vivono inoltre in città eccellenze che il mondo ci invidia, e che sarebbe da folli continuare a tenere al margine. In questo senso, la salvaguardia dell'esistente promette - ci si augura - lo sviluppo di altre esistenze: una sinergia multipla e articolata, che non può che far bene all'insieme.
Il discrimine è sottilissimo: occorrono buon senso, onestà intellettuale, competenza e esperienza reale negli ambiti della cultura e dell'arte.
Quanto a Parcaroli (e delfino in pectore), do forfait.
Il vuoto non si colma, non si può colmare: ognuno di noi è irripetibile. Unico. Prezioso per questo. Dall'ultimo sconosciuto al più famoso. Però rimane una traccia, rimane l'opera, rimangono gli esempi, le folgorazioni. Valeriano ha saputo ascoltare il mondo e gli altri, la vita che l'ha percorso e abitato, restituendoli in una bellezza incantata e incantante. E questo fin da subito, fin da giovanissimo: mi raccontava suo cognato, anni fa, che in famiglia realizzarono che il suo talento era autentico vedendo che era disposto a saltare pranzi e cene pur di continuare a lavorare alle sue opere. Anche questo aneddoto - semplice ma importante - è un tassello importante di una testimonianza che è memoriale, che non si perde, che non svanisce. Che fonderà alcuni tratti di chi verrà continuando a dialogare con la bellezza.
Caro Valeriano,
ho avuto la fortuna di conoscerti che ero ancora un bambino. Venivi spesso a casa nostra, eri amico di mio padre. La tua cifra migliore la ricordo nella tua delicatezza, nella tua sobrietà. E pensare che poi affidavi al sogno dei tuoi metalli una forza, una potenza (e un'affettuosa ironia) incredibili.
Conservo di fronte al letto un tuo studio dipinto. Quando qualcuno viene mi chiede "ma di chi è?" e io: "Quello è un Trubbiani". "Ma Trubbiani chi, lo scultore?" fa puntualmente l'ospite. E io: "No, Trubbiani l'artista." A tutto tondo.
@Tamara Moroni carissima, tante volte ci siamo trovati d'accordo. Oggi invece mi dissocio: io, per esempio, che pure nel mio ambito qualche competenza l'ho maturata, non mi presenterei mai per fare il sindaco. So anche che non corro nessun pericolo, grazie a Dio. E tuttavia mi rendo conto perfettamente che non ne avrei le capacità; che, in altri termini, non è la mia vocazione. Ognuno deve fare quello che sa fare. Anche in politica.
Onorare Padre Matteo Ricci ancora con l'idea di un monumento, di una statua, mi corrisponde al riaffacciarsi di un incubo.
Invece l'eredità di Padre Matteo Ricci (Padre, perché se non fosse diventato gesuita mai e poi mai sarebbe andato in Cina) è nella sua opera e nella sua missione: che è di enorme attualità, e che dunque è stata immensamente profetica (e forse proprio per questo poco capita o guardata con sospetto nei secoli scorsi).
Ben vengano, dunque, il percorso ricciano e il museo multimediale. Ben vengano, soprattutto, tutte le iniziative atte a valorizzarne la vita e l'opera, ma se possibile risparmiamoci la rinnovata idea di un megamonumento: le lapidi servono a sigillare i morti. Pensiero ed opera, invece, sono monumenti vivi che chiedono tutt'altro.
Bellissimo esemplare. Che grande fortuna averlo potuto avvicinare così tanto. E' una notizia che mi mette una grande allegria. Speriamo che nessuno gli faccia del male.
Gianfranco, vecchio amico mio, mi domando dove trovi la forza e l'energia - con questo caldo - di stare sul pezzo senza soluzione di continuità. Svelami l'arcano, farebbe piacere anche a me ricominciare come ai tempi in cui ci additavano alla stregua di "Gianni e Pinotto de noandri". Ma forse no. Forse sto meglio così. Come canta Mina in un bel pezzo che le ha scritto Daniele Silvestri,
"In un momento come questo è meglio non avvicinarsi alla finestra.
Per evitare qualche fischio, è ben più saggio rimanere nell'orchestra
a assaporare il gusto lieve di esistenze non esposte alla bufera.
Recuperare una distanza tra l'ipotesi e l'esperienza vera."
Un abbraccio.
Quello che lascia senza parole non è Sandro Parcaroli, bensì tutto il suo entourage che di certo non è digiuno di vita amministrativa.
Facciamo che il decennio di Meschini e il quinquennio di Maulo non ci siano stati. Limitiamoci agli ultimi dieci anni: possibile che quelli di centrodestra non siano riusciti, in dieci anni, ad individuare un soggetto da presentare come sindaco non all'ultimo minuto disponibile, ma preparandolo lungo il tragitto ad assumere la responsabilità che compete a chi vuol essere amministratore?
Possibile che in dieci anni non siano riusciti a mettere nero su bianco un programma, un progetto di città alternativo da condividere per tempo con la popolazione?
C'era una volta il megalodonte (o la balena bianca). All'epoca, l'ondeggìo avveniva all'interno della pancia del cetaceo, tra Geppetto, Pinocchio e altri abitanti. Soffiavano le correnti d'aria (era pur sempre un mammifero) e là dentro era tutto un rimestìo. Strappati ai visceri da un pescatore coraggioso (stile il cacciatore di Cappuccetto Rosso che liberò la bimba dallo stomaco del lupo cattivo), continuano tuttavia il loro moto perpetuo di qua e di là: ma hanno guadagnato il dono della bilocazione, novelli Pasqualinipezzolla, Madrisperanzi e padrepii. Del resto, anche la stella cometa evocata da Marconi e citata nell'articolo ha - come in ogni migliore rappresentazione figurata - la doppia coda a rondine. Indubbiamente in loro compagnia non ci si annoia. E' dato credere, tuttavia, che riuscendo a farsi opposizione mentre governano (e viceversa) loro si divertano più di noi.
Lo Sferisterio in qualsiasi colore proprio no. Con il gioco di luci bianche e i chiaroscuri sì. La piazza Libertà è appena sottolineata, da queste luci che ne esaltano le linee e la spazialità aperta. Notevole la resa della balaustra del Municipio. Molto meno - ahimè - i colori che cambiano all'interno della cupola della torre. Si fa fatica a credere che sia una soluzione dell'Accademia, considerata l'eleganza di tutto il resto.
Bellissima notizia. Trovo di ottimo auspicio non soltanto l'idea di un Museo "Ferretti" ma anche la volontà di accoglierne i suggerimenti per onorare al meglio la bellezza di Macerata.
Non ne voglio a Renato Coltorti per avermi chiamato in causa: del resto dice la verità. Lo ringrazio per l'attestato di stima, anche se - pur soffrendo, specie all'inizio di questo decennio, della medesima sistematica sorte subita da Rodolfo e da altri - l'ostracismo nei miei riguardi mi ha permesso di lavorare con profitto molto di più fuori casa. Cosa di cui, ovviamente, non mi lamento. Pur rimanendo in me un po' di oggettiva amarezza.
Rodolfo invece ci soffriva molto più di me. Non lo dava a vedere, perché la sua dignità ed educazione gliel'impedivano; ma dentro portava questa ferita sanguinante, di cui tante volte abbiamo parlato insieme.
Quello che più gli faceva male era subire il confino nemmeno per motivi ideologici o partitici o professionali (in passato non si è mai verificato un simile ostracismo), ma si direbbe per un capriccio, per un dispetto fine a sé stesso. Ma un dispetto tenace, reiterato. E ingiustificabile.
Sì, Manuela ha ragione: chi l'ha condannato all'esilio, abbia adesso almeno la dignità personale di astenersi.
Tutto giusto. I minori vanno tutelati. Ma bisognerebbe un po' regolamentare anche i conati di vomito in ogni angolo e gli ululati nel cuore della notte (spesso fino all'alba) anche da parte dei maggiorenni.
Caro Ulises,
grazie per l'immeritata citazione. Ma grazie anche per le belle pennellate sull'arte e sulla cultura (e sull'umanità). Spero di rivederti presto! Un abbraccio.
Caro Marco Nibaldi, forse i filmati sono stati effettuato l'uno a Civitanova M. e l'altro a P. Recanati, sicché l'unico posto in cui non stavano era proprio Porto Potenza!
;-)
Se i residenti avessero saputo che bastava il Covid per far intraprendere qualche iniziativa di controllo della movida notturna in centro storico, chissà: magari l'avrebbero creato loro in laboratorio, visto che sono svariati anni che inutilmente tentano di farsi ascoltare a riguardo!
Dai tempi del Duomo, della cresima insieme; poi allo Sferisterio come comparse. Sei stata sempre una persona con una dignità incrollabile, una ragazza felicemente "all'antica" cui non mancava mai il sorriso, bella e gentile. Solare. Buon Paradiso, Selina!
Concordo sulla preoccupazione espressa dall'amico Narciso. Bisognerebbe rinsaldare il vincolo con l'ateneo, cogliendo la palla al balzo da questa crisi che stiamo vivendo, per studiare forme di collaborazione reciproche, atte ad ottenere il risultato del ritorno di docenti e studenti.
Pensate anche a rinsaldare i rapporti con le industrie del territorio, proprio in quest'ottica: l'opportunità di stage presso di esse, unitamente alla promessa (o quasi) di assunzione, possono fare da deterrente.
Fatela, la Stagione lirica. Fatela ridotta, fatela con meno particolari per gli allestimenti e magari più attenzione alla musica. Trasmettetela in streaming, con a latere videoconferenze esplicative, interviste ai protagonisti, schede storiche, che possano coinvolgere i giovani, le scuole, i cittadini poveri ma appassionati di melodramma. E diffondetela, così, nel mondo. Non è detto che questa edizione - così alternativa - alla fine non si riveli il miglior trampolino di lancio per quella dell'anno prossimo. Trasformate la notte dell'opera in "Il nuovo giorno dell'opera". Comunque sia, ma fatela.
Sono molto dispiaciuto. Quando se ne va una voce vera, vorrei dire classica, è sempre un vulnus per chi rimane. Mi auguro che la sua opera vorrà essere valorizzata nel migliore dei modi. Ricorderò il suo riserbo, la sua educazione, la sua apertura a tutto tondo verso l'arte, il jazz, la parola. Il suo passaggio leggero, quasi in punta di piedi - nonostante una febbrile operosità - vorrei significassero un'occasione da continuare. Nel suo nome. Ma non solo.
Marnie! Ti vado cercando da un sacco di tempo, non ho più un tuo recapito, mi ero chiesto che fine avessi fatto! Scrivi a Cronache, mandami un tuo numero, qualcosa perché possa ricontattarti.
Povera Italia, tradita e sbeffeggiata dagli alleati europei, ma anche sgovernata almeno negli ultimi venticinque anni da destra e da sinistra (dai diritti aboliti dei lavoratori allo smantellamento progressivo e sistematico della Sanità pubblica).
I medici hanno ragione da vendere: massima solidarietà a loro come ai loro colleghi di Codogno quando, a inizio epidemia, furono oggetto ingiustamente della più vieta reprimenda. Adesso, anziché reprimende, lodi sperticate: ma dietro le quinte ecco apparire la magagna delle mascherine, dalla Lombardia alla Sicilia. Che disastro. Che sfacelo. Che tristezza.
Mi limito a commentare il fatto in sé, riagganciandomi a quanto scritto da Piero Esposto e da Fabio Passarini. A me pare che qui la campagna elettorale la stiate facendo un po' tutti: Marchiori con o senza felpa, voi commentatori evocando spettri salviniani in ogni angolo.
Limitiamoci invece al fatto, come riportato da Fabio Passarini: ha senso invitare alla prudenza e a restare a casa, evitando contemporaneamente di sospendere una gara cartacea con consegna di plichi di persona?
Non è possibile convertire la suddetta gara cartacea in gara telematica, come segnalato da Piero Esposto ai sensi del codice degli appalti?
L'argomento dell'articolo è questo.
Ci mancherebbe solo che i vigili urbani si mettessero ad azionare gli autovelox in questa circostanza!
Ma siccome non c'è mai limite al peggio, bene ha fatto il Questore unitamente al Prefetto ad aggirare l'eventuale "caduta di stile" (chiamiamola così) con il suo provvedimento.
Uno penserebbe che il sig. Sindaco ha fatto tutto da solo. E invece no, ha riunito tutti i capigruppo! Bel colpo, signori. Mentre l'OMS dichiarava la pandemia, loro decidevano di lasciare aperte le parrucchierie e i centri estetici (noti generi commerciali di prima necessità).
Congratulazioni vivissime.
Per una volta non sono d'accordo con Giuseppe Bommarito. E' vero che tra poco si vota e (come sempre, verrebbe da aggiungere) il centrodestra è ancora lì che deve capire cosa fare da grande. Però, contemporaneamente, trovo molto significativa la proposta di Riccardo Sacchi: perché è vero che in teoria i rapporti di forza sono quelli che indica Bommarito, ma è anche vero che sarebbe la prima volta - finalmente - che anche nel centrodestra si prenderebbe in considerazione il parere degli elettori su chi candidare.
Dunque, significativa e coraggiosa, l'iniziativa verso cui spinge Sacchi. Coraggiosa non in sé (il centrosinistra adotta le primarie da tempo - magari, per dirla tutta, solo per le comunali; perché per le regionali - chissà perché... - il popolo, ritenuto degno nei comuni, improvvisamente rimbambisce!?!), ma per l'assoluta novità che rappresenterebbe nel centrodestra.
Quindi, in definitiva, mi auguro che la cosa vada in porto.
Caro Tallè,
come la capisco... benissimo, mi creda. E con me tutti gli altri maceratesi che vivono in centro. Perché qui, vede, tutti si fanno belli col centro storico cuore della città e via baloccando tra cultura, capitale in pectore della cultura, musei a cielo aperto, e di qui e di lì (direbbero a Perugia), ma alla fine mi sto convincendo anch'io che stiano facendo di tutto per cacciarci di qui.
A che servirà un borgo che somiglia sempre di più a un set cinematografico dismesso?
Per chi lo terranno privo di macchine? Forse per le anime di coloro che sono già morti? Le macchine no e i vandali universitari e parauniversitari sì?
Pisciate ovunque, vomiti di varie entità, ululati nel cuore della notte (queste sarebbero le nuove leve della società... può andare bene l'Italia? Però devo ammettere che succede solo qui: a Bologna mettono su circoli letterari e musicali e animano le librerie, a Cagliari organizzano convegni e concerti, fanno anche politica. Qui vomitano e urlano nel cuore della notte, tra una pisciatina e l'altra).
Io le direi, caro Tallè, col cuore in mano di fare un dispetto vero a coloro che fanno finta di avere a cuore la nostra sorte: rimanga!
A qualcuno, se gli casca il tetto sulla testa dice che è un gioco pirotecnico per divertire i clienti. Un plauso alla serietà degli esercenti che invece dicono la verità, senza paura di mostrare le proprie ferite.
Purtroppo il virus è un fatto che esula da tutto il resto, anche se - indubbiamente - poteva essere affrontato in maniera più organizzata e graduale.
Certo che se Ceriscioli avesse fatto tutto 'sto casino per i terremotati sarebbe stato rieletto a furor di popolo. Hai voglia, adesso, a blindare la Regione...
Caro Loris,
anche io ricordo quel volantino e anche altre speranze legate ad una tua possibile candidatura a sindaco.
Saresti ancora la persona giusta, per farlo. E se proprio non vuoi, ci vorrebbe uno come te: autorevole e mite, intelligente e sobrio, concreto e disinteressato.
Sì, lo ripeto: ci vorrebb proprio uno come te.
Mi piace la replica di Stefano Di Pietro a Romano Carancini. Il quale oltretutto cade in contraddizione. Se infatti Miliozzi è lo sconfitto e a vincere è la sua eredità amministrativa, come mai Stefania Monteverde è arrivata ultima?
Dopo aver messo la carne a bagnomaria, bisogna attendere che si frolli ben bene. Quindi calma, Orioli: non è ancora tempo di nomi. Del resto si vota a maggio, si può aspettare un altro po', che così si frolla meglio.
Concordo totalmente con l'amico Garufi. Mi permetto di consigliare agli elettori di questo schieramento di assecondare le intenzioni recondite dei loro cagliostrini locali, nonostante si dimostrino maestri di disfatta: rassicurateli, aiutateli a perdere.
Chiunque sarà, l'hanno già azzoppato. Oppure - come spesso accaduto in passato - lo lanciano talmente a ridosso dalle elezioni da far capire (non troppo velatamente) di aver ripiegato all'ultimo pur di presentare qualcuno.
Fine delle trasmissioni.
Il centrodestra mal-destramente riesce a non fare mai centro. Meriterebbero una medaglia al valore: l'unica volta che avevano vinto, si sono premurati di disarcionare dopo un anno e mezzo la propria sindaca. Dopo di che, una placida disfatta dietro l'altra. Probabilmente è quello che vogliono.
Sono molto lieto di leggere, finalmente, che qualcuno capisce che l'unico vero problema del centro storico è che mancano i residenti stanziali. Le famiglie, le giovani coppie, non solo gli studenti. Se il centro torna ad essere un quartiere (come è sempre stato, fino all'avvento delle scellerate giunte di centrosinitra - quella di Maulo inclusa), rinasce il piccolo commercio: con o senza le macchine. E con o senza la movida. E con o senza gli eventi (castagnate, befane che calano dalla torre, notti bianche - non quelle di Patty Pravo, purtroppo... - etc.).
Occorrono politiche di incentivo alla messa in sicurezza degli appartamenti e dei palazzi, nonché agevolazioni per chi affitta ad equo canone.
Analogamente, ritengo che le attività commerciali che investono sul miglioramento della propria qualità o dell'offerta attrattiva, non vadano "punite" con tasse proibitive d'occupazione del suolo più altre cavillose ordinanze, bensì sostenute e promosse.
In questo ha ragioni da vendere chi tra i candidati asserisce che occorra un gioco che sia realmente di squadra, tra istituzione e cittadinanza.
Analogamente, l'Università va coinvolta attivamente sia nell'economia cittadina che nella sua crescita culturale: sennò che ce l'abbiamo a fare, un'Università così prestigiosa?
Spero che vinca le elezioni chi avrà il coraggio di osare. E di osare amando la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra concretezza.
Basta sogni di gloria: che fanno, del nostro capoluogo di provincia, un capoluogo davvero provinciale...
Questi non hanno remore e continuano a decidere a Roma quello che secondo loro dovrebbero votare i cittadini marchigiani. Uno a me uno a te, prendi tre paghi due, in un remake sistematico dei quattro cantoni: ma noi da piccoli studiavamo noi il momento in cui spostarci dalla nostra colonna per raggiungerne un'altra. Qui decidono tutto loro. Per di più su un bene - la Regione - che non gli appartiene nemmeno.
Che lagna, 'sta gente.
Caro Peppe Bommarito,
io mi ricordo pure quando il compianto Maulo inaugurò gli ascensori (in anticipo anche quelli) e poi non venne ricandidato (ma il centrosinistra perse comunque le elezioni):
si vede che queste celebrazioni elettoralmente portano male.
Invece mi preme plaudire l'amico Miliozzi per le parole espresse in solidarietà dei lavoratori: almeno uno l'ha fatto, nella sinistra (che un tempo difendeva gli operai).
ERRATA CORRIGE
Nella quarta riga del mio precedente commento, a proposito di Romano Mari scrivo "se l’avessero presentato". Intendevo dire se avessero appoggiato la sua candidatura quando si presentò alle primarie.
Giuliano Meschini è la voce nuova che stavamo aspettando tutti?
Siamo al top!
Meschini, per cortesia, non bruci per l'ennesima volta un nome che già in passato avrebbe vinto a man bassa, se l'avessero presentato.
Quanto a Dante Ferretti, avendo per mia disgrazia ottima memoria, ricordo benissimo l'accoglienza "festosa" che fece il centrosinistra all'annuncio della sua nomina all'assessorato alla cultura. Lo riabilitò con il massimo degli onori solo quando salì al potere (la sinistra, dico). Con notoria e consolidata "coerenza".
La Menghi, alla fine delle tante giostre, è stata quella che non ha potuto governare perché dimissionata proprio dai suoi sin troppo presto. Ma negli anni d'opposizione ha dimostrato di conoscere la materia, molto più di tanti suoi colleghi. Sindaco lei, quindi? Non credo che Anna lo voglia (e come darle torto?).
Stiamo alla finestra, dunque, aspettando di vedere se le renne di Babbo Natale porteranno qualche news. In questa città moribonda sarebbe, quanto meno, un argomento di discussione in più: tra una pattinata e l'altra in Piazza Libertà, ci potremmo ricominciare a scaldare un po'.
Con tutti i guasti che ci sono, desta riso e pietà insieme concentrare così tante attenzioni su un problema che non esiste. Mi domando con curiosa ilarità per quale motivo, dopo essere incappati in una caduta di stile come questa, i leghisti nostrani continuino a impantanarcisi.
Per governare una città ridotta al lumicino, con la bocchetta dell'ossigeno e il catetere fissi, un cimitero per cani rimarrà pure una buona idea ma temo che non risolva le emergenze.
Quanta gente ho conosciuto, che magari dovendo vivere un periodo complesso cercava aiuto e ha visto per risposta tante pacche sulle spalle ma nessun gesto concreto. Salvo sbigottirsi - dopo - per accaduti di cui non avremmo mai voluto avere notizia. Non ne voglio fare colpa a nessuno di particolare, ma richiamare tutti quanti - me incluso - ad una presa di peso del dolore altrui quando c'è, non solo dopo quando è troppo tardi.
Certo, quelle barriere vanno alzate in maniera invalicabile; perché quello è un ponte che non perdona. Poi è vero che se uno vuole, purtroppo, il sistema lo trova. Ma almeno un deterrente, anche per tutti gli altri che non hanno per fortuna alcuna intenzione di farla finita, può significarlo: ricordarsi perché s'è dovuto erigere, aprire un po' più gli occhi sui dolori altrui. Un po' più gli occhi per accorgersene. E un po' meno la bocca per chiacchierarne.
è il nostro pensiero che non va a lei, signor Presidente. Altrimenti ci ricordiamo di Vasco Errani, della sua sostituta (che ora è sua ministra) e il malumore cresce.
Sono basito e sconcertato dall'affermazione di questo signore all'indirizzo del Questore che più di ogni suo predecessore ha dimostrato e sta dimostrando di avere a cuore la vita di tanti giovani a rischio e la bellezza del nostro territorio.
Vorrei spiegare a Mauro Vecchietti che - per somma fortuna di noi cittadini - la vita vera non gira intorno al frusto fazzoletto della politica. Dentro i cui lembi si ha probabilmente la sensazione di essere al centro del mondo e contemporaneamente la necessità di portarci dentro tutti quelli che ne stanno fuori. Invece si rassegni, il consigliere: il meglio d'Italia sta fuori del Palazzo della politica. Il Questore Pignataro è uno di quelli che restituiscono al mondo delle istituzioni quell'attendibilità che ai nostri giorni parrebbe inguaribilmente smarrita. Si ispiri piuttosto a Pignataro, il consigliere Vecchietti. Sia lui un politico come Pignataro è questore. Ce ne rallegreremo.
Quanto sarebbe bello che tutto il tuo ragionamento avesse una valenza di rilancio della palla per ottenere più autonomia possibile nel caso alla fine accettassi!
Ma tu non sei tipo adatto ai politichesi da sempre in auge (grazie a Dio); ed è vero che già fai molta più politica di quanti in consiglio alzano la mano a comando.
Quindi, sebbene mi sarebbe piaciuto festeggiarti come nuovo sindaco di Macerata (e lo sai), la parte di me che ti vuole bene ritiene che il tuo rigore ti abbia salvato un'altra volta. Perché - siamo onesti! - fare il sindaco (e poi a Macerata) non si augura a nessuno.
Poveraccio, non credo proprio si tratti di un criminale: uno che esce nudo di casa (in una mattinata piovosissima e fredda) con un fucile in mano, è necessariamente uno che (sia pure temporaneamente) ha perso del tutto il lume della ragione. Mettersi a filosofeggiare su nazionalità e colore della pelle (pro e/o contro) dà la sensazione di una parallela - sia pure infitamente più blanda - ossessione.
Adesso i politici sentono tutti l'esigenza di ostentare i rosari e citare i vangeli. Tra un po' vorranno darci pure la benedizione, chissà. L'omelia hanno già cominciato a farcela...
Sa, Iacobini? A me nel corso degli anni è passata la voglia di manifestare le mie proposte: a me dicono che non si può fare e poi le fanno gli altri...
Li conosco. Ad alcuni di loro ho fatto scuola. Leggendo quanto lamentano, mi domando che razza di Stato sia il nostro:
alza l'integrazione come una bandiera e poi, a chi è già integrato e chiede un riconoscimento istituzionale alla propria integrazione, risponde di no.
Pagano le tasse, si comprano la casa qui coi risparmi e accendendo un mutuo (dunque si sentono non solo italiani ma maceratesi), fanno nascere qui i propri figli e li mandano a scuola, lavorano stabilmente. Quelli che mi abitano vicino più di una volta hanno protestato contro il caos notturno degli studenti (della serie che, evidentemente, sono più integrati di quelli). Non possono tornare a casa loro, da dove sono fuggiti per sfuggire alla guerra, alla miseria nera e alla morte: l'Italia gli ha riconosciuto la protezione sussidiaria proprio per questo motivo... e poi gli chiede di tornare in patria per produrre il certificato penale?
Le mie più sentite condoglianze a Valerio per la scomparsa del caro Gabrio, conosciuto e apprezzato all'epoca della comune militanza nelle file del PRI.
Il Cielo ci ha benedetto con un Vescovo che ricorda molto da vicino l'umanità e la concretezza di Mons. Tarcisio Carboni. Gli auguro lunga vita e tutto quello di cui ha bisogno per continuare così.
Da secoli in molti lamentiamo la criticità dell'attraversamento in Piazza Garibaldi, come pure in prossimità di Via de' Velini. Mamme con passeggini, disabili in carrozzina o comunque impossibilitati a fare le scale, etc.
Allora penso (continuo a pensare): ma invece di mettere il semaforo a ridosso della rotonda in Via Pancalducci (che è un ossimoro stradale), non conveniva metterlo alla fine di Corso Cavour?
Temo infatti che la soluzione della scala mobile o del piccolo montacarichi per fruire dei sottopassi, essendo risolutiva, non si farà mai.
Certo, mi domando se - invece di tanti lustrini sui monumenti (belli, ma indispensabili?) - non sarebbe stato prima il caso di affrontare e risolvere questa problematica.
Mi sa che ci scriverò uno dei prossimi corsivi.
invece è un bel messaggio, secondo me. e anche circostanziato nella realtà. ben diverso dal "volemose bbene" utopico di un paio di sere prima in Piazza Mazzini.
Mi ricordo benissimo di quando - dovendo fare una chiacchierata di poesia con Franco Loi nel cortile municipale - l'allora assessoressa alla cultura mi riferì che era tutto ok, ma purtroppo il Comune (oltre ai soldi) non aveva in dotazione nemmeno un microfono.
:-D
L'annunciato temporale su Macerata
Passata è la tempesta
senza una goccia in testa.
Due lampi, tre saette,
tre tuoni, due perette,
e l'acqua? Proprio niente.
Povera amata gente
dei miei dolci rioni,
fermate le illusioni.
La pioggia s'è dissolta,
faremo un'altra volta.
A volte taluni esuberano, perdendo completamente di vista il senso del limite che lascerebbe - agli uditori - se non altro il dubbio. Certe platealità, che forse pretenderebbero di risultare ironiche, lasciano addosso un senso di profondo imbarazzo (per chi le ha vergate: forse non a caso manca la firma dell'autore).
Lui lo sa, ma penso sia importante che in così tanti gli manifestiamo la nostra stima e amicizia: mi associo a quanti qui sopra l'hanno già fatto.
Peppe, avanti tutta! Per Nicola, per la gente di tutti i giorni (quella vera, che arranca per arrivare a fine mese) e per Macerata.
Quello che più fa rabbrividire è l'incoscienza con cui i consiglieri di maggioranza hanno sempre votato sì, quasi per principio, meccanicamente. Come nei consigli d'amministrazione, chi ha votato sì in Consiglio comunale non rischia di rimanere implicato a prescindere? Il voto, voglio dire, conta. Amministrativamente non è soltanto un atto politico, credo. O sbaglio?
Mi associo al ringraziamento del Sig. Mauro Tombesi all'indirizzo dei Carabinieri e della Procura che hanno incassato questo ennesimo successo. Ora - per scoraggiare analoghe follie giovanili - ci vorrebbe una pena esemplare.
Quindi non ho capito: noi residenti in centro (Zona A) possiamo tenere le auto parcheggiate in centro o dobbiamo obbligatoriamente spostarle nei parcheggi esterni dell'APM?
Non sono più nemmeno sconcertato: "sei mesi sono lunghi da passare", cantava Rosanna Fratello. Figurarsi dieci anni. Che stanno avviandosi all'epilogo, ma con una batteria simile a quella finale dei fuochi d'artificio. Solo che qui l'effetto non è pirotecnico e festoso, bensì l'esatto contrario.
Caro Peppe, hai come sempre tutta la mia stima.
Sono sconcertato: questo decennio amministrativo era iniziato col mantra "Non ci sono i soldi". Fortuna che non c'erano, pensa quanti ne avrebbero spesi se ci fossero stati! (...)
con la luce bianca è molto elegante. E ha ragione Sgarbi, evoca la teatralità. Esalta le arcate cieche, le nicchie. È un bel gioco di chiaroscuri. Ma col tricolore o tutto rosso mi risulta imbarazzante. Inguardabile. Una pecionata che annulla, perlomeno ai miei occhi, tutta la validità dell'operazione.
siamo tutti felici e contenti, urrà!, urrà! Ma per antica e buona consuetudine, preferisco aspettare il giorno dell'inaugurazione di sgambatoi e convivenze al guinzaglio. Hai visto mai che queste fantastiche promesse fanno la fine delle piscine? Spero, ovviamente, di essere smentito.
Un plauso ininterrotto all'amico Silvano per il preziosissimo e meritorio lavoro di riscoperta e rivalorizzazione di questo patrimonio. Macerata dovrebbe ringraziarlo molto.
Cara Annamaria Tamburri,
se il suo cognome non mi inganna dev'essere una piccola ma concretissima sofferenza veder definita cultura una lunga sfilza di equivoci senza soluzione di continuità.
Di cui quella che segnala lei è per me altrettanto dolorosa: per mia fortuita fortuna in questi ultimi giorni non ho accompagnato i figli dei miei amici ai Giardini. Sarebbe stata una visione difficile da motivare (e da tollerare).
Per fortuna a Roma hanno avuto discernimento e non ci hanno intitolati "capitale della cultura".
Sig. Iacobini,
le risulta che dichiarazioni fallaci all'atto di una compravendita o di un contratto non prevedano risoluzioni finanche onerose degli stessi?
Se fosse così, i nostri tribunali sarebbero deserti! E invece...
finalmente un supermercato alle casermette. se ne sentiva la mancanza, in città. ne proporrei un altro dentro il convitto nazionale, un altro dentro la ex mestica, un altro dentro San Paolo (non appena resi, questi edifici, nuovamente agibili, ovviamente: ci mancherebbe altro!), un altro al posto dell'orrendo edificio della casa del clero in piazza strambi (ad uso dei parrocchiani privati della parrocchia, perché si possano almeno consolare col cibo). e perché, al centro direzionale ci stonerebbe? e dunque facciamone uno pure lì. ergo, per pariteticità, anche in corso Cavour, sennò si arrabbiano. come a san Giuliano e per la notte dell'opera. ora, siccome l'oasi serve soltanto la corsia monte-mare, a me parrebbe opportuno duplicare dalla corsia opposta, magari al posto del palazzetto, che tanto non è regolamentare...
ho dimenticato qualche quartiere?
Sarò un sentimentale e un antico, ma l'Arma dei Carabinieri in me produce una bella sensazione di benessere. Conforta l'idea di essere in buone mani, e rilancia l'immagine dell'istituzione non come apparato burocratico ma come servizio reale ai cittadini e alle leggi dello Stato.
Vi sono aspetti - del nostro vivere civile - che andrebbero coltivati di più, e valorizzati come si deve. Fosse per me, porterei i Carabinieri nelle scuole.
Sembra che con grande maestria e capillarità stiano facendo terra bruciata ai propri successori che si candideranno il prossimo anno: specie se penso che i quartieri depauperati delle bancarelle nelle rispettive feste rionali sono quelli che in massa hanno votato il centrosinistra nel 2015.
Condivido il suggerimento di Guido. Sono convinto da anni anche io che la ricerca di Don Giovanni Carnevale vada nella direzione giusta; pertanto mi rallegra la citazione nel libro di storia dell'arte a firma di Gillo Dorfles (che non era certo uno studioso qualunque...), con le opportune cautele, ma anche con apprezzabili aperture.
Mi auguro che arrivi il giorno in cui si possano effettuare scavi archeologici nel retro di San Claudio, là dove dovrebbe essere ubicato il "Palazzo di Re Carlo" (dei cui resti si fa menzione in uno scritto di un paio di secoli fa).
Nessuno tocchi il Procuratore Giorgio e il Questore Pignataro. Neanche per trasferirli. Li proteggano qui, ma li facciano continuare a lavorare per la nostra comunità.
Articolo durissimo e perentorio. Mentre lo leggevo pensavo al rigore con cui Alberto Cicarè viene - da questa stessa Amministrazione - punito con la privazione della sede per l'Associazione "Ciclo Stile" per avervi indebitamente ospitato alcuni giorni un socio dell'associazione stessa rimasto senza casa.
Può dispiacermi che abbiamo perso un Tulli del '55, signor Monachesi? Ho cercato di tenermi sull'umoristico (ma sono amareggiato e molto); penso che è un vero peccato scivolare su bucce di banana come queste, mentre si vorrebbe peraltro giustamente dare un'interpretazione culturale attendibile alla nostra città. Io pratico lo sfottò, e siamo d'accordo, ma mi serve dialetticamente per far capire che a volte basterebbe tanto poco: un filo di prudenza, un coinvolgimento anticipato di esperti della materia. Può succedere, per carità: ma oggi - contrariamente alla sua visione della nostra attualità - ci sono tutti i mezzi possibili e immaginabili per evitare che accadano queste cose.
E quindi, a maggior ragione qui, non devono poter accadere.
Pavoni, schiacciare l'arte sulla politica è un malvezzo che ha già prodotto tanti guasti, nel secolo scorso. Non mi parrebbe il caso di proseguire in quello presente.
Discordo. Tulli era tutto meno che fascista. Come peraltro gli altri componenti del Gruppo Boccioni. Che il Fascismo si sia appropriato dell'energica spinta rivoluzionaria del Futurismo è notorio, ma è quanto meno impreciso asserire che tutti gli artisti facenti capo al Futurismo fossero fascisti. A riprova ulteriore c'è il caso del poeta Majakovskij, anch'egli futurista. Con lui come la mettiamo? Era fascista anche lui?
Cara Tamara,
mi intrometto non richiesto. Hai ragione in linea di massima a sollevare il possibile rischio per opere in mano a privati. Di Peschi, per quanto ne so, alcune opere le possedeva Pasolini. Tulli vantava tra i propri estimatori anche Giuseppe Ungaretti, che gli dedicò una bella poesia. Rimane il fatto, comunque, che sebbene nati qui (perché a volte pare che chi nasce e vive qui non possa meritare un riconoscimento più ampio, quasi che il nostro territorio fosse bollato di suo come minore), entrambi hanno avuto la propria riconoscibilità in Italia e, in particolare Tulli, nel mondo. Non è la Sala dell'Eneide, vero: ma è col principio della salvaguardia delle opere che si salva anche la Sala dell'Eneide. Sai bene, immagino, che nell'800 la chiesa di San Claudio al Chienti venne usata anche come deposito agricolo: ora, San Claudio non è San Pietro, ma che significa?
E quindi non sono per niente d'accordo con te: speriamo che quante più opere in circolazione si salvino. E' il principio che va salvaguardato. Tanto più quando questi beni sono di proprietà pubbblica.
Sono addolorato e arrabbiato, per quanto successo. Anzitutto per l'amicizia che mi legava a Miro e mi lega a tutta la sua famiglia. Poi - come anche altri hanno detto - per la leggerezza con cui è dato credere siano stati avviati questi lavori, prima di verificare quello che bisognava mettere in atto in difesa dell'opera, interpellando professionisti del settore che, a quanto risulta, sono stati chiamati troppo tardi, giusto per fare la conta dei danni (ed eventualmente salvare il salvabile).
Mi chiedo: ma la prestigiosa Commissione per l'ornato pubblico che fine ha fatto? E' stata interpellata solo quella volta del mancato monumento di Gildo Pannocchia e di Padre Matteo Ricci? C'è ancora? Viene coinvolta, prima di dare il via a queste "brillanti" operazioni?
Negozi e ristoranti aperti hanno potuto fare un filottino: infatti, come pessima consueta abitudine, molti erano chiusi pensando che la città sarebbe stata deserta...
Caro Giovanni Bonfili,
in realtà l'avevano estradato: sì, dal carcere. Aveva solo l'obbligo di firma. Girava con una macchinetta utilitaria di sedicesima mano. Intanto le Forze dell'Ordine lottano da anni per un aumento di stipendio.
C'è più di qualcosa che non va.
Bellissimo disco, confermo.
Non un disco di facile ascolto o di immediata presa: bisogna lasciarsi "disorientare" per cominciare ad orientarsi sul serio. E allora si svelano le piccole grandi magie del secondo professore cantautore che l'Italia vanta (l'altro è Vecchioni).
Stupendamente francese nei toni e nei modi, Enzo ha al suo fianco un ensemble di musicisti "scafati" e sapienti: segnalo - tra tutti - due cari amici come Davide Padella (il suo contrabbasso si fa ricordare una volta di più) e Alfredo Laviano (percussionista geniale con cui ho avuto la fortuna di realizzare un paio di performances poetico-musicali).
Se dunque avete abbastanza fegato per dedicarvi a un ascolto che forse vi urticherà, ma senza dubbio non vi lascerà come vi ha trovati (e - mi auguro, come è successo a me - vi conquisterà, perché è ancora possibile fare canzoni "alte"), avete trovato pane per i vostri denti.
... e tuttavia, lui a Sanremo c'è poi andato e l'ha anche vinto.
Quanto a Musicultura, rischia di sanremizzarsi: speriamo che chi è preposto a giudicare sappia valorizzare musica e testi senza lasciarsi intrappolare nei facili giri armonici alla moda o nei testi spot.
Sebbene le faccia onore l'essersi piegata a precisare, spiace che la Diocesi si sia sentita in dovere di smentire la risibile rivendicazione della Pantana (che, per farla, deve anche averla ritenuta opportuna, il che la dice lunga). Quello che tuttavia ritengo più rilevante è che lascia un po' il tempo che trova, ricordare Pamela con (tutto sommato) facili commemorazioni; molto più impegnativo, invece, prendere di peso la nostra comune cittadinanza "sbaragliata" da quell'evento insospettabile e inaspettato per ricostruire e rielaborare ogni giorno dell'anno la nostra civiltà.
che grandissimo dispiacere! cara Eleonora, che eri così simpatica e gentile. un abbraccio fortissimo a Rita, Giovanni, Anna e Andrea. Evidentemente serviva un angelo in Cielo
L'importante sarà ricordarsene l'anno prossimo, in occasione del voto. E spazzarli via una volta per tutte. Sostituendoli con chi? Non importa. Ma almeno questi a casa. Anzi no: sulle piste ciclabili a pedalare!
Carissimo Peppe,
un bellissimo e amaro articolo, il tuo: che avvelena - è proprio il caso di dirlo - le festività natalizie.
Un evento che allarga la piaga di diffidenza (e conseguente rancorosa rassegnazione) nei riguardi dei rappresentanti istituzionali.
L'Italia non ne ha bisogno. E meno che mai il nostro territorio, già ampiamente turlupinato nella ricostruzione post-terremoto.
Se continuano a comportarsi così, mi sale la battuta (amara) che siamo proprio ridotti alla canna del (bio)gas.
Procuratore Giorgio e Questore Pignataro, siete due grandi!
State difendendo Macerata come e più che se foste maceratesi purosangue. Bisognerebbe conferirlo a voi due, il premio del Maceratese dell'anno!
Tutto ok. Ma siccome mi pare di ricordare che Meridiana svolge un sacco di mansioni per conto del Comune, e mi pare che - proprio per il fatto che lavora bene - ha anche un congruo finanziamento (e fermo restando che diciamo tutti grazie a quanti in città vogliano sensibilmente collaborare con gli amici volontari di Argo per i nostri pelosi irrinunciabili), Meridiana non le potrebbe procurare un bel po' di coperte, crocchette e carne?
Camillo Grifi era il mio dentista quand'ero bambino. Usava pochissime volte l'anestesia; diciamo che era piuttosto "all'antica"... però... le sue otturazioni e devitalizzazioni erano eterne! E anche in questo era felicissimamente all'antica.
Caro Ugo,
metti giustamente il dito nella piaga, perché è una piaga che non si sana e che provoca indignazione continua e se possibile crescente in chiunque - nonostante la cortina di silenzio scesa intorno a loro - sappia a cosa è stata costretta in questi due anni la nostra gente dell'entroterra terremotato.
Io altroché se ce li manderei a vivere, nelle Sae, i nostri politici locali e nazionali, autori di questo mirabile sfacelo!
Così, democraticamente: uno scambio paritetico di abitazioni. Loro nelle Sae e i terremotati nelle loro dimore.
Otterremmo rapidamente una soluzione tra due ipotesi egualmente soddisfacenti: o lavori rapidi e perfetti per il ritorno degli altomaceratesi a casa loro, o una punizione esemplare per il resto dei loro giorni (a quegli altri, intendo).
Ci conoscevamo da una vita. Addirittura da prima che venisse a Radio Nuova Macerata come esperto critico degli spettacoli teatrali in scena al Lauro Rossi. Siamo sempre rimasti buoni amici. Era una persona solare, con uno spiccato senso dell'umorismo e la battuta sempre pronta. Mi dispiace davvero molto per questa ennesima scomparsa inaspettata. Faccio le mie più sincere condoglianze a Mauro e Fabrizio, nonché alla Sig.ra Rita.
A volte, nella vita, si danno incroci fortunati: pensate negli anni '60 in tv l'incrocio tra Antonello Falqui e artisti come Mina, Panelli, Walter Chiari, Bice Valori, etc.
E così, a volte nella vita si danno incroci fortunati anche in ambito istituzionale: qui a Macerata, ad esempio, l'incrocio tra l'attuale questore, l'attuale procuratore e l'attuale comandante dei Carabinieri, è un incrocio miracoloso.
A loro - per il poco che può contare - tutta la mia stima e gratitudine.
Ha ragione Gianluca Ginella: non c'erano maceratesi, davanti al Tribunale. Dispiace dunque una volta di più che qui - ossia nel luogo che maggiormente ha dovuto portare il peso di vicende orribili e inquietanti, riuscendo tuttavia a ritrovare la propria serenità e a ricominciare una vita normale - proprio qui si sia data vita a uno spettacolino deprecabile e esagitato.
Noi maceratesi per primi vorremmo chiedere più rispetto per Macerata: troppo facile venire a fare la sceneggiata da fuori regione. Noi Pamela ce la portiamo addosso e dentro, è una ferita che sanguina ancora: non ci serve lo show per dimostrarlo (a chi, poi?).
E tanto meno per dimostrarlo in quella maniera. La più grande vittoria su una serie di ingiustizie folli che hanno insanguinato la nostra bonomia è quella che radica sul rispetto di ognuno: degli avvocati, in primis. Del Comune parte civile, in secundis. Del sistema giudiziario, infine: perché, a fronte di altri casi irrisolti nel resto d'Italia a distanza di decenni, la nostra Procura coadiuvata dalle Forze dell'Ordine ha saputo venire a capo della vicenda nel giro di poche ore!
Gliene va dato atto. E anche alla cittadinanza maceratese va dato atto di una grande capacità di sopportazione e di una forza interiore notevole: niente più show, qui da noi, please.
Realtà batte il sogno. Vita grama per gli scrittori surreali o umoristici: la politica italiana li ha spazzati via senza ritorno. Insuperabilmente. Mastodonticamente. Allucinantemente.
E non solo non provano un filo di vergogna: sono certo che alle prossime elezioni saranno nuovamente in pista, pur di salvaguardare la loro poltroncina: che non è soggetta a tassazione, né è fatta di legno marcio; speriamo almeno di potergliela terremotare con il voto.
"Dove sono i cittadini di Macerata?", gridano verso il sindaco. Lui saggiamente risponde che non abbiamo bisogno di ultrà.
Ma è anche meglio, di così: i maceratesi non amano le piazzate; gustano la battuta, il motto di spirito, quando sono occasioni di allegria di gruppo: e allora sì, possono anche vociare. Ma non è nel loro DNA il processo di popolo: un po' per ritegno, un po' per vigliaccheria forse, ma è molto meglio così. E' una lezione di civiltà. L'accento dei vocianti davanti al tribunale non era maceratese, e difatti - come riportato nell'articolo - si chiedevano dove fosse la città di Macerata.
Era a lavorare, rispondo io. O a studiare. O a cucinare. Comunque a portare avanti con l'esempio una diversità che è fatta di piccole cose, di grandi tenacie, di solida serietà. Una diversità semplice, che è poi quanto di meno diverso possa esservi. Una diversità che non fa rumore, ma che costruisce, risana, ripiana, rilancia. Solo così abbiamo eliminato l'orrore di dieci mesi fa, senza per questo dimenticare Pamela e l'importanza che sia fatta Giustizia.
per Aldo Iacobini. Viviamo in un Paese dove purtroppo, da Funari in poi, chi urla di più vince. Tv docet. Dove manca l'urlo, sopraggiunge rapida la maleducazione, la parolaccia gratuita, l'ignoranza, la battuta greve, la cafonaggine eletta a programma di vita.
Adesso quel signore dice che non voleva offendere nessuno, ma in realtà ha offeso la propria dignità: e questo, per i miei gusti, potrebbe già bastare.
Prima ancora di parlare degli argomenti trattati beceramente da questo signore, è possibile che nel 2018 uno che vuol ricoprire un ruolo istituzionale non capisca che non può sproloquiare, e tanto meno su un social?
complimenti ai carabinieri di Civitanova Marche e supercomplimenti a chi ha rimesso in libertà gli spacciatori: come la tela di Penelope.I primi tessono, i secondi sfasciano.
Hanno pure la faccia di parlare di rigore nelle procedure, invocando la pazienza degli sfollati. Devono avere, nel migliore dei casi, il pelo sul cuore. Hanno solo una grande fortuna: la mitezza e la civiltà della nostra gente.
40 anni fa, detti così, sembrano tanti. Ma in realtà 40 anni fa correvano gli anni '70; anzi, considerato che siamo nel 2018, eravamo a ridosso degli anni '80.
Come sono passati in fretta, quarant'anni...
E i defunti estumulati dove vanno a finire? Come funziona, la cosa? Non è una domanda retorica: davvero non lo so. I fornetti vengono acquistati per un uso di 99 anni (sapevo così, ma evidentemente - se ne bastano 40 per l'estumulazione - non è così). Dopo di che?
Mi congratulo con tutte le Forze dell'Ordine della nostra città e, in particolare oggi, con il reparto di Polizia dell'Ufficio Immigrazione, capitanato dal Vice Questore Maurizio Marcucci.
Un impegno silenzioso ma costante. Appartato ma tenace. E sempre più spesso implacabile. Avanti tutta!
Non potremmo mandare la giunta regionale a vivere e abitare nel nostro entroterra terremotato, e dare le loro case ai terremotati?
Sistemeremmo così gli uni e gli altri.
Non vedo l'ora che arrivi il 2020 per dimostrare a questi poveri nostri allevatori tutta la mia solidarietà, mediante il voto contrario a quanti ci stanno pesantemente sgovernando in Regione.
Che grande onore poter essere amico di Silvano Iommi. Una miniera di saperi, uniti ad una inesausta amorosa curiosità per la sua Macerata. Che è anche la nostra e, grazie a persone come lui, ogni giorno di più.
Caro Giancarlo,
il prossimo giro - meglio o peggio che ci tocchi - dovremo cambiare per forza, perché il mandato decennale di Romano Carancini volge al termine.
Ho ospitato per circa un decennio ragazzi stranieri neodiciottenni, che finivano i percorsi presso le onlus. I primi li avevo conosciuti lavorando come educatore presso una di queste, gli altri sono arrivati strada facendo. Alcuni li ho mandati via in quattro e quattr'otto perché non avevano intenzione di comportarsi bene. Altri sono stati e sono ancora per me come figli, anche adesso che hanno preso la loro strada, si sono sposati, hanno figli, lavorano, pagano le tasse, e - per primi - si inc...ano con gli stranieri che, invece, hanno preso l'Italia per il paese dei balocchi.
I miei figlioli hanno ragione: le prime vere vittime del lassismo nei riguardi degli stranieri che delinquono sono gli stranieri onesti.
Mi associo ai miei ragazzi: inattaccabilmente antirazzista, chiedo che vengano rimpatriati senza troppe premure quanti colti sul fatto a stuprare, rubare, rapinare, spacciare, etc.
tante strade da tappare, tante erbacce da sradicare, tanti servizi da migliorare.
Ma questo, con l'illuminazione del Monumento che c'entra? A me piace e molto!
... ma non mi toccare Rita Pavone, la "donna bonsai" (come lei stessa ama definirsi): vera icona dell'Italia del boom, con il suo timing indefettibile e una voce ancora strepitosa.
Anche io mi associo alle con-gratulazioni nei riguardi dell'amico Silvano Iommi, la cui eccellente qualità di ricercatore, unita ad un amore insopprimibile (per nostra fortuna) per la nostra città e la nostra terra, da anni producono frutti di cultura "incarnata" (come giustamente sottolinea Garufi). Una cultura che "di-verte" (ossia che apre lo sguardo sulla realtà modificandone taluni convincimenti, ma anche alimentando in maniera pro-positiva la curiosità e il gusto di conoscere). E una cultura che non deve inventarsi àmbiti, contenuti, stranezze, per esistere: una cultura che può realmente guardare e far guardare avanti, proprio perché poggia sulle radici forti del passato.
Grazie, Silvano.
L'ho detto e scritto che "realtà batte il sogno" (Betocchi): come si può scrivere sana satira, a fronte di battute come quelle riportate in questo articolo?
Ma davvero qualche pazzo ritiene possibile che Neri, con la carriera smagliante che sta facendo, si voglia suicidare artisticamente mettendosi in politica e candidandosi governatore delle Marche?
Fidatevi di me che lo conosco bene: Neri è quello che appare. Uno capace ancora di sognare e, subito dopo, di lavorare perché il sogno si avveri. Con "Risorgimarche" c'è riuscito.
Questo dà fastidio?
Amen.
In molti mi chiedono, da mesi, come mai non scrivo più i miei corsivi al limite del surreale. Io generalmente rispondo usando un noto titolo di poesia di Carlo Betocchi: "Realtà vince il sogno".
Sì, mi sento esautorato anche nella più stralunata delle fantasie: oggi, con questa pagina sconcertante, una volta di più.
Sono un ex-allievo di Suor Fede. Legatissimo alla umile ma tenace vocazione all'educazione delle Giuseppine di Macerata. In un certo senso è un peccato che finisca una tradizione antichissima e specchiata, ma può essere un altrettanto importante servizio quello di educare gli educatori con l'esperienza di una vita.
Un ricordo affettuosissimo e grato a tutte le suore giuseppine, nel segno - per quel che mi riguarda - della "mia" indimenticabile Suor Fede.
"Il Barattolo" è un'iniziativa antica e solida, che anima le vie e le piazze del centro di Macerata, ogni seconda domenica del mese durante tutte le invernate, da settembre fino a giugno.
La tenuta negli anni e la specializzazione di alcuni settori dovrebbero spingere l'Amministrazione ad aiutare concretamente gli organizzatori per favorire un potenziamento e un'integrazione con appuntamenti mensili di cultura e spettacolo.
La "mancata" capitale della cultura può, tuttavia, valorizzare gli spunti che già ha vivi in sé: i quali, se ben sostenuti e incentivati, possono rivelare sorprese inaspettate in ogni direzione di crescita e promozione.
Io qualche idea la avrei...
Vorrei rispondere a Paolo Manzi, rovesciando la sua giusta asserzione in un'altra egualmente giusta: "L'accoglienza non va contrapposta a sicurezza e legalità". E l'esame di coscienza dovrebbe continuare.
Con la serenità che cerco di impormi, a me pare che a chiedere scusa (e molto seriamente) debbano essere due soggetti: l'Antifa e i giornalisti che hanno (speriamo involontariamente) travolto Stefania Monteverde e le sue dichiarazioni sul 25 aprile.
La richiesta di scuse istituzionali al Sindaco da parte della Mussolini nasce da quell'errata e fuorviante interpretazione: tanto che a me pare che siano stati i suoi colleghi locali di partito a strumentalizzare lei, se non le hanno spiegato come stavano realmente le cose (lei vede gli articoli sul fantoccio, legge che un assessore del Comune ha approvato la cosa, è inevitabile che approdi a Macerata piena di indignazione).
Quanto all'Antifa, che dai suoi comunicati ancora non si rende conto di avere scritto per Macerata una pagina becera, direi che chiedere scuse è quasi inutile. Sarebbe più opportuno che andassero a studiare la Costituzione repubblicana e l'antifascismo (quello vero): forse, se non sono totalmente obnubilati da un'ideologia forsennata, solo così capirebbero.
Una messinscena orrenda e ingiustificabile. Il tentativo maldestro di ridurre a burletta Piazzale Loreto ha reso il tutto anche volgare e inqualificabile. Si chieda ascia all'antifascismo. Quello vero.
Sono molto dispiaciuto di non poter essere andato a sentire la Lectio Magistralis del Card. Mamberti. Pur lieto dell'ottima riuscita dell'evento, mi dolgo di aver perso questo appuntamento prezioso e interessantissimo, di grande attualità, oltre che di spiccata valenza storica.
I miei complimenti al Prof. Rivetti, al Prof. Calzolaio e al Magnifico Rettore.
Caro Franco Pavoni,
avevo molto apprezzato la discrezione con cui la redazione di CM ha preferito parlare di dichiarazioni raccapriccianti senza entrare nello specifico. D'altra parte, oggi apparivano anche sui quotidiani locali; ne parlavano con orrore alcuni amici al bar.
Di fronte a tanta leggerezza ("tre palmi di cotenna sul cuore", avrebbe detto qualche nostro vecchio) nel liquidare una vita umana con simile scempio, penso all'abbrutimento morale in cui vivono queste persone: frutto della droga che spacciavano agli altri (e che forse assumevano anche in prima persona)? Una china progressivamente sempre più bassa e orrida in cui sono spariti pian piano tutti i freni inibitori propri della natura umana (prima che civile e culturale)?
Sono sotto choc: inebetito e sconvolto per tanto cinismo. E penso, contemporaneamente, a come si può ridurre una persona.
Vorrei esprimere il mio plauso totale al Procuratore della Repubblica, al nuovo Questore e, naturalmente, alle Forze dell'Ordine, per tutto quanto stanno facendo per il bene della nostra città.
A me non dispiace affatto vederla responsabilizzarsi, uscire dalle case, cominciare a farlo se non altro. Mi auguro piuttosto che a questi slanci corrispondano azioni altrettanto responsabili (mediante il coinvolgimento di tutti), aperte (al di là degli steccati ideologici), solidali (con tutti gli ultimi: dai terremotati agli stranieri onesti, dai pensionati che non arrivano a fine mese ai disabili, etc.).
Che questo sia un giorno memoriale di un nuovo inizio.
E' questa, la notizia vera. Quella che deve stemperare gli odi di bandiera e ricominciare a chiamare le cose coi loro nomi. Come tra noi italiani ci sono tante ottime persone e tante altre impunite e recidive (dai più alti ai più bassi livelli della società), così tra gli stranieri.
Vanno isolati e puniti i reati, sia che li compia un italiano sia che li compia uno straniero. E vanno tutelate le persone perbene, sia che siano bianche nere verdi o blu.
Una società aperta e civile non può essere razzista, ma nemmeno lassista.
Caro Marco Ribechi,
il tuo è un grido: lucido e innamorato, schietto e disperato, innocente e inconfutabile. Tutto vero, quello che scrivi. Tutto condivisibile. Un grido che non ha nomi e cognomi da sputtanare, ma nemmeno spettri ideologici da risuscitare vanamente.
Ha un nemico, sì: che è un modus vivendi che si va radicando sempre di più, ma con i suoi retrogusti orrendi che finalmente (purtroppo in questa maniera, ma finalmente) sono esondati.
Ora bisogna evitare a tutti i costi che certa maceratesità in grado di ingoiare e digerire tutto (come quei serpenti nei documentari, che riescono a ingurgitare un vitello intero e a ripartire come niente fosse) metta le toppe al vestitino della città dove "non succede mai niente" e rimuova quello che è successo.
Una città che vuole davvero essere emblema della cultura (ossia della vita che quella cultura, quelle culture, genera e fa brillare) dovrà rielaborare i propri drammi cambiando rotta in molte cose.
Non si tratta di snaturarsi, ma di prendere atto che non siamo in un'oasi felice e indisturbabile; attuando tutte le misure necessarie perché questi malcostumi e questi lassismi 1) comincino con l'inquinare la rettitudine dei cittadini onesti, quale che ne sia il colore della pelle e l'etnia; 2) finiscano per travolgere tutte le regole della convivenza.
Visto che il momento più duro è capitato qui, da qui deve partire la risposta forte e chiara.
Perché la libertà non può essere mai libertinaggio; né il manicheismo la spiegazione di tutti i mali.
Grazie per quello che hai scritto.
Come già scritto in uno dei commenti di questi giorni (non ricordo più dove l'ho scritto), avevo ragione a riporre piena fiducia nel procuratore Giorgio, che anche stavolta è arrivato molto presto alla verità. Lui e l'Arma dei Carabinieri sono il nostro primo capitolo della rinascita.
@ Franco Pavoni
Non credo abbia necessità di avvocati difensori, il nostro Vescovo. Tuttavia vorrei chiederti: chi ti dice che non sia informato sulle condizioni dell'Africa e che non faccia già quanto in suo potere per difendere le ragazzine dai lupi (sempre che poi questo ruolo spetti a lui e non alle istituzioni...)?
Inoltre, non trattandosi del pellegrinaggio Macerata-Loreto, si trasforma in una codineria pretestuosa quella della citazione di bestemmie o parolacce; anche i laici e gli agnostici, poi, hanno stigmatizzato il pessimo ritornello sulle foibe. Appare allora ovvio che è andato tutto liscio perché non ci sono stati scontri. Perché - in controtendenza nazionale - Macerata ha dimostrato, grazie ad un'organizzazione perfetta, di essere davvero una città pacifica.
@ Carla Torquati
Pamela non è l'unica vittima di questa tragedia. Lo sono anche i sei ragazzi feriti senza motivo, e solo per grazia divina (o pessima mira) fuori pericolo. Più in generale, poi, lo sono anche tutte le persone oneste; spettatrici impreparate di una serie di orrori senza precedenti.
Quella dei mercanti del tempio fu una faccenda eminentemente religiosa; qui il problema è di tutt'altra natura (almeno questo...)! Però certo: siamo chiamati tutti, stavolta, a uscire dal nostro storico limbo beato (o beota?).
Vorrei esprimere la mia piena fiducia nella Procura della Repubblica di Macerata, che in tante altre occasioni ha dimostrato solerzia e precisione nella soluzione di casi che altrove sarebbero probabilmente rimasti irrisolti per decenni.
Caro Paolo Margione,
mi colpiva quello che hai scritto a proposito degli stranieri accolti e poi abbandonati a sé stessi. Converrai con me che non è colpa loro, mi auguro.
Mi chiedo piuttosto che significhi "accoglienza": significa un posto letto, un cibo caldo e qualche svago? Un po' poco: accoglienza dovrebbe significare ricreare un clima di famiglia, stabilire un contatto vero, profondo, con le persone. Ho esperienza personale, in questo, da almeno una decina d'anni (intendiamoci: senza rimborsi statali o finanziamenti che siano; rappresenta piuttosto un tempo della mia vita, di occasioni e situazioni che si sono date e a cui non mi sono sottratto - e ho fatto bene, credo).
Forse non è questa la sede adatta per parlarne, ma tante volte ho pensato che finché stavano a casa mia non correvano il rischio di finire in mani sbagliate: e quando hanno trovato un lavoro e si sono fatti una famiglia, sono andati a vivere per conto loro; ormai sono uomini, hanno la loro maturità e - pensa che meraviglia! - si sentono felici di essere quasi italiani, deprecando con ogni fastidio il lassismo nei confronti degli stranieri che delinquono, perché - dicono - "ne facciamo le spese anche noi che non c'entriamo niente e ci siamo sempre comportati bene!". Direi anzi che sono i primi a lamentarsi di questo atteggiamento tutto italiano, per molti aspetti anche inspiegabile. Che fa del male anzitutto a loro. Oltre a sedurre al male quelli che stanno con un piede di qua e con uno di là.
Capisco che l'esperienza che è capitata a me non si possa pretendere, perché o nasce spontanea dentro di sé oppure non è possibile praticarla. Specialmente gratis. Però penso che sia l'unica strada percorribile, giorno per giorno, per agganciare e coinvolgere questi ragazzi (in massima parte sono giovanissimi) prima che lo faccia chi ha intenzione di servirsene per fare il male.
Caro Matteo,
hai fatto un'analisi perfetta e compiuta di tutto il quadro. I tuoi colleghi, nemmeno per cinismo (o non tutti), non sono in grado di calarsi nelle realtà: semplicemente le ingoiano e snaturano a loro piacimento, per il raggiungimento dei loro fini. Che sono - nel più limpido dei casi - aumentare l'audience o i lettori della propria testata.
Quante volte ci siamo lamentati della completa indifferenza nei nostri riguardi, non è così? Bene: è ancora così. Solo che, per nostra disgrazia, questo giro è toccato a noi (come l'anno scorso ai fermani). Finirà presto: al prossimo colpo torneremo felici nel nostro limbo beato e il circo si sposterà tutto in blocco da un'altra parte.
Macerata? Dove sta, vicino a Roma?
Certo, noi dobbiamo essere sapienti e tenaci nel non riprecipitare nel limbo anche i problemi che sono venuti alla luce. Quelli che dicevi tu, in primis.
Hai fatto un'analisi perfetta e compiuta, direttò.
Sono fiero di te.
mi spiace, ma con gli slogan non si aiuta la città a guarire. se c'è da abbassare i toni, c'è da abbassarli da tutte le parti. condannando l'orrenda mattanza di sabato mattina insieme all'oeribile mattanza riservata alla povera Pamela.
Speriamo soprattutto che, oltre alla pena esemplare del colpevole (o dei colpevoli), venga solertemente applicata la legge a proposito delle espulsioni dei non aventi diritto, specialmente se già incriminati per altri reati.
Cari signori,
concordo e condivido: chi commette reati o ha il soggiorno scaduto (e non rinnovabile, nel caso in questione, in quanto è pendente una denuncia per spaccio) deve essere spedito fuori dai confini nazionali (perché ci bastano i nostri...).
Credo tuttavia che, per onestà intellettuale, non si possa e non si debba dimenticare che il testimone chiave di questa orribile vicenda è un camerunense.
E che significa questa cosa? Che presumibilmente il motore primo di quest'orrore è la droga: ricordate il caso del ragazzo seviziato e ucciso a Roma l'anno scorso (da due italiani, peraltro)?
Allora, direi di non confondere - e nel nostro interesse di cittadini come di ospiti onesti - i due piani: un conto è la follia e la delinquenza, tutt'altro conto l'appartenenza geografica o razziale.
Mentre tutti ci auguriamo che si faccia giustizia, vi invito però a non abbassare l'attenzione sulla piaga dell'alcolismo e delle droghe: sempre più diffuse in città e in provincia, soprattutto tra i giovanissimi.
Ci sarò. Questa tragedia fa male a tutti e rischia di gettare un'ombra sui tanti nigeriani per bene che vivono qui da decenni, molto dei quali conosco personalmente da quando facevo le scuole superiori. Ci sarò, contro la violenza di qualunque tipo e in difesa della delle persone oneste, quale che ne sia il colore della pelle.
brava Manuela Tombedi, insostituibile organizzatrice del Barattolo. la tenacia, la costanza e l'intelligenza ti hanno premiato. ormai il Barattolo è un'istituzione.
Grazie di cuore al Questore e alla Polizia. Restituite i Giardini alle famiglie e agli anziani. Alle persone oneste. Alla gente che eravamo e vorremmo essere ancora.
Ma che sta succedendo, in questo autunno?? Sono sconcertato. Corrado era - come stanno dicendo tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo - un eccellente professionista e una persona meravigliosa, oltre che un caro amico sin dai tempi delle sue scuole superiori.
E' un altro colpo, un altro fulmine a ciel sereno che mi lascia senza parole.
Spero che l'ottima memoria che lascia sappia almeno in parte lenire il dolore e lo sconcerto di tutta la sua famiglia, a cui porgo le più sentite condoglianze.
Lì hanno creato un vialetto cimiteriale, tra marmi bianchi e sempreverdi (di plastica); mancano solo le lapidi con le foto. Quindi, facendo una battuta, parrebbe "una botta di vita".
Più che altro, invece, mi viene da chiedermi come mai nel centro storico pieno di gente che passeggia e che si rallegra della ZTL, nessuno se ne sia accorto.
Quanto mi fa male, vedere i Giardini ridotti così. A prescindere dal rinnovamento (targato giunta Maulo) che riuscì a renderli anonimi (come sempre, gli interventi di miglioria a Macerata riescono a peggiorare l'esistente...), erano comunque rimasti una risorsa importante per bambini e famiglie. Vai un po' ad accostartici, adesso...
Però pretenderei che non si facesse di ogni erba un fascio; stranieri integrati, sani, onesti, ce ne sono a volontà. Questi che si comportano così riescono solamente a inquinare il buon vivere maceratese e sporcare il nome degli stranieri per bene.
Quindi, nell'interesse degli uni e degli altri, auspicherei che le male piante venissero rispedite al proprio Paese. Senza se e senza ma.
il mio buon amico Danni, che negli anni del dottorato alloggiava da me, come il comune amico Andrea Ponso, che l'aveva convito di a venire qui. sono sconvolto. È un dispiacere incredibile.
E' con sorpresa e dispiacere che apprendo la notizia della scomparsa dell'amica Paola Miliozzi. Da un po' di tempo non la incontravo più in centro (noi che ci abitiamo ci si conosce tutti) e cominciano a preoccuparmi. purtroppo avevo, senza saperlo, ragione. condoglianze alla famiglia.
Sono notizie che riscaldano il cuore, per cui le mie congratulazioni a Polizia, Squadra Mobile e Procura della Repubblica sono immense.
Mi auguro solamente che, agli arresti non faccia seguito la consueta scarcerazione facile. Che vanificherebbe l'impegno e la qualità dell'operazione, aumentando la frustrazione di chi - sia nelle istituzioni sia nella propria vita quotidiana di formatore, di genitore, o anche di semplice cittadino - lotta contro questa piaga terrificante delle droghe.
Sono imbarazzato per la piega che sta prendendo questa vicenda. Una città che si candida a capitale della cultura non può trattare in questa maniera la propria Università.
Felicissimo per il successo della Manifestazione e, in particolare, per quello dell'ensemble a guida di Stefano Conforti. Sapiente anche l'omaggio all'arte dell'indimenticabile Magdalo Mussio.
abbiamo fatto il liceo nella stessa scuola. una delle ragazze più belle e sorridenti, sempre gentile e alla mano. che dispiacere! condoglianze alla famiglia
Filippo Davoli
«Nato a Fermo il 22 agosto 1965, Filippo Davòli vive e lavora a Macerata. In ambito poetico si ricordano "Alla luce della luce" (1996 - introduzione di Franco Loi), "Un vizio di scrittura" (1998 - finalista al Premio "Dario Bellezza" 2001), "14 solitari" in "7 poeti del Premio Montale" (Crocetti, 2002), "padano piceno" (2003), "Come all'origine dell'aria" (2010), "I destini partecipati" (2013 - Premio "Città di Fabriano" 2014). Sue poesie sono lette da Neri Marcorè nel nuovo cd del cantautore Claudio Sanfilippo, "Avevamo un appuntamento". E' in corso di stampa il suo nuovo libro. Tradotto in Francia nell'antologia "Filippo Davoli. Cinquante poesies - 1994-2003" (Editions Bénévent - a cura di Daniel Bellucci), insieme a Guido Garufi ha curato il volume "In quel punto entra il vento", dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet Studio, 2008). Della sua scrittura si sono occupate testate e riviste come "Poesia", "Avvenire", "La Stampa", "Sole 24 Ore - Domenica", "L'Unità", "Il Tempo", "America Oggi", "La Voce di Mantova", "I limoni", "Il Messaggero", "RadioRai 1" ("In viaggio con le parole" e "Zapping"), "Origini" e "Letteratura Tradizione". Dirige, con Gaetano Fiacconi, la rivista "Quid Culturae" (www.quidculturae.com).»
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4/12/2010
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