«Nato a Fermo il 22 agosto 1965, Filippo Davòli vive e lavora a Macerata. In ambito poetico si ricordano "Alla luce della luce" (1996 - introduzione di Franco Loi), "Un vizio di scrittura" (1998 - finalista al Premio "Dario Bellezza" 2001), "14 solitari" in "7 poeti del Premio Montale" (Crocetti, 2002), "padano piceno" (2003), "Come all'origine dell'aria" (2010), "I destini partecipati" (2013 - Premio "Città di Fabriano" 2014). Sue poesie sono lette da Neri Marcorè nel nuovo cd del cantautore Claudio Sanfilippo, "Avevamo un appuntamento". E' in corso di stampa il suo nuovo libro. Tradotto in Francia nell'antologia "Filippo Davoli. Cinquante poesies - 1994-2003" (Editions Bénévent - a cura di Daniel Bellucci), insieme a Guido Garufi ha curato il volume "In quel punto entra il vento", dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet Studio, 2008). Della sua scrittura si sono occupate testate e riviste come "Poesia", "Avvenire", "La Stampa", "Sole 24 Ore - Domenica", "L'Unità", "Il Tempo", "America Oggi", "La Voce di Mantova", "I limoni", "Il Messaggero", "RadioRai 1" ("In viaggio con le parole" e "Zapping"), "Origini" e "Letteratura Tradizione". Dirige, con Gaetano Fiacconi, la rivista "Quid Culturae" (www.quidculturae.com).»
Conosco Piergiorgio Viti e le sue belle qualità sia di poeta che di ascoltatore della Poesia. E' questa sua attitudine a muoverlo nell'organizzazione di eventi mai scontati. Questo incontro ne è, se necessario, una prova ulteriore.
Io inserirei un test per la valutazione delle conoscenze basilari della Costituzione e del diritto pubblico per andare a votare. Figuriamoci per andare ad amministrare!
Questa sì che è una proposta importante e degna di nota. Spero che la maggioranza la accolga con la stessa rapidità con cui fece propria la richiesta di una pista sintetica da sci.
Il Comune dovrebbe difendere l'interesse della città. E' chiaro che, se il centro lo svuoti progressivamente dislocando altrove le bancarelle, alla fine i rimasti in centro chiedono di potersi spostare altrove. Chi manca all'appello è la politica. Andrebbe potenziato il mercato in centro, ed eventualmente dopo ampliato anche fuori le mura.
Mi piace l'intervento di Antonello De Lucia. Saggio, ponderato, equilibrato. Opportuno, anche. Sappia tuttavia che non c'è bisogno di arrivare a Bergamo: basta andare a Fermo e vedere con quanta rapidità, nei decenni scorsi, si sono dotati di parcheggi a raso intorno alla città e attracchi meccanizzati che portano fino in piazza, allargando e potenziando le vie d'accesso (noi stiamo aspettando da quarant'anni il sottopassaggio di Collevario e, da quest'altra parte, siamo soggetti a una mulattiera).
Un'altra causa del deperimento cittadino maceratese è l'ormai antica querelle sulla residenzialità (ne parlai credo per primo un ventennio fa, poi pian piano hanno fatto propria la questione molti altri, ma di fatto politiche di incentivo per il ripopolamento non se ne vedono): reputo da sempre, infatti, che il commercio non può vivere soltanto di eventi una tantum ma soprattutto della quotidianità di chi vive nella città. In questo senso, il centro storico assomiglia da vicino a un set cinematografico dismesso, carino e vuoto. Splendidi musei ma poca vita quotidiana.
Ovviamente, se anche il mercato del mercoledì viene trasferito fuori le mura fino ad andare ad intasare le principali vie d'accesso scambiate per mercati naturali (?!?!?!?) anziché venire potenziato ed eventualmente ampliato, ecco un'ulteriore motivo di deperimento che va ad affiancarsi al trasferimento degli uffici, delle caserme, delle banche, dei residenti, etc.
Ha ragione, dunque, De Lucia, a invocare la costituzione di un organismo preposto; purché ne faccia parte chi ha accertate professionalità da spendere in questo settore. Sennò finisce che la toppa si rivela peggiore del buco.
In effetti è un passo falso, che ricorda da vicino la mentalità dei nostri commercianti spesso convinti che, se gli affari vanno bene a quelli della via parallela, andranno male a loro. Invece è l'esatto contrario: più ce n'è per uno e più ce n'è per tutti.
Congratulazioni al Dott. Tallè, senza nulla togliere peraltro all'ottimo reparto di Urologia dell'Ospedale di Macerata, reparto d'eccellenza umana e professionale.
Marchegiani col suo mantra sul modello marchigiano non ottiene simpatia. Sembra piuttosto un disco inceppato malamente. Tuttavia ha ragione: anche io sono rimasto amareggiatissimo di fronte all'ipotesi di dover rinunciare alla pista da sci a Fonte Scodella, non so se stanotte riuscirò a dormire.
Ho parlato con Leopardi. Dice che il suo gioco del pallone era la pallacorda e non il calcio, e che pertanto si disinteressa ai playoff. Proverò a consultare Beniamino Gigli.
C'è da dire che mai come questo anno i criteri di partecipazione allo Strega sono stati mostruosi (e contestati in ogni dove, con polemiche che hanno strascichi a tutt'oggi). In tema perfetto, quindi. Per fortuna Macerata racconta e soccorre.
Contrariamente ai concittadini, sono molto contento, invece, di questo dono. Che sigilla una volta di più il nostro dialogo con la Cina, sia quella comunista (che onora e rispetta Padre Ricci molto più di quanto facciamo noi) che quella cattolica. La Patriottica? L'altra? E' un problema che nella mia testa viene dopo.
Litigassero per appalti milionari o cariche decisionali potenti, potrei accusare il colpo con maggiore serenità. Ma per la presidenza del consiglio delle donne... sono sconcertato da tanta pochezza.
Luca Patrassi si concede una chiusa ghiotta, con la citazione del rum (ho riso di cuore). Che - per dirla tutta - il rum potrebbe invece offrire uno spettacolo più articolato e coinvolgente. Da un lato soffro, perché le signore consigliere mi tolgono spunti satirici rubandomi il mestiere. Dall'altro mi chiedo quale sia la posta in gioco: ti fa vedere che per il cambio della presidenza del consiglio delle donne fanno cadere giunta e consiglio comunale!
Altro che rum...
Una società di Roma?? E gratuitamente?? Per favorire una PMI del Lazio coi soldi della Regione Marche???
Cacchio, hanno i santi in paradiso questi romani! E che c'azzeccano con Macerata?
@Peppe Bommarito
Una maggioranza che guarda al futuro in maniera lungimirante cercando di allargarsi temo non possa essere composta in massima parte di donne tra cui scattano meccanismi di gelosia e rivalità. Non tutte le donne sono così, ovviamente. Ma da queste parti evidentemente gli antichi "privilegi" sono preponderanti...
Non ci trovo nulla di male (anzi!) nel desiderio di salvare quante più piante possibili: sono bellissime, oltre che storiche, e rappresentano davvero uno splendido polmone di verde in centro storico.
Concordo con l'idea di valorizzare quello spazio con un giardino/piazzale dedicato a Padre Matteo Ricci, ma mi auguro davvero che gli alberi che già ne fanno parte possano presiedere ancora lunghi decenni alla nuova intitolazione e destinazione.
@ Fabrizio Fab Pacini
Sono tornato da Israele non più di quindici giorni fa, è la sesta volta che ci vado. L'idea di un luogo divino dove si vive in perfetta atarassia è un concetto new age molto poco concreto e reale. Gerusalemme, e più in generale tutta la terra di Israele, ha in sé il sigillo storico (non solo fideistico) delle tre maggiori religioni monoteiste (e non solo quelle, in verità) e contemporaneamente le infinite contraddizioni che sono proprie dell'essere umano e della sua caducità: si direbbe quasi che la Terra Santa fa presente paradigmaticamente quello che avviene nel resto del mondo. Ci sono periodi in cui la convivenza è più tranquilla e altri in cui la tensione sale. Ma generalmente la tensione sale per problemi politici, non religiosi. E peraltro, la razza umana senza difetti né cadute la predicavano taluni sistemi politici totalitari del secolo scorso che ci auguriamo non si ripresentino mai più.
Sono reduce da un interventino e non ho potuto seguire l'intera vicenda da vicino. Tuttavia, da come leggo e da come capisco, si tratta di due situazioni differenti: una, quella dell'opera di Trubbiani, da valorizzare in un luogo aperto e importante della città. L'altra, una galleria d'arte nel sottopasso da intitolare a Trubbiani come evocazione di un valore (e non spazio espositivo per lo stesso), ed essere occasione per giovani o meno giovani artisti di qualità di godere di uno spazio espositivo che - sicuramente - avrà più visibilità di qualsiasi galleria. Diciamo che l'intestazione dello spazio a Trubbiani costringerà - il che è un grande bene - a non esporvi porcatelle ma belle opere: non mi sembra per niente offensivo. Tutt'altro.
Mi sa che ci potevo andare anche io: ho visto arrancare certi, col fiato tra i denti e un'ostinazione encomiabilie, che ho sospettato si augurassero di arrivare per primi per accaparrarsi l'ambulanza. Invece per fortuna no: stremati ma tutti felici. E quindi no, io proprio non ci sarei potuto andare.
Da lì la cosa più sicura è arrivare a Porta Montana e prendere il sottopassaggio (visto che c'è ed è pure vicinissimo). Vogliamo contare quanti sono quelli che, tutti i giorni, attraversano in prossimità dei sottopassi preferendo tentare la fortuna senza prenderli?
Se poi il problema è quello delle barriere architettoniche, alzo le mani e mi aggrego. Ma dubito che chi attraversa in prossimità di curva abbia problemi a fare le scale del sottopassaggio.
Con tutto il rispetto, Maurizio Del Gobbo, ma il Park Sì l'avete magnificato per dieci anni. Adesso è diventato un orrore irreplicabile?
A me pare funzionale, invece, il Park Sì. E altrettanto credo sarà quello a Nord (lo penso da sempre). Permetterà inoltre di togliere definitivamente le auto dal centro storico (il parcheggio in piazza non si può vedere) e rilanciare compiutamente commercio e residenza stanziale.
Se in una città non si potesse o dovesse fare nulla per modificare o migliorare l'esistente, ci si chiede che cosa si dovrebbe andare ad amministrare. Basterebbe (in molti casi funzionerebbe, s'ha anche da dire...) un commissario prefettizio per sbrigare la corrispondenza ordinaria.
Ma questo progetto - se vedrà davvero la luce, come il sottopasso a Collevario - può davvero ridare fiato alla nostra città, anche salvaguardandone il patrimonio storico da smog e auto. Spero di vivere abbastanza per ricordarlo.
Più e meglio del fischietto - peraltro importante - vorrei rallegrarmi del gemellaggio con la città dell'amico ed eccellente poeta e critico d'arte Giuseppe Rosato, già sodale di Ennio Flaiano e di Mario Sansone.
Non è un delitto intestare una piazza a Toro Seduto. Specialmente considerando l'epopea degli indiani d'America che, sebbene sganciati totalmente dalla cultura civitanovese, tuttavia rappresentano un simbolo identitario molto forte che non dovrebbe dispiacere alla sinistra.
Trovo invece disdicevole oltremodo il veto sull'intestazione ad Anna Frank.
Un racconto raccapricciante, che conferma i sospetti sulla fine della famiglia Canullo. Ma aggravati dalla realtà: quella chiamata al 118, che non dà seguito ad alcun intervento. Mi domando allucinato come sia possibile che uno ti chiama per chiedere aiuto da una casa di cui ti fornisce l'indirizzo,e tu arrivi davanti al campanello, lo suoni, e siccome nessuno ti apre non ti sorge il dubbio che forse chi ha chiamato è caduto e sta a terra senza poter rispondere: no, nessuno risponde, così tu risali in macchina e tanti saluti. E' uno scenario da incubo.
Chissà... magari potremmo andare tutti a parcheggiare in Piazza Libertà, noi residenti! Così, per favorire il decoro urbano!
Un giorno, poi, spero che qualcuno mi spieghi per quale mistero della fede Corso Matteotti è chiuso al traffico o finanche solo alla sosta dei residenti. Naturalmente fino alla realizzazione del parcheggio a Nord...
Chissà Mariella quanto sarebbe stata contenta di poterci essere, ieri... ma sono sicuro che c'era lo stesso, dall'alto. Giustamente orgogliosa del fratello che amava così tanto.
Consiglio ai consiglieri e rappresentanti di FI l'acquisto di una bella scatola di Risiko. Mi dicono che attualmente ce ne sono anche varianti aggiornate. Potranno così trascorrere felici serate di strategia bellica fingendosi novelli Churchill.
Sembra che siate commentando l'incidente del secolo, mentre si tratta di un tamponamento come i centomila tamponamenti che spesso si vedono agli stop e che, se vivessimo a Roma o Milano, di certo non farebbero notizia. Giusto a Macerata, tutto 'sto risalto!
Espulso, rientrato, arrestato, rimesso in libertà, rimpatriato, processo per”direttissima ” a maggio. Probabilmente è l'inizio del festival del fantastico...
Caro David,
tutto quello che vuoi ma la Notte dell'Opera no. Proprio nell'ottica del potenziamento qualitativo della Stagione lirica, "libiam nei lieti calici" di un Golfo mistico più ampio e consistente (come vuole la tradizione melodrammatica romantica e come lo Sferisterio avrebbe tutte le carte in regola di meritare).
"Quel vino generoso" che ha animato le notti dell'opera, specie negli ultimi anni, si è rivelato un'occasione pretestuosamente intestata alla lirica per diventare una sorta di prova generale di San Giuliano. Dio ce ne scampi.
Inventiamoci allora, piuttosto, una Fiera di mezza estate o potenziamo con interventi sonori e spettacolari il Mercatino del Barattolo in versione estiva.
Lo Sferisterio può e deve brillare di luce propria.
Un calendario funzionale sia dal punto di vista dell'attrazione di pubblico (Traviata e Carmen) e sia da quello della ricercatezza delle chicche (i due muti con orchestra dal vivo e il Requiem verdiano): questi secondi appuntamenti mi intrigano di più (ma è un fatto di gusto personale). La sintesi nella Lucia di Lammermoor, opera più difficile delle altre due ma splendida, per la quale mi auguro un allestimento tradizionale.
Auguri alla cara Emma e congratulazioni a Daniela e Giuseppina per come l'hanno sempre assistita e curata, permettendole di continuare a sentirsi viva e attiva.
@Placido Munafò
Dici cose condivisibili. Per questo ritengo che un'amministrazione, che prima della cittadinanza intuisce il ritorno (culturale, commerciale, imprenditoriale, turistico, etc.) che può derivare dalla valorizzazione di un medium potente come Padre Ricci (in Cina è considerato ancora oggi alla pari di un padre della patria); l'amministrazione sia tenuta a mettere in campo politiche e progetti atti a favorire questo importante avvicinamento tra Ricci e la popolazione.
@Aldo Iacobini
La inviterei ad informarsi un po' meglio: sia sulla considerazione che la Cina conserva ancora oggi a riguardo di Padre Matteo Ricci; sia a rendersi conto che la Cina passa economicamente le mele a parecchie nazioni della Vecchia Europa.
Quest'uomo che per noi maceratesi, fino al 1984, era più che altro un nome della toponomastica del centro storico, oggi è sempre di più un ponte importantissimo tra l'Italia e la Cina passando per Macerata. Se uno ci pensa un attimo, oltre la fretta del vivere quotidiano, resta stupito di come la Storia a volte faccia giri che uno non sospetterebbe mai, né tanto meno riuscirebbe a preventivare o a strategizzare. Nemmeno Mons. Carboni, che si era imbattuto nella figura di Padre Matteo Ricci quando era giovanissimo seminarista a Fermo (all'incontro coi missionari gesuiti che gliene parlarono si deve la sua successiva vocazione missionaria che lo portò in Brasile); nemmeno lui poteva sospettare che avrebbe ritrovato Padre Ricci ad aspettarlo a Macerata, della quale era stato nominato vescovo!
Direi che siamo al centro di un "capolavoro del destino".
Caro Aldo Canovari,
sei stato un caro amico e il mio migliore editore, persona gentile, retta , colta, illuminata.
Sono stato fortunato ad avere avuto la possibilità di conoscerti da vicino. Non potrò dimenticare gli scambi di parola, che non erano solo chiacchierate tra amici ma sempre anche occasioni di confronto, contributi reciproci di ricchezze culturali ed umane.
Un editore come te si distingueva da tutto quello che c'è in giro per la cura "all'antica" dei propri autori, e per la cernita giustamente severa dei titoli da pubblicare e poi promuovere, accompagnandoli sul serio lungo le trafile e i canali della distribuzione e della stampa.
Non a caso la tua "liberilibri" è ancora una delle migliori medie case editrici presenti in Italia.
Mi dispiace doverti salutare per l'ultima volta. Te ne sei andato dopo una lunga e feroce malattia, portata con una incrollabile dignità e, fin quando possibile, sempre lavorando.
Ciao, uomo libero e buono. Sono certo che il Cielo saprà ripagarti di tutto.
... e pensare che l'articolo è molto chiaro:
1. non si cancella nessuno dei patroni delle cinque città facenti parte della Diocesi. Avremo il Duomo di San Giuliano a Macerata, il Duomo di San Catervo a Tolentino, etc.
2. la Diocesi, che si era già unificata in persona episcopi al tempo di Tarcisio Carboni, diviene finalmente soltanto la Diocesi di Macerata (che comprende anche i territori di Recanati, Cingoli e Treia; Tolentino già ne faceva parte).
3. la Madonna della Misericordia diviene la patrona dell'intera Diocesi e la Chiesa di San Giovanni diviene la cattedrale diocesana.
Giusta l'anamnesi sulle malattie del centro. Però il parcheggio a Nord sotto Rampa Zara, per cortesia, non lo contestate. Avrebbe salvato Macerata già 50 anni fa. E sono convinto sia ancora strategico. Chissà, tuttavia, se lo ricorderò!
Presenta il disco nuovo, uscito da qualche settimana. Rimane un grande, peraltro non nuovo sul palcoscenico dello Sferisterio. Mi auguro, in aggiunta, qualche lampo inedito.
Presumibilmente, stando al racconto, un edema polmonare acuto o qualcosa di analogo. E Fabriano si premura di spedire un malato anziano, dializzato e grave nell'ospedale attrezzato più lontano? Signore, salvaci tu!
Caro e gentilissimo amico, mi aveva chiesto una nota per un suo libro di aneddoti maceratesi. Avevo accolto onorato l'invito, anche perché erano pagine gradevolissime. Ma se anche non lo fossero state l'avrei accolto lo stesso per la splendida persona che era. Garbato, simpatico, riservato; non l'ho mai sentito lamentarsi. Anche nei momenti duri della sua giovane esistenza mi colpiva la sua serenità, il saper guardare il bicchiere mezzo pieno e l'umiltà (che è propria dei migliori) nel rimboccarsi le maniche e ripartire.
Caro Mario,
sei stato una bellissima lezione di vita. Un esempio che non dimenticherò.
Direi che le opere in cartellone sono l'aspetto meno preoccupante. La "nostra" Traviata (quella degli specchi) è un biglietto da visita e un allestimento a colpo sicuro, diciamo un classico, che garantisce di suo il rientro in termini di pubblico. E' un po' come l'Aida all'Arena di Verona: un classico che c'è tutti gli anni.
La Lucia è un'opera già più complessa, molto dipenderà dalla qualità del cast canoro (e auspicabilmente dall'allestimento scenico, che ci si augura finalmente di nuovo tradizionale).
La Carmen è un altro spettacolo che fa cassetta (e dunque può agevolare il ripiano degli eventuali passivi precedenti).
Non capisco quale sia l'irrazionalità della scelta dei titoli: c'è un direttore artistico apposta, cui compete la scelta delle opere. Adottare un criterio unitivo tra i titoli in programma non è obbligatorio, è stato un escamotage negli anni passati per coprire, forse, talaltre carenze dal punto di vista artistico sulla scena.
Lascerei, insomma, a chi ne è competente la definizione artistica del cartellone (fatte salve - e qui intervengono il sovrintendente unitamente al consiglio d'amministrazione - le necessità economiche dello Sferisterio).
Altra cosa, invece, il marketing di promozione, i tempi di presentazione, i bilanci e i resoconti. Su questi ultimi aspetti pare più che lecito che i consiglieri comunali si interroghino e interroghino.
@ Pina Petritoli
Con una differenza: il chirurgo - anche nel peggiore dei casi - si è laureato in Medicina e Chirurgia, per espletare il lavoro di chirurgo.
Sono sicurissimo al tremila per due che volontariamente si asterranno dall'incassare l'emolumento aumentato, preferendo - proprio come con i fuochi d'artificio - voltarlo a beneficio dei meno abbienti.
Caro Sandro Micucci,
beato tu se certe sfilate ti tengono sveglio. A me provocano invece un sonno e una noia mortali. A parte il fatto che emblematicamente non leggo, tra le parentesi delle competenze, la voce cultura (ma questo sarebbe il meno), mi veniva solo da pensare che, mentre si attende lo sfaldamento annunciato del PD, a separarsi ci pensano questi di Forza Italia. Poi, tuttavia, il sonno ha preso il sopravvento e non ho capito come va a finire lo show (ovviamente sopravvivo senza grossi problemi).
Cari Sandra e Gianni,
questa foto di Giorgio mi riporta istantaneamente alla mente vostro padre Vico (anche lui col cappello bianco) e l'espressione tipica di vostra madre Adele.
Davvero Giorgio ne aveva ereditato l'eleganza e l'umanità, ma anche la bonomia tipica della migliore maceratesità.
Sono molto dispiaciuto per la sua scomparsa, sappiatemi vicino.
Ha ragione Valori: finalmente un po' di respiro intellettuale, nelle parole dell'assessore Iommi. Una lettura, una interpretazione della realtà, vorrei dire una visione. Con la quale si può essere d'accordo oppure no, però c'è. E di questi tempi davvero non è poco. Quanto a ciò che scrive Alberto Cicarè mi chiedo se, in assenza di strade e con la ferrovia che ci ritroviamo, intenderebbe giungere in città con l'elicottero oppure col teletrasporto.
Anche Hercule Poirot avrebbe qualche difficoltà a risolvere un caso così intricato, sebbene ancora in assenza di consumato delitto. Probabilmente, tuttavia, consiglierebbe alla sua autrice la riedizione aggiornata di un suo classico (in funzione profetica, perché se continua così...): "E poi non rimase nessuno".
Caro Carlo,
hai scritto una pagina al fulmicotone. Seducente la lunga serie quasi "rosariale" di perché. Domande antiche, ahimè, che stentano a trovare risposta. Ma la risposta ovviamente c'è, perché "il re è nudo", gli piaccia o no.
I ragazzi singolarmente sono una cosa, in gruppo un'altra. E' stato sempre così. Per quello una volta si diceva "attenti alle compagnie". A me, tuttavia, preoccupa molto di più l'atteggiamento del cliente abituale; per esperienza ho dovuto scoprire che sono più disonesti quelli che hanno più soldi che i veri poveri. La povertà in genere si accompagna con dignità. Certe avarizie, invece, le ho più spesso riscontrate in chi abbonda o addirittura sovrabbonda di beni.
Sentivo al telegiornale che in media gli italiani spendono - per queste vacanze - 550 euro a testa. Evidentemente tanto in crisi non ci stanno...
Di chi è l'articolo? Chiedo per sapere con chi complimentarsi: giusto di toni e di modi, e pienamente condivisibile. La chiesa è veramente bella: non ci sono altri aggettivi possibili. Anche la cerimonia di consacrazione è stata splendida, solenne e intensa, pienamente partecipata dalla prima all'ultima fila. Sì, San Giovanni è nel cuore dei maceratesi. E' sempre stata un po' la vera cattedrale, sebbene il Duomo porti il nome di San Giuliano e abbia la titolarità. San Giovanni è proprio nel cuore del centro storico: per noi che ci siamo cresciuti evoca la nostra storia, la nostra gente. Ma rimessa a nuovo, così com'era in origine, diventerà senz'altro anche una tappa irrinunciabile per i turisti, oltre che la casa della nostra tradizione migliore.
Non ho capito che c'entra il panegirico elogiativo della Scuola "Fermi" con l'argomento dell'articolo. E contemporaneamente penso che finalmente fanno fuori quegli orrendi palazzi: la gente che ci vive ha pienamente diritto di risiedere in abitazioni meritevoli di questo nome. Soprattutto considerando che ora sono pure danneggiate dal sisma. Proprio per le immensissime qualità del corpo docente della Fermi, ritengo che saranno loro stessi i primi a sopportare volentieri i disagi purché quest'opera pubblica-privata venga realizzata nel migliore dei modi.
Si avverte sempre più urgente l'istituzione di corsi professionali di formazione all'attività politica e amministrativa obbligatori per chi voglia dedicarsi da zero all'attività consiliare.
il Prof. Adornato è un caro amico, una persona con cui si ha sempre piacere di scambiare qualche parola e prendere un buon caffè. Fossi nel sindaco, lo proporrei per la cittadinanza onoraria.
Un pomeriggio lo incrociai in piazza San Giovanni vestito di tutto punto, in giacca e cravatta. Stava benissimo anche così, tanto che gli dissi: "Ammazza, che spolvero! E che è successo?". Una risata complice, una spiegazione volante (penso una comunione di un nipote, ora non ricordo bene) "ma domani torna tutto normale", replicò. Ecco: noi del centro siamo tutti così. Ci conosciamo tutti bene, anche se non ci hanno mai presentati ufficialmente. E così oggi anche per me è caduto un fulmine a ciel sereno, un grande dispiacere questa perdita. A ogni pietra che si scuce dall'ordito cresce un po' di più la malinconia. Riposa in pace tra la musica degli angeli, amico buono e gentile.
L'effetto scenico delle luminarie di Piazza Libertà è molto elegante. Bello davvero. Speravo di vedere sui pattini anche l'assessore Sacchi, che presiede allo sport. Mi auguro si cimenti nei prossimi giorni.
Il sig. Tauland Landi Ahmetaj ha perfettamente ragione: c'era una pattuglia dei Carabinieri all'imbocco dell'uscita di Montecosaro coi lampeggianti fissi accesi. Se avessero lasciata libera quell'uscita, meglio ancora agevolando gli automobilisti in arrivo a prenderla onde evitare l'ingorgo, sarebbe stato tutto più semplice.
Sarebbe anche il caso, penso, di sostituire il plexiglas del meccanismo dei Magi sulla torre con marmi bianchi realizzati dalle maestranze locali; eliminare lo sciarbo arancione (il mattone a faccia vista ha tutt'altra eleganza e significato, nel contesto della piazza), e possibilmente ripristinare per il quadrante l'azzurro stile "Della Robbia" con le lancette dorate, al posto di quell'orrendo e improbabile nero. Eliminare anche le cuspidi, che non hanno aggancio di sorta con le altre decorazioni marmoree della città e della piazza.
Infine - ma questo si potrebbe fare già subito e sarebbe cosa buona e giusta - rimettere l'orologio secondo i canoni degli orologi sprovvisti della lancetta dei minuti. Così com'è, se uno ci fa caso, è un errore marchiano.
credevo fosse il cane che abbaiava e mi chiamava per uscire, ma guardando i lampadari ho capito che non era il cane. Per la prima volta in vita mia, sono rimasto a letto per tutto il tempo. Lunghissima, ma non avevo realizzato che fosse stata così forte.
@Paolo Passaretti
... In effetti il suo commento mi ha originato un vastissimo senso di colpa: accanirsi così brutalmente con questi stimati benefattori e filantropi è davvero uno stigma da rozzi. Poveri cari seguaci di Ippocrate, che a sprezzo di ogni periglio sanano il vulnus della pubblica sanità offrendosi come riparatori abnegati! Si può essere più ingrati di così, verso costoro?
E tuttavia, mi sento di suggerire la soluzione a vantaggio dei pazienti che han viste cancellate le proprie prenotazioni: i medici "esuberanti" possono svolgere dette visite gratuitamente. Sono certo, come scrive il dott. Passeretti, che saranno lieti di poter comunque sanare il vulnus del vulnus in maniera ancora più... ippocratica.
Ad maiora.
Un saluto caro e grato al Prof. Francesco Adornato, magnifico costruttore di ponti e dialogo a tutti i livelli. Voglio augurarmi che, nonostante la conclusione del suo impegno didattico (e forse della sua permanenza stanziale in città), intenda tuttavia conservare le piccole abitudini della sua quotidianità maceratese coltivandole non solo nel ricordo ma come occasioni ulterioridi bella vicinanza.
Purtroppo, senza arrivare a droghe più pesanti, si pensa che la cannabis sia uno svago innocente, ignorando che rispetto agli anni '70 e '80 è stata manipolata e potenziata in maniera tutt'altro che indifferente. Così mi spiegava alcuni giorni fa un esperto. Ormai, cioè, è davvero una guerra di portata esponenziale, dalle droghe presuntamente "leggere" alle più pesanti e micidiali, di cui puntualmente fanno le spese i più indifesi (i più giovani, ma non solo).
Caro amico Peppe Bommarito,
sappimi una volta di più al tuo fianco tout court contro questa meledettissima piaga.
Una ragazza meravigliosa, di una profondità rara. Solo una donna così poteva stare insieme a una persona fantastica come Claudio. Sono commosso nel leggere queste righe. Claudio vive. Vivrà per sempre.
intanto dovrebbero sistemarsi altrove i parcheggi lungo la carreggiata, che restringono ulteriormente l'ampiezza della strada (e non sempre si tratta di parcheggi a regola d'arte).
Questa è proprio una brutta notizia. Indimenticabili le nostre trasferte fiorentine e milanesi, come pure la contentezza di salutarci e chiacchierare in città. Quanto mi dispiace, Claudio.
Santi concittadini, 8000 santi maceratesi da onorare se, avendo risparmi o stipendi - ed essendo grati al proprio destino territoriale - mettono i propri soldi sotto il materasso o un mattone, senza passare dalle banche!
San Giovanni passa di meraviglia in meraviglia. Gli interni promettono grandi sorprese, adesso la sfera (con le sue reliquie) e la croce che, riposizionate, allargano il cuore. In più, per i maceratesi, San Giovanni è una "porzione di famiglia" che riporta alla mente anni di ben altra lietezza.
Certo, il Duomo rimane il Duomo. Ma la centralità di San Giovanni con la sua splendida piazza e il punto di fuga su Corso della Repubblica rappresentano, secondo me, una felicissima soluzione, sebbene supplente.
Peccato, mi sarebbe piaciuto rivederti e salutarti. Grazie per gli anni della scuola e per quelli successivi, quando tornavo a farvi visita. Già che ci sei, salutami Carnevale, Nicolini, Schinca, e tutti gli altri.
Indubbiamente col mare molto mosso e la bandiera rossa non conviene avventurarsi al largo (a Civitanova l'acqua a riva è bassa e consente ugualmente di bagnarsi senza rischi). Tuttavia, se - come leggo - sono in corso le operazioni di identificazione dell'uomo annegato, forse non si tratta di un bagnante incauto...
Intanto si evince che - come per i due calabresi e il civitanovese, nonché la rissa di stanotte tra giovani sul lungomare - anche qui la matrice razzista non c'entra. Come secondo me non c'entra nemmeno nella tragedia di Alika. C'entra invece il degrado sempre più massiccio del nostro livello di civiltà. Bisognerà ripartire dalle basi: famiglia e scuola. Altrimenti temo che continueremo a registrare episodi di pura follia.
Condivido la lettura dell'amico Bommarito a proposito dell'effetto travolgente di spinta alla violenza rabbiosa derivante dall'assunzione delle droghe. Quanto all'aggravante razziale conservo invece qualche remora; o, se non la conservo, la applico anche o soprattutto ai testimoni filmanti o semplicemente guardanti, i quali (anche nella rissa del giorno dopo nello stesso Corso Umberto) hanno lasciato che tutto accadesse senza muovere un dito (repetita iuvant?).
"Con Nicola oltre l'indifferenza" deve prevedere, a questo punto, anche un'opera capillare di sensibilizzazione civica: quando si ammala il corpo sociale, diviene molto più complicato sostenere e proteggere chi è solo e a rischio dipendenze.
Una pagina dolorosissima, dove non c'entra il colore della pelle; mentre invece si evidenzia una regressione grave del livello di civiltà della nostra terra. Supponendo anche l'insistenza invadente di Alika, non è pensabile di poter arrivare all'omicidio per tenerlo al suo posto.
Ma quello che è più angosciante, grave, terrificante, è il "pubblico non pagante" che registra video, si siede e guarda, commenta a distanza, fino all'esito letale. Ti vuol venire in mente di chiamare il 112, se proprio manca il coraggio di lanciarsi nella mischia per fermare un momento di assoluta pazzia?
Nella tragedia, è' questa del contorno la pagina agghiacciante. Per la quale non si trovano parole al di là di un diffuso orrore.
Caro Fabio,
ti sono vicino perché so quanto una presenza come Giuliana (e prima come Simonetta) si facciano sentire quando vengono a mancare. Due donne, madre e figlia, che restano dentro indelebilmente per l'invicibile carica umana e la delicatezza gentile.
Mi dispiace davvero moltissimo. Mi consola soltanto saperle entrambe libere di mettere un po' a soqquadro il Paradiso, con la loro allegria!
Ti abbraccio.
Credo che questa operazione di recupero sia una delle perle più preziose in circolazione. Un vero colpo di genio (un altro: il primo è, finalmente, lo sdoganamento dell'Arena per l'esecuzione di grandi concerti sinfonici con Orchestre e direttori di fama internazionale) di Paolo Pinamonti che l'ha voluta allo Sferisterio, e di Marcello Panni che l'ha sapientemente recuperata e ricostruita.
Speriamo che stavolta si facciano registrazioni audio e video di questa preziosità e che la sorte le arrida nel tempo, più di quanto accadde all'esecuzione originale diretta dall'autore.
Da quello che vedo e che leggo, a me pare invece che per una volta l'attualizzazione della sceneggiatura non sia un puro esercizio di fantasia ma sia calata con sapiente intelligenza storica in un tempo diverso ma per certi versi analogo a quello della Roma descritta da Illica e Giacosa e musicata da Puccini.
Niente ruspe, niente capanni al mare, niente stranezze inutili (e gà questo non sarebbe poco). Poi mi sembra fantastico il gioco dei bianconeri e dei rossi che entrano a movimentare la scena: come se nel bianconero, un po' cupo e anche cinico che presiede a chi riprende anche il dolore e non solo l'amore, comunque un guizzo più forte (il rosso, l'arte, la passione, la poesia) entrasse a mischiare nuovamente le carte (per usare un'espressione famosa di Flaiano).
Se a questo si uniscono voci liriche vere, piene, drammatiche, direi che il gioco è fatto.
Propongo ai Comuni di Tolentino e Macerata l'acquisto del territorio di Pitino, dove potranno costruire case e trasferire in blocco i rispettivi residenti bisognosi di pace assoluta. Lì non manca.
Il problema storico del centro storico non è dato dal numero più o meno grande dei visitatori occasionali, ma dalla residenza stanziale, che andava tutelata e incentivata con politiche su misura già da svariati anni fa (e mai niente è stato fatto concretamente in questo senso, al di là di qualche proclama elettorale). Solo una residenza stanziale, infatti, può rilanciare il piccolo commercio, come pure la presenza di uffici per i servizi basilari (a proposito: un capoluogo di provincia può avere, a luglio, l'ufficio centrale delle Poste aperto soltanto di mattina? E' plausibile che chi abbia urgenza di spedire un pacco deve recarsi a Civitanova?).
Nonostante il pullulare di bar e ristoranti, ricordo che non ci troviamo né a Venezia né a Spoleto né a Riccione. E' quindi un curioso miracolo che la ristorazione a Macerata non conosca battute d'arresto. Ovviamente, però, questo non basta a ridare vita a un quartiere.
Una bella pioggia ristoratrice, come era quando eravamo piccoli. Quindi un riassestamento delle temperature su valori tradizionali per il nostro Paese in questa stagione. La nostra estate era così: di sera, spesso, serviva un giacchettino. Magari, dunque, facesse un bel temporale come si deve e piovesse per buona parte della notte! Ho paura, invece, che si risolva tutto in tre tuoni, quattro lampi e due gocce: il risultato sarebbe un'afa ancora peggiore.
Vorrei ringraziare Massimiliano Sport Bianchini per la tenace e attenta premura, dai tempi in cui era assessore, al mondo dell'associazionismo culturale. Ricordo annate ricche di eventi in ogni angolo di Macerata, estati che contribuirono a invertire il tradizionale esodo verso il mare, donando a chi costretto a rimanere occasioni per sentirsi meno soli (che non è per niente poco, di questi tempi specialmente).
Il grande volano del teatro storico all'aperto (lo Sferisterio), i musei con l'attrattiva di Mostre memorabili, e per le vie e le piazze momenti altrettanto qualificanti e seduttivi.
Mi auguro che questa Festa della Musica 2022 voglia significare una ripartenza completa per tutti.
Umberto sembrava non dovesse invecchiare mai. Glielo dicevo sempre, quando ci incontravamo: "com'è che io invecchio e tu no?", perché grazie allo sport si era sempre mantenuto in forma smagliante. Persona gentile, simpatico e sempre pronto alla battuta, un buon amico dai tempi della nostra prima giovinezza. Questa notizia dunque mi addolora e mi lascia interdetto una volta di più.
Non posso che associarmi totalmente alla proposta dell'amico Guido. Miro è stato grande anche e soprattutto perché - nonostante si sia mosso nelle capitali dell'arte sin da giovane - ha sempre scelto di ritornare qui.
Questo suo legame indistruttibile per la nostra Macerata andrebbe dunque onorato al meglio: non cioè con una strada di scorrimento, ma in un quartiere abitato.
Ricordo molto bene quelle stanze al primo piano, dove abitava la famiglia Pompei (stranamente dimenticata, in questo viaggio della memoria, mentre la pasticceria Pompei ha significato per Macerata uno dei locali più antichi e più famosi anche oltre i nostri confini, per le specialità tipiche offerte da "Sor Ettore" e, prima, da suo padre): come dimenticare le "palle de Pompè", le pizzette di Lucio Piergentili, la mitica torta alla crema ed amarena, etc.?
Credo che, per onorare opportunamente quel palazzo e quegli ambienti, non si possa assolutamente prescindere da quel pezzo di storia.
Come ho scritto nel mio blog, sono contento di leggere che Stefano Di Pietro (ideatore n.1 della manifestazione degli "Aperitivi europei", anni addietro) la pensi esattamente come me sulla formula che va innovata e rinforzata con interventi culturali e musicali più a tema e soprattutto individuati e organizzati dall'Amministrazione.
Altrimenti - avevo scritto nella mia pagina - finisce per diventare, come già in parte è, una sagra come tutte le altre; dove l'obiettivo non è un divertimento costruttivo nel nome dell'incontro con altre gastronomie, culture e tradizioni, bensì soltanto un'occasione in più per ingozzarsi e soprattutto bere (spesso a sfascio).
Pensavo a momenti musicali a tema, ma anche siparietti teatrali o letterari collegati alle nazioni scelte dai locali. Trovo davvero stonato, invece, il ricorso facile alla più anonima musica da discoteca; o il mancato allestimento dei locali e del personale, al di là delle bandiere esposte.
Così, l'ottimo ricorso alle nazioni dell'Europa diventa soltanto un pretesto. Mentre invece dovrebbe significare ben altro: e in tal senso attirare, su Macerata, non solo gente in gran quantità, ma anche artisti degli altri paesi, favorendo gemellaggi, etc.
Temo tuttavia, per più motivi..., che non lo ricorderò.
Io tuttavia, nel mio intervento qui riassunto dagli amici di Cronache, prendevo lo spunto dal fatto dei Canullo per lamentare tanti altri casi di gente che pur chiedendo aiuto non ne viene a capo in nessuna maniera.
Non si pianga. Abbiamo in città un direttore artistico che è musicologo e dunque in grado di fare al meglio il lavoro che gli compete: organizzare una stagione lirica di qualità, dai musicisti ai cantanti, dalle firme per le regie a quelle per le scene (ma prima musica e voci, grazie).
Possiamo agevolmente sopravvivere senza i baracconi. O almeno senza quel tipo di baracconi, totalmente inutili e fuorvianti in relazione alla bellezza dell'opera.
Purtroppo, non si capisce bene per quale recondito motivo, c'è un po' la tendenza a "prendere tempo" di fronte ai problemi che - spesso anche a fatica - chi è in difficoltà manifesta, magari anche più di una volta. Vigono più agevolmente gli incoraggiamenti o gli indirizzamenti a terzi (che sono gratis...), oppure un improvviso e violentissimo attacco di sordità. Le coscienze si possono agevolmente sgravare "dopo", con il celeberrimo pianto del coccodrillo: quando cioè il problema è risolto, anche se non è detto che si sia risolto nel modo auspicabile.
Se si mettesse una bella manina sulla coscienza, hai voglia quante situazioni conosciamo tutti quanti fingendo in scioltezza di non poter fare nulla. E questo vale proprio per tutti: singoli e istituzioni. Specie nella piccola città (non quella di Thornthon Wilder).
Scrive l'amico Patrassi: "Vuoi anche per la pandemia che ha impedito incontri in presenza". Ma de che?, mi tocca replicare. In streaming si è fatto di tutto, durante la pandemia. Ovunque tranne che in Consiglio comunale?
Non sarebbe possibile fare una petizione con raccolta di firme per invocare il ritorno del questore Pignataro?
Ovviamente non vorrebbe essere una dimostrazione di discredito per il successore, né penso che sia l'unico servitore dello Stato in grado di invertire la rotta pesante e orrenda che ci riguarda. Tuttavia, Pignataro è diventato un simbolo (anche le scritte sui muri contro di lui ne hanno testimoniato le qualità) e un suo ritorno potrebbe significare tanto.
Anche a me pare un'ottima soluzione di recupero. Un'operazione non solo architettonica, ma storica e culturale. L'amore di Silvano Iommi per la Macerata che non c'è più (ma che il sogno e alcuni interventi mirati possono contribuire a ricreare) mi danno la netta percezione che il suo sia, e a pieno titolo, un eccellente assessorato alla cultura.
Dovrebbe far ridere (o piangere)? A me fa abbastanza pena, nemmeno sdegno. Certo, non mi piace. Ma credo offenda più l'intelligenza di chi l'ha concepita che le convinzioni dei potenziali destinatari. Della serie "raglio d'asino non arriva in cielo".
Alcuni pensano di aiutare questi stranieri attraverso l'inciucio o la truffetta; in realtà fanno soltanto il loro male, perché li condannano ad una condizione di perenne sudditanza. Sulle prime, anche gli stranieri possono pensare che li si stia aiutando; ma dopo un po' di tempo, se invece aiutati correttamente, capiscono il senso di quella fatica iniziale e tornano a ringraziare.
Molti ignorano che la ventilazione ad ozono è in realtà molto complessa: una volta effettuata, se entra uno che starnuta o tocca un tavolo bisogna - appena uscito - ripetere la manovra. E soprattutto arieggiare i locali, perché l'ozono non può essere utilizzato in presenza delle persone, in quanto fortemente nocivo. Poi ci sono i purificatori di aria, che sono un po' come i sistemi tradizionali di aria condizionata, ma che non risolvono adeguatamente il problema delle varie tossicità presenti nell'atmosfera.
Sono a conoscenza però di un altro sistema di sanificazione, che agisce mediante il perossido di idrogeno, funziona in presenza e elimina fino al 99,98% di batteri, virus, acari, polveri sottili, fumo, etc. Non va installato, funziona a corrente consumando poco e risultando anche silenziosissimo.
E' un sistema approvato dal Ministero della Salute, premiato come miglior sistema di sanificazione al mondo dalla Space Foundation (per intendersi, la Nasa). Io ce l'ho ed è una mano santa.
Sbaglia il lettore che parla di soldi buttati al vento: possono risultare buttati al vento se spesi in sistemi di sanificazione dell'aria e delle superfici inadeguati. Ma per fortuna non sono tutti così. E i soldi spesi per respirare bene, a mio parere non sono mai spesi male.
Sono certo che l'amore per Macerata e per i maceratesi spingeranno i nostri valenti amministratori a rinunciare all'emolumento aggiuntivo, essendo già notevole quello precedente. Sono dunque certissimo che apriranno un fondo per incrementare gli aiuti ai meno abbienti con questi soldi (peraltro nostri anche questi, perché lo Stato - vorrei ricordarlo - siamo tutti noi...).
Caro Don Luigi,
degli anni scorsi mi rimarranno indelebili le splendide chiacchierate passeggiando o in centro o per le Mura. Con te, ogni argomento diventava spunto per le più felici digressioni, sia serie che facete. Alcune volte non siamo andati d'accordo, altre volte abbiamo riso forte all'unisono (perché eri anche un grande ironico, un umorista nato), altre ancora ci siamo rallegrati per qualche segreto miracolo o rattristati per qualche pubblico dolore.
Ricordo anche tutte le volte che mi sollecitavi a scrivere per Emmaus dandomi una scadenza di consegna che puntualmente disattendevo per costituzionale dimenticanza e distrazione: e tu dai che richiamavi, lamentando il ritardo nell'impaginazione per colpa mia, etc. Te ne chiedevo sempre scusa, ma in fondo entrambi sapevamo che era diventato un piccolo classico: e un'occasione ulteriore per scambiarci due battute.
Negli ultimi tempi - da quando cioè la salute ha cominciato a voltarti le spalle - mi raggiungevi quotidianamente con alcune pillole di Don Tonino Bello. E io replicavo con un'icona o un'immagine di un altro santo. Era uno scambio anche quello, un incontro anche quello: senza parole nostre, stavolta. Ma con medesimo affetto.
Oggi è una giornata un po' triste per tutti noi, almeno quanto è felicissima per te che sei giunto a destinazione.
Ricordati, da lassù - dove si sta benissimo e certo meglio che qua - che puoi continuare a dialogare, nei modi nuovi che ora ti sono propri. Oremus ad invicem. Come dicevamo quaggiù.
Non era certamente un pret-a-penser. La sua cultura profonda e profondamente vissuta l'ha animato sino all'ultimo, facendo di lui - anche negli anni della vecchiaia - un maestro ancora militante.
Sincere condoglianze al figlio e alla famiglia tutta.
Sono fortunato: essendo allergico allo iodio, non mi punge vaghezza di tormentarmi alla ricerca dello iodio perduto. Sarà dunque quello che Dio vuole. In questa prospettiva, che sembra la peggiore possibile, in realtà posso rilassarmi totalmente. Vorrà dire che, se sarà giunta la mia ora a causa delle radiazioni nucleari e mi si aprirà la strada del Paradiso (del Purgatorio, più attendibilmente...), avrò se non altro finito di pagare le tasse.
Sta diventando una barzelletta: ma sapete quanti supermercati e centri commerciali ci sono in pochi chilometri, per una popolazione giuridicamente chiamata città mentre in realtà si tratta di un paesotto circondato da paesetti?
Poi l'altra questione, giustamente sollevata da Perticarari: quali sono gli esercizi commerciali che andrebbero a farne parte? Gli stessi ora presenti nei centri commerciali circostanti che si sposterebbero o nuovi e non presenti in provincia?
Infine: il centro storico di Macerata (ma anche di Corridonia) deve proprio diventare un set dismesso di Cinecittà? Se dev'essere così, allargate il parcheggio del cimitero: famo prima.
Finalmente il grande repertorio sinfonico fa ingresso allo Sferisterio. Spiace che la situazione internazionale venutasi a creare costringa a rinunciare all'Orchestra di San Pietroburgo diretta da Gergiev; io tuttavia non dispero, una delle prossime volte, di poter assistere sul nostro splendido palcoscenico all'aperto ai quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov: che è stato, sì, un grande compositore russo; ma che appartiene al mondo intero. Come tutta l'arte e tutta la musica. E come la pace che, speriamo, venga presto ovunque e per sempre.
Trovo sconcertante rivalersi su un artista, quale che sia il proprio convincimento. E' il grande guasto del Novecento, il pre-giudizio ideologico: che ha spazzato via, in nome dell'ideologia, fior di scrittori, artisti, musicisti. Vogliamo ripetere all'infinito questo errore?
Aspetto Gergiev allo Sferisterio per applaudire la sua arte, almeno quanto mi sento distante dalla guerra in Ucraina (ma anche in Etiopia, in Siria, in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Africa, etc.).
In effetti, l'ormai ex-consigliere di FdI è troppo saggio per continuare a vivere qui da noi. Facciamolo contento: che vada a ringraziare da vicino gli amati russi. E ci rimanga per sempre.
La cosa più semplice sarebbe prolungare Via Natali dietro il distributore di benzina, per congiungerla con la rotonda che va verso Piediripa o verso Macerata. Con un senso unico ad anello lungo la statale che accerchia il quartiere risalendo da Via Natali (o proseguendo verso Tolentino).
"Una voce poco fa" (Barbiere di Siviglia). Che letta transitivamente, con il "fa" in funzione verbale, acquista tutt'altro significato. Speriamo che la "voce di uno che grida nel deserto" (sia il Battista di evangelica memoria, sia l'amico carissimo Peppe Bommarito) convinca i comuni maggiori della nostra provincia che "una voce poco fa" e dunque sarebbe ora di ascoltarle entrambe. Ma nel caso ne fosse disponibile una sola, per quanto poco possa fare sarebbe carino ascoltarla.
Sogno i quattro concerti per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, il Requiem di Fauré e quello di Verdi, il repertorio sinfonico semisconosciuto di Puccini... e una Misa flamenca, una Misa criolla!
Pinamonti non lo sa, ma mi fa sognare.
Caro Guido,
hai svolto un lavoro eccellente. Una splendida antologia, se possibile addirittura più attenta e illuminante della precedente. Anzitutto per l'aggiornamento dei protagonisti, poi soprattutto per l'introduzione, che vale un saggio a sé e che si può tranquillamente prendere a bussola per l'intera poesia italiana del tempo presente.
Credo anzi che da tale approfonditissimo studio non si possa prescindere, se si vuol parlare di poesia in modo attendibile, oggi.
Entro nel merito soltanto per manifestare approvazione all'idea di un grande e qualificato museo dedicato all'Oriente, con attenzione rivolta tanto alle collezioni pubbliche quanto a quelle private, come indicato dall'assessore Iommi.
Sarebbe un gioiello importante, specie nella città di Padre Matteo Ricci e dei rinnovati e sempre più saldi rapporti con la Cina.
Carissima Claudia,
non la conosco ma sento di volerle stringere idealmente la mano per la serenità con cui ci mette tutti quanti di fronte a un reale problema interpretativo della realtà attuale: vaccino sì vaccino no non significa infatti ammalarsi oppure no, contagiarsi oppure no, bensì più semplicemente rischiare di andare ad intasare gli ospedali che in due anni lo Stato non ha arricchito di nuovi reparti e/o maggiori posti letto, né provveduto ad assumere personale aggiuntivo. Questo balletto di tiri incrociati vax/novax sposta il problema senza minimamente affrontarlo e tanto meno risolverlo.
Lei, allora, cara amica, ponendo in primo piano la sua condizione di malata oncologica, non fa altro che riportarlo là dove realmente sta, il problema: siccome la situazione è questa (posti letto in ospedale limitati, etc.), conviene che ci si unisca assumento ognuno le proprie responsabilità: e questo vale anche per i novax che conosco e a cui posso stringere la mano per l'onestà e la lealtà di tenersi a bada rispettando le normative vigenti. Così come altrettanti - me compreso - hanno invece ritenuto opportuno fidarsi delle indicazioni e sottoporsi anche alla terza dose, per la propria e per l'altrui migliore battaglia contro i rischi del covid.
Entrambi - vax e novax - dovremmo invece convenire sul fatto che chi non ha le p. per tenere fede ai propri convincimenti e pagando ha falsato le carte (con la compiacenza di qualche delinquente) meriterebbe di essere chiuso in una cella, avendo noi premura assoluta di buttare la chiave.
Quanto a lei e a tanti altri, anche di mia conoscenza, che hanno preso in mano la propria malattia e la combattono con dignità e grande coraggio, anche in mezzo a questa tempesta aggiuntiva, mi sappia dalla sua parte (per quello che può contare).
Quando vennero effettuati i lavori di ristrutturazione e recupero della Galleria del Commercio, curiosamente nessuno pensò all'abbattimento delle barriere architettoniche (non doveva essere previsto per legge?), continuando a lasciare di fatto irraggiungibile il piano intermedio.
Ora, se si provvederà all'istallazione di ascensori a servizio dei locali dell'ex-Upim, mi auguro che siano fruibili da tutti e non solo dai clienti degli esercizi che vi prenderanno alloggio.
Sono molto contento di questa scelta. Finalmente un musicologo, docente universitario e anche pianista. Lo Sferisterio non può che giovarsene. Ma non solo lo Sferisterio, direi. E, anzi, me lo auguro.
Alla fine il bilancio delle luminarie è positivo, non fosse per quelle palle tra le lucine che in teoria dovrebbero riflettere la luce (ma come fanno, essendo di plastica opaca? Qualcuno vorrei che me lo spiegasse! Passi, in parte, per quelle dorate; ma quelle bianche...). Certo, se qualcuno le prende di mira con fucili ad aria compressa sta esagerando. Non sono belle, ok, ma non al punto da meritare il pallicidio!
Sarei invece molto più curioso di capire che cos'è quell'accrocchio di vasi, finta neve e poster di cartoni animati (da Pollicino a Babbo Natale) nel Cortile Municipale: al di là dell'assetto sgraziato, davvero non si capisce cosa voglia rappresentare e soprattutto a che serva. Un cartello invita a farsi un selfie, ma dove? L'unica postazione che sceglierei è quella ai piedi di Esculapio o delle formelle con le iscrizioni, o infine delle lapidi dei caduti (onore ad essi): elementi per i quali non serviva tutto quel caravanserraglio. Ma mai dire mai: forse a qualcuno piace...
@Sandra Ballini
Appunto: i nostri genitori, dopo l'orario stabilito, chiudevano a due mandate e non si rientrava per niente al mondo. Notte all'addiaccio e il giorno dopo una bella legnata tra capo e collo.
Non come oggi: oggi - come anche lei ha scritto - i genitori aspettano, in molti casi addirittura accompagnano i figli in discoteca e poi vanno a riprenderli aspettando ore all'uscita. Era molto meglio e molto più sano prima.
Veramente questo pomeriggio alle 19 circa era acceso. Carino, ma niente di ipertecnologico: anzi, ne ho apprezzato la semplicità e il fatto che non si trattasse di un albero vero tagliato. In Piazza Libertà (sono passato solo lì) un cielo punteggiato di lucine gialle sanza infamia e sanza lode. Quanto invece alle luminarie per le vie principali (accese pure quelle, con in mezzo le palle di plastica opache di cui non si capisce il senso)... conviene riportare lestamente lo sguardo sull'alberello. Bello, l'alberello! Viva l'alberello!
Un galantuomo, gentile e affabile, grande ironico. Ed anche un caro amico. Mi dispiace molto. Povera Macerata, perde un'altra delle sue colonne migliori.
da non civitanovese né elpidiense, reputo però che si tratti di una decisione quanto mai saggia ed opportuna. Un lungomare davvero lungo, come accade in Abruzzo o in Romagna. E su tanti altri litorali italiani.
Sono due coraggiosi che ci scomodano dalla frenesia che ci pare indispensabile e ci avvelena l'esistenza. Noi ce ne stiamo felicemente tristi e ripiegati sulle beghe, intontiti dalla tv e dallo stress; e quando ci passano davanti questi due+tre che senza pretendere nulla ci invitano a prenderci di peso e vedere come ci stiamo riducendo, ci sono solo due possibilità: 1) ringraziarli per il coraggio che non abbiamo più e perché ci ricordano che non è vero che siamo condannati a una vita d'inferno; 2) attaccarli in nome di pregiudizi e frasi fatte: purché non si veda che nell'inferno ci stiamo noi.
Caro Gianfranco Cerasi,
convinto come sono della perennità di Macerata, anziché lanciarmi come fai tu in un'idea di futuro di là da venire (tutte le volte che ci abbiamo provato è andata male, vedi le piscine, il palazzetto della Lube, l'ospedale, la strada Nord, nonché vetrine e varianti in centro storico che hanno soltanto peggiorato e squalificato il bello e il bellissimo che c'era - quante vetrine liberty sacrificate? Etc.); convinto - come dicevo - della perennità (leggi pure immobilità) maceratese, credo molto più fattivo ancorarsi al presente antico.
E poi rassegnati: anche tu sei antico. Proprio come me.
Caro Maurizio Del Gobbo,
mi chiedo come possa essere impattante il parcheggio sotto Rampa Zara dopo tutti gli orrori di cemento che in cinquant'anni si sono succeduti su quel lato della città, dall'orrenda Galleria Scipione fino ai palazzi "vetrati" di via Trento e al moncone della Strada Nord. Ero piccolo che già si parlava di rendere quel parcheggio nascosto da pergolati, mi vorresti dire che oggi non esistono sistemi per renderlo il meno fastidioso possibile?
E poi, abbi pietà: faccelo vedere realizzato, 'sto parcheggio sotto Rampa Zara. Non ti ci mettere proprio tu, adesso.
No, il Park Sì non è sufficiente: di mattina specialmente si riempie in un battibaleno (ed è un bene enorme, sia chiaro, che finalmente i maceratesi abbiano capito che conviene parcheggiare lì invece di salire in centro).
Faccela voltare, 'sta benedetta pagina. Anche se i tempi sono cambiati, anche se i residenti se ne sono andati pian piano quasi tutti, anche se i negozi aprono e chiudono poco dopo, facci voltare questa benedetta pagina: faccela sperimentare la gioia di vederla realizzata, un'opera pubblica a servizio della città.
Ignoro l'importanza di parlare la lingua inglese per un direttore artistico, cui si devono piuttosto richiedere competenze orchestrali e di allestimento di spettacoli musicali e concertistici, oltre che naturalmente legate alla conoscenza delle vocalità melodrammatiche. Vedrei la conoscenza della lingua come un di più, mentre non saprei rinunciare alle altre qualità qui sopra indicate.
Quest'estate avevo effettuato una segnalazione perché, pur vivendo all'ultimo piano in centro storico, una notte mi sono visto una pantegana sul davanzale della cucina (per fortuna la finestra era chiusa). Mai successo in 47 anni che vivo qui. Mi hanno risposto che stavano studiando la maniera più opportuna di derattizzazione e che, pertanto, nel frattempo, non l'avrebbero effettuata. Chi vive sperando... e non termino il noto proverbio. Chissà se adesso, che i "sorcetti" hanno devastato telecamere e fibra ottica, il Comune passerà agli antichi sistemi o continuerà nella ricerca sapienziale del rimedio più opportuno!
Marco Romagnoli, non esagerare. La Prima e la Seconda Guerra Mondiale sono stati due flagelli terrificanti, dove la crudeltà umana ha raggiunto livelli che speriamo non si verifichino mai più.
Quanto all'assessore Laviano, anziché "curarsi" dei giovani che seguono Greta, provveda alla derattizzazione della città, sennò tra un po' ci ritroviamo sommersi dalle pantegane.
Cari amici della Lutes,
sono molto soddisfatto che ci siate. E che di voi facciano parte alcuni carissimi amici di cui conosco da tempo serietà e amore per Macerata.
E' un segnale incoraggiante che ci sia qualcuno che ci creda ancora: e che si organizzi per arricchire le nostre contrade con eventi e progetti non soltanto distrattivi ma anche costruttivi.
Se ne accorgerà l'istituzione (che qui non vedo, né in foto né in commento)? Conta poco, direi: se c'è la città, se ci sono le sue forze migliori.
Dunque, avanti tutta. Mi riaprite il cuore.
Politica o non politica, a me pare un assurdo insopportabile sacrificare l'unico polmone di verde che c'è, in una zona piena di palazzoni (alcuni inagibili, altri abbandonati). Oltretutto l'edificio finirebbe anche per sacrificare la splendida vista che da lì si gode. Buttate giù i mostri condannati a morte dal terremoto, recuperate - come dicono giustamente i residenti di là - gli edifici dismessi e orrendi a vedersi e salvate i giardini.
Sarebbe opportuno, anche, che l'Università aprisse un corso universitario post-diploma in Agraria o Diritto applicato all'agricoltura (tipo per l'apertura e la gestione di imprese agricole, etc.). L'Istituto agrario di Macerata è davvero una grande eccellenza del nostro territorio; quindi va potenziato in ogni maniera possibile.
Contemporaneamente, però, non si può prescindere dal fatto che la magagna sia cominciata una ventina d'anni fa. E che, tra tira e molla e vari distinguo, si sia trascinata da Meschini e Carancini fino ad oggi: perché è stato consentito che si arrivasse a questo punto?
Il dramma, purtroppo, sarà per i negozianti del centro e dintorni, per chi coraggiosamente ha sfidato le tendenze e ha deciso di investire da noi aprendo nuovi negozi. E' vero che la concorrenza è l'anima del commercio, ma quando un piccolo commerciante si trova a concorrere con una megastruttura di quella portata, cos'è che fa convincere che la meglio ce l'avrà il piccolo commerciante?
Quanto meno, prima di aprire il "megalodonte" bisognerebbe eliminare il passaggio a livello di Collevario, collegare diversamente le frazioni, realizzare il parcheggio a Rampa Zara, rifavorire la residenzialità in centro storico, dare corpo stabilmente, nel corso di tutto l'anno, ad una diversa idea di città culturalmente e socialmente attraente. Preparare se non altro le paratie per affrontare l'assalto. Prima, però: non dopo.
Mi domando soprattutto una cosa: considerato il nostro numero di abitanti, a chi serve una megastruttura come quella? Un tempo in città facevamo il gioco di quanti sportelli bancari vi fossero. Oggi facciamo quello del numero dei supermercati e dei centri commerciali. Tralascio ogni commento ulteriore sui cambiamenti di prospettiva da prima a dopo le elezioni, sia da una parte che dall'altra. Ribaltamenti da fare invidia ai trapezisti circensi più spericolati. Sono talmente diversi gli uni dagli altri (prima) e gli altri dagli uni (dopo) da farmi temere che in realtà siano tutti dalla stessa parte.
Praticamente è come dire "trasferire il centro storico dentro il centro commerciale". Se ci fanno anche dei mini-appartamenti, ci vado pure io. Tutti a Piediripa olé olé!
Distribuiteli nel centro storico di Macerata. Così, visto che non provvedono alla disinfestazione (pare stiano studiando il sistema migliore, ma nel frattempo quelle proliferano...), ci penseranno loro a liberarci dalle pantegane.
Ordinanza opportuna, ma rimango convinto che belle ronde diffuse delle forze dell'Ordine dopo la mezzanotte siano in grado di scoraggiare molto più delle telecamere che - pur necessarie - tuttavia permettono di risalire all'identità dei danneggiatori dopo la consumazione del danno.
(Volendo esistono pure quei bei droni che vennero inaugurati durante la prima pandemia...)
Carissimo amico Peppe Bommarito,
ti ringrazio per l'iniziativa e per gli ospiti che hai invitato. Spero davvero che la sala si riempia e che la serata possa ripetersi anche qui a Macerata.
(A proposito, come mai a Corridonia? - senza nulla togliere a Corridonia, sia chiaro)
Non voto in consiglio (né mai mi accadrà) ma sento di associarmi toto corde alla richiesta dell'amico David Miliozzi e degli altri consiglieri. Tra l'altro, David da più di un anno e mezzo promuove questa fantastica idea dedicata alla vita e all'opera di Dante Ferretti, e mi parrebbe davvero suicida accantonarla o snaturarla. Tutto il resto - perlomeno in campo artistico e figurativo - direi che deve venire dopo. E non credo di essere il solo, tra i maceratesi, a pensarla così.
Caro Carlo,
bellissimo articolo. Con un appunto (non a te direttamente, ma visto che l'hai citato tu...): "il poeta" non "finge / immaginando cose vane", tutt'altro. Anzi, vorrei proprio dire che "il poeta non finge". Punto. Ma il poeta (appunto). Gli altri...
Ohimè ohimè!
Se va in porto il Parcheggio a Rampa Zara con l'attracco meccanizzato, chiediamo l'apertura della causa di beatificazione del sindaco, perché si tratterebbe chiaramente di un miracolo.
Continuo a pensare che i bagni chimici (come i vespasiani) farebbero soltanto la gioia dei più incivili: un bersaglio in più da centrare e devastare.
Anche l'udienza municipale secondo me serve a molto poco. I consiglieri comunali di oggi lo sanno, così come lo sapevano quando erano all'opposizione o in maggioranza nei dieci anni precedenti. Hanno mai fatto qualcosa? No.
Ci possono aiutare soltanto le forze dell'ordine, dopo la mezzanotte.
Non aveva un carattere facile. Abituati ai sorrisi e alla bonomia di Tarcisio Carboni, il salto si fece sentire. Riservato, taciturno, lui stesso aveva peraltro dichiarato "Non è facile fare il vescovo dopo un santo". Ricordo di averlo salutato con entusiasmo, quando se ne andò a Fermo. E non avrei mai creduto - come invece dopo successe - di avere occasione di tornarci a parlare, e molto diffusamente, invitato proprio da lui nel suo nuovo episcopio fermano. E lì fu una scoperta: di umanità, di semplicità, di umorismo, di enorme sensibilità; gli dissi "Ora ho capito, con lei si può anche litigare perché prima di essere un prete lei è un uomo". E lui, ammiccando sorrise: "Ah sì, questo sì!". Ricordo benissimo quel giorno, in cui ci chiarimmo a lungo e ci riconciliammo anche con un po' di reciproca commozione. Negli anni che seguirono, quando ci sentivamo mi mandava sempre i saluti per Macerata e i maceratesi, e anche per Cronache Maceratesi che - con la scusa dei miei corsivi - dimostrava di gradire e di leggere spessissimo.
Mi dispiace non averlo potuto salutare come avrei desiderato. Sono certo però che dal Cielo, insieme a quell'altro gigante che è stato Mons. Tarcisio Carboni, sarà vicino alle nostre sorti, singole e cittadine.
Caro Giuliano Meschini,
fino a prova contraria Giuseppe Mazzini non è patrimonio di "qualche loggia massonica", come scrive lei, ma di tutta la nostra tradizione storica e culturale. Magari si rileggessero i suoi scritti, in questo tempo di oscurità. Ora, se si sposta il suo busto nella piazza che porta il suo nome, io credo che sia impresa semplice ed anche opportuna (oltretutto con la possibilità di trasformare il giardino di via don Minzoni in un luogo memoriale ricciano - e credo che i rapporti con la Cina, anche a livello universitario, ci consiglino operazioni di questo tipo).
Questo non preclude la risistemazione delle strade (attività di ordinaria amministrazione).
Da residente perenne in centro storico mi chiedo come sia possibile che le ronde passino in pompa magna tra le 22:00 e le 23:00, quando è chiaro che i casini cominciano ben oltre la mezzanotte (lo sappiamo noi, non lo sanno loro?).
Ci tocca subire orde di barbari che attendono la movida per fare a chi beve e vomita di più (li ho sentiti io con le mie orecchie fare queste dichiarazioni). I più tranquilli si limitano a cospicue pisciatine in ogni dove.
Quindi ci attenderemmo (dopo un buon decennio di queste torture notturne - altro che giunta Parcaroli, sig. Giuliano Meschini: anche quella Carancini non ha mai saputo muovere un dito per risolvere la faccenda) ronde a sorpresa, con sanzioni pesanti (dalla multa a tre zeri al Daspo), ovviamente nel cuore della notte.
Oppure, a scelta delle forze dell'ordine e degli amministratori vecchi e nuovi, il giorno dopo una bella ripulitura armati di scope, segatura, secchi d'acqua, detersivi e olio di gomito.
Altrimenti temo che alla fine i pochi residenti resistenti opteranno per un metodo antico, arricchito di altre sostanze (della serie "Chi più ne ha più ne metta"). Sostanze corporali, si capisce: non sia mai recare oltraggio all'ambiente.
Per i residenti, basterebbe permettere nuovamente la sosta lungo Corso Matteotti, la cui chiusura al transito e alla sosta davvero non si riesce a capire.
Caro Gianni Menghi,
l'apporto di sacerdoti dal seminario internazionale significa più sacerdoti per la diocesi: trattandosi di sacerdoti cosiddetti secolari, tutti quanti incardinati in diocesi, non c'è nessuna differenza tra gli uni e gli altri. Quanto alla loro missionarietà, ti suggerisco la lettura dei documenti del Magistero, a proposito del fatto che ogni presbitero dovrebbe essere disposto a servire la Chiesa in ogni luogo della Terra ove ce ne sia bisogno. L'anomalia, voglio dire, non è la vocazione missionaria ma quella all'inamovibilità.
Quanto al discernimento, quest'ultimo spetta al Pastore che guida la Diocesi. Vorresti per caso essere più realista del re?
L'enigma si risolve solamente facendo, dopo il vaccino, l'analisi seriologica e verificando la quantità di anticorpi neutralizzanti. Il vaccino, infatti, riduce sensibilmente la virulenza del covid (e questo è assodato); tuttavia, non tutti i soggetti sviluppano un numero di anticorpi identico. Su alcuni soggetti sì, su altri no. Purtroppo è così. Quindi può capitare che un vaccinato con doppia dose non abbia sviluppato un numero di anticorpi sufficiente, nonostante l'iniezione del vaccino (mentre un altro, invece, sì). In definitiva, l'analisi seriologica degli anticorpi neutralizzanti taglia la testa al toro e ci rivela qual è la nostra reale condizione.
Così mi assicurano i miei parenti medici.
Arrivederci a fine corsa, Giovannino! Ti ringrazio sin d'ora per la bonomia che hai regalato a tutti gli amici e anche a me. Condoglianze a Simona e alla famiglia.
Mi incuriosisce la fine che fa il lavoratore in nero percettore del reddito di cittadinanza: perde il benefit statale (visto che ha il lavoro) o perde il lavoro (visto che ha il reddito)? Spero la prima della due, altrimenti siamo veramente alla follia!
Purtroppo ho conosciuto tante persone afflitte da solitudine, ma anche perdita del lavoro, necessità economiche stringenti, situazioni familiari difficili e al limite del sopportabile. Purtroppo alcune (nemmeno poche, in verità) le ho viste il giorno dopo sul giornale, quando era ormai troppo tardi e già si scatenava il puntuale "smarrimento piangente" degli sbigottiti. Il dramma peggiore, credo, è quella pessima "pacca sulla spalla" di incoraggiamento che taluni, per tacitare la coscienza, affibbiano al malcapitato di turno senza aggiungere altro. Capita? Altroché, hai voglia se capita. Come capita l'esercito di quelli che fanno finta di non capire, che forse non hanno sentito bene, che non immaginavano che fosse così grave (bum!).
Dopo si inaugura il lamento di Antigone: aiuta la sepoltura... e permette di ricominciare continuando come prima.
E' un fatto tristemente culturale, figlio di una civiltà ormai allo sbando, individualista e ripiegata a 90° sul cellulare.
Ma le Istituzioni, almeno, si ridestino dal letargo: passino dal burocratese all'umano. La gente muore. Non è uno scherzo.
Un grande dispiacere. Conoscevo sia Alessandro (da prima dell'incidente) che suo padre, suo fedele accompagnatore in centro negli anni recenti. Davvero incomprensibile la presenza del termosifone acceso col caldo di questo agosto. Che può essere successo?
Riposino in pace.
Se stiamo parlando di un'istituzione (e la Regione lo è), ritengo che sia improponibile che essa assuma comportamenti istituzionali di segno opposto a quelli previsti dallo Stato. Un conto la battaglia politica, tutt'altro conto il ruolo istituzionale ricoperto. Altrimenti non è più democrazia, bensì anarchia.
Sono d'accordo che le misure previste per le scuole, gli ospedali, gli autobus, i ristoranti e i treni, debbano valere anche per le istituzioni: le quali, anzi, dovrebbero dare l'esempio ed essere le prime a mettere in pratica le regole. Mi stupisce, anzi, che un tale provvedimento non sia ancora stato adottato.
Poi c'è anche l'altra faccia della medaglia, tipicamente nostrana: si richiede un lavoro di massima professionalità. Poi quando arriva il momento di pagarlo, "simo amici"...
Sarebbe il caso, forse, che i nostri imprenditori si decidessero ad investire sulla formazione professionale di candidati alle mansioni di cui hanno bisogno, meglio se con promessa di assunzione dei migliori a fine corso. Uno che non ha esperienza come fa a farsela, se non viene mai messo in condizione di imparare?
Non tutti sanno che Peppe aveva un fiuto speciale nelle previsioni elettorali: centrava sempre il nome dei vincitori. Anche quando le sue idee sembravano in totale controtendenza rispetto agli umori.
Era un uomo di grande intelligenza, nonostante non avesse fatto che qualche classe delle elementari. Mi aveva raccontato tante volte la sua infanzia, la sua vita. Era in fondo un innocente, un puro. Con le sue fissazioni, indubbiamente. Ma anche con una sua bella finezza, come quando con ironia ti fissava coi suoi occhi verdi brillanti. Prima di chiudere ogni discussione con una sua battuta fulminante.
Vantava anche un imitatore d'eccellenza: l'amico Paolo Fortuna, che in un carnevale degli ultimi in cui a Macerata ci si mascherava tutti, vestì i suoi panni con verosimiglianza eccezionale.
Mi mancherà.
Per rispetto degli stranieri educati e onesti che vivono e lavorano da noi (e sono la maggioranza), questi quattro andrebbero rispediti per sempre al paese d'origine con la camicia di forza e il foglio di via tra i denti.
Temo che in buona parte dei giudizi negativi si annidi quella piaga tutta nostra che vuol sì che sia bravo solo chi viene da fuori (evangelicamente, "Che cosa può venire di buono da Nazareth?).
Mi associo alla malattia anche io che, di fronte all'orchestra dell'Arena molto cameristica e poco verdiana, soffro pensando a quale ensemble richiederebbe invece il melodramma romantico di Aida.
Evidentemente la medesima malattia si manifesta in sintomi opposti in me e nell'amico Marco Ribechi.
Quest'anno non sono potuto andare a vedere il mio amico Neri. L'ho soltanto ascoltato da casa (sempre il famoso agio di vivere alle spalle dello Sferisterio).
A me è piaciuto, sebbene non abbia potuto sentire come si deve tutti i parlati: però canta bene, anche quest'anno si è scelto un parterre di musicisti al fulmicotone. E l'idea è indubbiamente innovativa. Senz'altro più delle tirate finto-esegetiche di Benigni a Sanremo.
Quanto ai gradimenti personali... beh, lì ognuno di noi ha il proprio gusto, è inevitabile.
Sta di fatto, però, che per un'orchestra sinfonica piena, e pienamente verdiana, io il golfo mistico dello Sferisterio lo ristrutturerei.
Con l'agio di abitare alle spalle dell'Arena, non ho visto ma ho sentito tutto il bellissimo concerto. E la voce di Diodato, dal vivo, sa essere più ricca di coloriture di quanto non avvenga nei cd. Succede soltanto ai più grandi. E lui è uno di questi.
@Iacopo Ciccarelli
Io sono due volte vaccinato e ho il green pass. Sono contento di averlo fatto. Ma se la maggior parte della popolazione si vaccina, chi deve avere qualche preoccupazione è chi non si vaccina. Ora, se la maggior parte si vaccina, perché si dovrebbe chiudere di nuovo? Si chiuderanno quelli che non si sono voluti vaccinare, tutt'al più.
E' come per l'antinfluenzale (a cui le mie condizioni di salute mi hanno abituato da svariati anni, con benefici indubbi): chi non vuol farla si becca un'influenzona coi fiocchi. Certo: nessuno si augura di contagiarsi, ma il vaccino deve pur funzionare e servire a qualcosa. Sennò che ce lo siamo fatto a fare?
Caro Paolo,
mi associo idealmente al tuo progetto, nobile opportuno e pienamente condivisibile. Anch'io ricordo con affetto tuo fratello Tommaso e se posso dare una mano in qualsiasi maniera non fare complimenti.
Insieme alla preziose lastre ed epigrafi, c'è il preziosissimo Esculapio all'interno del cortile. In passato venne "ripulito" dalle cacche dei piccioni con un danneggiamento dei lineamenti del viso (altro che sovrintendenza ci sarebbe voluta!). Adesso è stato rimesso a nuovo. Non sarebbe il caso di proteggerlo dagli agenti atmosferici (e volanti...), fors'anche con un trasferimento in un luogo più consono?
Io il green pass ce l'ho. Non credo che sia tanto facile da falsificare, considerato il QRCode che include e il codice personale di riferimento. Certo, un ristoratore - specialmente, come gli si augura, se ha il locale pieno di clienti - non è che può mettersi a verificare se i codici personali corrispondono al vero. Personalmente, tuttavia, sono un po' - ed anche felicemente - fatalista: fatto tutto quello che si poteva fare (leggasi il doppio vaccino), sarà quello che Dio vuole. Del resto, continuare ad aeternum con questa solfa della minaccia del contagio non mi pare percorribile. Da quando esiste il mondo esistono i virus e i sistemi immunitari hanno imparato a contrastarli (altrimenti non esisteremmo più da secoli e forse millenni). Anche le varianti esistono da quando esistono i virus (e dunque il mondo). Che ci vogliamo inventare, adesso: che la nostra generazione dev'essere quella immortale? Non sarà così. Non è mai stato così per nessuna generazione. Quindi, augurandoci di non beccarci il virus - ma anche solidi nella convinzione che il vaccino, se non altro, ne rende eventualmente blandi i sintomi (perché sennò che ci siamo vaccinati a fare??) - direi che non si può in alcun modo fermare la ruota del mondo e dei suoi fenomeni. A meno di non voler dichiarare guerra alla vita (che, va ricordato, non è fatta solamente di salute perfetta. Anzi...)!
Caro Nicola Lalla,
il tuo intervento a commento del post m'è parso una boccata d'ossigeno e ragionevolezza.
Ci sono infiniti modi, anche semplicissimi, di ovviare ai problemi di convivenza coi cani (ciotole per bere, cestini appositi per i rifiuti, etc.); così come rimane sacrosanta la sanzione dei cafoni che lasciano in ogni dove cartacce, bottiglie vuote, spesso vetri, bicchieri di plastica, rigurgiti post-sbornia ed anche, alla fine, escrementi dei propri cani (fermo restando, ma è un pensiero aggiuntivo e successivo, che la plastica non si ricicla in nessuna maniera; il centro storico invaso dalle vomitate fa abbastanza schifo; mentre la cacca dei cani - ancorché segno di inciviltà dei padroni - alla fine concima).
Mi pare di ricordare che non ce l'hanno lasciato gratis. O sbaglio? E comunque, a me piacciono questi spaccati sul vero storico, quale che ne siano i risvolti. Ce ne fossero di Silvani-Iommi innamorati così, di Macerata.
Togliere all'ANPI la possibilità di prendere la parola nel giorno che ricorda la liberazione di Macerata proprio per l'intervento meritorio dei partigiani appare decisione quanto meno bislacca, tra l'altro con un effetto boomerang pressoché inevitabile e pienamente giustificato.
Un colpo al cuore. Carissima persona, gentile e perbene. Qui a Macerata ci si conosce tutti, specie tra coetanei. Un vero e grande dispiacere. Condoglianze alla famiglia.
Sono molto contento per il riconoscimento nei riguardi del Magnifico Rettore Francesco Adornato, persona di grande spessore umano e culturale. Grazie, Presidente Mattarella.
Caro Peppe,
se qualcuno avesse avuto il sospetto che le tue inchieste, il tuo zelo, la tua passione, fossero frutto di una grande abilità e non di un'interezza ideale e comportamentale, il tuo cuore ha fornito le risposte migliori.
Ti sei letteralmente spezzato, per le tue battaglie. Fino al punto di rischiare un po' troppo la tua salute.
Adesso che la tua buona tempra ti riconsegna a noi rimesso a nuovo, si riparte. Con un po' più di serenità, mi raccomando: abbasso ogni stress. Ma con la medesima interezza di sempre.
Avanti tutta, caro amico mio!
Non ci vedo, ahimè, grosse differenze con tutti quelli che si sono succeduti in Regione negli scorsi decenni. Tanto che concluderei non trattarsi di un fatto di destra e sinistra, ma squisitamente di campanilismi operativissimi pro domo loro da Ancona in su e inettitudini senza soluzione di continuità dal Conero in giù. Proporrei di autoannetterci all'Abruzzo. Fruiremmo anche della Cassa del Mezzogiorno, pensa un po'... E tanti saluti alla (bella?) Ancona.
Bella Mostra. Non vedo l'ora di andare a visitarla. Bravissimo l'indimenticabile amico Giancarlo Liuti ad averla sollecitata. Spero davvero che, a seguire, arrivino anche una bella Mostra per Tulli, Bruno Tano, Sante Monachesi, Rolando Bravi. E Valeriano Trubbiani. Che non era membro del Gruppo Boccioni, ma maceratese sì.
Condoglianze alla famiglia. Per noi cresciuti in centro - e che ancora ci viviamo - quella vetrina chiusa ci continuerà a ferire, ma contemporaneamente ci ricorderà sempre il sorriso di Sandro.
Il caro don Carnevale, che fu mio professore di Italiano, Storia e Storia dell'Arte al Liceo. Uomo di intelligenza brillante, d'ironia fulminante, dalla voce poderosa e dal cuore tenerissimo.
Era di Capracotta: memorabili le sue lezioni su come il suo dialetto era passato, col tempo, dalle forme del latino a quelle dell'italiano (da fuòrcepa a fuòrbecia, le forbici, per dirne una). Questo paese di Capracotta era divenuto per noi una piccola mitologia!
Indimenticabili davvero gli anni della scuola in classe con lui (e con don Nicolini, don Schinca, don Ciurciola...); e indimenticabili anche le chiacchierate con lui negli anni più recenti, "da Aquisgrana" in qua.
Buon Paradiso, don Giovanni.
Se davvero non si farà l'ospedale di I livello alla Pieve, penso che chi ci perderà è soltanto la nostra collettività.
A cominciare dall'indotto che un simile ospedale comporterebbe per l'intero capoluogo. E ancora di più considerando quanto, da sempre, Macerata sia stata trattata come la sorellastra, in confronto agli ospedali di Ancona e Pesaro.
Ma come: coi tempi biblici che richiede formulare un progetto, trovare una location, ottenere l'approvazione e poter cominciare i lavori, qualcuno è davvero convinto che sia più agevole cominciare tutto da capo??
Si sarebbero semmai dovuti cercare investitori e/o collaboratori disposti a mettersi in gioco con noi!
Ovviamente non sono né un tecnico né un politico né un medico:
però - che so? - avrei provato a coinvolgere un grande centro di ricerca medica come l'Humanitas o altri, che hanno sedi un po' in tutta Italia (e molto presumibilmente "sostenitori capaci"); butto là un'ipotesi giusto per far capire che, prima di rinunciare, avrei messo in campo tutte le strategie possibili.
Ciarulli, non si scusi. Anzi: ogni stimolo che produce discussione e confronto è a me gradito. Quindi, se il mio corsivetto ha prodotto una discussione civile ma forte, ben venga.
Una meravigliosa notizia. Congratulazioni all'amico Mauro Mazziero, bravissimo artista ed eccellente fotografo, per l'ottima idea. E chi meglio di Dante Ferretti avrebbe potuto tenere a battesimo un'iniziatica così?
Carissima amica, donna ariosa che non si dava arie, brillante e appassionata. Ricorderò sempre un bellissimo viaggio con lei e con gli amici Guido Garufi e Leonardo Mancino a Issy Les Moulineaux (era un gemellaggio poetico).
Mancheranno, a Macerata, la sua presenza attiva e la sua penna felice.
Le mie condoglianze alla famiglia, in particolare al figlio, critico letterario e caro amico Enrico Capodaglio.
Signor Lapponi,
l'Italia è il Paese delle infinite contraddizioni. Ma qui è diverso, mi pare: è infatti anche nel mio interesse che gli operatori dei punti vaccinali siano immuni dal virus, perché non vorrei che, quando tocca a me, mi contagi proprio uno di loro!
Io credo che, anche chi non è d'accordo con la location, non possa dirsi contrario ad un'opera pubblica di questa entità. Un'occasione troppo importante per Macerata, specialmente dopo tutto l'iter che si era concluso favorevolmente. No: rinunciare sarebbe una follia imperdonabile.
Sono molto contento che l'amico Alessandro abbia pubblicato, finalmente, un nuovo libro di poesie. Tra l'altro con un editore che stimo molto, sia per la bella collana che ha sviluppato nel tempo, sia anche nella sua veste di poeta, e che è un mio coetaneo: Danilo Mandolini di Arcipelago Itaca.
Tornando ad Alessandro, sono molto curioso di leggere il libro. Intanto gli giungano le mie congratulazioni. E' sempre un arricchimento per tutti, quando in una stessa città ci sono più voci militanti.
Il clima di terrore alimentato senza soluzione di continuità da un anno finisce per provocare di queste reazioni. Di sicuro non mi viene da giudicare il 48enne che ha reagito così. Tuttavia, pensando a quanti avrebbe potuto contagiare dopo la fuga, per una volta si può dire che c'è da dare un premio all'investitore!
Caro Marco Romagnoli,
le chiese sono tutte molto alte e spaziose, permettendo così un distanziamento tra i più sicuri e impedendo con seri controlli ogni rischio di assembramento (oltre, naturalmente, all'obbligo della mascherina e all'igienizzazione delle mani all'ingresso).
Personalmente mi sento molto tranquillo ad entrarci, mentre mi ci sentirei molto meno dovendo prendere un autobus (per esempio per andare al lavoro).
Quanto ai tempi opportuni per la zona rossa, lasciamo che a decidere sia chi ne ha la competenza. Non credi che, già così, ci siano troppi galli a cantare?
Sento l'esigenza di congratularmi dal più profondo del cuore con il procuratore Giorgio, che da quando sta a Macerata è riuscito - in collaborazione con le Forze dell'Ordine - ad assicurare in breve alla Giustizia i colpevoli di diversi casi di cronaca nera. E questo, va detto, in ampia controtendenza nazionale.
Quanto alle conclusioni di questo caso, provo una sensazione di orrore e sgomento: quanto può essere profondo l'abisso del cuore umano?
Ricordatevi pure del portoncino di casa Liviabella, orrendamente murato a faccia vista (quando basterebbe apporvi un portoncino cieco e salvare la faccia, oltre che la facciata).
Cara Lucia,
a me pare comunque importante che le istituzioni cittadine abbiano fatto qualcosa: il ciliegio - ottima idea - si può sempre piantare, il terreno non scade; non solo ai Giardini Diaz, anche in altri giardini della città (e grazie a Dio ce ne sono molti).
Poi, a me non pare così scadente l'idea di una targa, ossia di parole che dicano, che prendano posizione, che in un certo senso rivendichino alla città la secolare mitezza popolare che la contraddistingue, e alla famiglia di Pamela i sensi di una compiuta solidarietà che peraltro c'è sempre stata, anche se nel segreto delle nostre vite quotidiane, sconvolte sì ma anche resistenti - in quello stesso silenzio luttuoso - a un'onda barbara a noi completamente estranea e straniante.
Voglio dire che non bisogna avere paura delle parole: che anzi esse servono, tanto alla memoria quanto alla formazione civica e umana. Mi sentirei anche io di citare proprio Foscolo, come hai fatto tu, perché è vero: Pamela non ha più bisogno delle nostre targhe. Ma tutti noi che restiamo e che passeremo di là sì. Abbiamo bisogno di ricordarci - dopodomani vicino a un ciliegio bellissimo di cui finiremmo per dimenticare per quale motivo si trova lì - che il più bel ciliegio è la vita. E il rispetto di ogni uomo e di ogni donna che come ciascuno di noi, come me e te, ogni giorno si imbatte in volti che solo in apparenza non gli appartengono; mentre invece fanno parte della stessa grande famiglia.
Proprio noi che abbiamo avuto in sorte dal destino quello di "lavorare le parole" non dobbiamo temerle. Ti pare?
Un abbraccio.
Affezionati alla pratica dello sbriciolamento (Tulli docet), forse volevano provvedere anche allo sbriciolamento di Palazzo Buonaccorsi. Che poi i soldi in precedenza non vi fossero, bastava evitare la fine ingloriosa della querelle di Via Trento; oppure il mutuo a perdere per la costruzione delle piscine; oppure il riacquisto del Park Sì, già di proprietà del Comune; tanto per dirne qualcuna...
Il "nostro" centro storico ha perso un altro dei suoi protagonisti più emblematici. Vivì (William), nel salutare Douglas, ha ricordato i pomeriggi ai tavoli in cui la maceratesità sempre veniva fuori in tutto il suo colorito acume. La desertificazione progressiva, unita poi al covid e alle restrizioni governative, non ci hanno mai tolto la necessità e il gusto dell'incontro, non foss'altro che per il saluto quotidiano che ricordava (e ricorda) a ciascuno di noi ultimi residenti (e commercianti) che ci siamo ancora. Che in un certo senso stiamo salvando le nostre tradizioni, le nostre peculiarità, il nostro dialetto. Piccole cose, sono d'accordo. Ma anche importanti. Douglas rimarrà tra noi come tutti gli altri che ci hanno già lasciato. In attesa di tornare a vedere Macerata così come l'abbiamo vissuta da piccoli e come non smettiamo di sognare di rivederla.
Per cortesia, famiglia Medori: non smantellate la vetrina della gioielleria. Ha resistito alle deturpazioni delle mode che si sono avvicendate, ci ha tenuto tutti legati a una Macerata scomparsa che abbiamo soltanto conosciuto dalle foto. Salvatela, nel ricordo di Douglas e nel rispetto della nostra città.
E' un sogno che si avvera (speriamo presto)! Un miracolo, considerati i distinguo, le opposizioni, le giustificazioni contrarie a questo semplice e indispensabile adeguamento per il quale - anche con video ironici, fotoritocchi e più di un corsivo - da tanti anni non sono il solo a sollevare a più ondate il problema. Bravo, dunque, Silvano Iommi. Era ora!
Non mi pare che ci siano variazioni di sorta, rispetto ai precedenti dpcm. Tranne il divieto di spostarsi di regione in regione per quelli che stanno in zona gialla (ma mi pare che già c'era stato un precedente dpcm su questa possibilità).
Penso dunque che se evitasse di fare conferenze stampa su conferenze stampa allungando il brodo e confondendo le idee, ci guadagnerebbe in salute lui, e a seguire tutti noi.
Se il nuovo libro dell'amico Francesco è brillante come il precedente, vale la pena comprarlo per leggerlo e ricomprarne altre copie per regalarlo agli amici.
Bravo, Sindaco! Ovviamente l'appello è riferito a tutti i negozi dell'intera città, ed è giusto che sia così. Da figlio di ex-commercianti, sebbene all'ingrosso, credo che dopo anni di sistematica ed ideologica battaglia a chi investe in un'attività propria, faccia un gran bene a chi resiste sapere che le istituzioni stanno dalla sua parte. Mi auguro anche, tuttavia, che i commercianti sappiano fare i commercianti rivedendo almeno un po' i costi delle proprie proposte. Che troppo spesso, in città, hanno tariffe un po' troppo salate...
Silvano è un innamorato di Macerata, su cui non finisce mai di scoprire qualcosa. E' un ricercatore tenace, uno studioso pignolo, un vero cultore. Quello che dichiara in questa intervista lo testimonia. E se poi finalmente, dopo quarant'anni, riusciremo a vedere realizzato il parcheggio a Rampa Zara con gli attracchi, bisognerà stappare in suo onore una bottiglia di champagne!
A me mezza piazza Libertà con le auto non arreca nessun disturbo. E' come Piazza Mazzini. Metterei tutt'al più qualche fioriera/panchina come demarcazione. Vorrà dire che sarà un incentivo a realizzare - finalmente!... - il parcheggio sotto Rampa Zara con gli attracchi meccanizzati.
A proposito di centri storici, a Fermo, caro Giuliano Meschini un parcheggio concepito così l'hanno realizzato almeno quindici anni fa...
Cara Sissi,
indimenticabili gli anni delle elementari e poi nella sede del Pri. E a seguire tutti gli incontri occasionali per strada, sempre pieni di allegria, di simpatia, di maceratesità. Una battuta, un aggiornamento sulla vita, una risata e via. Sapere che al lungo sterminato elenco di amici volati via quest'anno ti aggiungi oggi pure tu mi lascia senza parole. Troppo presto, amica mia. Troppo presto. Ma già che sei Là goditi in Cielo: te lo meriti!
Un abbraccio forte alla mamma, al marito e al fratello Fabio.
Ho il sospetto che facciano chiudere i bar e i ristoranti (ben sapendo che non dipende da loro l'innalzamento dei contagi) per poter avere argomenti per chiuderci tutti dentro come a marzo.
Povera Italia, che brutta fine!
Sono contentissimo per Anna, amica da una vita (ci conosciamo da quando eravamo bambini o poco più). Sono contento sia per la sua tenacia e la sua professionalità (chi ha avuto modo di incrociarla sa che è senza dubbio una persona preparatissima e di grande esperienza anche politica), sia per la sua vicenda personale. So che interiormente dedicherà all'indimenticabile Eleonora questo suo nuovo inizio; e sono certo che l'aiuterà ad incarnare una volta di più la sua attenzione agli ultimi. Buon lavoro, Anna!
Macerata non la dimenticherà mai, Pamela. Né quella pagina orrenda, così estranea al nostro costume e alla nostra cultura. La mamma non creda che la nostra gente ha scordato quei giorni: i maceratesi non sono gente superficiale ma nemmeno caciarona. Il dolore sanno portarselo addosso e dentro senza darlo a vedere. Però hanno una memoria da elefanti. E una ferita come quella è incancellabile.
Caro Silvano,
scaténati! Sono tanti anni che elabori culturalmente (e sapientemente) la rinascita di Macerata. Non dimenticarti la Macerata sotterranea, se puoi. Anche quella - nel suo piccolo - ha tanti suoi perché. Quanto al "Belvedere Leopardi", mio padre lo sognava da quando venne ideato (alla fine degli anni '60): mi piacerebbe ricordarlo finalmente compiuto. E quanto al resto, avanti tutta. Speriamo che ti vada in porto ogni desiderio.
Sono profondamente addolorato per la scomparsa del caro Giancarlo, decano e maestro dei giornalisti maceratesi, con cui mi piaceva sempre intrattenermi (specie durante le belle cene di Cronache Maceratesi) su qualsiasi argomento.
Aveva un'ironia fantastica e, anche quando non ci trovavamo d'accordo sull'interpretazione di qualche fatto accaduto, non è mai accaduto che venisse meno la stima reciproca.
La querelle ce la giocavamo a colpi di penna, ed era per me un grande onore che mi accadesse con lui.
Ultimamente l'avevo visto un po' giù, in giro per la città con la Sig.ra Giovanna; oggi questa notizia della sua scomparsa.
E' davvero un'annata tremenda.
Sandro Parcaroli e Narciso Ricotta, a mio giudizio, sono molto meno distanti di quanto si possa immaginare: sono entrambe ottime persone, con grande capacità di dialogo e di ascolto. Entrambi, dunque, lontanissimi da quanto ci è toccato in sorte in questo decennio riottoso e divisivo appena concluso, anche se Ricotta - ovviamente - era in una posizione complessa per potersene smarcare in campagna elettorale.
Sono però certo della lealtà di entrambi: e fa bene vedere e leggere quanto affermano in questo articolo, perché se di una cosa davvero proprio non abbiamo più bisogno è delle camarille ideologiche e di bottega, sia di qua che di là.
Una sconcertante "brevità" di apertura intellettuale, un'ennesima piccineria dell'amministrazione uscente. In nome di pregiudizi come questi, il canone ideologico ha massacrato - nel secolo scorso - fior di scrittori e artisti. Chi ha paura del segno diverso dal proprio non sa dove stia di casa la cultura.
Trovo pro-positivo e davvero originale che, in una campagna elettorale, si tocchi l'argomento cultura non soltanto per massimi sistemi ma con l'attenzione dovuta alle piccole e medie realtà che animano il territorio. E' giusto così: se penso, ad esempio, ai teatri dei nostri paesi (piccole perle preziose), è inevitabile il ringraziamento alle tante compagnie amatoriali che li hanno tenuti e mantenuti vivi e in salute, anche architettonica.
Mi piace che Ricotta si prenda pubblicamente un impegno importante, come quello di assicurare la sopravvivenza progettuale pluriennale di associazioni e festival: significa aver compreso quanto a volte è complicato lavorare seriamente e continuativamente in questo settore. Attivando - come dice Micarelli - anche e sempre più finanziamenti privati. Ma ricordando che solo il pubblico può salvaguardare la qualità, quando ad esempio la ricaduta è minore; è infatti un assessorato alla cultura e non ai prodotti culturali...
Si tratta poi di una presa di posizione che si discosta molto da quanto accaduto nell'ultimo decennio amministrativo, più concentrato sulla crescita dei musei a discapito delle realtà vive: a mio parere, invece, occorrono l'uno e l'altro aspetto. Specie in una città come Macerata, ricchissima di associazionismo qualificato e qualificante.
Anche sull'elitarismo culturale farei attenzione: non è detto che la qualità corrisponda necessariamente alla difficoltà di comprensione. Ma altrettanto eviterei un abbassamento qualitativo a fini democratici.
Vivono inoltre in città eccellenze che il mondo ci invidia, e che sarebbe da folli continuare a tenere al margine. In questo senso, la salvaguardia dell'esistente promette - ci si augura - lo sviluppo di altre esistenze: una sinergia multipla e articolata, che non può che far bene all'insieme.
Il discrimine è sottilissimo: occorrono buon senso, onestà intellettuale, competenza e esperienza reale negli ambiti della cultura e dell'arte.
Quanto a Parcaroli (e delfino in pectore), do forfait.
Il vuoto non si colma, non si può colmare: ognuno di noi è irripetibile. Unico. Prezioso per questo. Dall'ultimo sconosciuto al più famoso. Però rimane una traccia, rimane l'opera, rimangono gli esempi, le folgorazioni. Valeriano ha saputo ascoltare il mondo e gli altri, la vita che l'ha percorso e abitato, restituendoli in una bellezza incantata e incantante. E questo fin da subito, fin da giovanissimo: mi raccontava suo cognato, anni fa, che in famiglia realizzarono che il suo talento era autentico vedendo che era disposto a saltare pranzi e cene pur di continuare a lavorare alle sue opere. Anche questo aneddoto - semplice ma importante - è un tassello importante di una testimonianza che è memoriale, che non si perde, che non svanisce. Che fonderà alcuni tratti di chi verrà continuando a dialogare con la bellezza.
Caro Valeriano,
ho avuto la fortuna di conoscerti che ero ancora un bambino. Venivi spesso a casa nostra, eri amico di mio padre. La tua cifra migliore la ricordo nella tua delicatezza, nella tua sobrietà. E pensare che poi affidavi al sogno dei tuoi metalli una forza, una potenza (e un'affettuosa ironia) incredibili.
Conservo di fronte al letto un tuo studio dipinto. Quando qualcuno viene mi chiede "ma di chi è?" e io: "Quello è un Trubbiani". "Ma Trubbiani chi, lo scultore?" fa puntualmente l'ospite. E io: "No, Trubbiani l'artista." A tutto tondo.
@Tamara Moroni carissima, tante volte ci siamo trovati d'accordo. Oggi invece mi dissocio: io, per esempio, che pure nel mio ambito qualche competenza l'ho maturata, non mi presenterei mai per fare il sindaco. So anche che non corro nessun pericolo, grazie a Dio. E tuttavia mi rendo conto perfettamente che non ne avrei le capacità; che, in altri termini, non è la mia vocazione. Ognuno deve fare quello che sa fare. Anche in politica.
Onorare Padre Matteo Ricci ancora con l'idea di un monumento, di una statua, mi corrisponde al riaffacciarsi di un incubo.
Invece l'eredità di Padre Matteo Ricci (Padre, perché se non fosse diventato gesuita mai e poi mai sarebbe andato in Cina) è nella sua opera e nella sua missione: che è di enorme attualità, e che dunque è stata immensamente profetica (e forse proprio per questo poco capita o guardata con sospetto nei secoli scorsi).
Ben vengano, dunque, il percorso ricciano e il museo multimediale. Ben vengano, soprattutto, tutte le iniziative atte a valorizzarne la vita e l'opera, ma se possibile risparmiamoci la rinnovata idea di un megamonumento: le lapidi servono a sigillare i morti. Pensiero ed opera, invece, sono monumenti vivi che chiedono tutt'altro.
Bellissimo esemplare. Che grande fortuna averlo potuto avvicinare così tanto. E' una notizia che mi mette una grande allegria. Speriamo che nessuno gli faccia del male.
Gianfranco, vecchio amico mio, mi domando dove trovi la forza e l'energia - con questo caldo - di stare sul pezzo senza soluzione di continuità. Svelami l'arcano, farebbe piacere anche a me ricominciare come ai tempi in cui ci additavano alla stregua di "Gianni e Pinotto de noandri". Ma forse no. Forse sto meglio così. Come canta Mina in un bel pezzo che le ha scritto Daniele Silvestri,
"In un momento come questo è meglio non avvicinarsi alla finestra.
Per evitare qualche fischio, è ben più saggio rimanere nell'orchestra
a assaporare il gusto lieve di esistenze non esposte alla bufera.
Recuperare una distanza tra l'ipotesi e l'esperienza vera."
Un abbraccio.
Quello che lascia senza parole non è Sandro Parcaroli, bensì tutto il suo entourage che di certo non è digiuno di vita amministrativa.
Facciamo che il decennio di Meschini e il quinquennio di Maulo non ci siano stati. Limitiamoci agli ultimi dieci anni: possibile che quelli di centrodestra non siano riusciti, in dieci anni, ad individuare un soggetto da presentare come sindaco non all'ultimo minuto disponibile, ma preparandolo lungo il tragitto ad assumere la responsabilità che compete a chi vuol essere amministratore?
Possibile che in dieci anni non siano riusciti a mettere nero su bianco un programma, un progetto di città alternativo da condividere per tempo con la popolazione?
C'era una volta il megalodonte (o la balena bianca). All'epoca, l'ondeggìo avveniva all'interno della pancia del cetaceo, tra Geppetto, Pinocchio e altri abitanti. Soffiavano le correnti d'aria (era pur sempre un mammifero) e là dentro era tutto un rimestìo. Strappati ai visceri da un pescatore coraggioso (stile il cacciatore di Cappuccetto Rosso che liberò la bimba dallo stomaco del lupo cattivo), continuano tuttavia il loro moto perpetuo di qua e di là: ma hanno guadagnato il dono della bilocazione, novelli Pasqualinipezzolla, Madrisperanzi e padrepii. Del resto, anche la stella cometa evocata da Marconi e citata nell'articolo ha - come in ogni migliore rappresentazione figurata - la doppia coda a rondine. Indubbiamente in loro compagnia non ci si annoia. E' dato credere, tuttavia, che riuscendo a farsi opposizione mentre governano (e viceversa) loro si divertano più di noi.
Lo Sferisterio in qualsiasi colore proprio no. Con il gioco di luci bianche e i chiaroscuri sì. La piazza Libertà è appena sottolineata, da queste luci che ne esaltano le linee e la spazialità aperta. Notevole la resa della balaustra del Municipio. Molto meno - ahimè - i colori che cambiano all'interno della cupola della torre. Si fa fatica a credere che sia una soluzione dell'Accademia, considerata l'eleganza di tutto il resto.
Bellissima notizia. Trovo di ottimo auspicio non soltanto l'idea di un Museo "Ferretti" ma anche la volontà di accoglierne i suggerimenti per onorare al meglio la bellezza di Macerata.
Non ne voglio a Renato Coltorti per avermi chiamato in causa: del resto dice la verità. Lo ringrazio per l'attestato di stima, anche se - pur soffrendo, specie all'inizio di questo decennio, della medesima sistematica sorte subita da Rodolfo e da altri - l'ostracismo nei miei riguardi mi ha permesso di lavorare con profitto molto di più fuori casa. Cosa di cui, ovviamente, non mi lamento. Pur rimanendo in me un po' di oggettiva amarezza.
Rodolfo invece ci soffriva molto più di me. Non lo dava a vedere, perché la sua dignità ed educazione gliel'impedivano; ma dentro portava questa ferita sanguinante, di cui tante volte abbiamo parlato insieme.
Quello che più gli faceva male era subire il confino nemmeno per motivi ideologici o partitici o professionali (in passato non si è mai verificato un simile ostracismo), ma si direbbe per un capriccio, per un dispetto fine a sé stesso. Ma un dispetto tenace, reiterato. E ingiustificabile.
Sì, Manuela ha ragione: chi l'ha condannato all'esilio, abbia adesso almeno la dignità personale di astenersi.
Tutto giusto. I minori vanno tutelati. Ma bisognerebbe un po' regolamentare anche i conati di vomito in ogni angolo e gli ululati nel cuore della notte (spesso fino all'alba) anche da parte dei maggiorenni.
Caro Ulises,
grazie per l'immeritata citazione. Ma grazie anche per le belle pennellate sull'arte e sulla cultura (e sull'umanità). Spero di rivederti presto! Un abbraccio.
Caro Marco Nibaldi, forse i filmati sono stati effettuato l'uno a Civitanova M. e l'altro a P. Recanati, sicché l'unico posto in cui non stavano era proprio Porto Potenza!
;-)
Se i residenti avessero saputo che bastava il Covid per far intraprendere qualche iniziativa di controllo della movida notturna in centro storico, chissà: magari l'avrebbero creato loro in laboratorio, visto che sono svariati anni che inutilmente tentano di farsi ascoltare a riguardo!
Dai tempi del Duomo, della cresima insieme; poi allo Sferisterio come comparse. Sei stata sempre una persona con una dignità incrollabile, una ragazza felicemente "all'antica" cui non mancava mai il sorriso, bella e gentile. Solare. Buon Paradiso, Selina!
Concordo sulla preoccupazione espressa dall'amico Narciso. Bisognerebbe rinsaldare il vincolo con l'ateneo, cogliendo la palla al balzo da questa crisi che stiamo vivendo, per studiare forme di collaborazione reciproche, atte ad ottenere il risultato del ritorno di docenti e studenti.
Pensate anche a rinsaldare i rapporti con le industrie del territorio, proprio in quest'ottica: l'opportunità di stage presso di esse, unitamente alla promessa (o quasi) di assunzione, possono fare da deterrente.
Fatela, la Stagione lirica. Fatela ridotta, fatela con meno particolari per gli allestimenti e magari più attenzione alla musica. Trasmettetela in streaming, con a latere videoconferenze esplicative, interviste ai protagonisti, schede storiche, che possano coinvolgere i giovani, le scuole, i cittadini poveri ma appassionati di melodramma. E diffondetela, così, nel mondo. Non è detto che questa edizione - così alternativa - alla fine non si riveli il miglior trampolino di lancio per quella dell'anno prossimo. Trasformate la notte dell'opera in "Il nuovo giorno dell'opera". Comunque sia, ma fatela.
Sono molto dispiaciuto. Quando se ne va una voce vera, vorrei dire classica, è sempre un vulnus per chi rimane. Mi auguro che la sua opera vorrà essere valorizzata nel migliore dei modi. Ricorderò il suo riserbo, la sua educazione, la sua apertura a tutto tondo verso l'arte, il jazz, la parola. Il suo passaggio leggero, quasi in punta di piedi - nonostante una febbrile operosità - vorrei significassero un'occasione da continuare. Nel suo nome. Ma non solo.
Marnie! Ti vado cercando da un sacco di tempo, non ho più un tuo recapito, mi ero chiesto che fine avessi fatto! Scrivi a Cronache, mandami un tuo numero, qualcosa perché possa ricontattarti.
Povera Italia, tradita e sbeffeggiata dagli alleati europei, ma anche sgovernata almeno negli ultimi venticinque anni da destra e da sinistra (dai diritti aboliti dei lavoratori allo smantellamento progressivo e sistematico della Sanità pubblica).
I medici hanno ragione da vendere: massima solidarietà a loro come ai loro colleghi di Codogno quando, a inizio epidemia, furono oggetto ingiustamente della più vieta reprimenda. Adesso, anziché reprimende, lodi sperticate: ma dietro le quinte ecco apparire la magagna delle mascherine, dalla Lombardia alla Sicilia. Che disastro. Che sfacelo. Che tristezza.
Mi limito a commentare il fatto in sé, riagganciandomi a quanto scritto da Piero Esposto e da Fabio Passarini. A me pare che qui la campagna elettorale la stiate facendo un po' tutti: Marchiori con o senza felpa, voi commentatori evocando spettri salviniani in ogni angolo.
Limitiamoci invece al fatto, come riportato da Fabio Passarini: ha senso invitare alla prudenza e a restare a casa, evitando contemporaneamente di sospendere una gara cartacea con consegna di plichi di persona?
Non è possibile convertire la suddetta gara cartacea in gara telematica, come segnalato da Piero Esposto ai sensi del codice degli appalti?
L'argomento dell'articolo è questo.
Ci mancherebbe solo che i vigili urbani si mettessero ad azionare gli autovelox in questa circostanza!
Ma siccome non c'è mai limite al peggio, bene ha fatto il Questore unitamente al Prefetto ad aggirare l'eventuale "caduta di stile" (chiamiamola così) con il suo provvedimento.
Uno penserebbe che il sig. Sindaco ha fatto tutto da solo. E invece no, ha riunito tutti i capigruppo! Bel colpo, signori. Mentre l'OMS dichiarava la pandemia, loro decidevano di lasciare aperte le parrucchierie e i centri estetici (noti generi commerciali di prima necessità).
Congratulazioni vivissime.
Per una volta non sono d'accordo con Giuseppe Bommarito. E' vero che tra poco si vota e (come sempre, verrebbe da aggiungere) il centrodestra è ancora lì che deve capire cosa fare da grande. Però, contemporaneamente, trovo molto significativa la proposta di Riccardo Sacchi: perché è vero che in teoria i rapporti di forza sono quelli che indica Bommarito, ma è anche vero che sarebbe la prima volta - finalmente - che anche nel centrodestra si prenderebbe in considerazione il parere degli elettori su chi candidare.
Dunque, significativa e coraggiosa, l'iniziativa verso cui spinge Sacchi. Coraggiosa non in sé (il centrosinistra adotta le primarie da tempo - magari, per dirla tutta, solo per le comunali; perché per le regionali - chissà perché... - il popolo, ritenuto degno nei comuni, improvvisamente rimbambisce!?!), ma per l'assoluta novità che rappresenterebbe nel centrodestra.
Quindi, in definitiva, mi auguro che la cosa vada in porto.
Caro Tallè,
come la capisco... benissimo, mi creda. E con me tutti gli altri maceratesi che vivono in centro. Perché qui, vede, tutti si fanno belli col centro storico cuore della città e via baloccando tra cultura, capitale in pectore della cultura, musei a cielo aperto, e di qui e di lì (direbbero a Perugia), ma alla fine mi sto convincendo anch'io che stiano facendo di tutto per cacciarci di qui.
A che servirà un borgo che somiglia sempre di più a un set cinematografico dismesso?
Per chi lo terranno privo di macchine? Forse per le anime di coloro che sono già morti? Le macchine no e i vandali universitari e parauniversitari sì?
Pisciate ovunque, vomiti di varie entità, ululati nel cuore della notte (queste sarebbero le nuove leve della società... può andare bene l'Italia? Però devo ammettere che succede solo qui: a Bologna mettono su circoli letterari e musicali e animano le librerie, a Cagliari organizzano convegni e concerti, fanno anche politica. Qui vomitano e urlano nel cuore della notte, tra una pisciatina e l'altra).
Io le direi, caro Tallè, col cuore in mano di fare un dispetto vero a coloro che fanno finta di avere a cuore la nostra sorte: rimanga!
A qualcuno, se gli casca il tetto sulla testa dice che è un gioco pirotecnico per divertire i clienti. Un plauso alla serietà degli esercenti che invece dicono la verità, senza paura di mostrare le proprie ferite.
Purtroppo il virus è un fatto che esula da tutto il resto, anche se - indubbiamente - poteva essere affrontato in maniera più organizzata e graduale.
Certo che se Ceriscioli avesse fatto tutto 'sto casino per i terremotati sarebbe stato rieletto a furor di popolo. Hai voglia, adesso, a blindare la Regione...
Caro Loris,
anche io ricordo quel volantino e anche altre speranze legate ad una tua possibile candidatura a sindaco.
Saresti ancora la persona giusta, per farlo. E se proprio non vuoi, ci vorrebbe uno come te: autorevole e mite, intelligente e sobrio, concreto e disinteressato.
Sì, lo ripeto: ci vorrebb proprio uno come te.
Mi piace la replica di Stefano Di Pietro a Romano Carancini. Il quale oltretutto cade in contraddizione. Se infatti Miliozzi è lo sconfitto e a vincere è la sua eredità amministrativa, come mai Stefania Monteverde è arrivata ultima?
Dopo aver messo la carne a bagnomaria, bisogna attendere che si frolli ben bene. Quindi calma, Orioli: non è ancora tempo di nomi. Del resto si vota a maggio, si può aspettare un altro po', che così si frolla meglio.
Concordo totalmente con l'amico Garufi. Mi permetto di consigliare agli elettori di questo schieramento di assecondare le intenzioni recondite dei loro cagliostrini locali, nonostante si dimostrino maestri di disfatta: rassicurateli, aiutateli a perdere.
Chiunque sarà, l'hanno già azzoppato. Oppure - come spesso accaduto in passato - lo lanciano talmente a ridosso dalle elezioni da far capire (non troppo velatamente) di aver ripiegato all'ultimo pur di presentare qualcuno.
Fine delle trasmissioni.
Il centrodestra mal-destramente riesce a non fare mai centro. Meriterebbero una medaglia al valore: l'unica volta che avevano vinto, si sono premurati di disarcionare dopo un anno e mezzo la propria sindaca. Dopo di che, una placida disfatta dietro l'altra. Probabilmente è quello che vogliono.
Sono molto lieto di leggere, finalmente, che qualcuno capisce che l'unico vero problema del centro storico è che mancano i residenti stanziali. Le famiglie, le giovani coppie, non solo gli studenti. Se il centro torna ad essere un quartiere (come è sempre stato, fino all'avvento delle scellerate giunte di centrosinitra - quella di Maulo inclusa), rinasce il piccolo commercio: con o senza le macchine. E con o senza la movida. E con o senza gli eventi (castagnate, befane che calano dalla torre, notti bianche - non quelle di Patty Pravo, purtroppo... - etc.).
Occorrono politiche di incentivo alla messa in sicurezza degli appartamenti e dei palazzi, nonché agevolazioni per chi affitta ad equo canone.
Analogamente, ritengo che le attività commerciali che investono sul miglioramento della propria qualità o dell'offerta attrattiva, non vadano "punite" con tasse proibitive d'occupazione del suolo più altre cavillose ordinanze, bensì sostenute e promosse.
In questo ha ragioni da vendere chi tra i candidati asserisce che occorra un gioco che sia realmente di squadra, tra istituzione e cittadinanza.
Analogamente, l'Università va coinvolta attivamente sia nell'economia cittadina che nella sua crescita culturale: sennò che ce l'abbiamo a fare, un'Università così prestigiosa?
Spero che vinca le elezioni chi avrà il coraggio di osare. E di osare amando la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra concretezza.
Basta sogni di gloria: che fanno, del nostro capoluogo di provincia, un capoluogo davvero provinciale...
Questi non hanno remore e continuano a decidere a Roma quello che secondo loro dovrebbero votare i cittadini marchigiani. Uno a me uno a te, prendi tre paghi due, in un remake sistematico dei quattro cantoni: ma noi da piccoli studiavamo noi il momento in cui spostarci dalla nostra colonna per raggiungerne un'altra. Qui decidono tutto loro. Per di più su un bene - la Regione - che non gli appartiene nemmeno.
Che lagna, 'sta gente.
Caro Peppe Bommarito,
io mi ricordo pure quando il compianto Maulo inaugurò gli ascensori (in anticipo anche quelli) e poi non venne ricandidato (ma il centrosinistra perse comunque le elezioni):
si vede che queste celebrazioni elettoralmente portano male.
Invece mi preme plaudire l'amico Miliozzi per le parole espresse in solidarietà dei lavoratori: almeno uno l'ha fatto, nella sinistra (che un tempo difendeva gli operai).
ERRATA CORRIGE
Nella quarta riga del mio precedente commento, a proposito di Romano Mari scrivo "se l’avessero presentato". Intendevo dire se avessero appoggiato la sua candidatura quando si presentò alle primarie.
Giuliano Meschini è la voce nuova che stavamo aspettando tutti?
Siamo al top!
Meschini, per cortesia, non bruci per l'ennesima volta un nome che già in passato avrebbe vinto a man bassa, se l'avessero presentato.
Quanto a Dante Ferretti, avendo per mia disgrazia ottima memoria, ricordo benissimo l'accoglienza "festosa" che fece il centrosinistra all'annuncio della sua nomina all'assessorato alla cultura. Lo riabilitò con il massimo degli onori solo quando salì al potere (la sinistra, dico). Con notoria e consolidata "coerenza".
La Menghi, alla fine delle tante giostre, è stata quella che non ha potuto governare perché dimissionata proprio dai suoi sin troppo presto. Ma negli anni d'opposizione ha dimostrato di conoscere la materia, molto più di tanti suoi colleghi. Sindaco lei, quindi? Non credo che Anna lo voglia (e come darle torto?).
Stiamo alla finestra, dunque, aspettando di vedere se le renne di Babbo Natale porteranno qualche news. In questa città moribonda sarebbe, quanto meno, un argomento di discussione in più: tra una pattinata e l'altra in Piazza Libertà, ci potremmo ricominciare a scaldare un po'.
Con tutti i guasti che ci sono, desta riso e pietà insieme concentrare così tante attenzioni su un problema che non esiste. Mi domando con curiosa ilarità per quale motivo, dopo essere incappati in una caduta di stile come questa, i leghisti nostrani continuino a impantanarcisi.
Per governare una città ridotta al lumicino, con la bocchetta dell'ossigeno e il catetere fissi, un cimitero per cani rimarrà pure una buona idea ma temo che non risolva le emergenze.
Quanta gente ho conosciuto, che magari dovendo vivere un periodo complesso cercava aiuto e ha visto per risposta tante pacche sulle spalle ma nessun gesto concreto. Salvo sbigottirsi - dopo - per accaduti di cui non avremmo mai voluto avere notizia. Non ne voglio fare colpa a nessuno di particolare, ma richiamare tutti quanti - me incluso - ad una presa di peso del dolore altrui quando c'è, non solo dopo quando è troppo tardi.
Certo, quelle barriere vanno alzate in maniera invalicabile; perché quello è un ponte che non perdona. Poi è vero che se uno vuole, purtroppo, il sistema lo trova. Ma almeno un deterrente, anche per tutti gli altri che non hanno per fortuna alcuna intenzione di farla finita, può significarlo: ricordarsi perché s'è dovuto erigere, aprire un po' più gli occhi sui dolori altrui. Un po' più gli occhi per accorgersene. E un po' meno la bocca per chiacchierarne.
è il nostro pensiero che non va a lei, signor Presidente. Altrimenti ci ricordiamo di Vasco Errani, della sua sostituta (che ora è sua ministra) e il malumore cresce.
Sono basito e sconcertato dall'affermazione di questo signore all'indirizzo del Questore che più di ogni suo predecessore ha dimostrato e sta dimostrando di avere a cuore la vita di tanti giovani a rischio e la bellezza del nostro territorio.
Vorrei spiegare a Mauro Vecchietti che - per somma fortuna di noi cittadini - la vita vera non gira intorno al frusto fazzoletto della politica. Dentro i cui lembi si ha probabilmente la sensazione di essere al centro del mondo e contemporaneamente la necessità di portarci dentro tutti quelli che ne stanno fuori. Invece si rassegni, il consigliere: il meglio d'Italia sta fuori del Palazzo della politica. Il Questore Pignataro è uno di quelli che restituiscono al mondo delle istituzioni quell'attendibilità che ai nostri giorni parrebbe inguaribilmente smarrita. Si ispiri piuttosto a Pignataro, il consigliere Vecchietti. Sia lui un politico come Pignataro è questore. Ce ne rallegreremo.
Quanto sarebbe bello che tutto il tuo ragionamento avesse una valenza di rilancio della palla per ottenere più autonomia possibile nel caso alla fine accettassi!
Ma tu non sei tipo adatto ai politichesi da sempre in auge (grazie a Dio); ed è vero che già fai molta più politica di quanti in consiglio alzano la mano a comando.
Quindi, sebbene mi sarebbe piaciuto festeggiarti come nuovo sindaco di Macerata (e lo sai), la parte di me che ti vuole bene ritiene che il tuo rigore ti abbia salvato un'altra volta. Perché - siamo onesti! - fare il sindaco (e poi a Macerata) non si augura a nessuno.
Poveraccio, non credo proprio si tratti di un criminale: uno che esce nudo di casa (in una mattinata piovosissima e fredda) con un fucile in mano, è necessariamente uno che (sia pure temporaneamente) ha perso del tutto il lume della ragione. Mettersi a filosofeggiare su nazionalità e colore della pelle (pro e/o contro) dà la sensazione di una parallela - sia pure infitamente più blanda - ossessione.
Adesso i politici sentono tutti l'esigenza di ostentare i rosari e citare i vangeli. Tra un po' vorranno darci pure la benedizione, chissà. L'omelia hanno già cominciato a farcela...
Sa, Iacobini? A me nel corso degli anni è passata la voglia di manifestare le mie proposte: a me dicono che non si può fare e poi le fanno gli altri...
Li conosco. Ad alcuni di loro ho fatto scuola. Leggendo quanto lamentano, mi domando che razza di Stato sia il nostro:
alza l'integrazione come una bandiera e poi, a chi è già integrato e chiede un riconoscimento istituzionale alla propria integrazione, risponde di no.
Pagano le tasse, si comprano la casa qui coi risparmi e accendendo un mutuo (dunque si sentono non solo italiani ma maceratesi), fanno nascere qui i propri figli e li mandano a scuola, lavorano stabilmente. Quelli che mi abitano vicino più di una volta hanno protestato contro il caos notturno degli studenti (della serie che, evidentemente, sono più integrati di quelli). Non possono tornare a casa loro, da dove sono fuggiti per sfuggire alla guerra, alla miseria nera e alla morte: l'Italia gli ha riconosciuto la protezione sussidiaria proprio per questo motivo... e poi gli chiede di tornare in patria per produrre il certificato penale?
Le mie più sentite condoglianze a Valerio per la scomparsa del caro Gabrio, conosciuto e apprezzato all'epoca della comune militanza nelle file del PRI.
Il Cielo ci ha benedetto con un Vescovo che ricorda molto da vicino l'umanità e la concretezza di Mons. Tarcisio Carboni. Gli auguro lunga vita e tutto quello di cui ha bisogno per continuare così.
Da secoli in molti lamentiamo la criticità dell'attraversamento in Piazza Garibaldi, come pure in prossimità di Via de' Velini. Mamme con passeggini, disabili in carrozzina o comunque impossibilitati a fare le scale, etc.
Allora penso (continuo a pensare): ma invece di mettere il semaforo a ridosso della rotonda in Via Pancalducci (che è un ossimoro stradale), non conveniva metterlo alla fine di Corso Cavour?
Temo infatti che la soluzione della scala mobile o del piccolo montacarichi per fruire dei sottopassi, essendo risolutiva, non si farà mai.
Certo, mi domando se - invece di tanti lustrini sui monumenti (belli, ma indispensabili?) - non sarebbe stato prima il caso di affrontare e risolvere questa problematica.
Mi sa che ci scriverò uno dei prossimi corsivi.
invece è un bel messaggio, secondo me. e anche circostanziato nella realtà. ben diverso dal "volemose bbene" utopico di un paio di sere prima in Piazza Mazzini.
Mi ricordo benissimo di quando - dovendo fare una chiacchierata di poesia con Franco Loi nel cortile municipale - l'allora assessoressa alla cultura mi riferì che era tutto ok, ma purtroppo il Comune (oltre ai soldi) non aveva in dotazione nemmeno un microfono.
:-D
L'annunciato temporale su Macerata
Passata è la tempesta
senza una goccia in testa.
Due lampi, tre saette,
tre tuoni, due perette,
e l'acqua? Proprio niente.
Povera amata gente
dei miei dolci rioni,
fermate le illusioni.
La pioggia s'è dissolta,
faremo un'altra volta.
A volte taluni esuberano, perdendo completamente di vista il senso del limite che lascerebbe - agli uditori - se non altro il dubbio. Certe platealità, che forse pretenderebbero di risultare ironiche, lasciano addosso un senso di profondo imbarazzo (per chi le ha vergate: forse non a caso manca la firma dell'autore).
Lui lo sa, ma penso sia importante che in così tanti gli manifestiamo la nostra stima e amicizia: mi associo a quanti qui sopra l'hanno già fatto.
Peppe, avanti tutta! Per Nicola, per la gente di tutti i giorni (quella vera, che arranca per arrivare a fine mese) e per Macerata.
Quello che più fa rabbrividire è l'incoscienza con cui i consiglieri di maggioranza hanno sempre votato sì, quasi per principio, meccanicamente. Come nei consigli d'amministrazione, chi ha votato sì in Consiglio comunale non rischia di rimanere implicato a prescindere? Il voto, voglio dire, conta. Amministrativamente non è soltanto un atto politico, credo. O sbaglio?
Mi associo al ringraziamento del Sig. Mauro Tombesi all'indirizzo dei Carabinieri e della Procura che hanno incassato questo ennesimo successo. Ora - per scoraggiare analoghe follie giovanili - ci vorrebbe una pena esemplare.
Quindi non ho capito: noi residenti in centro (Zona A) possiamo tenere le auto parcheggiate in centro o dobbiamo obbligatoriamente spostarle nei parcheggi esterni dell'APM?
Non sono più nemmeno sconcertato: "sei mesi sono lunghi da passare", cantava Rosanna Fratello. Figurarsi dieci anni. Che stanno avviandosi all'epilogo, ma con una batteria simile a quella finale dei fuochi d'artificio. Solo che qui l'effetto non è pirotecnico e festoso, bensì l'esatto contrario.
Caro Peppe, hai come sempre tutta la mia stima.
Sono sconcertato: questo decennio amministrativo era iniziato col mantra "Non ci sono i soldi". Fortuna che non c'erano, pensa quanti ne avrebbero spesi se ci fossero stati! (...)
con la luce bianca è molto elegante. E ha ragione Sgarbi, evoca la teatralità. Esalta le arcate cieche, le nicchie. È un bel gioco di chiaroscuri. Ma col tricolore o tutto rosso mi risulta imbarazzante. Inguardabile. Una pecionata che annulla, perlomeno ai miei occhi, tutta la validità dell'operazione.
Filippo Davoli
«Nato a Fermo il 22 agosto 1965, Filippo Davòli vive e lavora a Macerata. In ambito poetico si ricordano "Alla luce della luce" (1996 - introduzione di Franco Loi), "Un vizio di scrittura" (1998 - finalista al Premio "Dario Bellezza" 2001), "14 solitari" in "7 poeti del Premio Montale" (Crocetti, 2002), "padano piceno" (2003), "Come all'origine dell'aria" (2010), "I destini partecipati" (2013 - Premio "Città di Fabriano" 2014). Sue poesie sono lette da Neri Marcorè nel nuovo cd del cantautore Claudio Sanfilippo, "Avevamo un appuntamento". E' in corso di stampa il suo nuovo libro. Tradotto in Francia nell'antologia "Filippo Davoli. Cinquante poesies - 1994-2003" (Editions Bénévent - a cura di Daniel Bellucci), insieme a Guido Garufi ha curato il volume "In quel punto entra il vento", dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet Studio, 2008). Della sua scrittura si sono occupate testate e riviste come "Poesia", "Avvenire", "La Stampa", "Sole 24 Ore - Domenica", "L'Unità", "Il Tempo", "America Oggi", "La Voce di Mantova", "I limoni", "Il Messaggero", "RadioRai 1" ("In viaggio con le parole" e "Zapping"), "Origini" e "Letteratura Tradizione". Dirige, con Gaetano Fiacconi, la rivista "Quid Culturae" (www.quidculturae.com).»
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4/12/2010
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