Asse Macerata-Matelica, niente serie C
Canil: «Costretti a ripartire dalla D»
Rinviato il trasferimento nel capoluogo

CALCIO - Al termine di una lunga giornata di riflessioni sul da farsi per le difficoltà incontrate sulle norme federali, il presidente della società dell'entroterra ha chiarito le sue intenzioni in serata: «Troppe difficoltà per il ripescaggio. Dobbiamo vincere il prossimo campionato per poi poter realizzare una squadra provinciale che possa competere nel calcio professionistico». Scartata la possibilità di fusione con una società operante nel comune di Macerata «per non cancellare i 100 anni di storia del Matelica»

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Mauro Canil e Maurizio Mosca

 

L’asse Matelica-Macerata spezzato da intoppi burocratici e dalle norme federali? Voci e indiscrezioni si sono rincorse per tutta la giornata tra le due città della nostra provincia in merito a quel progetto di un super club provinciale cullato ed esposto prima a Maurizio Mosca, che lo aveva accolto entusiasticamente al punto di offrire sostegno economico con il suo gruppo allo stesso Canil, e poi al sindaco Carancini che non lo aveva bocciato anche se è rimasto sempre sulle sue non lasciandosi andare a dichiarazioni ufficiali nel merito.

In tarda serata è arrivato il comunicato del Matelica Calcio: “Il progetto del calcio maceratese riparte in serie D. Il presidente Mauro Canil, è stato ricevuto presso la sede della Lega Nazionale Dilettanti a Roma, dall’avvocato Luigi Barbiero e dal signor Mauro De Angelis. Nel corso dell’incontro si è discusso circa la possibilità di ripescaggio in Lega Pro in caso di eventuale richiesta da parte della S.S.Matelica. La situazione ha evidenziato da subito diverse difficoltà in merito, dal momento che la città di Matelica non ha a disposizione uno stadio omologato per la categoria e la città di Macerata, l’unica della provincia che vanta un impianto idoneo, risulta non essere un comune confinante con il comune del Verdicchio. Una delle norme che regolano il ripescaggio, infatti, è proprio questa: “in caso di domanda di ripescaggio, la società richiedente, deve avere a disposizione un impianto omologato nel comune in cui ha la propria sede o al massimo in uno dei comuni confinanti”, norma che non è valida in caso di vittoria del campionato. Altra clausola imprescindibile è il versamento a fondo perduto della quota di 300 mila euro che, in caso di mancato ripescaggio, non saranno rimborsati. Nell’occasione è stata ipotizzata anche la possibilità di fusione con una società sportiva operante nel comune di Macerata, questo per ovviare all’assenza dello stadio omologato nel comune di Matelica e alla mancanza del confine con Macerata che è il Comune più vicino con lo stadio omologato. Tale operazione, però, purtroppo cancellerebbe i quasi 100 anni di storia della S.S.Matelica. Tenuto presente di tutti questi aspetti si ritiene, dunque, che quest’ultima soluzione non sia percorribile nel rispetto di una città con una storia calcistica degna di essere onorata. Il presidente Canil ha tentato di far comprendere l’importanza del progetto di calcio giovanile provinciale e la passione per il calcio professionistico che andrebbe ad abbracciare una provincia e non solo, ma, purtroppo, il regolamento in essere non favorisce il progetto in questione. Quanto sopra non risulterebbe necessario nel caso di vittoria del campionato di serie D, un risultato che permetterebbe al Matelica Calcio di poter giocare nel capoluogo, segnando l’inizio di una nuova visione di calcio. In virtù di ciò che è emerso, il presidente Mauro Canil e la società devono valutare due diverse strade da percorrere:
– la prima, quella di proseguire con l’iscrizione al campionato di serie D 2018/2019 autonomamente, cercando di portare avanti la stagione al meglio, come sempre fatto in tutti questi anni;
– la seconda, quella di reperire risorse importanti al fine di dare inizio al progetto presentato nelle ultime settimane per costruire una squadra che possa affrontare il campionato con l’obiettivo di festeggiare il traguardo che possa dare seguito al suo progetto di Serie C e di calcio provinciale, il prossimo anno.
Sono già in programma contatti e appuntamenti con enti, sponsor e società sportive con i rispettivi settori giovanili che operano nella provincia di Macerata, per comprendere l’effettiva possibilità di perseguire il progettare insieme e gettare le basi per il futuro del calcio maceratese. Ci auguriamo che la S.S. Matelica Calcio sia riuscita a far comprendere ai propri tifosi e a tutti gli sportivi della provincia che il disegno proposto dal presidente Mauro Canil, di calcio “Maceratese”, rappresenta una possibilità importante per consentire una crescita unanime e la possibilità per i nostri ragazzi di giocare vicino casa, permettendo alle famiglie un controllo diretto sulla scuola e sulla crescita dei propri figli. Abbiamo solo una strada in definitiva per portare la provincia di Macerata nel calcio che conta, che tutti meritiamo, quello dei professionisti: il supporto di un intero territorio per raggiungere il traguardo vincente a fine stagione».

Il tentativo di percorrere la strada del ripescaggio in C, l’unica via che avrebbe potuto spostare il Matelica obbligatoriamente dal suo stadio all’Helvia Recina, è stato dunque bloccato dalle norme particolarmente stringenti della Federazione. Oltre al fatto di dover sborsare 300 mila euro a fondo perduto, a cui si aggiunge altri 300 mila euro per la fidejussione, la società di Canil si è trovata di fronte un ostacolo difficile da superare. Frenetiche sono state le ultime ore, con il patron veneto ed i suoi collaboratori che hanno intrecciato telefonate, viaggi a Roma, incontri con rappresentanti della Federazione per capire quante e quali erano le chance di un ripescaggio del Matelica in serie C.A frenare qualunque tentativo anche solo di presentare la domanda di ripescaggio in quanto terza squadra nella graduatoria della serie D dopo i playoff, è la regola che, di fatto, impedisce al Matelica di poter giocare altrove le partite casalinghe se non unicamente nel suo stadio.

La norma contenuta nel regolamento per i ripescaggi recita infatti che «in caso di vacanza di organico del campionato Serie C 2018/19, determinatasi all’esito delle procedure di rilascio delle Licenze Nazionali per l’ammissione al relativo campionato o determinatasi per revoca o decadenza dalla affiliazione, l’integrazione dell’organico con le società retrocesse dalla Serie C e con le società che hanno disputato il campionato nazionale Serie D avverrà, con apposita delibera della Figc. Le società, per integrare l’organico del campionato Serie C 2018/19, dovranno ottenere la Licenza Nazionale relativa al medesimo campionato. Ai fini dell’integrazione dell’organico del campionato Serie C 2018/19, non saranno ammesse deroghe sui Criteri Infrastrutturali fissati dalle Licenze Nazionali».

Criteri infrastrutturali che impongono la disputa della serie C, in caso di ripescaggio del Matelica, nello stadio dove ha sede la società. Senza possibilità di deroga verso altri impianti. Questo perché la deroga del campo di gioco è concessa solo ai club che hanno vinto il campionato, come accadde ad esempio proprio alla Maceratese tre anni fa quando, in attesa della sistemazione dell’Helvia Recina, la società per il suo primo campionato di Lega Pro indicò nello stadio di Ancona il suo campo di gioco. Non può farlo, invece, il Matelica nella eventualità di essere ripescato in C. Dovrebbe adeguare il suo impianto, cosa che il Comune ha già detto di non voler fare per gli altissimi costi, senza poi avere la certezza neppure di essere ripescato. Una norma decisamente bizzarra ma sulla quale non pare esserci possibilità di trattativa.  Nessuna possibilità anche di un passaggio di titolo della serie D, e cambio di nome, della società da Matelica a Macerata. Infatti questo può avvenire unicamente in presenza di una società che opera in un territorio contiguo a quello del Comune in cui vuole trasferirsi. E come tutti sanno Matelica non confina con Macerata. Resta nell’immediato la pista Helvia Recina come possibile nuova Maceratese, società su cui l’amministrazione comunale ha sempre puntato. Ma serve la volontà del presidente Crocioni e soprattutto una robusta iniezione di risorse finanziarie a sostegno di un club destinato a prendersi onori ed oneri se sarà l’erede della Rata.

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