Rata, bocciato il ricorso di Spalletta:
Tardella deve incassare 275mila euro

CAOS BIANCOROSSO - Il tribunale di Macerata ha rigettato il ricorso dell'imprenditore italo-svizzero per bloccare l'escussione della fideiussione. Era stata chiesta per perfezionare il passaggio del 95% delle quote della società. Chiuso il contenzioso civile, resta in piedi quello penale

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La stretta di mano Filippo Spalletta e Maria Francesca Tardella durante la firma per la cessione della società

 

Maria Francesca Tardella aveva pieno diritto ad essere pagata per i 275mila euro residui pattuiti nella vendita della Maceratese a Filippo Spalletta. Lo ha sancito il tribunale di Macerata oggi, rigettando il ricorso presentato dai legali dell’imprenditore italo-svizzero tendente a bloccare l’escussione della fidejussione che il nuovo proprietario della Maceratese aveva contestato all’ex presidente biancorosso per quella cifra. Ad annunciarlo sono stati gli avvocati Giancarlo e Massimo Nascimbeni, legali di Maria Francesca Tardella e di Gianni Piangiarelli. “Il Tribunale civile di Macerata –spiegano in una nota i legali- ha pronunciato l’ordinanza immediatamente esecutiva riguardante il ricorso promosso in via cautelare da Filippo Spalletta, con il patrocinio degli avvocati Federico Valori ed Oberdan Pantana, tendente ad ottenere, tra l’altro, la sospensione dell’escussione della fideiussione rilasciata da Confidi Supremo a garanzia dell’obbligazione di Spalletta di pagamento del saldo, pari a 275.000 euro del prezzo di acquisto del 95% delle quote di partecipazione della S.S. Maceratese S.r.l. Il giudice, in totale accoglimento di una delle eccezioni sollevate dai sottoscritti difensori, ha dichiarato l’incompetenza per materia del Tribunale di Macerata, erroneamente adito dal ricorrente in luogo del Tribunale delle imprese con sede in Ancona competente a decidere la causa promossa da Spalletta”. Questa sentenza chiude un contenzioso che aveva animato i primi mesi dell’anno quando Filippo Spalletta decise di intraprendere le vie legali contro chi gli aveva venduto la società, denunciando tra l’altro debiti nascosti per oltre 400mila euro (leggi l’articolo).

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Gli avvocati Massimo e Giancarlo Nascimbeni

“Questa decisione segue le pronunce, tutte favorevoli alla Tardella e a Piangiarelli e divenute definitivamente esecutive  -prosegue la nota degli avvocati Nascimbeni- già adottate dal Tribunale civile di Napoli nei confronti di Confidi Supremo per l’escussione della fideiussione summenzionata, nonché dal Tribunale civile di Macerata e dal Giudice di Pace di Macerata per il pagamento dei canoni di locazione e delle utenze per l’utilizzo di Villa Tardella da parte della S.S. Maceratese S.r.l. Filippo Spalletta è stato condannato dal Tribunale di Macerata a rifondere alla dottoressa Tardella ed a Gianni Piangiarelli le spese di assistenza legale per complessivi 11mila euro circa. Altrettanto avevano fatto il Tribunale di Napoli nei confronti di Confidi Supremo e così pure il Tribunale di Macerata ed il Giudice di Pace di Macerata nei confronti della S.S. Maceratese per i decreti ingiuntivi relativi ai canoni di locazione ed alle utenze non corrisposti”. Se la parte civile del procedimento si conclude con questo esito favorevole a Maria Francesca Tardella, in piedi resta l’azione penale intrapresa sempre da Filippo Spalletta. “Tutto il contenzioso in materia civile –concludono gli avvocati Nascimbeni- discende dall’iniziativa giudiziaria del signor Spalletta, in particolare per quanto riguarda questo ricorso deciso dal tribunale di Macerata, ovvero dalla sua pervicace volontà di ritenere illegittime le pretese della Tardella e di Piangiarelli, contrariamente a quanto invece deciso dai magistrati che si sono pronunciati in materia. Rimane pendente il contenzioso in materia penale, attivato anch’esso da Spalletta, nel quale Tardella e Piangiarelli, nei tempi e modi che il magistrato inquirente vorrà eventualmente indicare, avranno l’opportunità di rappresentare le proprie ragioni nei confronti di chi li ha tanto disinvoltamente denunciati. Allo stato, per evidenti motivi deontologici, i sottoscritti nulla possono aggiungere per rispetto della magistratura che sta indagando, non avendo fra l’altro i loro assistiti ricevuto alcuna comunicazione ufficiale al riguardo, se non quelle enunciate a mezzo stampa dal difensore dei denuncianti”.

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