Inno, premi e amarcord
Festa per la Maceratese che non c’è

LA GIORNATA BIANCOROSSA organizzata dagli Amici della Rata. Ospiti speciali Lorenzo Minotti e Pino Brizi. Nuova canzone dei Vincisgrassi dedicata alla squadra. Per il futuro della società il sindaco Carancini ribadisce: «Canil non si è ancora fatto vivo. L'Helvia Recina ha dato ampia disponibilità a lavorare insieme ma il tempo stringe». LE FOTO

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di Mauro Giustozzi

(foto di Fabio Falcioni)

L’amarcord tra Brizi e Scala, il racconto di Lorenzo Minotti della rinascita del Parma dal fallimento, i premi consegnati dall’associazione Amici della Rata e l’apprezzamento per il nuovo inno della Maceratese composto e cantato dai Vincisgrassi al termine del pomeriggio a tinte biancorosse. Con sullo sfondo ancora tanta incertezza sul futuro della Rata che verrà. L’interrogativo resta. Ci sarà la collaborazione con l’Helvia Recina, unica società presente e disponibile in città per intraprendere un percorso sotto le insegne dei colori biancorossi, oppure il colpo di scena dell’arrivo di Mauro Canil da Matelica? Certo è che l’imprenditore, stando alle dichiarazioni fatte dal sindaco Carancini, non si è ancora fatto vivo con l’amministrazione. Ne lui ne altri. Anche se entro le prossime 24/48 ore, fanno sapere da Matelica, che verrà sciolta qualsiasi riserva in merito al futuro che avrà il club dell’imprenditore veneto. “Fino a questo momento –ha ribadito con forza il sindaco- non ci sono imprenditori che si sono fatti vivi con l’amministrazione comunale per avere informazioni sulla Maceratese. E mi riferisco, senza tanti giri di parole, a Canil. C’è una società che sta lavorando bene in città che si chiama Helvia Recina e che ha dato la più ampia e piena disponibilità a lavorare assieme ad altri soggetti che eventualmente si avvicineranno. Ma il tempo stringe e ci sono pochi giorni per fare qualcosa”.

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Lorenzo Minotti premiato dal sindaco Carancini

Nonostante l’orario pomeridiano e feriale, la sala dell’ex cinema dello Sferisterio è risultata molto affollata: presenti tanti politici di maggioranza ed opposizione, tutti i dirigenti delle società calcistiche cittadine, la tifoseria ed esponenti della Figc locale. Durante l’incontro moderato da Benedetto Verdenelli, Lorenzo Minotti ha raccontato i travagli ed il percorso che il Parma ha effettuato dopo il fallimento che tre anni fa fece precipitare nei dilettanti il club ducale. “Ci fu uno scatto d’orgoglio della città, dell’imprenditoria locale –ha raccontato l’ex difensore oggi commentatore Sky- nel segno del messaggio Parma può. Era un periodo complicato per la città in difficoltà non solo nel calcio ma anche a livello industriale con molte aziende che chiudevano ed il Comune che dichiarò il fallimento per i debiti accumulati. Ebbene scattò un sentimento di amore verso il calcio che divenne il primo strumento per far ripartire Parma, conosciuta ovunque per i successi colti nell’era Parmalat. Io credo che, facendo le debite proporzioni, ciò possa accadere anche a Macerata che vanta comunque una storia ed una tradizione nel calcio”.

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Il mitico Pino Brizi

Premiati dagli Amici della Rata sia l’ex capitano del Parma che Pino Brizi, vecchia gloria del calcio non solo locale ma anche nazionale visti i suoi trascorsi alla Fiorentina. “Io credo che ci debba essere unità di tutte le società calcistiche cittadine per ricostruire la Maceratese –ha detto l’ex difensore gigliato- facendo scelte mirate che possano coinvolgere qualche imprenditore che abbia voglia e potenzialità economiche da dedicare al calcio. Puntando anche sui giovani: ricordo che nell’ultimo periodo di lavoro alla Maceratese ero responsabile del settore giovanile che proprio in quella stagione vinse l’unico scudetto di categoria della sua storia”.

Bersagliato di domande dalla tifoseria soprattutto il sindaco. “I tifosi e la città hanno fame di calcio –ha detto Carancini- il quadro degli impianti per fare calcio ad un certo livello c’è. Quello che manca sono gli imprenditori che abbiano passione per lo sport che significa anche passione per la città. Sorprende questo disinteresse ed il silenzio totale che, Helvia Recina a parte, avvolge questa vicenda”. Dal punto di vista del recupero del marchio e dei colori sociali dalla curatela fallimentare, pur esprimendo un pensiero personale, il sindaco ha affermato “che se ne potrebbe far carico anche il Comune, la cui interlocuzione col curatore è sempre aperta”. Tra i temi emersi anche una spaccatura in fazioni della tifoseria biancorossa che di certo non aiuta in questo momento dove tutte le componenti dovrebbero marciare unite verso l’obiettivo di far rinascere il calcio in città.

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Maurizio Serafini dei Vincisgrassi

“Abbiamo scritto in trenta minuti e realizzato in tre giorni questo nuovo inno della Rata –hanno sottolineato Maurizio Serafini e Luciano Monceri dei Vincisgrassi- un’idea nata con l’amico Orlandi in occasione di una delle ultime partite della Maceratese allo stadio. Poi, visto quanto accaduto, il progetto si era fermato. L’abbiamo ripreso poche settimane fa ed oggi lo presentiamo sperando che possa piacere. E’ nel nostro stile, suonato con le cornamuse e con un testo che riteniamo accattivante e di buon auspicio per la rinascita della Maceratese. Del resto l’inno d’Italia fu composto ancora prima che il paese fosse unito. Un precedente di buon auspicio che fa guardare avanti con positività”. L’inno a suon di cornamusa ha il titolo provvisorio “Sci però” che «rappresenta l’essenza del maceratese».

Intanto su fronte giudiziario si è tenuta in Tribunale l’udienza davanti al giudice delegato Tiziana Tinessa per quantificare lo stato passivo della Maceratese fallita. Si aggira sul milione di euro la quantificazione delle richieste dei trenta creditori che hanno pendenze aperte con la S.S. Maceratese srl dichiarata fallita lo scorso gennaio. Non ci sono in questa lista, però, i giocatori dell’ultima stagione in serie C. La parte più corposa della somma viene chiesta dall’Agenzia delle Entrate che rivendica poco meno di 400 mila euro, mentre il Credito sportivo deve avere indietro 200 mila euro del mutuo utilizzato per l’allestimento del fotovoltaico di Collevario. Seguono il Comune di Macerata che rivendica 70 mila euro per canoni di affitto dello stadio non pagati e l’Apm con 40 mila euro per bollette del servizio idrico non pagate e l’Inail con 16 mila euro. A ruota ci sono i cosiddetti creditori minori ristoranti della zona, alberghi utilizzati per le trasferte, pullman per gli spostamenti della squadra e l’assicurazione utilizzata in occasione dell’accensione di una fidejussione. Il giudice Tinessa ha ammesso poco più di 450 mila euro di crediti privilegiati, quelli da saldare in primis, e poco meno di 450 mila euro di crediti chirografari. Il rischio concreto è che questi conteggi restino unicamente sulla carta e non potranno essere mai recuperati da chi si è insinuato nel fallimento. La società, infatti, non ha risorse proprie che possono essere aggredite dai creditori: ne liquidità o proprietà immobiliari. Non esiste più, dallo scorso agosto, neppure il titolo sportivo della Maceratese con la cancellazione del club da ogni campionato Figc, quello sì un valore importante che avrebbe potuto fruttare dei soldi alla curatela fallimentare nel momento in cui fosse stato messo all’asta. E’ vero che resta il marchio della società che può essere venduto, che però ha un valore più affettivo che monetizzabile con cifre importanti a livello economico.

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