di Mauro Giustozzi
Nel momento più buio della storia del calcio biancorosso i tifosi si affidano ai ‘gemelli del gol’ per far rivivere una nuova Maceratese nella prossima stagione. Saranno Giovanni Pagliari e Moreno Morbiducci, indimenticati enfant prodige della Rata degli anni Ottanta, di sfide divenute storiche contro avversari che si chiamavano Civitanovese, Padova, Mestre, Venezia, gli ospiti d’onore di una serata fortemente voluta da Giovanni Orlandi, presidente dell’associazione Amici della Rata, per cercare di non spegnere quella fiammella di una rinascita del club che stenta a diventare un fuoco. Appuntamento domani sera al Bar Firenze: i tifosi hanno aderito in gran numero, almeno una cinquantina, decretando il sold out del locale. “Speriamo di entrarci tutti, ma va bene così –ha sottolineato lo stesso Orlandi-. Non possiamo stare un altro anno senza Maceratese, magari in Terza Categoria ma dobbiamo ripartire”. La presenza di Pagliari e Morbiducci servirà da un lato a rinverdire le gesta di una Maceratese vincente, fatta di molti calciatori locali e soprattutto guidata da una società composta da dirigenti e staff tecnico della città. Dall’altro a provare a spronare e richiamare l’attenzione della città, degli imprenditori, delle istituzioni per ridare vita al sodalizio biancorosso, sparito lo scorso anno dopo novantacinque anni di storia. Tra le ipotesi che circolano quella anche di contattare il curatore fallimentare, Alessandro Benigni, per poter acquistare quel che resta in tribunale della società fallita: cioè il marchio, i colori sociali ed i trofei recuperati dallo stesso curatore. Un segnale verso qualche possibile imprenditore locale che sia interessato a ridare vita al glorioso club biancorosso.
“Ho accettato ben volentieri questo invito degli sportivi –ha detto Giovanni Pagliari- perché dai ripetuti attestati di stima ricevuti so di essere rimasto nei loro cuori. Così come la Maceratese è un pezzo fondamentale della mia carriera di giocatore prima ed allenatore poi. In entrambi i casi ho mosso i miei primi passi in questa società. Per cui se serve il mio nome e la mia presenza per aiutare la Maceratese lo faccio ben volentieri”. Per la prima volta nella sua storia la Maceratese non solo è stata cancellata dalla geografia del calcio ma, finora, i tentativi di una rinascita del calcio in città sotto le insegne biancorosse sono naufragati. “Questo anno sabbatico della Rata –ricorda Pagliari- è purtroppo la conseguenza di strategie ed errori gravi che sono stati compiuti nelle ultime gestioni del club. Oramai quello che è stato non conta più. E’ necessario guardare avanti, vedere se ci sono forze interessate a far ripartire la Maceratese. Non è importante, a mio avviso, neppure la questione economica o la categoria da cui ricominciare. E’ determinante la serietà di chi si vuol impegnare in un nuovo progetto, che siano persone del posto perché abbiamo visto tutti quanti cosa accade quando arrivano personaggi da fuori. Io ho alle spalle 40 annui di calcio e oltre 1000 presenze da professionista. Posso mettere a disposizione questa mia esperienza e non sono qui per farmi pubblicità. Non ne ho proprio bisogno. Certo, altrove si è ripartiti immediatamente ma credo che questo vuoto a Macerata sia stato dovuto ai tanti problemi e vicissitudini vissute lo scorso anno”. E’ netto, come è sempre stato da calciatore prima e allenatore poi, Giovanni Pagliari nell’indicare quali sono le prerogative affinchè anche lui possa dare una mano alla rinascita della Rata. “Non conta la categoria lo ribadisco –ci dice-. Fra una serie D senza progetto ed una Prima categoria con idee, prospettive e futuro è meglio fare una categoria inferiore. L’improvvisazione del momento non paga ed a Macerata è stato provato. Così come la gente, i tifosi, capiscono benissimo la differenza tra chi nel calcio vuol speculare e chi invece è portato dalla passione e dall’entusiasmo. Non è decisivo neppure il lato economico, nel senso che se non si hanno molti soldi ma si ha un progetto tecnico chiaro in testa si può fare calcio. Del resto ricordo a me stesso ed a tutti come la Maceratese, nella sua storia, abbia spesso vissuto momenti difficili e si sia affidata al vivaio ed ai giocatori locali per andare avanti. Quando giocavo, giovanissimo, nella Maceratese c’era una società totalmente composta da persone del posto: dal senatore Tambroni all’avvocato Nascimbeni, al segretario Monachesi al maestro Tonino Seri fino ad allenatori come Prenna e Brizi. Per ricominciare e guardare al futuro è indispensabile ricordare questo passato”.
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