di Luca Patrassi
In tempi di globalizzazione, anche delle pandemie, c’è sempre chi guarda nei dintorni della propria abitazione, dell’orticello e del luogo di lavoro magari sognando che si formi un’immunità a prescindere dalla realtà. Il coronavirus è una multinazionale che “esporta” i suoi prodotti in quasi tutto il mondo, in maniera più o meno massiccia. La provincia di Macerata oggi è a quota 664 positivi, un migliaio le persone in isolamento domiciliare, più di cento gli operatori sanitari coinvolti, purtroppo molti anche i morti. Un’emergenza che sta colpendo anche le strutture ospedaliere e quelle sociosanitarie, iniziando dalle Case di riposo, alcune delle quali con percentuali eclatanti per motivazioni ora al vaglio della magistratura. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato del gruppo Kos Care (il gruppo comprende anche Villa Pini, a Civitanova e Santo Stefano, a Potenza Picena) Enrico Brizioli aveva fatto il punto sulle azioni messe in campo al fine di contenere il contagio e rispondere all’emergenza coronavirus. Brizioli, che da parecchi giorni segue la questione di persona nelle strutture sanitarie maceratesi del gruppo, aveva annunciato l’acquisto dei test anticorpali – 15mila – oltre ad investimenti già sostenuti per 5 milioni sul fronte dei dispositivi di protezione individuale, «prima – come ha sottolineato l’azienda – delle disposizioni ministeriali e dell’Iss ed oltre i protocolli previsti per garantire la massima sicurezza possibile». Se una settimana fa i casi positivi – come indicato dai sindacati interni – erano due (peraltro non pazienti, dunque il virus sarebbe stato portato all’interno dal personale), ieri la cifra è arrivata a 14 che è comunque una percentuale minima rispetto alle parecchie centinaia di persone che frequentano – per lavoro o come pazienti – le strutture del Santo Stefano. Positive al virus, non in gravi condizioni, mentre appunto l’azienda ha fatto uno screening di massa a prescindere dalle funzioni svolte, cosa che peraltro non è stata fatta – per una serie di motivi, dalla carenza di tamponi e reagenti al fatto che non è disposto nei protocolli – neanche nelle strutture ospedaliere pubbliche. Per dire insomma che si lotta mettendo in campo tutto il possibile contro un nemico che resta per molti versi ancora sconosciuto.
I sindacati interni hanno detto che c erano casi mentre la dirigenza cosa diceva? E soprattutto quanto c erano 2 casi cosa ha fatto ? No giusto per essere informati
Per fortuna!!!scampato pericolo
Complimenti la prevenzione è una cosa seria quando viene attuata Vi dovreste vergognare di prendervela con il personale sanitario e parasanitario che lavora con scarse e inadeguate protezioni spesso avvalendosi.
Ersilia Staffolani , esattamente! Durante il picco dell'emergenza le protezioni adeguate scarseggiavano e i sanitari hanno affrontato il virus senza essere al sicuro! Non si spiegherebbero i tantissimi decessi tra il personale medico - sanitario e i tanti casi di positività! Sono stati mandati a lavorare anche se qualche segno del contagio era presente e lasciati a casa sono quando essa era conclamata! Ora che la morsa si è un po' allentata, vengono fatti tamponi a tappeto ed il personale degli ospedali e delle strutture viene lasciato a casa se positivo. Ora, però! È ovvio che proprio chi ci cura è diventato veicolo di trasmissione, e questo è assurdo, certamente non per loro colpa! Anzi! Ai sanitari tutti andrebbe fatto un monumento, rischiano tutti i giorni di ammalarsi, mentre chi ha coscienza resta in casa e i furbetti ( è un complimento!) amcora vanno in giro senza mostrare la minima forma di rispetto per gli altri, d'altro canto l'ignoranza è una brutta bestia! Altro che multe!
.. Io ho la mia mamma ricoverata giù da ormai parecchi mesi.. E da parecchio tempo che nn la posso vedere xche nn si può entrare x tutelare la salute dei nostri cari anziani.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati