Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) ci ha confermato, seppure nella linea di riserbo che caratterizza il momento, che farà la sua parte per rendere possibile il risanamento di Banca Marche, con un intervento teso principalmente ad accrescere le garanzie sul portafoglio di sofferenze e incagli che l’istituto dovrebbe cedere all’esterno. Una volta alleggerita dai crediti più rischiosi, per Banca Marche sarà più semplice vedere l’ingresso di uno o più soci privati. Secondo il Fitd, dunque, agevolare l’intervento della bad bank che acquisirà il portafoglio deteriorato non può far altro che permetter alla good bank, ovvero a Banca Marche, di superare più facilmente il complesso momento di difficoltà.
Il Fondo ha per statuto la tutela dei depositanti ma può anche intervenire, così come accaduto per Tercas, nell’agevolare il superamento delle crisi aziendali con operazioni di tipo diverso. Le risorse che mette in campo non sono alimentate con denaro pubblico bensì da parte del sistema bancario nazionale, con i singoli istituti che contribuiscono pro-quota. E’ facile a questo punto supporre che le banche nazionali, poco inclini in questi mesi ad utilizzare le loro risorse, reputino Banca Marche, alla fine degli interventi, in grado di rimettersi in carreggiata. Dall’altro lato la presenza del Fitd testimonia come la situazione patrimoniale dell”istituto, al di là delle tante facilonerie locali e delle teorie dei complotti, non fosse esattamente rose e fiori.
LO SCHEMA DI SOLUZIONE – L’uscita dalla crisi per Banca Marche, ancora in via di definizione, è comunque sempre nelle mani dei commissari Giuseppe Feliziani, Federico Terrinoni e Bruno Inzitari, e si basa al momento su tre pilastri. I primi due sono appunto l’intervento del Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi e la cessione del portafoglio deteriorato a una società specializzata in queste tipologie di crediti. Il terzo pilastro, ovvero un partner industriale o una cordata, si renderà invece necessario per ripatrimonializzare l’istituto, permettendogli di riprendere ad operare a pieno ritmo. Quasi nulli sono invece i margini di intervento delle tre Fondazioni principali azioniste di Banca Marche. A Pesaro, Macerata e Jesi rimarrà poco altro che restare a guardare il puzzle in via di composizione, conoscendo solo alla fine quanto patrimonio delle tre istituzioni sarà andato in fumo dopo l’era Bianconi.
Rispetto ad altre recenti ristrutturazioni, come ad esempio il caso di Tercas, per Banca Marche si prevede come detto l’ingente dismissione del portafoglio tossico, quei 3-4 miliardi di euro di crediti deteriorati che dovrebbero finire al Nuovo Credito Fondiario (Fonspa), il quale si assumerà, in qualche modo, il ruolo di bad bank di Banca Marche. Qualora andasse a buon fine, l’operazione avrà importanti ricadute positive per la good bank, cioè per quella Banca Marche 2.0 che ha retto, in particolare sul fronte della raccolta, durante la Via Crucis di quest’ultimo anno e mezzo. Per esemplificare con un’immagine banale, è come se un’automobile venisse aiutata a scaricarsi del carico più pesante (portafoglio deteriorato), non solo per ripartire più leggera ma anche per invogliare un investitore a mettere il pieno di benzina (patrimonio).
Punto nevralgico della cessione dei crediti sarà il valore di vendita di questo portafoglio non performante. Se, come sembra, Banca Marche ha effettuato nell’ultimo anno coperture prudenziali dei crediti deteriorati e valutazioni congrue all’attuale mercato per i beni posti a garanzia, le garanzie aggiuntive ipotizzate del Fitd (si parla di 400-500 milioni) renderanno l’operazione di cessione indolore, non andando ad intaccare ulteriormente i bilanci dell’istituto di credito. Questo almeno sembra essere lo scopo ultimo del Fondo Interbancario. Alleggerito dai crediti malati, per l’istituto guidato dai tre commissari sarà più semplice trovare un partner industriale, considerando come non sia trovato nessuno disposto ad investire quei 700-900 milioni di euro che sarebbero stati necessari. Sebbene il termine incuta timore, l’entrata in scena della bad bank avrà dunque per Banca Marche una valenza positiva, ma forse anche per l’intera regione.
Fonspa – magari supportata da qualche fondo e meno assillata di Banca Marche dalla necessità di patrimonio – potrà forse gestire con più calma l’ingente portafoglio immobiliare posto a garanzia dei crediti, un fattore questo non secondario per l’economia marchigiana. Come paventato qualche settimana fa dallo stesso Governatore Spacca, l’eventuale necessità di porre gli immobili tutto di un colpo sul mercato per fare patrimonio, oltretutto in una fase ampiamente negativa del mercato, darebbe un colpo mortale alla già traballante economia marchigiana. Si immagina che Fospa, qualora acquisisca il portafoglio deteriorato di Banca Marche, possa e voglia gestire al meglio le cessioni degli immobili. Allo stesso modo potrebbe concedere la possibilità agli imprenditori di rimodulare le posizioni oggi in difficoltà ma che, nel medio-lungo periodo, hanno qualche possibilità di ripresa.
PERCHE’ IL SISTEMA VUOLE LE BAD BANK – I problemi derivanti dai portafogli deteriorati e l’idea di far confluire questi asset verso una o più bad bank, capaci di gestire questo tipo di crediti, sono comuni a molti istituti. L’intero sistema bancario italiano ha accumulato più di 160 miliardi di euro di sole sofferenze. Gli accantonamenti necessari a coprirne le svalutazioni, di riflesso, hanno costretto a congelare il patrimonio delle banche riducendo così le possibilità di erogare nuovo credito, un circolo vizioso apparentemente senza via d’uscita. Per tamponare questa situazione, i primi istituti italiani che si stanno muovendo per esternalizzare i crediti malati sono Intesa San Paolo e Unicredit. I due colossi sono intenzionati a far confluire parte del loro portafoglio deteriorato a una società di nuova costituzione il cui capitale verrà sottoscritto principalmente da fondi e investitori privati. Lo stesso Ignazio Visco, poche settimane fa, ha dato la benedizione a questa operazione, ma Banca d’Italia ha forse nel cassetto un progetto ancora più ambizioso. Cioè la creazione di una bad bank italiana di sistema, sulla scia di quanto fatto dalla Spagna attraverso Sareb, società la cui creazione ha permesso alle banche spagnole di evitare il disastro.
Le bad bank hanno poco a che vedere con le bad company, le società che spesso vengono create durante i piani di ristrutturazione aziendali per poi avviarle verso la liquidazione dopo il trasferimento, da parte della società buona, dei crediti e sopratutto dei debiti. Un caso del genere è avvenuto pochi anni fa per Alitalia. Una bad bank è piuttosto un istituto di credito o una società specializza nella gestione dei portafogli deteriorati e dell’ingente quantità di garanzie, spesso immobiliari, connesse a questi prestiti. A differenza dei normali istituti di credito, queste società non sono assillate dai problemi contingenti di patrimonio tipici della banche ma possono permettersi tempi più lunghi per recuperare il più possibile ed evitare le fasi negative di mercato. In Italia il primo caso di bad bank fu la Sga, società creata da Intesa circa dodici anni fa per contenere i crediti spazzatura del Banco di Napoli. Superando forse le più ottimistiche previsioni, la Sga si è rivelata una gallina dalle uova d’oro, andando fin’ora a recuperare circa 5 miliardi di euro dei 6.5 miliardi di finanziamenti incagliati o in sofferenza. Nel caso di Banca Marche, come detto, non si andrebbe a creare una nuova società ma i crediti deteriorati finirebbero a Fonspa la quale è specializzata nella gestione di questa tipologia di portafoglio.
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L’uovo di Colombo! Ma come avevano fatto a non pensarci prima. Come si legge nell’articolo la Bad Bank potrebbe arrivare a recuperare fino al 85% dei crediti incagliati……… Dove si vendono le azioni che voglio accaparrarmene un bel gruzzoletto?
…..non sapevo se scrivere a proposito della raccolta differenziata e del Cosmari, oppure commentare questo articolo. Siccome non c’è poi tutta questa differenza, non scrivo su nulla.
…grazie di esistere gazzani!!!!
sentite il presidente , lui ora ha capito tutto!! https://www.youtube.com/watch?v=i9Yicz-gP2Y
Non avevo mai visto il video. Debbo ammetterlo: non ci capisco più niente. Dice il nostro banchiere pasticcere con il sorriso sulle labbra: “Quello che e’ successo e’ molto semplice………”. Non so che dire!
Et voilà, il gioco è fatto! Consiglieremmo di investire in azioni Fonspa che, dopo questo mega affare, in tempi abbastanza brevi raggiungerà il break even e poi…utili/dividendi a GOGO!!! Però una cosa: qualche dirigente dei troppi non potrebbe andare alla bad bank ed alleggerire le casse della new bank of marche?
Sentito come canta il pappagallo??
Ripresosi dai bagordi della festa al Donoma di tale Ercoli( a proposito e’ un omonimo o fa parte degli Ercoli tristemente famosi?)Gazzani,stimolato ,sostenuto e difeso dai suoi numerosi?? sostenitori( uno)ha visto bene di superarsi nella nuova intervista dove con parole semplici spiega a noi miseri mortali che cosa e’ successo in banca marche,ovvero che non erano stati fatti gli accantonamenti??Qualcuno puo’ spiegargli che per l’ennesima volta non ha capito niente e che un oblio silenzioso e discreto con un ritorno all’impasto e allo sforno delle micchette sarebbe certamente piu’ dignitoso,opportuno e meno imbarazzante?Errare umanum est,perseverare e’ diabolico,toglietegli quella poltrona damascata da sotto il sedere,prendetelo di peso e restituitelo alla panificazione,come la terra ha riaccolto tra le sue braccia il ns ex presidente con il Landini,Il regista del film scemo e piu’ scemo sembra,da indiscrezioni giornalistiche che stia prendendo spunti e volti per la sceneggiatura del suo nuovo film idementi piu’ dementi.BASTA, qui tra poco scorreranno lacrime e sangue per salvare la baracca e Gazzani continua a farsi intervistare con poltrene e scenografie da mago Telma.
I crediti deteriorati di cui si parla rappresentano almeno il 20% o forse più dei crediti pre-crisi.
Con la vendita delle filiali al fondo Conero i costi della banca sono significativamente aumentati.
Senza una massiccia riduzione del personale diciamo almeno il 30% del costo complessivo la nuova banca
Non riuscirà ad essere competitiva…..questo è il dato centrale.
Complimenti all’estensore dell’articolo Marco Ricci che non ho il piacere di conoscere. Ma si capisce che è persona ben informata e competente. Un solo piccolo appunto mi permetto. Ha dimenticato di citare l’attuale direttore generale Dott. Goffi, che poveraccio è entrato in Banca Marche quando tutto era perduto anche e sopratutto l’onore. Ci è voluta la sua caparbietà e il suo coraggio a rimanere nell’istituto dove è successo di tutto e di più cercando di salvare il salvabile, cioè più nulla. A proposito, la magistratura cosa sta facendo ? Sta controllando gli affidamenti facili per centinaia di milioni a talune ditte e personaggi non più recuperabili mentre a piccoli artigiani commercianti, agricoltori e piccolissimi impenditori o onesti privati che a fatica li avrebbero restituiti, molto veniva negato ?
piccolo particolare che nel video il Presidente dimentica: a fronte di quegli utili che definisce inesistenti la fondazione (anzi, le fondazioni e tutti i soci) hanno ricevuto dividendi fatti di carta moneta sonante….e ricordiamo tutti cosa dicevano in merito alla necessità di avere dividendi da utilizzare sul territorio. A prescindere da tutto il resto se gli utili non esistevano chi li ha presi dovrebbe restituirli cosi avremmo più patrimonio per la banca…..allora gli unici che si possono dire veramente truffati sono quelli che sono diventati azionisti nel 2012 sulla base di tutte le rassicurazioni che arrivavano da banca e fondazioni e che non hanno visto il becco di un quattrino e non rivedranno i loro soldi. Chi conosceva le parole del governatore di banca d’Italia di inizio gennaio 2012 (e secondo la Consob sono il cda, direzione, sindaci e fondazioni) e ha proseguito nell’aumento di capitale coinvolgendo i piccoli risparmiatori deve pagare o almeno stare zitto.
Sospensione negoziazione mercato Azioni Banca Marche
“Banca delle Marche spa in amministrazione straordinaria, anche quale internalizzatore sistematico sulle proprie azioni, comunica che, con decorrenza 5 agosto 2014 e fino a nuova comunicazione, è stata sospesa la negoziazione delle azioni ordinarie di propria emissione (isin code IT0001063707). Tale decisione è stata adottata dai Commissari Straordinari, tenuto conto: – dell’esiguità degli scambi perfezionati nelle ultime aste; – del protrarsi della procedura di amministrazione straordinaria, che ha reso datate le informazioni sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria della Banca a disposizione del pubblico”
“Restituite Gazzani alla panificazione come il nostro Presidente e’ stato restituito al famoso Territorio…. Da arare”. Grazie Giuliano Nardino per queste plastiche immagini che da sole valgono mille analisi.
Squadra che vince non si cambia. Quella che perde? Credo proprio di si. Non è così a Banca Marche. Esempio: i personaggi che hanno operato nel Servizio Personale (numero di assunzioni fuori misura, informazioni non raccolte sui vari personaggi per i quali sarebbe stato fin troppo facile conoscere il passato, premi, super stipendi ecc… cosa stavano a fare? ) Visto che ora si manda a casa un sacco di gente c’è la prova provata della loro inefficienza. Perché non vanno a casa loro?. Così dicasi per il Servizio Fidi, per chi stilava il Bilancio ecc.