Furono 180 i milioni di euro chiesti da Banca Marche alle Fondazioni e ai piccoli azionisti al momento dell’apertura dell’ultimo aumento di capitale lanciato ad inizio 2012. 180 milioni di euro sottoscritti in buona parte dal territorio sulla base del prospetto informativo e della lettera inviata agli azionisti in cui l’allora presidente Michele Ambrosini sottolineava, oltre alle iniziative in atto, quanto la banca non fosse mai stata “così liquida e patrimonializzata”. Dopo la Procura di Ancona che ha contestato a Massimo Bianconi, ai vicedirettori, ad alcuni tra dirigenti e agli amministratori il reato di false comunicazioni sociali (leggi l’articolo) – sono durissime anche le motivazioni con cui la Consob ha avviato le sue formali contestazioni amministrative nei confronti dell’ex dg Bianconi, di 15 amministratori, nonché della stessa Banca Marche.
La Commissione ha rilevato infatti la mancanza di adeguate informazioni al pubblico e alla stessa Consob sulle valutazioni, espresse a Banca Marche dal governatore della Banca d’Italia, poche settimane prima l’apertura dell’aumento di capitale. Visco, nella sua lettera del 9 gennaio 2012, aveva espressamente parlato di “scadimento della qualità del portafoglio” e di “rilevante esposizione ai rischi creditizi e finanziaria”, oltre a sottolineare “elementi di crescente criticità negli assetti di governance.”
L’omissione, secondo Consob, non sarebbe frutto di “mera negligenza” o della sottovalutazione dell’importanza che le contestazioni avessero ai fini della corretta formazione del giudizio di investimento da parte dei destinatari dell’offerta. Al contrario, l’omissione sarebbe “avvenuta scientemente e quindi al preciso fine di occultare un elemento di criticità che, se conosciuto, avrebbe potuto mettere a repentaglio il buon esito dell’aumento di capitale e il rinnovo dei vertici aziendali.”
Il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco
Un’accusa pesantissima, quella della Commissione, aggravata dall’ipotizzare come tutti gli amministratori di Banca Marche si resero conto della gravità dei rilievi, così come Consob desume dal verbale relativo al Cda dell’11 gennaio del 2012, un consiglio tenutosi appena due giorni dopo l’arrivo della comunicazione di Visco. Massimo Bianconi, direttore generale: “La lettera è seria e da non sottovalutare, anche se non c’è nulla su cui drammatizzare”. Lauro Costa, vicepresidente di BM: “La lettera della Banca d’Italia è seria è importante, essa ha colpito il consiglio, il collegio sindacale e la direzione della nostra banca.” Tonino Perini, vice presidente vicario: “La lettera è molto forte, pesante e da meditare”. Mario Volpini: “Lettera molto importante da prendere con la dovuta serietà.” Eppure delle crescenti criticità negli assetti di governance, dello scadimento della qualità del portafoglio e della rilevante esposizione ai rischi creditizi e finanziari, neppure una parola fu inviata né a Consob né riportata nel prospetto informativo. “Laddove dovessero verificarsi indiscrezioni a riguardo – affermò oltretutto in Cda l’allora presidente di BM, Michele Ambrosini, sottolineando l’estrema riservatezza della questione – scatterebbe immediatamente una denuncia penale.”
“Tutti i consiglieri – scrive Consob – hanno pertanto concordato in merito all’occultamento all’autorità di Vigilanza ed al pubblico delle valutazioni negative espresse dalla Banca d’Italia sulla situazione economico patrimoniale e sull’assetto di governo dell’emittente”. Secondo la Commissione, i destinatari del prospetto, qualora informati dei rilievi della Vigilanza, “avrebbero potuto verosimilmente essere dissuasi dall’aderire all’offerta.” Particolarmente significativo il commento espresso sempre durante la stessa seduta del Cda dall’ex presidente di Banca Marche. Michele Ambrosini, dopo aver giudicato serio il tono della lettera di Visco e sottolineato l’urgenza di intervenire, proseguì ricordando la delicatezza del momento, considerando come “tra poche settimane inizierà l’offerta in collocamento all’aumento di capitale e in aprile avrà luogo il rinnovo delle cariche degli esponenti aziendali.”
Dunque per i consiglieri non solo preoccupazione per l’esito dell’aumento di capitale ma forse anche per i posti in consiglio, seppure la frase potrebbe avere un’altra valenza più nobile, con il presidente di Banca Marche a ricordare come entro pochi mesi sarebbe stato nominato un nuovo Cda. L’attuale dg di Banca Marche, Luciano Goffi, in risposta ad una sollecitazione di Consob, ha in seguito ipotizzato che il Cda non avesse compreso la pesantezza delle problematiche sollevate da Visco in merito al portafoglio crediti e ai possibili problemi patrimoniali.
LE RICHIESTE DI CONSOB A BM – Significativo anche come Consob, il giorno dopo l’arrivo della lettera di Bankitalia in Banca Marche e con il prospetto ancora non licenziato, richiedesse all’istituto informazioni supplementari in merito alle ispezioni del 2010. Solo a giugno 2012, ben oltre la chiusura dell’aumento di capitale, Banca Marche, all’ennesima richiesta di Consob, inviò una risposta redatta da Massimo Bianconi in cui si faceva cenno alla lettera di Visco, senza però far riferimento ai “rischi creditizi e finanziari” sottolineati dal Governatore.
LE INFORMAZIONI ALLA PWC – Non solo gli amministratori di Banca Marche non informarono Consob, ma dei rilievi di Visco sembra non fu informata neppure la Pwc, società di revisione che predispose il prospetto informativo. Nella comunicazione inviata dalla Banca alla PriceWaterhouseCoopers il 27 gennaio 2012, sempre prima che si aprisse l’aumento di capitale, Michele Ambrosini e l’allora vice direttore generale, Pierfranco Giorgi, avrebbero oltretutto dichiarato alla società di revisione di non essere a conoscenza “di fatti e circostanze che potrebbero comportare un effetto significativo sul dato previsionale”, ovvero quegli 80 milioni di attivo smentiti pochi mesi dopo dall’oltre mezzo miliardo di euro di perdite con cui si chiuse il bilancio 2012.
LA LETTERA AGLI AZIONISTI – Consob prende anche di mira le informazioni contenute nella lettera inviata agli azionisti dal presidente Ambrosini l’8 febbraio del 2012. Secondo la Commissione sarebbero state “del tutto omesse le criticità ravvisate da Banca d’Italia ed anzi si è descritta una realtà particolarmente florida”. Un confronto tra il contenuto della lettera inviata dal Governatore Visco a Banca Marche e quanto riportato nel prospetto informativo e nella comunicazione di BM agli azionisti è già stato oggetto tempo fa di un nostro approfondimento (leggi qui).
I DESTINATARI DELLE CONTESTAZIONI – Per questi e per altri motivi la Commissione nazionale per la società e la borsa ha aperto, come abbiamo già riportato, una procedura di contestazione nei confronti di: Massimo Bianconi, Michele Ambrosini, Franco D’Angelo, Lauro Costa, Giuliano Bianchi, Mario Volpini, Germano Ercoli, Tonino Perini, Walter Darini, Piero Valentini, Massimo Cremona, Pio Bussolotto, Bruno Brusciotti, Marco Pierluca, Eliseo di Luca, Marcello Gennari e contro la stessa Banca Marche. All’ex dg Bianconi, al consiglio di amministrazione e ai sindaci è imputata la violazione dell’articolo 94 comma 2 del Testo Unico della Finanza:, mentre a Banca Marche la violazione dell’articolo 195 comma 9 dello stesso Tuf. L’eventuale violazione, al termine del procedimento, potrebbe essere punita con una sanzione amministrativa da 5000 a 500.000 euro.
L’ESPOSTO AL MEF – Nonostante la “riservatezza”, Banca Marche informò quasi immediatamente della lettera di Visco le Fondazioni di Pesaro e Macerata e, quasi sicuramente, anche quella di Jesi nella persona dell’allora presidente Federico Tardioli, stando almeno a quanto riferito dal presidente Ambrosini e confermato da Franco Gazzani. Questo sebbene il successivo presidente della Fondazione, Giacani, in epoca successiva riferì al consiglio come l’istituzione avesse ottenuto copia della lettera solo un anno dopo. Sul perché Banca Marche non avesse posto a conoscenza la Fondazione Carjsi della comunicazione del governatore Visco è stato presentato un esposto al Ministero dell’Economia e delle Finanze da due ex consiglieri jesini (leggi l’articolo). Il Mef, da noi più volte sollecitato, non ha fornito alcuna informazione sull’esito dell’esposto.
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La CONSOB , con questo verbale, ha certificato quanto da tempo si è detto sui vari organi di stampa:
cioè che Banca d’Italia aveva, puntualmente e ampiamente , segnalato le difficoltà di Banca Marche ed i correttivi che urgenetemente andavano assunti.
La verità è che volutamente MANAGEMENT, AMMINISTRATORI E COLLEGIO SINDACALE hanno nascoscosto queste informazioni inducendo quindi tanti piccoli azionisti/risparmiatori a versare altro denaro in aumento di capitale.
INSOMMA UNA VERA E PROPRIA TRUFFA!!!!!
SPERIAMO NELLA MAGISTRATURA!!!!!
Solo mala gestio?! o malafede… e malaffare?!?! …. o quant’altro di ormai ingiustificabile e privo di qualsivoglia attenuante!!!!!!e il collegio sindacale dov’era? lla società di revisione cosa ha revisionato?? e i vari Bianchi, Costa, Volpini, Ercoli, Darini che si atteggiano a capri espiatori o vittime crocefisse dalla crisi economica cos’altro hanno ancora da replicare senza timore, remora o vergogna del loro operato?Ma questi signori si rendono conto del danno che hanno arrecato alle famiglie e al territorio?? E invece di avere il buongusto di eclissarsi….. si ricandidano e con i loro appoggi ancora evidentemente fitti e solidi …. vengono anche rieletti………………….
E dopo alcuni anni dal dissesto arriva CONSOB!! Questo Ente è preposto alla VIGILANZA, quindi, come i vigili, la polizia deve condurre delle indagini per prevenire o confutare i reati, non accorgersene e denunciare gli stessi dopo anni (questo è, in fondo, un piccolo caso se paragonato ai Cirio o Parmalat, veri giganti della mega-inchiappettata ai danni dei risparmiatori di tutto il mondo).
Bene, dopo aver appreso per l’ennesima volta che diversi truffatori hanno compiuto malefatte ai danni della Banca, degli azionisti, dei correntisti, dei dipendenti, degli imprenditori locali, del tessuto economico, del buon nome delle Marche etc etc etc, dopo tutto questo, la domanda sorge spontanea: ma perchè NESSUNO è finito in galera? Perchè non è stato confiscato cautelativanente nessun bene e nessun centesimo ai responsabili del dissesto? Qui si chiacchiera, si apostrofa, si denuncia, ma tutti sono tranquilli, ricchi e….. in ferie!!!!!
Se quello che dice ricci e’ vero vuol dire che all’aumento di capitale i presidenti di fondazione erano a conoscenza della lettera di visco e dei suoi contenuti durissimi mentre nulla venne detto alla società di revisione che è stata citata in giudizio proprio per non aver analizzato tutti gli elementi. A questo punto, sempre che le fonti di ricci siano attendibili, sono contento di nn aver partecipato all’azione di Carima, mi sembra sempre più velleitaria, bisogna lasciar agire la magistratura. I responsabili sono tutti dentro le marche..questa è la realtà .poi la cosa triste e’ che ci sono due autorità di vigilanza e non si parlano tra loro, vergognoso.
Alla luce di tutti gli aspetti che stanno emergendo sul conto di amministratori e sindaci potrebbe essere molto interessante conoscere anche gli importi che questi signori hanno percepito per lo svolgimento del loro incarico,voci che,peraltro,figurano nei bilanci della Banca.e che dovrebbero diventare oggetto di rivalsa nel caso fossero definitvamente accertate le responsabilità degli stessi.Giovanni Bonfili.
Qualcuno parlava non della banca del territorio ma della banda del territorio ed aveva ragione.Ambrosini,complimenti,ma complimenti a tutto il cda,al contadino buono con il Landini ed alle fondazioni che oggi cascano indignate dal pero ma che sapevano tutto( tranne jesi che evidentemente non contava gia’ niente) e che caprinamente hanno aderito all’a.c.( tanto i soldi sono della collettivita’ mica i loro) taciuto la verita’ per poi stupirsi di cio’ che e’ accaduto( ci dicevano che tutto andava bene…)Giuro che il prossimo commentatore che difende ancora le fondazioni,i loro presidenti ed i loro eletti demenziali come e piu’ di loro mi comprometto..chi difende queste persone e’ complice e responsabile allo stesso modo.Anche grazie a loro ( e alle espressioni ebeti che spiegano lo spessore dei personaggi vedi foto)non provano rimorso,vergogna,vanno alle feste sorridenti e minacciano querele( come quel brav’uomo di Ambrosini se qualcuno diceva che la banca andava male)
Siamo arrivati alla frutta…
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Però che magnata!!
Sempre della seria ‘debuttanti allo sbaraglio’ abbiamo anche la dichiarazione di Goffi,ovvero che secondo lui il cda non aveva ben compreso la pesantezza delle problematiche mosse da Visco.Lui invece le aveva capite visto che sono dovuti arrivare i commissari a fare i castigamatti?Sempre Goffi in assemblea soci,sollecitato dall’avv.Fabiani non sapeva nulla della lettera di manleva a Bianconi,non conosceva il contenuto,non sapeva spiegare perche’ in banca non ce ne fosse una copia e non sembrava preoccupato od imbarazzato,visto il ruolo che aveva da poco accettato,di dichiarare certe cose,dimostrando tra l’altro quanto effettivamente contasse in banca.In bmarche sembra che ci sia stata una malattia misteriosa che cancella completamente alle persone colpite vergogna e dignita’.
Un giorno di tanto tempo fa c’era una banca che serbava nei propri forzieri tanti scudi. Questi erano stati accumulati con feroce parsimonia in tanti lustri ed erano il frutto del lavoro di tutto il contado. Vi era in queste preziose gerle, il sudore del popolo con le scarpe interrate come il frutto degli uomini di scienza e di ingegno; del letterato dal linguaggio forbito e dell’abile artigiano dalla mano dorata. Poi un giorno arrivò un banchiere pasticcere che disse a tre dei suoi migliori accoliti, il Duca di Carocosta, il Cavaliere del Biancospino ed un dotto che per ingegno e furbizia veniva paragonato ad una volpe. Disse il banchiere pasticciere ai suoi fidi: “Ecco il forziere! Andate e moltiplicate gli scudi che esso contiene”! Questi lungo la strada che portava ad un lido che solo loro conoscevano, incontrarono un Cavaliere dall’eloquio veloce e dall’ingegno fulminante che si faceva chiamare Messer Biancone, il quale, venuto a conoscenza del prezioso carico dei tre viandanti li convinse a seppellire gli scudi , come fossero piccoli semi, in un campo detto “Dei Miracoli”. “Vedrete, disse Messer Biancone, date il tempo alla natura e troverete alberi pieni di scudi che per uno seppellito ne avrete cento”. Felici della trovata i tre felici scudieri tornarono al castello per riferire al nostro banchiere pasticcere di Messer Biancone e di tutta la istoria. Le carte ci dicono come la storia principiò, ma non ci raccontano il suo epilogo, ma il fedele lettore non avrà bisogno di sublime ingegno per capire che le piante non crebbero ne, tanto meno, fruttarono scudi, mentre il contenuto del prezioso forziere si diramò in tanti ruscelli, la cui acqua si mischia con altra acqua di altri rivoli senza che alcuno riesca a distinguerla.
Caro Alexis, ogni tanto ci si incontra in questo Giardino di Informazioni e seduti sulla stessa panchina della riflessione, ci si confronta (a mio avviso, naturalmente) in maniera anche intelligente. Il giorno 14 Marzo 14, alle 14 e 14, scrivevo:
“C’era una volta un burattino (in questo caso tanti) a cui Mangiafuoco aveva dato alcune monete d’oro. Incontrò il Gatto e la Volpe (la prima foto dell’articolo……neanche Collodi), che gli promisero che se avesse sepolto il tesoretto in un pezzo di fertile terra marchigiana, lo avrebbe visto fruttare tantissimo. Lui chiese “è sicura ‘sta cosa?” e loro risposero “sicura di se, si cura di te”! Così i risparmi di una vita vennero sepolti in terra Jesina. Oggi, a ricordare l’accadimento, esistono migliaia di metri cubi di laterizi e cemento, che contengono centinaia di impiegati “esuberanti”, che gestiscono tonnellate di carta e che …… al mercato mio padre comprò. Niente di più distante dalla mentalità e dal buon senso marchigiano. Sipario!”
Caro Furio,
in questa valle di lacrime ogni tanto uno cerca di consolarsi cercando il lato comico della tragedia. E’ una magra consolazione, ma tanto è.