Un appello per salvaguardare il ruolo fondamentale di Banca Marche nel sistema creditizio delle Marche e dell’Italia centrale. E’ stato lanciato questa mattina a Corridonia nel corso della tavola rotonda, organizzata dal cordinamento nazionale Uilca di Banca Marche e moderata dal segretario responsabile Sergio Crucianelli, per fare il punto sulla difficile situazione dell’Istituto di credito. Ad aprire i lavori, il segretario generale Uil Marche Graziano Fioretti, che ha sottolineato la ferma posizione del sindacato affinché vengano adottate tutte le azioni necessarie alla salvaguardia di una banca nata dal territorio e che in esso deve restare, a difesa dell’economia marchigiana e degli interessi dei cittadini e delle imprese. Una condizione ribadita dal segretario generale Uilca Marche Franco Amodio, che ha sottolineato come sia necessario guardare al futuro e lasciare lavorare la magistratura affinché vengano accertate le responsabilità del passato, ponendo come punto fermo e indiscutibile il rifiuto ad ipotesi di “spezzatino” di Banca Marche, a cui il sindacato si è detto e continuerà a dirsi fermamente contrario.
“A differenza del passato – ha ricordato nel suo intervento Amodio – in cui la politica non ha esercitato appieno il suo ruolo a tutela delle banche del territorio regionale (Carifano, Carifac ed altre ) questa volta, grazie all’opera del Coordinamento Uilca di Banca Marche, che ha svolto la funzione di traino anche con le altre organizzazioni sindacali di quell’azienda, la Regione e i parlamentari marchigiani, insieme alle Associazioni produttive, hanno assunto iniziative concrete nei confronti della politica nazionale e di Banca d’Italia, nell’ottica di tutela dell’economia della Regione e dei lavoratori coinvolti”. Un’analisi dettagliata della situazione è stata esposta dal segretario del coordinamento Uilca di Banca Marche Marco Montenovo, che ha affermato l’assoluta necessità di un confronto diretto con Banca d’Italia, per una revisione di quei parametri adottati per l’azienda jesina, al fine di ricondurli almeno sugli stessi livelli considerati per le altre banche, parametri che sono stati la causa principale del devastante deficit di bilancio.
Tra gli autorevoli interventi, quello del presidente della Terza commissione consiliare Attività produttive regionali, Fabio Badiali, che nel corso degli ultimi mesi ha promosso l’incontro tra tutti i soggetti interessati – sindacati, associazioni di categoria, fondazioni e parlamentari marchigiani – dal quale si è giunti alla richiesta di un incontro al Governatore della Banca d’Italia, richiesto ufficialmente con la mozione votata dal Consiglio regionale, al quale la senatrice Camilla Fabbri, con delega per la questione Banca Marche quale componente della Commissione industria del Senato, si è adoperata per avere la presenza a detto incontro anche del Ministero del Tesoro. La stessa senatrice ha, inoltre, assicurato di aver interessato della questione lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, al quale ha consegnato un apposito dossier che è stato predisposto unitariamente dai sindacati di Banca Marche. A concludere i lavori Mariateresa Ruzza, segretaria nazionale della Uilca, che ha confermato la costante attenzione del sindacato anche a livello nazionale nei confronti della vicenda, sottolineando la necessità di ripensare – a livello sistemico – un nuovo modello di banca, nel quale soprattutto il management bancario risponda direttamente della propria gestione, ed evidenziando il ruolo del Sindacato in crisi complesse, affrontate e risolte nel tempo grazie al Fondo di solidarietà e al Fondo per l’occupazione, costituiti con l’apporto diretto dei lavoratori a fronte di rinunce retributive a vario titolo. Strumenti questi che, negli ultimi anni, hanno permesso la tutela a livello nazionale di circa 45 mila lavoratori usciti in anticipo dal lavoro e realizzata l’assunzione-stabilizzazione di circa tremila dipendenti a partire dal 2014.
Nel frattempo, ieri il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha nominato Bruno Inzitari commissario straordinario di Banca Marche (leggi l’articolo). Con lo stesso provvedimento sono stati confermati i commissari straordinari Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni e i componenti del comitato di sorveglianza Guizzi, Ossola e Spisni. Sessantacinque anni, milanese, Inzitari è professore ordinario di Diritto Privato all’Università della Bicocca.
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Muovendo due sole leve – l’ adeguamento del coverage ratio sugli incagli, e l’adeguamento della copertura dei crediti in bonis – o sindacati stimano che “il patrimonio di vigilanza tornerebbe ad assestarsi intorno al 950 milioni di euro, Banca Marche potrebbe riaprire i rubinetti del credito, l’intera economia dell’Italia centrale potrebbe tornare ad essere sostenuta”.
Nella ricostruzione sottoposta al premier, si legge che “l’insieme delle nuove regole fu la causa della devastante perdita dell’esercizio 2012, pari a ben 518 milioni di euro”. “L’aumento esponenziale degli accantonamenti – prosegue il dossier – fu determinato per il 70% all’applicazione della policy voluta dal direttore Goffi”, ed in particolare da due elementi di rilievo: la svalutazione delle garanzie immobiliari in egual misura per sofferenze e incagli “quando invece, la totalità del sistema bancario utilizza percentuali diversificate e comunque di dimensione ridotta”, ed inoltre “la singolare svalutazione del valore dei crediti chirografari ad incaglio, in misura fissa e molto più consistente di quasi tutti gli istituti concorrenti presi in esame”.
Stessi criteri applicati nel bilancio semestrale 2013, la cui bozza presentata in cda il primo agosto prevedeva una perdita di circa 50 milioni di euro, risultato che – secondo i sindacati – permetteva ancora alla banca di “galleggiare” nei limiti del patrimonio di vigilanza. Dopo Ferragosto, la semestrale venne riconsiderata per attestare una perdita di 232 milioni di euro, perdita dovuta – si legge nel dossier – “alla riapertura e al consistente appesantimento di posizioni già esaminate, nonché all’innalzamento a livelli stratosferici (lo 0,97% quasi il doppio di banche concorrenti anche in campo nazionale), degli accantonamenti sui crediti generici (in bonis)”. Il precipitare del Total Capital Ratio al 6,64% e inoltre le riconosciute irregolarità amministrative e gestionali aprirono la via al commissariamento.
Interrogazione in senato del MoVimento 5 Stelle presentata il 29 maggio 2014
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=752246