di Marco Ricci
Dopo i cavalieri bianchi, dopo le voci prima mai riscontrate e poi smentite dell’interessamento per Banca Marche di un colosso nazionale, comincia a prendere corpo la possibilità che ad intervenire sia il Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi (Fitd), con qualche variante rispetto all’intervento effettuato in Tercas, sia per quantità di denaro sia per la modalità.
L’ipotesi, riportata da un quotidiano nazionale, prenderebbe spunto da una riunione del comitato di gestione del consorzio obbligatiorio che si è svolta giovedì scorso, alla presenza del responsabile della Vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo. Niente ancora di definitivo ma l’ipotesi di uno schema che si renderebbe necessario per l’assenza di un gruppo interessato ad intervenire massicciamente per ripatrimonializzare Banca Marche, una banca che necessita di circa 600-800 milioni di euro e che ha un portafoglio di crediti non performanti che vale tra i 3 e i 4 miliardi di euro.
Lo schema di cui si starebbe discutendo prevederebbe un duplice intervento del Fidt, con 100 milioni di euro di liquidità da convertire in azioni, oltre ad ulteriori 500 milioni a garanzia dei crediti deteriorati che verrebbero poi gestiti da una banca specializzata in questo tipo di prestiti, cioè Fonspa. Questa garanzia sui crediti potrebbe andare a liberare una parte degli accantonamenti già effettuati da Banca Marche per riportarli a patrimonio di Vigilanza. Un’altra opzione, magari di scuola, potrebbe essere la vendita a Fonspa del portafoglio deteriorato, garantendo l’acquirente con i 500 milioni del fondo. In uno scenario di questo genere, BM si troverebbe con un portafoglio ripulito e qualcosa di patrimonio dovuto alla cessione dei crediti non performanti. Da quanto viene riportato, però, la prima ipotesi sembrerebbe essere quella in via di discussione.
Quanto costerà questo agli azionisti di Banca Marche? Difficile dirlo senza sapere esattamente a quanto ammonta l’attuale patrimonio e – sempre se le ipotesi in campo si concretizzassero – ci si deve porre diversi quesiti. Nel caso di Tercas il patrimonio delle fondazioni è stato azzerato, ma tra Fondo interbancario e della Popolare di Bari sono stati messi direttamente nel patrimonio dell’istituto quasi 500 milioni di euro. Nell’ipotesi qui in discussione, invece, si immetterebbero nel patrimonio dell’istituto solo 100 milioni, con i restanti 500 che sarebbero per il fondo una sorta di scommessa. Se il portafoglio deteriorato di Banca Marche si riprende, tutti contenti. Se invece i crediti in default si rivelassero inesigibili nei prossimi anni, di fatto il sistema bancario nazionale ci avrebbe rimesso tutti i 500 milioni di garanzia.
Procedendo sempre per liberi ragionamenti, la soluzione prospettata sembrerebbe essere temporanea benché di medio-lungo periodo, visto anche come il Fitd non possa per statuto detenere a lungo partecipazioni in istituti di credito, una soluzione che lascerebbe al futuro – quando sarà chiaro l’effettivo recupero o meno del portafoglio deteriorato – stabilire l’effettivo valore delle azioni. E’ però anche possibili che l’equity possa passare prima per una forte svalutazione delle azioni, consentendo al Fitd – con i suoi 100 milioni freschi – di acquisire una parte consistente delle azioni Banca Marche. Appare comunque difficile immaginare che gli istituti di credito che immettono denaro nel Fondo interbancario vogliano lasciare la banca nelle mani di chi, in un o modo o nell’altro, l’ha ridotta così.
In ogni caso arrivano nuovi segnali, dopo i tanti di cui avevamo dato notizia, di come la soluzione per il problema Banca Marche si stia avvicinando. Al di là infatti dell’ultima ondata della bufera giudiziaria – con gli inquirenti che sarebbero letteralmente sommersi di una miriade di episodi dal risvolto penale, in un quadro che già vari mesi fa definimmo in grado di far impallidire tangentopoli (leggi l’articolo) – Banca Marche, pur in un contesto economico regionale pessimo, prosegue la propria ristrutturazione, con i momenti peggiori alle spalle. Oggi quanto meno si può guardare e immaginare il futuro mentre in passato – quando da ogni parte si minimizzavano le condizioni di salute di Banca Marche – il futuro non era poi così certo.
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Con questo intervento Ricci commenta un articolo pubblicato questa mattina dal Messaggero a firma di Rosario Dimito. Il fatto è importante perchè si viene a sapere (con buona pace dei politici regionali , degli advisor, degli imprenditori locali, degli avvocati e di tutti coloro che sono al capezzale della banca) che alcuni enti nazionali di tutela delle banche e dei risparmiatori stanno già predisponendo degli interventi che , per gli addetti ai lavori, hanno l’evdente significato di prendere in mano le sorti della banca adottando misure particolarmente decisive. Cio’ significa:
1) che il valore delle azioni sarà ulteriomente e fortemente sacrificato in analogia a quanto capitato alla TERCASS;
2) che le sofferenze accertate (valutate dal giornale in 3miliardi e 400 milioni) sono piu’ che reali e non il frutto di valutazioni penalizzanti imposte da Banca d’Italia;
3) che ancora è lontano l’ingresso di un altro istituto che rileverà Banca Marche.
E TUTTO QUESTO GRAZIE A CHI HA AMMINISTRATO IN QUESTI ANNI LA NOSTRA BANCA!!!!!!!!!!
TUTTI HANNO UN FONDO CHE LI SALVA. Le banche ne hanno diversi, gli Stati hanno il loro FMI, i lavoratori dipendenti hanno la Cassa Integrazione ed altri istituti, gli Enti Pubblici hanno i loro fondi……….
Ecco, tutti hanno il salvagente tranne LE IMPRESE PRIVATE. Quindi, il vero motore dell’economia non può contare su alcun Fondo od agevolazione per potersi salvare, anzi, alle prime avvisaglie (anche modeste) di problematiche finanziarie tutti a picchiare per farle fallire (banche, operai, enti di riscossione erariale). E’ la crisi bellezza!
Furio, parole sante!
ma le cordate che fine hanno fatto??? tra il governo centrale ed altri fanno a chi le spara più grosse, però se ci si crede fan bene
Carlo Mosca,governo centrale?politici?sindacati?Non mi risulta che abbiano mai risolto i problemi di una banca.Nel caso di bmarche oltre a non risolvere il problema lo aggravano.Ripeto la domanda: ma chi metterebbe dei soldi in una banca ancora gestita dalle fondazioni,senza poter incidere su costi e dipendenti e
che non deve neanche pensarci a realizzare un utile dall’investimento?Forse e’ questa la ragione per cui le cordate si eglissano e scompaiono,le cordate sono fatte da imprenditori non dai coglionazzi che finora grazie a politica,sindacati e fondazioni hanno fatto il bello e cattivo tempo in banca marche.Sono certo che il giorno che questi inutili parassiti torneranno a fare il loro lavoro( che non e’ quello di salvare banche)magari qualcuno disposto ad investire riuscira’ allo scopertto.Se a qualcuno sta veramenta a cuore la sorte di bmarche occorre stroncare sul nascere qualsiasi iniziativa o dichiarazione di politici sindacati e primedonne delle fondazioni.Fanno meno danni se vanno alle feste di gala,in bmarche di guai ne hanno gia’ combinati troppi.Qui la situazione e’ pesante e difficile occorrono palle e determinazione,tutte doti necessarie che loro non hanno,sanno solo fare proclami,tanto i soldi non sono i loro….
Votiamo tutti @nardino come prossimo presidente di bancamarche.
Se non fosse per il periodo di vacche magre il sistema di caste che governa la banca già avrebbero messo le mani sui soldi dei contribuenti. State sicuri che ci proveranno fino alla fine; fino a quando qualcuno dirà di no alla emissioni di nuove obbligazioni od al rinnovo di quelle in scadenza.
Davvero un bel modo di tutelare i depositi bancari.
Invece di fare altri danni… datela a Bnp Paribas… non siete credibili, non siete stati mai capaci, inoltre anche in questo periodo, sull’orlo del baratro, assumete a tempo indeterminato, come dirigenti i figli di membri delle fondazioni…! Ma soprattutto cedetela ai francesi prima di fare ulteriori, irreparabili, danni.
A cronache maceratesi… visto il contenuto, un titolo del genere all’articolo ve lo potevate e dovevate risparmiare.
Caro KampfWagen, MAGARI! Ma non pensare che i francesi siano fessi. Hanno comprato il carrozzone BNL per i tesori che custodiva (il caveau di Roma era pieno di ricchezze dell’epoca fascista, di quadri tra cui un Picasso, cose incredibili!! persi e portati in “busta chiusa” a Parigi), per gli immobili di cui era proprietaria (valori di moltissimi zeri, assegnati in affitto ad Enti Pubblici italiani che ancora pagano precisamente e firo-fior di quattrini) e per l’Artigiancassa che aveva una liquidità pazzesca derivante da anni ed anni di gestione di contributi pubblici. Ora, anche se BNL non è un “fulmine di guerra” ed in questo contesto, per la BNP è anche meglio che non lo sia e che quindi non sia molto esposta sul mercato, i francesi non spenderanno mai un franco per una banchetta decotta e torturata dell’Italia nostra che non ha più niente da esprimere e su cui nessuno punta più un soldo bucato. E’ la triste realtà, purtroppo……….