Dopo l’invio di fine marzo delle lettere interruttive della prescrizione da parte dei commissari Feliziani e Terrinoni a Massimo Bianconi, ai vice direttori e agli amministratori e sindaci in carica tra il 2006 e il 2009 (leggi l’articolo), la questione azione di responsabilità è ora sulle scrivanie di Via Nazionale. I commissari alla guida di Banca Marche, per i poteri loro concessi dal Testo Unico Bancario, possono infatti procedere con l’azione solo dopo l’autorizzazione della Banca d’Italia e previo parere del comitato di garanzia.
Solo dopo la valutazione del corposo dossier, la cui analisi non dovrebbe terminare a breve, Via Nazionale comunicherà ai commissari la propria decisione, un via libera che, data appunto la delicatezza della questione e la corposità della documentazione, non sembrerebbe essere questione di giorni. La richiesta di autorizzazione è indice in ogni caso di come Feliziani e Terrinoni siano intenzionati a procedere.
Se infatti da una parte è normale una verifica delle possibili responsabilità dei vertici di un istituto posto in amministrazione straordinaria dal Mef, dall’altro lato sono molto seri gli addebiti che i due commissari hanno ipotizzato nelle lettere interruttive della prescrizione il cui contenuto è frutto non solo di quanto emerso negli ultimi mesi ma anche dei pareri redatti dallo studio legale Erede Bonelli Pappalardo. Nell’atto stragiudiziale i commissari – oltre a chiedere ai destinatari l’immediata restituzione di ogni emolumento nonché il risarcimento per “danni patrimoniali e non patrimoniali non inferiori al miliardo di euro” – segnalarono la possibilità di bilanci falsificati già dal 2006 per nascondere atti di mala gestio (leggi l’articolo). Le diffide sottolineavano le ripetute segnalazioni ispettive giunte nel corso degli anni in Banca Marche e le gravissime violazioni dei doveri connessi alle cariche ricoperte, rilevando la mancanza di ogni doverosa attività di controllo nonché di contenimento del danno da parte di coloro che presero il posto di chi cessò le proprie funzioni.
Più vicina sarebbe invece l’apertura di un’azione risarcitoria da parte di Banca Marche, un’iniziativa che – a differenza dell’azione di responsabilità prevista dal diritto societario nei confronti degli amministratori – non contempla l’autorizzazione e il vaglio di Banca d’Italia. Sono molti mesi che lo studio Erede, Bonelli, Pappalardo sta analizzando il materiale ricevuto, passando al vaglio le diverse posizioni. E’ molto probabile che l’azione risarcitoria possa essere indirizzata in primo luogo verso l’ex direttore Massimo Bianconi e i vice direttori, per una somma che potrebbe aggirarsi per ora tra i 200 e i 300 milioni di euro. Non è chiaro invece se le richieste di risarcimento verranno estese con questo strumento anche agli ex amministratori di Banca Marche.
In Banca d’Italia, oltre al fascicolo sull’azione di responsabilità, sono ancora aperte le procedure sanzionatorie nei confronti degli ex amministratori, ex sindaci ed ex direttori di Banca Marche. Dopo la consegna del materiale ispettivo e di quello difensivo, integrato con alcune audizioni avvenute nei primi mesi dell’anno, il Rea non avrebbe ancora chiuso la fase istruttoria e passato il fascicolo al Direttorio di Via Nazionale cui spetta la decisione definitiva sulle eventuali sanzioni da erogare.
SINDACATI E PRECARI SCRIVONO A RENZI – Nella giornata di oggi sia le rappresentanze sindacali dell’istituto di credito che i giovani precari hanno scritto al premier Matteo Renzi, da una parte sollecitando il capo dell’esecutivo, dall’altra puntando il dito contro la governance attuale della banca. Se i precari – dopo aver ricordato l’attenzione posta al loro problema da parte dei presidenti di Fondazione e della Regione Marche – lamentano come non vi sia attenzione da parte dei vertici dell’istituto, i sindacati hanno di nuovo centrato il loro discorso delle valutazioni del credito. Stretti “tra una gestione della precedente attualmente sotto inchiesta della magistratura ed un nuovo management che con la sua politica gestionale, in particolare gli accantonamenti sul credito anomalo, indebolisce il nostro istituto”, i sindacati definiscono queste politiche di accantonamento “soggettive ed uniche nel loro genere” e andrebbero a penalizzare fortemente Banca Marche rispetto al “Sistema.” Questo comportamento, si legge nella lettera, “sembrerebbe un progetto volto alla ricerca di un compratore il quale, a prezzi di saldo, ingurgiterebbe Banca Marche la cui osmosi con il territorio si perderebbe per sempre. Si genererebbe così – prosegue il comunicato – un fabbisogno di capitale improponibile mentre accantonamenti in linea con il Sistema, ed in particolare con i nostri competitors, ci metterebbero in condizioni di fare un aumento di capitale sostenibile e funzionale ad una vera public company.”
Se i precari chiedono esplicitamente a Renzi un sostegno, esprimendo gratitudine per tutto ciò che il premier riuscirà a fare, i sindacati chiedono al premier l’appoggio per un incontro in Banca d’Italia. Meno esplicitamente – ma citando nella lettera i casi Veneto Banca e Banca Etruria e il possibile interverento in questi due istituti della Popolare di Vicenza – le organizzazioni sindacali di Banca Marche vorrebber l’appoggio del premier per una rivisitazione delle politiche sul credito per favorire sia la territorialità futura dell’istituto che il mantenimento dell’occupazione. La stampa nazionale, proprio in relazione a Banca Etruria, ha infatti parlato di pressioni esercitate nei confronti di Visco da parte di Matteo Renzi il quale è oggi a Pesaro dove gli verrà consegnata la lettera dei precari Banca Marche.
ASSOCIAZIONE AZIONISTI PRIVATI DI JESI – L’associazione jesina si costituirà parte civile nell’eventuale processo che il tribunale di Ancona dovesse aprire nei confronti degli ex-vertici di Banca Marche mentre entro giugno verranno inviate lettere interruttive della prescrizione a tutti gli ex-amministratori con richiesta di risarcimento del danno arrecato agli azionisti privati i quali, in un anno, hanno visto crollare il valore del titolo a 0,30 centesimi.
Questo è emerso durante l’assemblea – che si è tenuta ieri – per l’approvazione del bilancio dell’associazione che detiene circa il 3% del capitale sociale di Banca Marche. Una sala gremita dove – oltre al presidente Bruno Stronati – erano presenti tra gli altri Sandro Canafoglia, rappresentante dell’Unione Consmatori e il presidente di Dipendiamo BancaMarche, Sandro Forlani il quale ha affermato che anche la sua associazione si unirà alle azioni degli azionisti privati.
Dopo la relazione introduttiva del presidente Stronati è intervenuto in modo piuttosto polemico l’avvocato Maurizio Fabiani il quale – anche a nome di altri associati/azionisti – ha definito deludente e insufficente l’attività finora svolta dalla associazione a tutela degli interessi degli azionisti privati. Fabiani ha lamentato poca iniziativa e mancanza di una presa di posizione decisa e chiara da parte dell’associazione sulle responsabilità legate al dissesto Banca Marche. Per queste ragioni Fabiani ha votato contro l’approvazione del bilancio ufficializzando così la sua uscita dall’associazione.
E’ stata poi la volta dell’avvocato Canafoglia della associazione tutela dei consumatori il quale durante il suo intervento ha proposto una sorta di class action agli associati con costi ridotti ed una percentuale del 2% su quanto ottenuto di eventuale risarcimento.
Si è appreso a margine dell’incontro che Walter Darini, importante azionista privato di Banca Marche, si è di fatto dimesso dal consiglio dell’associazione a cui non interveniva tra l’altro da lungo tempo. Questo per consentire all’associazione di agire liberamente anche nei confronti dei vecchi amministratori dell’istituto di credito, evitando così il crearsi di qualsiasi forma di imbarazzo. Walter Darini è stato infatti consigliere di amministrazione indipendente della banca di cui egli stesso deteneva oltretutto l’uno e mezzo per cento del capitale sociale. Molti ricordano, a questo proposito, gli scontri avuti da Darini con gli altri consiglieri di cui non sempre condivideva le decisioni e la sua richiesta – dopo l’usita di Dall’Aquila – di individuare un unico vice direttore proveniente dall’esterno, anche per evitare sovrapposizioni e sovraccarico di funzioni.
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Eppur si muove..!
Dopo Renzi rimane da interpellare il mago Otelma ed andare in pellegrinaggio alla Santa casa di Loreto.
Riguardo alla richiesta di risarcimento di 200/300 mil di euro fatta a Bianconi,se i tempi per agire sono quelli finora adottati quando arrivera’ il momento di battere cassa( se mai arrivera’)il ns direttore generale non avra’ piu’ intestato a suo nome neanche una Vespa
Esatto Nardino! È da tempo che predico uns sorta di sequestro a scopo cautelare dei beni di Bianconi. A tutti quelli che dicono che le misure imposte da Banca d’Italia che sono eccessivamente restrittive e limitano l’operatività della Banca, dico che questa, purtroppo è una pratica che proprio le Banche adottano nei confronti delle aziende che non vengono reputate “virtuose”, ovvero ridimensionamento o azzeramento del credito concesso e penalizzazione sulle condizioni applicate. Che vogliamo fare??