«A Cingoli terza vittima da Covid-19»
Scontro sui fatti della casa di riposo
Sciapichetti: «Comune responsabile»

OGGI è morta una 69enne, non era tra i ricoverati della struttura. L’assessore regionale: «C’è un limite alle bugie e quindi era necessario intervenire soprattutto per quegli operatori che da 20 giorni sono al fronte per combattere la guerra al Coronavirus e che vengono infangati da accuse assurde». Il direttore dell’Area Vasta Alessandro Maccioni: «Il personale che si è ammalato doveva essere sostituito dall’Asp o dalla cooperativa che ne hanno la gestione. Attacchi inauditi»

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Da sinistra: Alessandro Maccioni, Angelo Sciapichetti e Gabriella Beccaceci

 

di Mauro Giustozzi

L’Asur rimanda al mittente le accuse piovutegli addosso da parte del sindaco di Cingoli Michele Vittori e del vicesindaco Filippo Saltamartini in merito alle vicende della casa di riposo di Cingoli, dove sono 29 gli ospiti che si sono infettati e risultati positivi al Coronavirus. Ma che proprio in queste ore stanno ricevendo le necessarie cure, visto che è stato riscontrato come non sia necessario al momento il trasferimento in un ospedale Covid di quelli presenti in Av3 o Av2. Nel frattempo si è registrata una terza persona che è deceduta a Cingoli, secondo quanto riferito da sindaco e vice sindaco per infezione da Covid. Non era ricoverata alla casa di riposo. Si tratta di Maria Lusia Ombrosi aveva 69 anni: lascia due figli, verrà tumulata giovedì mattina al cimitero di Villa Strada.

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Nella foto, primo da destra, Giovanni Guidi

Parole durissime quelle del direttore di Av3, Alessandro Maccioni, verso il sindaco e l’onorevole Saltamartini che hanno lanciato accuse in queste ore verso Regione e Asur Marche. Affiancato dall’assessore regionale Angelo Sciapichetti, dal direttore di Av2, Giovanni Guidi e dalla responsabile del distretto sanitario Gabriella Beccaceci, sono stati riepilogati i passaggi che hanno portato all’intervento dell’Asur per fronteggiare una situazione drammatica. «E’ ora di fare chiarezza su questo polverone che si sta alzando sulla vicenda – ha rimarcato Alessandro Maccioni – e dagli attacchi che in queste ore stiamo ricevendo, attacchi inauditi, falsi, fuori luogo che arrivano da sindaco e vicesindaco tutti i giorni su questa situazione. Se volessero io sono pronto ad un confronto pubblico su tutte queste questioni. Perché parlare ad una voce sola è troppo semplice: io non attivo le tv private come Canale 5 o La 7 io sono pronto assieme ai miei collaboratori a spiegare la situazione in tutte le sedi che il sindaco vorrà. Ricordo che il Comune di Cingoli fino ad un certo punto ha gestito la rsa e la casa di riposo, per la quale percepisce una retta giornaliera di 33,51 euro ad ospite dalla sanità regionale, per poi demandare la gestione all’Azienda Servizi alla Persona, che a sua volta ha subappaltato diversi servizi ad una cooperativa. Sapete tutti quello che è accaduto, si sono ammalati degli operatori e ne sono rimasti solo in 4. Chi doveva reintegrare questo personale non è l’Asur come dice il sindaco, ma è l’Asp o la cooperativa che gestisce il servizio». Nonostante tutto ciò la Regione non si è tirata indietro andando a supporto della situazione emergenziale registratasi.

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Il post di Filippo Saltamartini, vice sindaco di Cingoli

«Aiuto che abbiamo subito offerto – ha detto Maccioni – una volta che direttore generale Asur e presidente della Regione mi hanno dato il via libera. Inviando nella struttura la dottoressa Gabrielli e la dottoressa Pioli dell’ospedale di Cingoli, con gli infermieri dell’Av2 arrivati a sostegno: senza tante procedure, senza vedere di chi era la competenza, ma agendo. L’abbiamo fatto e mentre ciò accade ecco che il sindaco di Cingoli getta fango e menzogne nei confronti di un’azienda che sta facendo del tutto, pur non spettandogli, per quelle povere persone che hanno la sfortuna di stare dentro la casa di riposo di Cingoli. E questo lo dico da cingolano». In questa fase sta seguendo la situazione sanitaria della casa di riposo la responsabile del distretto di Av2, Gabriella Beccaceci: «Nella casa di riposo abbiamo inviato subito la dottoressa Urbani – afferma – che ha fatto valutazioni sullo stato dei pazienti, alcuni più gravi altri meno. Sentiti i medici di medicina generali, i dottori Ippoliti e Branchesi, a loro modo di vedere si potevano gestire questi pazienti dentro la casa di riposo con garanzia di presenza infermieristica nelle 24 ore. Abbiamo trovato e inviato una infermiera che è stata subito contrattualizzata dalla cooperativa, ma una: anche gli Oss erano positivi ne sono stati trovati altri e attualmente sono 4 comunque insufficienti per garantire l’assistenza necessaria. Abbiamo fatto ciò che si poteva in pochissimo tempo. Il sindaco voleva far trasferire questi 29 pazienti in un ospedale covid, ma sono persone che non hanno le caratteristiche per questo trasferimento. C’è un protocollo ben definito per questo tipo di intervento a cui non si può derogare. Il nostro impegno è stato di quello di provare a fare ciò che si poteva in quella struttura, come suggerito dai medici di medicina generale. Il problema è il reperimento degli infermieri che spetta a chi gestisce la casa di riposo, la cooperativa. La situazione dei pazienti positivi attuale è che noi garantiamo la presenza di medici di medicina generale che hanno dato la loro adesione, le bombole di ossigeno sono presenti e sta iniziando una terapia con farmaci antivirali da somministrare a chi è positivo. Il problema resta quello degli infermieri che mancano e che non dobbiamo fornire noi».

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Angelo Sciapichetti

Dura anche la presa di posizione dell’assessore regionale Angelo Sciapichetti su tutta questa vicenda che è stata portata a livello nazionale: «Su Cingoli si è superato il livello di guardia e della decenza – ha affermato – e non potevamo non intervenire: c’è un limite alle bugie e quindi era necessario soprattutto per quegli operatori che da 20 giorni sono al fronte per combattere la guerra al Coronavirus e che vengono infangati da accuse assurde. Siamo in emergenza e non vogliamo fare polemiche, ma se c’è un responsabile di tutto ciò che è accaduto alla casa di riposo è il Comune. Non è certo competenza della regione: nonostante tutto siamo intervenuti per non lasciarli soli: sentirsi dire che siamo stati abbandonati è inaudito ed inaccettabile. Scoprire che ci sono solo 4 persone che fanno fronte a 39 persone nella rsa è cosa gravissima di cui il sindaco si deve assumere la responsabilità. E allora si che in quel caso va investita la Procura della Repubblica: tropo facile addossare la colpa, come sempre da Cingoli anche in altre circostanze, alla Regione Marche». L’assessore ha confermato l’impegno della Regione per la riattivazione dei 20 posti letto all’ospedale di Cingoli entro il 30 marzo come era previsto molto prima che scoppiasse questa emergenza sanitaria.

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