di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)
«La richiesta per Innocent Oseghale è l’ergastolo e obiettivamente non merita attenuanti generiche: perché ha mentito, ha scaricato la responsabilità su Desmond Lucky, ha accusato gli agenti della penitenziaria di Ancona dicendo che l’hanno malmenato e su questo abbiamo anche interessato la procura di Ancona.
Le dichiarazioni che ha fatto sono ininfluenti perché ha parlato quando ormai non poteva farne a meno. È provata anche la violenza sessuale». Così il procuratore Giovanni Giorgio al termine della requisitoria al processo di Corte d’assise in cui il nigeriano è imputato al tribunale di Macerata per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Il procuratore Giorgio, che ha chiesto la pena base ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi e con aumento di pena per gli altri reati come la violenza sessuale, ha tenuto la seconda parte della requisitoria e ha spiegato che la sua sarebbe stata la ricostruzione della storia di ciò che è accaduto il 30 gennaio del 2018 quando la ragazza 18enne venne uccisa a Macerata. «Oseghale è un acrobata della menzogna. Guardava a Pamela come ad un oggetto con cui soddisfare le proprie necessità sessuali», ha detto Giorgio.
La prima parte è stata tenuta oggi dal pm Stefania Ciccioli. Il sostituto ha fatto una ricostruzione delle indagini e ha sottolineato che «parti del corpo sono state fatte sparire per cancellare traccia delle coltellate con cui è stata uccisa Pamela Mastropietro. Il delitto è stato compiuto da Innocent Oseghale che ha ucciso la 18enne con due coltellate ed è morta dissanguata. Da accantonare l’overdose». Il sostituto ha iniziato così la sua requisitoria: «Alle 8,55 del 31 gennaio 2018 veniva segnalata la presenza di due valigie tipo trolley in via dell’Industria a Casette Verdini di Pollenza, davanti al civico 28». Ha ricostruito le prime indagini dopo la scoperta del cadavere, identificato la sera stessa del 31 gennaio in quello di Pamela Mastropietro, 18enne scomparsa dalla Pars il 29 gennaio. Decisiva la testimonianza del tassista che aveva accompagnato Pamela ai Giardini Diaz la mattina del 30 gennaio e che poi la rivide più tardi in via Spalato uscire dalla farmacia Mazzaferro vicino a casa di Oseghale, in pratica poche ore prima che la ragazza fosse uccisa. Indagini che da quel momento si sono concentrate sulle riprese delle telecamere della farmacia in cui si vedeva Pamela con un pellicciotto smanicato uscire e allontanarsi con un ragazzo nero.
I carabinieri hanno iniziato le loro ricerche nella zona concentrate su residenti di colore e in breve hanno fermato Oseghale nella cui casa è stato trovato il pellicciotto di Pamela, sporco di sangue, e i pantaloni. In particolare il pm si è concentrato sulle ferite al fegato della ragazza e sugli accertamenti del medico legale Mariano Cingolani e del tossicologo Rino Froldi.
«I dati depongono univocamente per la vitalità delle due lesioni dette C è D trovate sul corpo della ragazza (due ferite al fegato, ndr), ed è corroborato da tutte le analisi e accertamenti svolti che le lesioni sono state inferte quando Pamela era ancora viva». Ha aggiunto che il medico legale ha svolto esami istochimici con tre diversi marcatori per verificare che le ferite fossero state inferte in vita. «Ma si è trattato di un ulteriore scrupolo a conferma di quanto già evidente a livello macroscopico. Hanno dato anche questi una positività. È robusto due volte quindi che le ferite siano state inferte quando era viva. Le ferite erano vitali e ne hanno causato la morte, è evidente da tutte le analisi effettuate». Ha aggiunto che «è da escludersi categoricamente l’overdose. Aveva assunto quel giorno un quantitativo di eroina che era delle cosiddette dosi farmacologiche. Inoltre non c’era edema polmonare o cerebrale che sono elementi che ricorrono sempre con le overdose. Gli esami istologici dicono in modo inequivocabile che non ci sia stata overdose. Si tratta di ferite, quelle trovate su Pamela, che portano alla morte nel giro di pochi minuti: la perdita ematica nel giro di 20 minuti porta a choc. Pur col passare del tempo le caratteristiche macroscopiche di queste lesioni sono apparse stabili».
Il pm ha aggiunto che «Oseghale nel corso di un interrogatorio del 20 luglio 2018 ha detto di non avere inferto le ferite al fegato, nonostante avesse ammesso di averne disarticolato il corpo. Ha mentito, come ha fatto sempre. Le ferite sono penetranti, da infissione. Qual è la parte mancante? Quella che avrebbe lasciato vedere il percorso delle ferite. Manca il tessuto cutaneo del torace, il tessuto muscolare sottostante e il diaframma. Non è un caso se sono state fatte sparire perché solo attraverso la loro presenza si aveva possibilità di ricostruire tramite dei fendenti che sono arrivato fino al fegato. Anche il fegato è stato spostato dalla sua sede per rendere difficile ricostruire i fendenti. Anche il dissanguamento è stato fatto per nascondere le prove dell’omicidio commesso. Pamela è stata uccisa da Innocent Oseghale con due coltellate ed è morta dissanguata. Non a caso sono state fatte sparire le parti anatomiche che potessero far scoprire il percorso delle due ferite inferte alla ragazza». Il pm ha poi parlato delle bugie di Oseghale che secondo il sostituto Ciccioli «ha sempre mentito», i colloqui con la sua compagna in carcere a cui nega di aver ucciso Pamela ammettendo solo di averne fatto a pezzi il corpo, il suo chiamare in ballo Desmond Lucky, e poi il cellulare che il nigeriano spegne il 30 gennaio tra le 14,22 e le 16,02 per poi spegnerlo nuovamente dalle 19,16 alle 22,08 quando chiama il tassista abusivo camerunense per andare a gettare i trolley «che voleva lanciare in un invaso della riserva dell’Abbadia di Fiastra». Il pm ha inoltre aggiunto che Pamela è stata violentata da Oseghale che approfittò del suo stato di inferiorità psichica. A conferma di questo anche il fatto che siano state trovate tracce del dna del nigeriano sul corpo di Pamela. «Oseghale con le sue menzogne ha offeso ancora di più il corpo e il ricordo di Pamela».
Il procuratore nella sua requisitoria ha citato Carofiglio «primo compito dell’investigatore è ricostruire quanto sia avvenuto in un mondo di cui si ha una visione solo parziale. Deve immaginare come sono andati i fatti e costruire una storia con tutti gli elementi in possesso. In questo modo l’investigatore è un costruttore di storie». Poi ha parlato del testimone Vincenzo Marino, ex compagno di carcere di Oseghale, che sostiene che il nigeriano ha ammesso con lui di aver ucciso Pamela. Per il procuratore si tratta di un testimone credibile. In particolare ha citato la questione del rapporto sessuale avuto da Oseghale con la ragazza (l’accusa contesta la violenza sessuale perché l’imputato si sarebbe approfittato del fatto che la ragazza avesse assunto eroina). «Perché Oseghale ha negato il rapporto a casa? Perché avrebbe smentito l’ipotesi dell’overdose, versione che lo stesso imputato aveva riferito sulla morte della ragazza? Oseghale ha detto di aver avuto un rapporto sessuale solo ai Giardini Diaz. È vero ciò che dice Marino che ai Giardini Oseghale ha avuto solo un rapporto orale? – ha detto il procuratore -. Secondo noi sì, anche in base a quanto riferito da Anthony Anyanwu che disse, pure in udienza, che Oseghale ha avuto un rapporto con la ragazza a casa».
Ha detto che Oseghale si è premurato di dire di non avere mai visto il corpo nudo di Pamela ma Marino dice che gli riferì che la ragazza aveva molti nei, circostanza «che non era mai emersa da nessuna parte e che Marino non poteva conoscere se non perché riferito da qualcuno che avesse visto il corpo della ragazza». Prova evidente che Oseghale sa parlare italiano, ha detto il procuratore: «emerge dai colloqui videoregistrate in carcere. Non dico saprebbe prendere la maturità classica ma l’italiano lo parla e lo comprende». Ha definito Oseghale «un acrobata della menzogna» e aggiunto che dalle conversazioni intercettate emerge «che il nigeriano vedeva la ragazza come un oggetto per soddisfare le proprie necessità sessuali e magari anche quelle degli amici tanto che li ha chiamati per andare a casa sua dicendo se era interessati ad avere un rapporto con lei. Per Oseghale Pamela era un mero strumento per soddisfare i suoi desideri sessuali e non gliene fregava niente del rischio che restasse incinta avendo con lei rapporto non protetti».
Il procuratore su quando il nigeriano era a casa con la ragazza ha detto: «Lei può aver avuto una reazione emotiva forte alla situazione e, secondo quanto dice Marino, avrebbe anche minacciato di denunciare Oseghale. Marino disse che la ragazza andò verso la porta, poi lei e il nigeriano hanno avuto una colluttazione e lì le ha dato la prima coltellata. E’ stato trovato dna di Oseghale trovato sotto le unghie della ragazza e infatti Marino ha raccontato che la ragazza ha graffiato sul collo il nigeriano nel tentativo di andare via. Un gesto che ha generato in lui rabbia e da qui l’accoltellamento. È stata una reazione istintiva di Oseghale». Il procuratore ha aggiunto che le tracce di dna sotto le unghie di Pamela non potevano essere state lasciate durante il rapporto sessuale perché «come ha detto Oseghale, hanno avuto un rapporto sessuale mentre erano vestiti e su mia domanda nel corso di un interrogatorio ha detto che durante il rapporto non si erano toccati con le mani». Dopo il graffio, ha proseguito il procuratore, «Oseghale ha colpito Pamela con un calcio, poi le ha dato la prima coltellata al fianco destro e la ragazza è svenuta, secondo quanto dice Marino che conosceva circostanze che non erano emerse e che per questo riteniamo credibile. Il nigeriano a quel punto dà una seconda coltellata alla ragazza perché tanto ormai viva gli avrebbe potuto solo portare dei guai, anche questa dichiarazione di Marino trova riscontro oggettivo indiscutibile in base alle relazioni dei consulenti che ovviamente non poteva conoscere. Inoltre ha detto che è stata lavata con varechina per manipolare i risultati di una autopsia e non dare la possibilità di capire se fosse morta di overdose o perché accoltellata». E in conclusione il procuratore nelle richieste ha detto: «Chiedo l’ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi. In subordine nel caso non fosse riconosciuta la violenza sessuale chiedo 30 anni, e se non doveste riconoscere l’omicidio, 10 anni per gli altri reati contestati (occultamento, vilipendio e distruzione di cadavere, ndr).
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…mah..per me è pure poco. gv
Leggere ….viene da chiedersi…..
gli animali non fanno certe cose
…si rispettano ….questo assassino non è paragonabile
c’è da invetare una nuova categoria di umanoidi ….30 anni sono pochi deve rimanere dentro finché morte naturale non lo raggiunga
Strane indagini: il cadavere è stato identificato la sera del 31 gennaio e Oseghale è stato arrestato alle 18.50 del 31 gennaio. Neanche Sherlock Holmes. Tutti i giornali a scrivere del bravo camerunese che aveva denunciato il nigeriano e adesso si scopre che non era vero, un altro taxista l’aveva vista uscire dalla farmacia Mazzaferro. Senza questo taxista Oseghale non sarebbe mai stato scoperto e Oseghale non poteva prevedere l’esistenza di questo curioso fisionomista, dunque perché preoccuparsi di nascondere le tracce delle coltellate?
Un plauso dal più profondo del cuore al Procuratore Giovanni Giorgio e ai suoi collaboratori.
Isolamento per tutta la vita dopo un gesto del genere!! Altro che soli 18 mesi….ma ci rendiamo conto? È proprio vero che gli animali siamo noi….siamo proprio bestie!!! Isolamento a vita così ha tempo per riflettere su cosa ha fatto….
“A complicare la faccenda c’è però una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, per l’esattezza quella depositata il 9 luglio 2012, numero 3896. La Grande Camera della Corte EDU quel giorno stabilì che l’ergastolo è una pena inumana e degradante che viola i diritti umani fondamentali riconosciuti e garantiti dalla Cedu.”
Ci siamo dimenticati i diritti umani fondamentali?
Sig. Pavoni,ma secondo lei questo fa parte del genere umano?
Sig. Paolucci, non vede la stranezza dei fatti? L’avvocato Verni, zio di Pamela, ha sottolineato nella sua arringa quello che ha sconvolto tutti: la mostruosità del far violenza su un cadavere, la ferocia sadica di stare ore e ore a immergere le mani nel sangue, a inebriarsi della morte, a godere lucidamente della morte, da professionista della morte e poi ha chiesto 30 anni. Il procuratore, per quel che si legge, ha rimosso completamente la parte post-mortem, ha parlato di un ragazzaccio cialtrone e volgare che pensa solo al sesso e poi ha chiesto l’ergastolo.
…ribadisco che per me è sempre poco, io gli avrei dato quattro ergastoli; dopo potete parlarmi di diritti dell’uomo finché volete, ma io penso solo alla fine che ha fatto quella povera ragazza, e tanto mi basta. gv
E’ anche strano che il pentito sia considerato attendibile quando racconta le violenze e le coltellate ma trascurabile e meno pertinente quando tratta di ma.fia nigeriana…