Gli altri compagni di cella di Oseghale
smentiscono il supertestimone

OMICIDIO DI PAMELA - Hanno riferito di non credere che Vincenzo Marino sia mai rimasto da solo con il nigeriano. Stefano Re: «A me e a un altro detenuto disse che se lo seguivamo al processo per il delitto ci avrebbe fatto uscire di prigione»

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Innocent Oseghale questa sera all’uscita dal tribunale (foto Falcioni)

 

Processo d’assise per l’omicidio di Pamela Mastropietro, altri due testimoni sentiti smentiscono le dichiarazioni del pentito Vincenzo Marino. Si tratta di altri due compagni di cella di Innocent Oseghale che erano con lui in cella nel carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli. «Siamo stati insieme con Oseghale nella stessa cella per qualche mese – ha detto Stefano Re -. Gli abbiamo chiesto cosa fosse successo realmente. Oseghale ha sempre ribadito che lui ha fatto a pezzi la ragazza solo dopo che era già morta. Diceva che Pamela aveva incontrato Oseghale ai Giardini Diaz di Macerata e cercava eroina».

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Alcuni dei carabinieri che hanno seguito le indagini oggi all’arrivo in tribunale

Sul perché ha fatto pezzi il corpo: «Ha detto che era spaventato dal fatto che il giorno dopo sarebbe tornata la compagna e non voleva chiamare un’ambulanza, preoccupato dalla gelosia della donna, che temeva scoprisse il tradimento». In cella «aveva confidenza in particolare con Stefano Giardini, perché parlava inglese». Sui rapporti con Marino, ha confermato che il primo incontro finì con l’uomo che gli tirò una bottiglia d’acqua e con Oseghale che gli sputò, circostanza che aveva riferito lo stesso collaboratore oggi in udienza. Ma poi: «col passare dei giorni Marino si è addolcito verso Oseghale. Ha cercato di riavvicinarsi a Oseghale, ma senza il mio intervento. Si è visto che i loro rapporti erano migliorati. Ho sentito Oseghale dire a Marino che la ragazza è stata fatta a pezzi solo quando già era morta. Ho visto lui e il nigeriano parlare insieme un paio di volte». Ha inoltre detto che Marino gli chiese «di far scrivere ad Oseghale il biglietto di carta con cui chiedeva a Marino indumenti con la sua taglia. Oseghale non credo abbia scritto “Per Zio” sul bigliettino, le grafie sono diverse». Ha inoltre aggiunto che «Marino diceva a me e ad un altro detenuto che se lo seguivamo nel processo Oseghale ci avrebbe fatto uscire di prigione». L’altro testimone sentito è Gentian Xhafa: «Non credo che Marino e Oseghale possano avere mai parlato da soli. Marino mi disse che mi avrebbe dato una casa e un lavoro. Ma queste promesse non vennero mantenute. Voleva sapere informazioni su Oseghale. Non ho visto chiacchierare Marino e Oseghale più di due volte». Ha inoltre aggiunto: «di solito Oseghale stava insieme a noi».

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