La madre e lo zio di Pamela: Alessandra e Marco Valerio Verni
«Pamela aveva una diagnosi borderline grave. Non aveva un rapporto realistico con la realtà. Il 7 gennaio del 2018 c’era stato un episodio autolesionistico. In comunità aveva avuto un rapporto con un ragazzo che era ospite». Lo psichiatra Giovanni Di Giovanni, che svolgeva attività di consulenza alla comunità Pars di Corridonia dove Pamela Mastropietro era stata ospite a partire dal 18 ottobre 2017, oggi in udienza al processo per l’omicidio della ragazza romana, imputato il 30enne nigeriano Innocent Oseghale.
Giovanni Di Giovanni
Lo psichiatra è stato il primo testimone, sono 19 quelli in lista per l’udienza di oggi. Non sarà sentita la compagna di Oseghale che oggi non si è presentata al processo. Di Giovanni ha raccontato la vita della 18enne in base ai suoi incontri con lei. Ha riferito che Pamela «ha avuto un periodo di crisi tra il 26 dicembre 2017 e il 7 gennaio del 2018». Lo psichiatra ha parlato di «discontrolli emotivi» in quel periodo e ha detto che «si era fatta delle autolesioni». Ha riferito inoltre che «mi diceva che aveva iniziato a consumare alcol a 12 anni e a 14 anni di aver assunto droga». Sui rapporti con la famiglia «Pamela aveva un grandissimo affetto per i genitori, con la mamma. Però mostrava anche grande conflittualità». Lo psichiatra ha parlato anche del racconto di Pamela che gli parlò «di un ragazzo con cui era fidanzata e che con questo ragazzo erano introdotti nel mondo della tossicodipendenza». Il procuratore Giovanni Giorgio ha anche chiesto se la ragazza avesse avuto delle relazioni con qualcuno all’interno della comunità. «Sì, si è saputo che ci sono stati rapporti sessuali con un ragazzo di Napoli che era un utente della comunità». Ha riferito anche che nel luglio 2017 aveva avuto una overdose e che «manifestava volontà di andare via dalla comunità ma poi ci ripensava e rimaneva». Secondo Di Giovanni «Pamela durante la crisi tra il 26 dicembre e il 7 gennaio aveva momenti di lucidità ma non sapeva rapportarsi alla realtà in cui viveva».
Gli avvocati della difesa: Simone Matraxia e Umberto Gramenzi
L’avvocato Marco Valerio Verni, zio della 18enne e legale dei genitori (parte civile al processo) ha chiesto dei farmaci che Pamela prendeva e sugli effetti. Inoltre ha parlato del fatto che Pamela «in base alle analisi risultava aver assunto stupefacenti nei due mesi precedenti alla morte, quando già era in comunità. È possibile che nella comunità entrasse droga?». «I controlli sono terribili per chi entra, viene controllato tutto ma non si può escludere che entri droga». Verni: «Perché Pamela si è allontanata?». «Difficile dirlo, magari anche questo contenzioso che aveva avuto con un operatore a pranzo» dice lo psichiatra. Il procuratore ha chiesto del colloquio avuto con la ragazza il 25 gennaio: «Lei ci disse – ha detto il procuratore – che la ragazza le parlò della denuncia della famiglia al fidanzato della ragazza e che questo potrebbe averla spinta ad allontanarsi». Lo psichiatra ha confermato di averlo detto. Il procuratore ha chiesto ancora «Pamela ha mai dato in escandescenze?». «È successo quando ha abbandonato la comunità, alzò la voce con un operatore con cui aveva avuto un diverbio». È inoltre emerso che la compagna di stanza di Pamela tentò di togliersi la vita e proprio l’intervento della 18enne servì a salvarle la vita. Sulle condizioni di Pamela ha detto «Chi ci si è relazionato, anche per un’ora o due ore con lei , ha potuto capire le difficoltà di questa ragazza». L’udienza sta continuando con l’ascolto degli esperti informatici Luca Russo e Daniele Peroni, che si sono occupati delle indagini. «La ragazza quando si è allontanata dalla Pars assumeva ancora farmaci – ha dichiarato l’avvocato Umberto Gramenzi, che assiste Oseghale con il collega Simone Matraxia – I Ris hanno trovato tracce di altri medicinali: tracce che potevano aumentare la lesività della sostanza stupefacente»
(Gian. Gin.)
(foto Fabio Falcioni)
Il procuratore Giovanni Giorgio
Umberto Gramenzi
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…si si, tra poco la colpevole sarà Lei, mi sa.. Peccato che non la possono incriminare, dato che non c’è più. Povera ragazza, non meritavi tutto questo, di sicuro. gv
Quasi ogni giorno ognuno di noi firma documenti relativi alla privacy, per il trattamento dei dati. Non si comprende perché in questo caso (ma anche in altri) i particolari privati e ‘sensibili’ di una persona (che peraltro non si può più difendere) vengono dati in pasto al pubblico. Questo non c’entra nulla con il diritto all’informazione.
E il ragazzo di Napoli, utente della comunità, si è approfittato di Pamela? o c’era un equilibrio di inferiorità psichiche? a che livello di superiorità psichica si configura l’approfittarsi?
Concordo con il Sig. Iacobini. A volte si esagera con l’informazione. Resta il fatto che apprendere che in una rinomata comunità a cui affidiamo i nostri figli affinché vengano fuori dal tunnel della droga ci sia chi continua a drogarsi…….È una NOTIZIA! Sono sconvolto ed inc….to. Sconvolto perché non si può giocare con la vita dei nostri ragazzi. Inc….ti perché la comunità viene profumatamente sovvenzionata da tutti noi
Bisogna scavare e si sta facendo, più a fondo, molto più a fondo. Oseghale è la punta dell’iceberg, la conclusione di una tragica storia iniziata tempo addietro. Io, inizierei dal suo arrivo in provincia e vedere come passo passo si arriva al macellaio senza dimenticare che già in passato e letto proprio qui su CM, le indagini avevano avuto già a che fare con torbidi documenti chiaramente manomessi….
Da:https://www.cronachemaceratesi.it/2019/03/06/si-sono-approfittati-di-pamela-due-indagati-per-violenza-sessuale/1220780/
Solo in una veduta d’insieme si scopre e si vede di tutto. Partire da Via Spalato e piccoli dintorni renderebbe tutta la storia quasi fosse ordinaria amministrazione.
Per fortuna esiste il diritto all’informazione anche se a volte se ne abusa per storielle senza conto e a volte anche nocive per i malcapitati. Ma in questi casi si devono conoscere tutti i retroscena che poi serviranno ai giudici e alle forze dell’ordine per vedere chiaramente dove e perché storie come queste cominciano e si concludano e spetta ai giornalisti informare più gente possibile per mettere in guardia chi non si preoccupa soltanto di se stesso.
Scusate ma se uno ha dei problemi (altrimenti non starebbe alla Pars), c’è chi ritiene di avere il diritto di approfittarsene e addirittura ucciderla. Un omicidio è sempre un omicidio e per tale deve essere giudicato.
Per Bellesi. Le cosiddette ‘femministe’ hanno ignorato Pamela, come se non fosse anche lei una donna. La ‘violenza contro le donne’ è, in molti contesti, una finta, un falso scopo. Come per Beatrice, la donna dello schermo (per Dante).
…è proprio vero, signor Iacobini; le cosiddette femministe sono partite in gran numero quando Traini ha sparato, contro il razzismo, il fascismo, eccetera eccetera, ma non si sono affatto strappate le vesti contro quel che è successo alla povera ragazza che è stata uccisa, pare, e sezionata da uno spacciatore che non sarebbe dovuto essere in Italia, pregiudicato e straniero, anzi, durante la manifestazione contro fascismo eccetera eccetera, hanno sfilato insieme a nigeriani, spacciatoti ed islamici che, mi pare anche qui, considerano le donne esseri inferiori all’uomo ed agiscono di conseguenza. Che grandi conquiste queste femministe, sono proprio delle conquistadores..eh!!?? gv
Questa testimonianza no, proprio non si può leggere. Pamela, appena diciottenne, con tutte le turbe e i disagi di una ragazza con tutti i suoi problemi e disagi , proprio per cui stava in una comunità, non può , non dev’essere infangata oltre quanto già subito. Qualunque cosa abbia fatto lei in comunità non interessa più ora. A noi tutti interessa come è stata trattata, curata, assistita clinicamente fino all’ultimo dalla PARS di Corridonia.
nonché rispondere la Pars del perché è scappata, perché è stata fatta allontanare da maggiorenne, senza documenti, senza cellulare, senza soldi: tutte cose che avrebbero potuto cambiare la sua sorte. Che si voglia denigrare in tribunale la giovane vittima ai fini di dimostrare minore colpevolezza del principale indagato mi mette solo i brividi!
Meraviglia il fatto che Giuseppe Vallesi continua a meravigliarsi di cosa rappresentano e cosa sono nella società le femministe. Sono truppe cammellate di una Sinistra radicale ormai fantasma. Quella Sinistra radicale che ha fatto venire in Italia Oseghale col barcone, accogliendolo, foraggiandolo, permettendogli di spacciare e di farlo rimanere pure come spacciatore seriale.
Come andrà a finire? Andrà a finire a tarallucci e vino, all’italiana, con l’assenza di un assassino, in quanto non si troverà e nessuno si autoaccuserà. Il metodo del torchiare può fare effetto sui bianchi, ma sui neri è acqua fresca. Per ciò che ne so, un africano capisce solo la violenza fisica. Egli è abituato alla violenza fisica e rispetta solo chi usa la forza e la violenza più di ciò che lui sa fare. Chi cerca di farlo parlare con una torchiatura di ore e giorni è, nella sua visione, solo un uomo debole. Quindi, l’africano non parla con un uomo debole, che non usa la violenza. Anzi, lo disprezza. A Kampala, molti anni fa, vidi poliziotti neri bastonare delle donne nere, colpendole sulle spalle, sulle braccia, sulla testa, sui glutei, non so per quale motivo… Ebbene, pur colpite a lungo, quelle donne ballavano, cantavano e ridevano. Incuranti dei colpi e del sangue.
Peraltro quand’anche fosse morta di overdose, l’omicidio di Oseghale continuerebbe a sussistere: la droga gliel’ha data lui.
Pamela non era tossicodipendente ma veniva fornita di metadone farmaco che sostituisce l’eroina e che viene fornito esclusivamente dal SSN. Difficile trovarlo in natura, cioè sulle piazze ed era già imbottita di antipscotici già all’uscita della comunità almeno che qualcuno non gliene abbia offerti così come si fa con il caffè. I farmaci antipscotici non sono i comuni ansiolitici che prendiamo prima di uscire di casa, durante il lavoro e alla sera per togliere l’ansia che abbiamo comunque accumulato durante il giorno stando anche noi in comunità con bestie di ogni genere. Detti farmaci per dirla in breve rintronano o comunque agiscono su motivazioni ben più complesse di una semplice ansia almeno che non sia esponenziale e curano o almeno dovrebbero curare o diminuire gli effetti di tante disfunzione pschiatriche, in genere quelle che di solito si avvicinano di più alla difficoltà di vivere in tanti sensi. A Macerata, aggiunge eroina con i suoi derivati che sicuramente la rendono più confusa o visto da un altro punto di vista più socievole e ben disposta verso la socializzazione umana. Poi succede quello che succede, il tribunale sta processando, il film sull’orrore quando sembra arrivato all’apice ricomincia con altre scene sempre più terrificanti, gli avvocati si dibattono sapendo che in fondo il reato in cui devono dimostrare l’estraneità dei fatti è solo l’omicidio volontario, gli altri sappiamo che sono ben cosa se confrontati e” Zio Michele” ci ricorda in parte che anche se sono reati orribili, per la legge non vengono puniti più di tanto. Ci sono tanti testimoni di cui della maggior parte non capisco a che servino visto che il delitto può basarsi solo su prove reali e non da chiacchiere da bar pardon da carcere che come ho già detto rendono il processo più pittoresco, ne arricchiscono la sceneggiatura ma non portano a niente. Il delitto se c’è stato, Oseghale e i suoi avvocati dicono di no, noi magari diciamo di si ma ci vogliono prove e su quelle si dibatte. Morta per overdose? Per i tre fendenti al fegato?, Oseghale ha cominciato a macellare mentre il corpo era ancora vivo? Insomma è a queste domande che bisogna trovare una risposta, Sicuramente per molti di noi quello che ha fatto del corpo basterebbero per dargli una cinquantina di ergastoli di cui 48 sarebbero eccessivi ma uno di riserva, non si sa mai, meglio tenerlo. Questo è il presente, ma io insisto con il passato. Voglio sapere esattamente che cosa è successo dal suo arrivo a Macerata e per saperlo bisogna interrogare chi può dare risposte precise e provarle senza quelle mistificazione che ci sono già state e che andrebbero spiegate. Il minimo poi da fare è richiamare lo psichiatra che l’aveva in cura e chiedergli che cosa lui sa esattamente per averlo visto e non sentito raccontare come dice e da Pamela o da eventuali altri ospiti e dagli operatori e scoprire da dove entrasse la droga. Facciamo il processo al poi senza farlo al prima che porterebbe oggi no, domani forse e dopodomani chissà ad un altro caso del genere. Un commentatore scrive che vengono pagati fior di soldi e perché cosa? Tanto vale che una persona ti muoia vicina, vivendo con te e cercando di avere da lui quel poco che ha da offrirti se vuole offrirtelo che non morire lontano da casa perché non sono stati in grado di seguirla. E il ” gatto e la volpe ” escono dal libro di Pinocchio a cercare un altro pollo da truffare con il trucco dei denari seppelliti.
Egregio signor Rapanelli, pur condividendola, ovviamente, non posso esimermi dal dirle che, oramai, non mi meraviglio più di nulla in Italia, soprattutto quando giro il mio capo a manca, dove, come in un gioco di parole, oramai manca tutto, oltre alla verità. Cordialmente. gv