«Pamela è morta per le coltellate»
Sentenza il 15 maggio

PROCESSO OSEGHALE - I periti sono stati sentiti per quasi 10 ore dalla Corte d'assise del tribunale di Macerata. I consulenti della parte civile hanno confermato quanto detto dagli esperti nominati dalla procura. Lo zio della 18enne uccisa: «Le foto mostrate in udienza credo debbano essere fatte vedere a tutti, non escludo saremo noi a pubblicarle». VIDEO

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Oseghale lascia il tribunale dopo l’udienza

 

di Gianluca Ginella (Foto di Fabio Falcioni)

E’ stato il giorno delle perizie dei medici legali e dei tossicologi al processo per l’’omicidio di Pamela Mastropietro, partito questa mattina intorno alle 9,30 e che si è concluso poco prima delle 20. Sono stati sentiti Antonio Tombolini, le cui conclusioni in aula hanno fatto molto discutere e che era stato il primo consulente della procura a svolgere gli accertamenti sul corpo della 18enne uccisa il 30 gennaio dello scorso anno. Tombolini ha espresso dubbi sul fatto che, «se mi viene chiesto un parere dal giudice», le ferite al fegato siano state provocate da un’arma da taglio.

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Il tossicologo Rino Froldi (a sinistra) e il medico legale Mariano Cingolani

Sentiti poi il medico legale Mariano Cingolani, che si è occupato dell’autopsia bis e il tossicologo Rino Froldi. Il consulente ha confermato due cose: che Pamela è stata uccisa in seguito alle coltellate al fegato e che non era andata in overdose. Nel corso del pomeriggio inoltrato sono stati sentiti due consulenti dei famigliari di Pamela (parte civile al processo sono il papà Stefano, e la mamma Alessandra Verni). Si tratta del medico legale Luisa Regimenti e il tossicologo Carmelo Furnari. Regimenti ha detto che «Pamela fu uccisa da questi due fendenti inflitti al fianco destro. Tutto ciò che è stato fatto sul corpo era volto a occultamento di prove». Furnari ha confermato i riscontri di Froldi: «Pamela al momento della morte poteva essere in uno stato reattivo, perché l’effetto degli oppiacei stava passando. Intossicazione acuta di sostanze stupefacenti non è possibile e non è quella che ha causato la morte». Sentita anche una amica del proprietario della casa dove Pamela fu uccisa, in via Spalato 124, a Macerata, che è parte civile (assistito dall’avvocato Andrea Marchiori). La donna ha riferito che era lei ad andare a ritirare l’affitto della casa, che le veniva pagato dalla compagna di Oseghale, in contanti. Ha detto inoltre che il contratto d’affitto era intestato alla compagna del nigeriano.

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L’avvocato Simone Matraxia

Alla fine dell’udienza gli avvocati di Innocent Oseghale, che ha assistito a tutta l’udienza senza guardare le foto del cadavere di Pamela, mentre i genitori hanno osservato quelle foto, cruente oltre l’immaginabile, mantenendo una estrema compostezza. «Dovranno essere sentiti i nostri consulenti, per loro la causa della morte non sono state le coltellate» hanno detto gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, legali del nigeriano, imputato per omicidio volontario, violenza sessuale, vilipendio, occultamento e distruzione di cadavere.

Lo zio di Pamela, l’avvocato Marco Valerio Verni, che assiste i genitori della 18enne, ha commentato: «L’udienza di oggi credo abbia messo una pietra tombale sulla vicenda. I consulenti, escluso il primo (Tombolini, ndr) hanno detto che la causa di morte è da ricondurre alle due coltellate e non all’overdose. Credo che oggi si sia fatto un passo molto importante verso l’accertamento della verità».

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La mamma di Pamela all’uscita dal tribunale

Sulle foto mostrate in udienza, che si è svolta a porte chiuse con la sola presenza in aula delle parti interessate al processo e dei giornalisti accreditati a seguire il processo, ha detto: «penso che le persone debbano vedere quelle immagini. Non escludo saremo noi a pubblicarle. I consulenti hanno detto che questo è uno dei primi casi in Italia dove è stato fatto una cosa del genere sul corpo di Pamela. È qualcosa di orripilante. E’ giusto che la società civile sappia. Ai genitori va fatto un plauso per la dignità e la compostezza che hanno mostrato ancora una volta e che non ha eguali». Ha aggiunto che «un caso simile dovrebbe andare all’attenzione del Parlamento perché qui si parla di una nuova forma di criminalità e andrebbe legiferata a parte con leggi apposite». Il calendario delle udienze è stato aggiornato, e il 15 maggio potrebbe esservi la sentenza.

 

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