Arianna Orazi in tribunale
di Gianluca Ginella
Dalla titolare del ristorante dove mangiava Rosina Carsetti, all’automobilista con cui aveva avuto un incidente l’anziana, al medico della donna, alla direttrice del carcere in cui è stata per un periodo Arianna Orazi, al commercialista dell’azienda della famiglia, all’idraulico, all’amico di Enea Simonetti. Testimoni che devono costruire il puzzle della difesa dei tre imputati per l’omicidio della 78enne, uccisa a Montecassiano il 24 dicembre del 2020 all’interno della villetta in cui viveva con marito, moglie e nipote (Enrico Orazi, Arianna Orazi ed Enea Simonetti, tutti imputati in Corte d’assise al tribunale di Macerata).
Enea Simonetti in tribunale la scorsa udienza
Parole che sono tasselli per definire il quadro di personalità e vita della vittima e degli imputati e il cui quadro di insieme si vedrà quando la difesa sarà chiamata a tirare le somme, nell’arringa. E allora ecco la titolare di un ristorante di Montecassiano chiamata a raccontare dei comportamenti di Rosina nel suo locale. «Era lamentosa, si fermava a parlare con i clienti, l’abbiamo dovuta allontanare» ha detto Roberta Chiacchiera. Su come erano andate le cose, alcuni anni fa, ha aggiunto «Il mio ristorante è piccolo e magari capita che un preciso tavolo sia prenotato. Quel giorno avevo un tavolo prenotato, Rosina voleva sedersi a quel tavolo, si è arrabbiata, ha detto faccio come voglio. Così alla fine le ho detto che c’erano delle regole da rispettare». Ha poi aggiunto «non la volevo allontanare, i clienti sono sempre ben accetti, ma le ho detto che non poteva sedersi dove voleva».
Enrico Orazi con il suo legale, l’avvocato Barbara Vecchioli
Armanda Rossi è la direttrice del carcere di Pesaro dove una degli imputati, Arianna Orazi, è stata portata dopo l’arresto. «Provvedimenti disciplinari per Arianna non ce ne sono stati – ha detto Rossi -. Però in carcere si sono creati dei contrasti tra lei e un’altra detenuta, secondo me principalmente per i loro caratteri forti e determinati. Si era creato un clima molto teso e si erano create faide nel reparto: chi era a favore di una e chi dell’altra. Fu chiesto il trasferimento di entrambe al Provveditorato di Bologna e la richiesta è stata accolta. Orazi è stata trasferita a Modena, l’altra a Bologna». Un altro testimone ha parlato di un piccolo incidente avuto con Rosina il 14 febbraio 2020, a Vallecascia, frazione di Montecassiano. «La signora ha detto che chiamava i parenti e io li ho attesi. Sono arrivati Arianna e il figlio, e lei mi ha detto che vendeva ricambi per auto. Il danno era allo specchietto e ha provveduto a farmi avere quello sostitutivo in una settimana».
L’avvocato Valentina Romagnoli
È stato poi sentito un idraulico che ha fatto dei lavori nella villetta di Montecassiano che non ha riferito di problemi particolari in casa. Sentito poi il medico di Rosina, Roberto Ranieri, «sono stato per oltre 25 anni, forse 30 il suo medico, sino alla morte. La signora per un periodo ha condotto terapia per una ipertensione, poi venne fuori una osteoporosi, cosa abbastanza comune e aveva fatto una terapia ciclica. Era rimasta provata dal terremoto e manifestò un pochino di ansia e difficoltà ad addormentarsi e usava prodotti naturali e non specifici farmaci».
Il medico ha poi aggiunto che Rosina si era rivolta ad uno specialista e prendeva «un farmaco galenico. Ha un effetto rilassante e antidepressivo anche. Ho parecchie persone che usano quel tipo di farmaco, non dà problemi particolari». Sulla osteoporosi ha parlato di un problema che Rosina aveva avuto nel 2017 «sì un caso abbastanza importante, può aggravarsi ma con la terapia in genere si stabilizza».
L’avvocato Olindo Dionis
Il commercialista Stefano Fata ha riferito della società di Enrico Orazi, marito di Rosina e pure lui imputato al processo, e di Arianna. «La società ora è fallita. Nel corso di vent’anni all’inizio era molto fiorente, poi con l’andare degli anni tra crisi economica, crisi di settore, sisma, pandemia la situazione è peggiorata. Con 4-5 mesi di lockdown il fatturato si era ridotto notevolmente e quindi la situazione finanziaria alla fine era abbastanza precaria. La società nel 2020 era in crisi». L’ultimo bilancio era quello del 2018, «con un utile di 1.140 euro».
Il pm Vincenzo Carusi
È stato poi sentito un amico di Enea Simonetti, il nipote di Rosina e terzo imputato al processo (oggi comparso con un taglio di capelli alla moicana). L’amico, Vittorio Fabi, di Cingoli, ha detto «c’era un rapporto molto intenso, ci vedevamo e sentivamo tutti i giorni. Il giorno che è morta la nonna gli ho fatto le condoglianze. Sono stato a casa loro a Montecassiano l’ultima volta a fine novembre, forse anche primi di dicembre. C’era la nonna, la conoscevo, ci salutavamo. Mai visti litigi tra Enea e Rosina. Con me lei era gentilissima, era la solita nonna premurosa, Enea non si era mai lamentato, mai detto cose come “la ammazzo”». Ha detto di aver dato anche una mano per amicizia ad Enea «li ho aiutati con i lavori in giardino. Rosina era sempre solare, non ha mai detto niente sui lavori. Era sempre lei a buttare là una battuta, non sembrava arrabbiata per i lavori». Il pm Vincenzo Carusi, che sostiene l’accusa, gli ha poi chiesto in merito a dei messaggi che Enea gli aveva mandato dopo l’omicidio «mi chiedeva per comprare una canna, ma gli ho detto che non potevo aiutarlo». Prossima udienza il 27 ottobre quando continueranno ad essere sentiti altri testimoni della difesa. I tre imputati sono assistiti dagli avvocati Valentina Romagnoli, Andrea Netti, Olindo Dionisi e Barbara Vecchioli.
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