«Arianna Orazi ed Enea Simonetti erano attoniti quando i carabinieri li hanno arrestati questa mattina. Diciamo che ora avremo modo di avere uno sguardo completo su tutta l’indagine. Nell’ordinanza si parla di molte intercettazioni, di cui non potevamo avere contezza nella prima fase di indagine». Questa mattina alle 6 i carabinieri hanno dato esecuzione alla misura cautelare spiccata dal gip Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata, per pericolo di fuga, reiterazione del reato e rischio di inquinamento delle prove in merito all’omicidio di Rosina Carsetti. Gli indagati sono tre: appunto la figlia Arianna, il nipote Enea, e il marito Enrico Orazi, per il quale non sono state disposte misure cautelari. Arianna ed Enea sono stati arrestati nel negozio che la famiglia ha a Macerata, in via Rosati.
E’ lì infatti che, dopo un periodo trascorso a casa dell’altro figlio di Rosina, Arianna, Enea ed Enrico si sono trasferiti non potendo far ritorno nella loro casa di Montecassiano, che è sotto sequestro dal 24 dicembre, giorno in cui Rosina è stata uccisa, per la procura dal nipote Enea che ha dato esecuzione ad un piano ordito dalla figlia e a cui Enrico Orazi non si oppose (il suo ruolo è comunque ritenuto marginale dagli inquirenti). «Adesso dobbiamo continuare a svolgere la nostra difesa, se ci sono motivi per continuare a ritenere che ci siano profili di non responsabilità mentre in caso contrario, se emergessero profili di responsabilità chiari a quel punto sarà nostro compito valutare se all’interno della famiglia possono esserci delle responsabilità che possono essere graduate» dice l’avvocato Andrea Netti. Tra le contestazioni mosse dagli inquirenti c’è una confessione di Enea (che comunque il giovane non ha confermato in seguito avvalendosi poi della facoltà di non rispondere) in cui dice che non c’è stato un rapinatore entrato in casa ma era una messinscena della mamma e del nonno dopo un incidente mortale. Arianna, venuta a sapere di quanto detto dal figlio lo aveva redarguito, dicendo (anche se in quel momento, era la sera del 24 dicembre, nessuno poteva saperlo) che per uno strozzamento non si può parlare di incidente. In un’altra intercettazione Enea si vanta del “macello” nella soffitta di casa, che era stato trovato in disordine (per gli inquirenti per far sembrare che fosse entrato un rapinatore). Arianna invece, ha riferito il procuratore nel corso di una conferenza stampa, si era pentita di aver commesso degli errori. Come non avere addormentato i cani o come non aver detto ad Enea di aspettare a rientrare in casa (in questo modo era risultato che dal ritorno del ventenne alla chiamata di soccorso ai carabinieri erano passati solo 6 minuti, troppo poco tempo perché il nipote potesse liberare la madre e il nonno, secondo la versione che un rapinatore era entrato e li aveva legati). Per gli inquirenti l’architetto del delitto era stata Arianna e prova di questo sarebbe anche un messaggio che scrisse su Instagram al nipote, dicendo che aveva iniziato a studiare il piano.
(Gian. Gin.)
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