Omicidio di Rosina, depositate le perizie:
sul corpo niente tracce di Dna

MONTECASSIANO - La procura ha in mano tutte le carte per andare al processo. Ulteriori elementi determinanti non sono emersi ma gli inquirenti hanno in mano diverse prove per poter sostenere l'accusa

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Sopralluogo alla villetta di Montecassiano

 

di Gianluca Ginella

Si sta definendo il quadro dell’omicidio di Rosina Carsetti con la conclusione delle consulenze dei vari periti, da quella dei Ris di Roma, a quella del medico legale Roberto Scendoni (che ha svolto l’autopsia sul corpo della 78enne) a quella di Luca Russo (che si è occupato degli aspetti informatici e dei telefoni).

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Madre e figlio davanti la villetta di via Pertini a Montecassiano

Da quanto emerge non sono state trovate tracce di dna sul viso e sul collo di Rosina e anche sotto le unghie della donna non sarebbero state rinvenute tracce biologiche. Sui vestiti l’unica traccia che era stata rinvenuta è una di dna del marito di Rosina, Enrico Orazi (indagato per l’omicidio insieme alla figlia Arianna e al nipote Enea Simonetti). Per la procura comunque il fatto che non siano state rilevate tracce di Dna sul corpo non è determinante. Così come non è determinante che dagli accertamenti svolti da Luca Russo non siano state trovate ulteriori conversazioni incriminanti per gli indagati. In realtà gli inquirenti avevano già acquisito parecchio materiale, come ad esempio le conversazioni tra Arianna e il figlio Enea in cui la donna diceva, ad esempio, che aveva sbagliato a non lasciare tracce in giardino per accreditare, secondo la ricostruzione della procura, la storia del rapinatore solitario. Oppure quando diceva di aver sbagliato a non addormentare i cani.

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Il pm Vincenzo Carusi nel corso di uno dei sopralluoghi

Altri elementi sono stati una conversazione avvenuta su Instagram tra madre e figlio in cui la donna, il 16 dicembre scorso, diceva «ho iniziato a studiare il piano». E anche un principio di confessione di Enea, poi ritrattata, in cui il ragazzo la sera del delitto (avvenuto il pomeriggio del 24 dicembre) aveva detto ai carabinieri che la storia del rapinatore era inventata. Anche se gli ultimi accertamenti tecnici non avrebbero aggiunto ulteriori elementi di prova al quadro d’accusa, la procura ha in mano sufficienti elementi per andare a processo. Lo aveva già detto il procuratore Giovanni Giorgio (ora in pensione) nei mesi scorsi che la procura riteneva di avere in mano elementi sufficienti. Il prossimo passo dovrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio. Le indagini sono condotte dal sostituto Vincenzo Carusi. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli. Enrico Orazi dopo aver trascorso un periodo ai domiciliari è tornato libero, restano invece in carcere Arianna (a Pesaro) ed Enea (ad Ancona).

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