«Rosy ci mostrò i lividi
dopo un litigio con Arianna»

CORTE D'ASSISE oggi a Macerata - Il mondo di Rosina, dal dolore per il suo giardino perduto, ai 10 euro con cui viveva, alla richiesta di aiuto per fare la spesa nel racconto fatto al processo da chi la conosceva. La vicina che le portò il regalo per Natale: «Mio marito chiamò diverse volte da fuori, verso le 17 del 24 dicembre. Nessuno rispondeva, da dentro vedevo una luce». L'avvocato di Enea Simonetti: «Non ha ucciso lui, non c'era. Finora sentite persone che non conoscono gli imputati e le dinamiche famigliari»
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Arianna Orazi

 

di Gianluca Ginella

A sentire il mondo di Rosy, quel mondo venuto in aula a raccontare gli ultimi anni della 78enne uccisa nel dicembre del 2020, viene da immaginarsela quella donna minuta, mentre osserva dal marciapiede davanti casa, il giardino ormai perduto pensando, con un gran peso nel cuore, al tempo in cui la sua vita era diversa, felice. Ordinata, curatissima, di quelle persone che usano tenere in tasca un sorriso gentile, ma anche ostinata, solare ma una donna che, come ha riferito un testimone oggi in udienza, «si vedeva che si stava spegnendo giorno dopo giorno».

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Enea Simonetti

Sono proprio i racconti di chi conosceva Rosina, dalle amiche di una vita, ai vicini, a confidenti occasionali o ai negozianti, la parrucchiera, l’estetista, che hanno caratterizzato le ultime due udienze del processo di Corte d’assise che si sta svolgendo al tribunale di Macerata. Ad assistere alle testimonianze ci sono gli imputati, tutti accusati di omicidio volontario. C’è Enea Simonetti, il nipote, che usa sedersi nella prima fila di banchi (di fianco il suo avvocato Valentina Romagnoli che assiste l’imputato assieme al legale Andrea Netti). Subito seduta dietro la figlia di Rosina, Arianna Orazi, con di fianco il suo legale, l’avvocato Olindo Dionisi. E sulla stessa fila, ma dalla parte opposta, Enrico Orazi, marito della 78enne, difeso dall’avvocato Barbara Vecchioli.

LE TESTIMONIANZE – Oggi per ultima è stata sentita la vicina di casa, Giorgia Silvestri, che era andata insieme al marito, nel pomeriggio del 24 dicembre 2020, a portare un regalo per Rosina.

Ha detto che sono usciti di casa verso le 16,50 e poi «verso le 17 ci siamo avvicinati all’abitazione e, visto che loro non avevano il citofono, mio marito ha chiamato Rosy 4 o 5 volte. C’erano le persiane chiuse, ma si vedeva una luce da dentro. Ci siamo chiesti perché nessuno rispondesse e abbiamo chiesto alla vicina che pure lei si è messa a chiamarli» ha detto Silvestri. Che ha anche aggiunto di ricordare che c’era una delle auto della famiglia Orazi «la Jeep nera». Ha inoltre riferito «una volta Rosina era stata spinta sulle scale. Era venuta da noi e aveva dei lividi sulle braccia e le abbiamo dato del ghiaccio. Ci aveva raccontato di aver litigato con la figlia». Rosina non la frequentava spesso ma erano rapporti di buon vicinato, a volte le portava le uova, a volte era Rosina a chiedere un favore. Ha descritto la 78enne come una persona che «Prima era molto curata, dopo invece si vedeva che stava male. Una volta l’ho accompagnata a fare la spesa ma al momento di pagare non aveva i soldi e mi ha chiesto se potevo anticiparglieli io, cosa che ho fatto. Poi mi ha detto che me li avrebbe restituiti appena possibile e due o tre ore dopo è venuta a casa nostra con uno sformato cucinato da lei e ha ripetuto che i soldi li avrebbe restituiti prima possibile. Io le ho detto di non preoccuparsi».

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Enrico Orazi con l’avvocato Barbara Vecchioli

Carla Rocco, è un’altra vicina di casa: «Rosy diceva che la figlia comandava tutti e il marito di Rosy era succube della figlia e faceva tutto quello che diceva lei. Questo me lo ha detto più volte», ha poi detto che le aveva parlato della situazione economica «mi diceva che aveva dieci euro al giorno e quindi doveva vivere con quello, non aveva la pensione, quei soldi glieli davano i familiari» e poi ha parlato del giardino di Rosy «Viveva per il suo giardino, poi era venuta la figlia con questi due cani grandi e glielo stava distruggendo, questa era per lei una sofferenza. Si lamentava che era stato sconvolto questo giardino».

«Un giorno che l’accompagnai a Sforzacosta c’era il marito sul marciapiedi di casa e Rosy mi disse: “vedi? Mi fa addirittura controllare, c’è il cane da guardia. Lei si lamentavano tantissimo, si notava questa sofferenza. Però era orgogliosa e non voleva elemosinare niente da nessuno. Prima del Natale del 2020 mi disse: “Loro pensano che a pranzo sarò da sola, invece mi ha invitata una vicina. Alle 11 mi preparo e vado via”». Un’altra volta, ha raccontato la vicina «mi disse: “abbiamo fatto una vita da ricchi e ricchi non eravamo”». Ha poi riferito dei dispetti di cui la 78enne le parlava: «erano tanti: termosifoni spenti, acqua fredda, spesso non riusciva nemmeno a vedere la televisione. Di violenze fisiche non me ne ha raccontate».

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Al centro il pm Vincenzo Carusi

Giampiero Brancozzi, parrucchiere, un tempo vedeva Rosina tutti i sabati ma poi le cose sono cambiate «veniva una volta al mese, non aveva più disponibilità di denaro perché diceva l’azienda del marito non andava bene. Diceva che lei era disposta a fare sacrifici ma che dovevano farli anche gli altri e invece diceva avevano rifatto il giardino, cambiato i mobili di casa, speso parecchi soldi». Ha poi raccontato che una volta Rosy aveva chiamato per disdire. «Poi ci spiegò: disse che il nipote l’aveva strattonata e le aveva fatto male ad una spalla e di avere dei lividi, ha detto di non essere venuta per questo episodio».

Simona Paolini, titolare di un centro estetico a Macerata, chiamata a testimoniare oggi, ha riferito che Rosina un giorno le fece vedere dei lividi. L’episodio è quello che Rosina aveva raccontato a diverse persone quando la figlia l’avrebbe spinta facendola cadere. «Era venuta in negozio dopo che aveva avuto una discussione nata perché ha trovato giardinieri che tagliavano alberi nel giardino. L’abbiamo aiutata a togliersi le scarpe, aveva dolore alle costole. Si è tirata su la maglia, mi ricordo che aveva lividi su di un fianco».

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Rosina Carsetti

Ha inoltre raccontato che Rosina le aveva parlato della situazione a casa «ha detto le hanno strappato la carta da parati dalle pareti, svuotato gli armadi. Una volta venne in negozio e mi chiese delle buste per andare a prendere i vestiti estivi che non aveva più a casa ma erano stati portati al negozio del marito che aveva l’attività vicino alla mia». A Luciano Acciarresi, vicino di casa e macellaio, una volta Rosina disse «che le cose da un punto di vista economico erano cambiate. Ha detto che si era abituata a cucinare a 80 anni, prima magari andava a mangiare in giro. Prima era una donna molto solare, ma la vedevi che piano piano si spegneva che era impaurita». Poi su domanda del pm Vincenzo Carusi, che sostiene l’accusa e che ha chiamato a testimoniare tutte le persone che conoscevano Rosina e che hanno ricevuto da lei delle confidenze su ciò che stava vivendo da quando figlia e nipote si erano trasferiti a vivere nella villetta di via Pertini 31, a Montecassiano, ha risposto: «Sì, una volta mi disse “Se mi trovate morta, non mi sono uccisa, ma mi hanno ammazzata”».

Anche ad un’altra vicina, Barbara Marchesi, Rosina ha mostrato i lividi dopo la discussione con la figlia: li aveva su di un fianco. E quando li ho visti mi sono preoccupata. Ha detto di essere stata spinta per le scale dalla figlia. Ho chiesto se poi Arianna l’avesse aiutata dopo che era caduta e mi disse “no”».

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L’avvocato Valentina Romagnoli

«Sinora abbiamo sentito persone che parlano di lamentele parziali, autoreferenziali di Rosina rispetto ad un quadro molto più ampio. Lei raccontava solo una parte del film» ha commentato alla fine dell’udienza l’avvocato Romagnoli. «Enea sicuramente si sottoporrà ad esame (due le date dedicate agli imputati per dire la loro, se vorranno: 30 giugno e 14 luglio, ndr). Sul fatto che nel primo mese successivo all’omicidio abbiano commesso un errore a sostenere una tesi insostenibile (quella del ladro entrato in casa che poi legò Arianna ed Enrico, ndr) è innegabile. Per questo abbiamo detto da subito che hanno un debito di credibilità enorme. È normale che Enea venga chiamato a difendersi dall’accusa di concorso in simulazione di rapina. Ma rispetto all’omicidio sono fermamente convinta che non c’entri. A casa non c’era e sono convinta che non abbia mai sfiorato la nonna con un dito. Ad oggi non è stata sentita una persona che conoscesse gli imputati, che fosse entrata a casa loro, che frequentasse la famiglia e ne conoscesse le dinamiche». La prossima udienza si svolgerà il 26 maggio.

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