Omicidio di Rosina, il procuratore:
«Prove sufficienti per andare a processo»
Richiesti i domiciliari per Enrico Orazi

MONTECASSIANO - Giovanni Giorgio è in attesa degli esiti finali delle perizie e ha impugnato il rigetto del Gip alla richiesta di misura cautelare per il marito della donna uccisa il 24 dicembre. Al momento in cella ci sono la figlia Arianna e il nipote Enea. «Il materiale probatorio raccolto a fondamento della tesi accusatoria può giustificare adeguatamente la celebrazione del dibattimento a prescindere da eventuali confessioni»

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Il procuratore Giovanni Giorgio nel corso di un sopralluogo alla villetta

 

di Gianluca Ginella

La procura vuole andare quanto prima al processo per l’omicidio di Rosina Carsetti «reputo che il materiale probatorio raccolto a fondamento della tesi accusatoria possa giustificare adeguatamente la celebrazione del dibattimento» dice il procuratore Giovanni Giorgio.

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Enrico Orazi nell’atrio del tribunale il giorno degli interrogatori della figlia e del nipote, a colloquio con i suoi legali

Dopo gli arresti, una settimana fa, di Arianna Orazi e Enea Simonetti, figlia e nipote della 78enne, entrambi indagati per omicidio premeditato, la procura ha deciso di fare anche ricorso in seguito ad un punto dell’ordinanza del gip: quello sulla misura cautelare di Enrico Orazi, il marito di Rosina. Il giudice non aveva ritenuto di disporre alcuna misura.

La procura invece vorrebbe fosse applicata la misura degli arresti domiciliari per il marito della 78enne, pure lui indagato per omicidio, anche se nel suo caso la procura indica che avesse avuto un ruolo marginale, in sostanza non avrebbe fatto nulla per impedire che la moglie venisse uccisa.

Secondo il procuratore, il gip Giovanni Manzoni aveva deciso di non adottare misure verso il 79enne, «sulla base di un orientamento giurisprudenziale – dice il procuratore -, rispetto a cui ve n’è uno contrario, al quale ho fatto riferimento nell’atto di appello. Sarà quindi il Tribunale per il riesame di Ancona a decidere in proposito».

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Rosina Carsetti

La procura in questi giorni è in attesa di ricevere le relazioni definitive del medico legale che ha svolto l’autopsia, Roberto Scendoni, e del consulente informatico, Luca Russo. A Roma poi devono partire gli accertamenti dei Ris su quanto è stato raccolto nel corso delle indagini (devono essere svolti gli accertamenti biologici).

«L’intendimento è quello di investire della vicenda quanto prima i competenti giudici della Corte di Assise affinché i medesimi, con sentenza, possano affermare quella che dovrà essere la verità che conta, ossia quella giudiziaria su quanto accaduto – dice il procuratore Giorgio -. Reputo che il materiale probatorio raccolto a fondamento della tesi accusatoria possa giustificare adeguatamente la celebrazione del dibattimento, a prescindere da eventuali confessioni o da ammissioni di responsabilità, che – al più – rientrano nelle autonome scelte difensive».

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Enea Simonetti, il nipote di Rosina

Intanto ieri gli avvocati di Enea Simonetti, i legali Andrea Netti e Valentina Romagnoli, hanno incontrato il 20enne in carcere per fare il punto dopo quanto emerso con l’ordinanza del gip che disponeva la misura in carcere per lui e la madre. La ricostruzione del rapinatore è tramontata definitivamente. Rosina Carsetti è stata uccisa lo scorso 24 dicembre nella sua villetta di Montecassiano. Per la procura a ucciderla è stato Enea a compimento di un piano elaborato dalla madre a partire dal 16 dicembre. Un delitto maturato tra le mura di quella villetta di via Pertini 31, dove la convivenza famigliare, da quando erano andati a viverci Enea e Arianna, era diventata difficile (ricostruisce la procura in base ai testimoni).

 

 

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Arianna Orazi nel corso di uno dei sopralluoghi

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