Arianna Orazi oggi pomeriggio all’uscita dal tribunale
di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)
«Arianna mi ha sempre tolto nostro figlio Enea dalle mani. Nel 2017 decisi di interrompere i rapporti con Enea e gli dissi una cosa: “stai attento a tuo nonno e a tua mamma”. Quando l’ho rivisto in carcere l’ho guardato negli occhi e gli ho chiesto se c’entrasse nell’omicidio. Mi ha risposto “Io non c’ero”». La fine di un amore e di un matrimonio, il rapporto con il figlio, interrotto e poi ripreso con i colloqui in carcere hanno caratterizzato la testimonianza di Daniele Simonetti al processo davanti alla Corte d’assise del tribunale di Macerata per l’omicidio della 78enne Rosina Carsetti. Simonetti è il papà di Enea, il nipote di Rosy, accusato di aver ucciso la nonna.
Enea Simonetti
Imputati con lui Arianna Orazi, ex moglie di Daniele Simonetti, ed Enrico Orazi, il marito di Rosina. L’omicidio risale al 24 dicembre del 2020, l’anziana era stata uccisa nella sua casa di Montecassiano. La scorsa udienza era stata caratterizzata dalla testimonianza di Enea Simonetti che ha accusato nonno e mamma dopo una partenza balbettante nel rispondere alle domande del pm Vincenzo Carusi. Oggi invece è stata la prima udienza dedicata ai testimoni della difesa. In particolare sono state sentite due persone particolarmente vicine agli imputati, appunto Daniele Simonetti e Enea Orazi, l’altro figlio di Rosina.
Daniele Simonetti ha raccontato la sua storia con Arianna «l’ho amata con tutto me stesso» ha detto. «Prima di sposarci siamo stati insieme 4 anni, dopo un anno e mezzo di ci siamo separati. Arianna ha un carattere forte, era dura la convivenza. Ci siamo sposati nel 1999, nel 2000 è nato Enea. I nostri problemi sono iniziati dopo la nascita di Enea, la ragione è che purtroppo non sono mai stato partecipe sulla vita di mio figlio, Arianna me lo ha sempre tenuto lontano. Per me è un dolore atroce quello che ho vissuto in passato e per come stanno andando le cose». Ha raccontato che i primi mesi dopo che Enea è nato erano stati normali «poi man mano che cresceva il bambino sembrava che le desse fastidio che lui si attaccasse a me. Me lo ha sempre tolto dalle mani – ha aggiunto – Dopo che ci siamo separati non me lo faceva vedere, ho dovuto rivolgermi alla forza pubblica. Cose impensabili. Una coppia, invece di unirla, il figlio l’ha disunita. Il 2 gennaio del 2003 sono andato via di casa». Ha poi raccontato degli incontri con Enea quando era presente Arianna «più andava avanti e più queste visite degeneravano. Ero sempre quello che non capiva niente. Sentirsi sempre dire cose brutte verso di me… a volte me ne andavo via». Ha detto che Rosina «aveva un carattere particolare, una famiglia particolare».
Gli avvocati Valentina Romagnoli e Andrea Netti, legali di Enea Simonetti
Tornando al figlio «Enea non aveva spazi, fino a 16 anni non ha avuto mai uno spazio suo. Anche a scuola: venivo chiamato dai presidi che mi dicevano, ad esempio, che magari per un mese Enea non era andato a scuola. Il perché non lo so. Ho sempre detto che a Enea mancava solo l’elicottero. Nel novembre 2017 c’è stata la nostra ultima telefonata e a Enea gli ho detto parole sacrosante che poi si sono avverate. Gli ho detto: “Stai attento a tuo nonno e a tua madre che ti stanno portando su una strada sbagliata”. Lui ha difeso sua madre e suo nonno e da lì ho deciso di non vedere più Enea per non vedere Arianna, che per me era una tortura psicologica. Penso che al momento ho fatto la cosa giusta, con molto dolore», ha detto in lacrime. Ci sono voluti anni per riparlare con il figlio «sono arrivato a pensare: “per fortuna la giustizia li ha divisi” (riferendosi ad Arianna ed Enea, ndr). Era un rapporto uno in due». Daniele Simonetti ha rivisto Enea nel novembre del 2021, a distanza di 11 mesi dall’omicidio di Rosina «prima non mi voleva vedere. Oggi mi sento in buoni rapporti, vado ai colloqui. Aspetto la giustizia, in base alla sentenza andiamo avanti. Ho detto a Enea: “devi pensare per te”. Un giorno l’ho guardato fisso negli occhi e gli ho chiesto: “C’entri qualcosa o non c’entri niente?”. E lui mi ha detto: “io non c’ero”. Gli ho detto la verità bisogna dirla». Su Rosina «mi ha accolto come un figlio, ma ci sono cose che portano a farsi delle domande. Lei ed Enrico non dormivano insieme, quando lui tornava doveva sempre cucinarsi da solo, non trovava mai preparato. Sulla nostra separazione ci ha messo il santino Rosina. Rosina ha contribuito molto anche nel periodo in cui ci stavamo separando. Arianna ha un carattere forte e Rosina aveva lo stesso carattere, ho subito parecchio, sono stato anche schiaffeggiato da Rosy. Provocava tantissimo».
Enrico Orazi
L’avvocato Valentina Romagnoli, legale di Enea Simonetti, ha chiesto di raccontare l’episodio di quello schiaffo. «Ricordo che ero entrato a casa, non c’era Arianna. Mi trovo davanti Rosina che a brutto muso mi ha preso a schiaffi. Mi sono fatto una risata, sul momento. Poi ho fatto una denuncia ai carabinieri che in seguito ho ritirato». Gli è stato poi chiesto su quanto disse dopo l’omicidio ai carabinieri: “L’ha ammazzata”, riferendosi ad Arianna. «Pensavo: Rosi sempre aggressiva, provocatoria, Arianna con il carattere forte che ha, ho pensato ad un litigio finito malissimo. Conoscendo Arianna, lei guarda tanti film, ho pensato ad una scena di un film».
L’avvocato Olindo Dionisi
L’avvocato Olindo Dionisi, che assiste Arianna, gli ha chiesto ancora del suo rapporto con Enea: «io il padre l’ho potuto fare da quando ha 20, 21 anni – ha detto Simonetti – Enea considerava suo padre più il nonno che me». Simonetti, che durante la testimonianza si è più volte commosso, aveva iniziato parlato dell’amore nato con Arianna da lì si è arrivati ad una frase che disse e gli ha ricordato il pm Carusi: «L’ha definita “una bestia feroce”, perché?». «Lo dissi perché non è possibile che ogni cosa che viene detta per lei è tutt’altra cosa». Di frasi pesanti il pm ne ha ricordata una anche ad un’altra testimone sentita questa mattina. Una veterinaria Annamaria Tartufoli, amica di Arianna. Il pm dopo aver sentito la testimonianza della donna, che di Rosina ha detto «lei era sempre socievole, carina, un po’ “lamentosetta”, ma sempre gentile», ha tirato fuori una intercettazione del 26 dicembre 2020 (due giorni dopo il delitto di Rosina). «Lei parlando con Arianna dice: “Eh lo so è sempre stata una stronza da quando eri frica (bambina, ndr), volevo dire faceva sempre l’agnellino ma è stata invece una egoista di merda”. Ci spiega questa frase? Ora al processo ne parla in modo diverso». La testimone ha spiegato che «Rosina era buona con gli estranei, ma con Arianna da un punto di vista affettivo non è che…», e il pm «No, lei può pensarle queste cose eh. Ma due giorni dopo l’omicidio, con il cadavere abbastanza caldo, lei dice questa cosa e non mi pare che Arianna abbia una reazione particolare e le risponde “Sì sì l’agnellino sacrificale” e che pure da morta era egoista». La testimone ha detto «Penso volesse dire che da morta la incolpavano di quanto accaduto».
Tartufoli ha poi risposto su quello che era successo il 24 dicembre. «Ho chiamato Arianna. Penso fossero le 14,30, comunque primo pomeriggio. Siamo state al telefono almeno un’oretta, principalmente abbiamo parlato di me, lei era assonnata, poi abbiamo parlato un po’ di Enea che stava facendo qualcosa con la pizzeria, mi sembra che mi dicesse che stava prendendo una patente per fare il camionista. Mi è parsa serena, tranquilla, mi ha detto che era a casa, abbiamo chiacchierato un po’ e poi l’ho interrotta perché aveva altre telefonate».
Alvaro Parcaroli è stato sentito invece per un messaggio di auguri. Alle 16,45 del 24 dicembre 2020 ha scritto quel messaggio su di un gruppo Whatsapp dove ci sono 79 persone. «Arianna mi ha risposto alle 16,46 “Auguri Alvaruccio, te saluta anche Enrico ed Enea”, mentre Enea gli ha risposto alle 17,14 “Grazie Alva, auguri anche a voi”. L’accusa ritiene il delitto sia stata consumato nel pomeriggio del 24 dicembre, e come orario più probabile era stato indicato tra le 17 e le 17,30.
LA TESTIMONIANZA DEL FIGLIO DI ROSINA
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