di Gianluca Ginella
Quattro mesi e mezzo dopo l’omicidio della moglie Enrico Orazi torna a casa. Da oggi il 78enne, che si trova agli arresti domiciliari dal 2 aprile (fino al 3 giugno) in quanto indagato perché avrebbe partecipato al delitto della consorte, Rosina Carsetti, uccisa il pomeriggio del 24 dicembre scorso, ha potuto far rientro nella sua abitazione, la villetta di via Pertini, a Montecassiano.
È proprio dalla notte del 24 dicembre, quando venne portato in caserma dai carabinieri, che non viveva più nell’abitazione. La procura ha concluso gli accertamenti e tutti i rilievi. I legali di Orazi, gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, dopo che la procura ha comunicato di aver completato gli accertamenti, hanno presentato una istanza per consentire al 78enne di far rientro a casa. Il sequestro probatorio è stato revocato. Resta però in piedi un sequestro preventivo per evitare che la villetta venga venduta.
Sinora Orazi aveva trascorso gli arresti domiciliari a casa dell’altro figlio, Enea. Dopo alcuni giorni di preparativi, Enrico Orazi da oggi può tornare a casa (nel primo pomeriggio comunque le persiane erano sempre chiuse). Per l’omicidio di Rosina Carsetti sono indagati anche il nipote Enea Simonetti, ritenuto l’autore materiale del delitto, e la figlia, Arianna Orazi, che invece avrebbe architettato il piano.
Entrambi sono in carcere, lei a Pesaro (Villa Fastiggi), lui a Montacuto di Ancona. «Siamo sempre in contatto con loro, ci sentiamo al telefono o andiamo a trovarli ogni settimana – spiega l’avvocato Romagnoli -. Sono molto provati per la situazione. Noi siamo in attesa della chiusura delle indagini». «Continuiamo il lavoro difensivo – aggiunge l’avvocato Netti – in attesa della chiusura delle indagini preliminari. Siamo convinti che a molti dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare possa essere data una diversa contestualizzazione e che ci siano molti passaggi che debbano essere letti diversamente tenuto conto delle risultanze oggettive degli accertamenti dei Ris».
In procura è attesa che i Ris inviino la relazione finale degli accertamenti. Altra questione sono le dichiarazioni rese ai loro legali da Arianna ed Enea. Entrambi avrebbero fornito, in seguito all’arresto, una nuova versione dei fatti. In un primo momento avevano invece riferito di un rapinatore entrato in casa e che uccise Rosina. Ma le intercettazioni a figlia e nipote hanno mostrato che la realtà era un’altra e il rapinatore era stato inventato per coprire quello di cui sono accusati: aver ucciso la 78enne.
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