di Gianluca Ginella (Foto di Fabio Falcioni)
Chiesta una perizia psichiatrica su Arianna Orazi e il figlio, Enea Simonetti (i giudici decideranno in seguito se farla), al processo sarà anche sentita una donna che si trova in carcere a Pesaro e sosterrebbe di aver ricevuto una confessione da parte della figlia di Rosina Carsetti (la difesa ha chiesto su questo aspetto di sentire un’altra detenuta per riferire dei rapporti tra la donna e Arianna che sarebbero caratterizzati da screzi).
Nel corso dell’udienza di oggi davanti alla Corte d’assise di Macerata in cui Arianna ed Enea sono imputati insieme al marito di Rosina, Enrico Carsetti, per l’omicidio della donna il 24 dicembre del 2020, a Montecassiano, sono stati sentiti anche alcuni dei carabinieri che hanno partecipato alle indagini e il medico del 118 che è intervenuto la sera del 24 dicembre dopo l’sos di Arianna Orazi che diceva che la madre era stata uccisa da un ladro.
LE PERIZIE – In apertura di udienza gli avvocati Valentina Romagnoli e Andrea Netti, legali di Arianna ed Enea, hanno chiesto una perizia psichiatrica sui loro assistiti. I giudici si sono riservati di decidere se disporla e lo faranno al termine del processo una volta sentiti tutti i testimoni e gli imputati.
«Rispetto ad Arianna gli specialisti che l’hanno vista in carcere parlano di una serie di problematiche che secondo noi vanno vagliate. Su Enea c’è da approfondire il rapporto tra lui e la madre, per capire se questo rapporto patologico abbia influito sul comportamento che ha tenuto nell’appoggiare il racconto della madre su quanto accaduto» dice l’avvocato Romagnoli. Per i legali di Enea il giovane non si trovava in casa durante il delitto e questo cercheranno di sostenere nel corso delle udienze.
LA DETENUTA – Altra questione è quella di una donna che è stata in carcere a Villa Fastiggi di Pesaro insieme ad Arianna e che la procura ha chiesto di sentire al processo. «Lei sostiene che Arianna le avrebbe confessato il delitto. Abbiamo chiesto che venga sentita un’altra detenuta per raccontare com’erano i rapporti tra la nostra assistita e quella donna. C’erano stati screzi tra loro» spiega ancora Romagnoli. Sarà sentita anche la direttrice del carcere di Pesaro.
GLI INVESTIGATORI – Per primo è stato sentito il luogotenente Carmine Manco che è in servizio al Nucleo investigativo del Reparto operativo di Macerata.
«La nostra ispezione è partita dal giardino dove ci dicevano era iniziato tutto, ci dicevano l’aggressore era entrato dal giardino, scavalcando una recinzione ed era entrato in casa dalla cucina al piano rialzato. Abbiamo trovato la cucina abbastanza in ordine, il cadavere in terra e il tavolino spostato. Abbiamo fatto un tampone su collo e viso della vittima per vedere se c’era dna dell’aggressore. Poi alle 22,53 è arrivato il medico legale Roberto Scendoni che ha evidenziato arrossamenti su collo, lesioni sulla bocca della donna e la rottura di alcune costole. Sul momento il medico legale ha detto che il decesso era avvenuto tra le 16 e le 18». Dopo aver riferito dei vari accertamenti svolti ha parlato di due chiamate al 112. Una di Arianna che segnalava dell’omicidio, un’altra era stata fatta da Rosina il 27 novembre 2020 in cui chiedeva l’intervento dei carabinieri perché aveva paura del nipote Enea.
Roberto Gennari, in servizio Scientifica dei carabinieri di Ancona, si è occupato di accertamenti sia sulla porta finestra dove era stato detto fosse passo il rapinatore, sia sul giardino. «La portafinestra, per quello che abbiamo accertato, non è stata sfondata. La scala che avrebbe dovuto essere usata per raggiungerla non era stata spostata. In giardino non abbiamo trovato tracce che fosse entrato qualcuno di esterno alla casa».
L’appuntato scelto dei carabinieri Vincenzo Ierardi, che si è occupato dell’analisi sui cellulari ha riferito che i movimenti e i telefoni di tutti i famigliari sono stati messi sotto controllo sin dal 24 dicembre. Tutti quanti sono stati tenuti sotto controllo sin da subito «non li abbiamo mollati un momento» ha riferito. I carabinieri hanno accertato che Enea Simonetti il 24 dicembre, giorno in cui la 78enne è stata uccisa, era uscito per fare la spesa e alle 18,07 aveva pagato.
Poi si era fermato per circa un’ora e mezza nel parcheggio del supermercato che si trova vicino a casa. E’ rimasto lì e ha usato il telefono, non ha fatto chiamate «non sappiamo cosa stesse facendo, se giocasse, se scrivesse su Whatsapp, questo non era possibile stabilirlo» ha detto Ierardi. Ha riferito poi, sempre per quanto riguarda i telefoni, di una chiamata alle 10,09 del 24 dicembre fatta a Rosina da una amica, «è durata solo 10 secondi, come se fosse stata interrotta da qualcuno» poi da quel momento il cellulare non fa più traffico telefonico» ha detto ancora Ierardi. Il telefono fisso invece sì «dalle 16,48 alle 16,51 ci sono state 5 chiamate, senza risposta che Rosina ha fatto a tre amiche». Ha poi riferito anche di una chiamata arrivata alle 17,57 del 24 dicembre al telefono fisso ed effettuata da Stefano Cardinali, rappresentante della Folletto, che chiamava ogni anno per fare gli auguri a Rosina: « Ma né Rosina Carsetti, né i famigliari che si trovavano in casa hanno risposto» ha detto Ierardi.
IL MEDICO DEL 118 – Emiliano Giumetti è il medico arrivato a casa di Rosina dopo la chiamata di soccorso. «Siamo stati attivati alle 19,50, siamo partiti in rosso avanzato e in dieci minuti siamo arrivati a Montecassiano. In quel momento dato l’orario della chiamata e il tempo in cui siamo arrivati sul posto potevano esserci gli estremi per effettuare la rianimazione, almeno questo pensavamo al momento. Non c’era evidenza di rigidità o altri segni che potessero far pensare ad un decesso avvenuto molto tempo prima, molte ore prima. A quel punto abbiamo iniziato il massaggio cardiaco e constatato c’era tracciato piatto, che prevede somministrazione di adrenalina. Ne abbiamo fatte 4 ma senza esito. Alle 20,24 ho constatato la morte. La persona poteva aver perso conoscenza poco prima ma non molte ore prima. Non c’erano particolari elementi che facessero pensare la persona fosse deceduta molto molto tempo prima. Abbiamo potuto rilevare, quando ci è stato chiesto di guardare bene la salma che c’erano segni alla base del collo. Non c’erano ferite o segni sulla parete toracica anteriore. La nostra manovra potrebbe aver causato la rottura di qualche costola – ha detto ancora il medico -. La frattura della clavicola? Lo escluderei totalmente». Il medico ha anche visitato Arianna ed Enrico quella notte: «Lei aveva un arrossamento sulla guancia sinistra e mi ha detto aveva dolore alla spalla destra perchè era stata strattonata e sul signore più anziano ho visto segni a livello dei polsi, un piccolo livido sulla mano sinistra e un segno sulla guancia destra, cosa che mi ha colpito perché Arianna aveva un segno simile, però sulla guancia opposta. Arianna Orazi mi ha detto di non aver mai ricevuto un colpo simile in vita sua ma a me è sembrato un arrossamento troppo lieve per essere un colpo violento come diceva lei, poi certo, ognuno ha la sua sensibilità».
Il processo è stato poi rinviato al 24 marzo. L’accusa è sostenuta dal pm Vincenzo Carusi che ha coordinato le indagini. Enrico Orazi è difeso dall’avvocato Barbara Vecchioli.
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Associazione a delinquere, associazione mafiosa, concorso in omicidio. Non ho mai sentito di reati perpetrati in “associazione psichiatrica”.