Enea Simonetti
di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)
Omicidio di Rosina Carsetti, le due facce della testimonianza del nipote della donna di 78 anni uccisa il 24 dicembre del 2020 nella sua casa di Montecassiano. Oggi Enea Simonetti ha testimoniato al processo di Corte d’assise in cui è accusato, al tribunale di Macerata, dell’omicidio della nonna e in cui sono imputati anche il marito della 78enne, Enrico Orazi e la figlia, Arianna Orazi.
Se Enrico ed Arianna hanno deciso di non testimoniare, Enea, 21 anni, ha invece scelto di dare la sua versione dei fatti. Prima è stato sentito dal pm Vincenzo Carusi, poi è stata l’avvocato Valentina Romagnoli, che lo assiste insieme al legale Andrea Netti, a interrogare l’imputato. Nella prima parte della testimonianza è stato un en plein di confusione, di versioni poco chiare o lacunose, contraddizioni. Questo per tre ore. Poi pausa, e alla ripartenza, quando a fare domande è stato uno dei suoi legali, l’avvocato Valentina Romagnoli che lo assiste insieme al legale Andrea Netti, tutto è cambiato. Il motivo sarebbe che fino all’ultimo, come lui stesso ha sottolineato «volevo coprire mamma e nonno».
Enrico Orazi con il suo legale, Barbara Vecchioli questa mattina in tribunale
Come fosse un gioco, ma di quelli pericolosi perché si rischia l’ergastolo, Enea prima ha rilanciato versioni già viste in passato e poco credute anche dal gip che per primo le aveva ascoltate. Poi ha cambiato tutto e ha puntato il dito contro la mamma e la nonna e indicato anche una coperta, poi sparita, che sarebbe stata usata per uccidere la nonna. Anche qui però qualche dubbio è emerso.
«So che sono stati tutti e due – ha detto Enea -, mia mamma e nonno. Mi è stato detto nei giorni successivi da mia madre. Mi hanno detto che nonno l’ha presa da dietro e mamma l’ha presa con un braccio. È successo in cucina. Hanno messo una coperta sopra e poi con un braccio. Spingeva sul braccio, poi mi hanno detto che si sono accordati per una rapina. La coperta? Era di colore beige, l’avevamo in casa. Ho visto mia madre prendere la coperta e buttarla nell’immondizia. Hanno poi chiesto il permesso ai carabinieri di buttare il sacco e quindi lo ha buttato». Ha detto «Sono in carcere perché ho cercato di coprire i miei familiari. Per me nonno è stato come un padre – ha detto commosso –
La coperta con cui Enea dice è stata avvolta la nonna durante il delitto
Mia madre mi suggestionava, mi faceva pressione: mi diceva che alla fine le colpe sarebbero cadute anche su di me se non avessi dato la versione della rapina. Verso le 17,30 mia madre mi disse passa un po’ di tempo fuori di casa. Il fatto non era avvenuto ancora». Il pm, dopo l’esame dei legali di Rosina, ha chiesto? «E il motivo dell’omicidio? Tesi i rapporti. Tutte le tensioni dentro casa. Alla fine non parlavano più. È capitato così. È stata una cosa improvvista, solito litigio per le sigarette, siccome mia nonna fumava sempre dentro casa, mia madre ha l’asma ed è scoppiata una discussione». Il pm ha chiesto, visto che Enea ha detto è stata una cosa improvvisa: «Ma quando è uscito non era successo niente?». «No» ha risposto il 21enne. «E scusi, ma cosa le aveva detto sua madre quando è uscito quella sera?» ha continuato il pm. «Di stare fuori un po’, di fare un giro». Ed ecco riaffiorare i dubbi: perché se tutto era tranquillo dirgli di uscire?
Gli avvocati Valentina Romagnoli e Andrea Netti questa mattina in tribunale
LE PRIME TRE ORE – Il pm Carusi che sin dall’inizio ha coordinato le indagini dei carabinieri, ha cercato di ricostruire con Enea i rapporti familiari e quanto accaduto la notte dell’omicidio. «Con mia nonna avevo rapporti normali come tra nonna e nipote. Prima di andare a vivere insieme ci vedevamo una volta o due volte a settimana. Con la nonna avevo buoni rapporti, si andava a prendere il gelato sul lungomare. Da quando siamo andati a casa loro i rapporti sono cambiati dall’estate del 2020. In famiglia c’era qualche litigio dall’estate per via di lavori fatti in giardino e interni come l’aver rimosso la carta da parati, e aver cambiato il pavimento sotto». Sul denaro che veniva dato a Rosina: «Il nonno lasciava dei soldi ogni giorno alla nonna. E se lei andava dal parrucchiere o dall’estetista pagava il nonno, o la mamma. Non so a quanto ammontasse, dipendeva dai giorni. Pure io le davo ogni tanto venti euro. Mi ricordo quando ero piccolo erano 100 euro al giorno».
Al centro il pm Vincenzo Carusi
Ha poi detto che la nonna «aveva un astio verso di me, non so spiegare il motivo. Con lei non ho mai avuto discussioni prima del 27 novembre». Su quel giorno ha spiegato: «Il wi-fi non funzionava, ero sceso per riavviarlo. Non sapevo che spegnendolo e riaccendendolo si scollegasse il telefono. Mia nonna era al telefono ed è venuta con una amica ed è venuta a dirmi “Tu mi stai facendo un dispetto, tu mi hai rotto le scatole, chiamo i carabinieri”. Allora mi sono alterato e ho dato un calcio ad un divanetto. È finita lì». «C’è un file audio di quel giorno alle 9,57, quindi l’ora in cui è andato a riattivare il wi-fi, in cui veniva registrata la telefonata di sua nonna» ha fatto notare il pm. «A volte lasciavo il telefono a registrare sul muretto e poi andavo a fare altro» ha risposto Enea. Pm: «allora era diventata una prassi». «No, non è una cosa che succedeva spesso».
Tornando alle liti: «Erano legate al fatto che le davano meno soldi, oppure per i lavori in casa. Magari le avevano tolto qualcosa, al garage perché si era tolto un armadio e messo un pavimento nuovo. All’inizio era d’accordo. Il giardino? Lei teneva particolarmente al giardino, ma quando siamo andati a vivere lì era stato lasciato un po’ andare, come se fosse una foresta. Questo nel 2017, 2018, quando ha iniziato ad invecchiare. Le piante erano secche, quello che ho visto che era rovinato ho tolto. Alcune erano malate». Il pm cita una intercettazione prima di una intervista. «Parlate di questo giardino ma nessuno ha parlato della malattia delle piante. Qualcuno dice di dire che non era un giardino ma uno spazio di 400 metri di terra e che non c’erano nemmeno alberi, sua madre dice: “Sennò dico lo hanno distrutto i cani”. «Insomma, qual era il problema? Non parlavate di malattie delle piante».
Poi gli incidenti che avrebbe avuto la nonna con l’auto. «Uno era stato nel silos di Macerata, stava con una sua amica. Nel parcheggio aveva strisciato l’auto, qualche tempo dopo era stata tamponata, poi un incidente con la Panda, aveva bevuto un po’ al ristorante e tornando a casa ha fatto un semi frontale con un Nissan Qasquai. Non abbiamo fatto denuncia all’assicurazione ma pagato noi i danni all’altro automobilista». Ha poi detto che il carrozziere è costato un centinaio di euro, e il giudice Andrea Belli, presidente del collegio, gli ha detto: «Allora non era un grosso danno, sappiamo tutti che pure se si va dal carrozziere amico mille euro di danni ad un’auto si fanno con niente. Allora è stata una cosa piccola». Poi il pm «Dunque a suo dire sua nonna beveva e prendeva psicofarmaci, dunque secondo voi era pericolosa. Per questo le avete tolto l’auto?». «Mica gliel’ho tolta io, poi non le è stata tolta ma la usava un po’ meno». Pm: «Allora perché chiedeva passaggi?» «Non lo so».
Rosina Carsetti
Sulle registrazioni dentro casa: «perché iniziate a registrare i colloqui?» ha chiesto il pm. «Perché se spostavi qualcosa che a lei non stava bene allora si agitava. Allora mia madre diceva di registrare per farlo sentire a qualcuno, tipo uno psichiatra. Diceva cose senza motivo, tipo “do fuoco a casa, perché non ce la faccio più” la cosa principale erano sempre i lavori, come nella stanza in cui stavo dove era stata tolta la carta da parati per dipingere». A quel punto il giudice Belli è intervenuto perché Enea aveva detto che all’inizio i rapporti quando lui e la madre erano andati a vivere con i nonni erano buoni e solo nell’estate del 2020 erano peggiorati.
«Non mi pare che vostra nonna fosse tanto contenta. Poi mi sorprende un po’ questo fatto della registrazione». Enea «Era fine a se stessa». E il giudice: «Beh di solito non è che tra parenti capita che ci si registri».
Il nipote di Rosy ha poi negato di aver mai toccato la nonna «non so perché avesse questo pensiero verso di me. Se lo era inventato, non le ho mai messo le mani addosso». Ha detto anche che una volta «nonna diede uno schiaffo a mamma, lei allora le diede una spinta ma poi la trattenne per non farla cadere. Allora sono intervenuto per cercare di dividerle. Io non ce l’avevo con mia nonna». Il pm ha poi ricordato una intercettazione a meno di 24 ore dal delitto: «Lei non ce l’aveva con sua nonna. Però uscendo dalla caserma a sua mamma che dice “Nonno è l’unico che ci parla, che le porta il pane la mattina e le dà i soldi per la spesa”, lei allora risponde a sua madre «10 euro là allo culo glieli mettevo». Questo con sua nonna morta da meno di 24 ore. Allora lei come si spiega questa frase così dura?». «Forse tutta la carica che è stata messa da mamma, per quello l’ho detto».
Poi al processo si è parlato della famosa, per gli appassionati del caso, ora e mezza in cui Enea è rimasto fermo in auto davanti al supermercato. Il giovane ha detto che siccome aveva detto alla mamma che sarebbe andato a vedere le case in vendita a Macerata, come da lei chiesto (Pm: «E sua madre le dice di farlo violando le norme? Sapendo che con il lockdown non ci si poteva muovere) e che pensando lei avrebbe detto questo ai carabinieri non aveva riferito di essere rimasto fermo nel parcheggio. Questo sintetizzando almeno dieci minuti di processo su questo punto. In seguito dirà una cosa diversa, nella seconda parte: ossia che la madre gli aveva solo detto di stare fuori per un po’. Enea aveva comunque spiegato che cercavano una nuova casa.
Arianna arriva in tribunale per l’udienza di questa mattina
Qualche passaggio più avanti, rispondendo alla domanda sulla frase che gli scrisse sua madre su Instagram parlando di un piano, ha risposto «perché volevamo ristrutturare l’ultimo piano della casa» e il pm ha detto: «Ma come, non volevate comprare una casa nuova?». Enea ha poi detto che i giorni dopo il delitto «non ci stavo con la testa. Il 12 febbraio, quando mi hanno arrestato, è stata una liberazione. Adesso piano piano mi sono ripreso». Ha poi raccontato il rientro a casa: «Parcheggio, pago la spesa, entro dentro casa e non c’è nessuno. Appoggio la roba sul tavolino, chiamo non c’è nessuno, salgo trovo mamma sulla sedia, legata. Legata col filo del folletto. Questo sul disimpegno al primo piano, legata in modo posticcio, quasi slegata. Come si fosse slegata da sola. In cucina ho intravisto un paio di ciabatte, piedi, non sono chi era. Mamma mi ha detto “va sotto che tuo nonno è al bagno”. Era sulla sedia, legato, l’ho trovato così. La porta era chiusa a chiave. Era scosso, era un po’ rosso. Mi ha detto: “è successo un incidente”. Poi salgo sopra, dove c’era mia madre e lì ci siamo messi d’accordo con la storia della rapina». Enea ha detto di aver visto la nonna dopo «Mamma dice di mettersi d’accordo sulla storia della rapina, subito non mi ha detto niente di come è morta nonna. Ho chiesto come fosse morta, ma non mi hanno dato risposta. Mi è stato detto “mettiamoci d’accordo sulla storia della rapina. Ci dai uno schiaffo, come se fosse stato un rapinatore”».
L’avvocato Olindo Dionisi
Una ricostruzione che Enea ha fatto con qualche difficoltà soprattutto per le domande del Pm che lo incalzava: «ha visto sua nonna? Non ha chiesto come fosse morta? Chi fosse stato? Quando le hanno detto che era stato un incidente e dopo quanto le hanno parlato di rapina. Le hanno detto che qualcuno era entrato da fuori?». «Me lo hanno detto ma non gli ho creduto, perché poi mi hanno detto di simulare la rapina. Ho capito che era successo qualcosa tra loro».
Il pm: «E lei non chiede chi è stato?» «No». E poi sottolinea che in una intercettazione la madre gli parla di Rosina che è stata strozzata «glielo dice come se fosse scontato per lei sapere come è morta. Ma come poteva saperlo?». Poi alla fine sull’autore dice: «Mamma mi ha detto che era stato nonno. Quando me l’ha detto? A gennaio. Mi ha detto era stato il nonno (pm: “Voi siete stati intercettati ovunque, ma questa conversazione non emerge”)». Anche questo aspetto come la ricostruzione del rientro a casa Enea lo ha poi cambiato nella seconda parte della sua testimonianza dicendo che sin da subito gli avevano detto che la nonna era stata uccisa. Al processo Enrico Orazi è assistito dall’avvocato Barbara Vecchioli, Arianna è difesa dall’avvocato Olindo Dionisi.
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