LA SMORFIA di Bruno Mandrelli durante un Consiglio comunale (sullo sfondo l’ex sindaco Romano Carancini)
di Matteo Zallocco
«Adesso il Pd deve tirare una riga e separare il passato dal futuro. Il presente è un Purgatorio dove siamo all’opposizione, abbiamo il tempo per costruire un’alternativa credibile da sottoporre ai cittadini». Pensieri e parole dell’avvocato Bruno Mandrelli, un percorso politico che parte all’inizio degli anni Ottanta, e che lui considera terminato a maggio dello scorso anno, quando rassegnò le dimissioni dal Consiglio comunale per la mancata commissione d’indagine sulla questione piscine: «Personalmente non ho alcuna ambizione e neanche tanto più voglia – dice – residua il senso di responsabilità dei “riservisti” della Repubblica, come si diceva una volta. Una sconfitta come questa alle comunali con un gap di 20 punti deve comunque servire da lezione e deve essere l’occasione per un rinnovamento radicale. Spazio ai giovani, ora o mai più».
Lui che a 27 anni (correva l’anno 1984) era segretario cittadino del Psi per poi fare l’assessore alla cultura (1986, Giunta Cingolani): «E non ero neanche il più giovane – ricorda – Enrico Brizioli a 25 anni fu nominato vicesindaco, anche lui esponente di un Psi che nel 1990 fu il secondo partito in città dopo la Democrazia Cristiana (notevolmente distaccato, va detto). Non capisco perché oggi fino a 40 anni nel Pd di Macerata sei considerato un bambino. Penso ad Andrea Perticarari e non vedo perché non possa svolgere ruoli importanti tanto in Consiglio quanto nel partito. Quand’è che recuperiamo uomini brillantissimi come Nicola Perfetti e Andrea Netti? Con il percorso scelto queste risorse si sono allontanate. Penso anche a Paolo Manzi, un altro bravo e preparato ragazzo che non si è ricandidato. E alle nostre donne: Ninfa Contigiani, Alessia Scoccianti, Caterina Rogante, le tante altre che si sono candidate o che lo sono state in passato rivestendo anche ruoli di amministrazione, gli altri giovani presenti in lista che non devono essere abbandonati a se stessi passate le elezioni ma coinvolti ed indirizzati su di un percorso di crescita politica ed amministrativa. E a tante altre persone valide che si sono candidate con le civiche e che il Pd oggi dovrebbe coinvolgere, il rapporto federativo del centrosinistra non può essere limitato alla campagna elettorale».
Emerge che tra i nomi che ha fatto ci sono molti “figli” di padri già impegnati in politica: «Non credo sia un problema, casomai facciano un passo indietro o di lato, così evitiamo confusioni e retropensieri oziosi. Responsanbilizziamo i nostri ragazzi, che siano liberi anche di sbagliare perché sbagliando si impara».
Il 14% del Pd a Macerata grida vendetta: «Penso che in parte la città ci abbia punito per non aver fatto bene quello che avremmo dovuto fare come singoli e come partito, in termini di controllo dell’attività dell’amministrazione comunale e anche in termini generali come proposta politica. I tentativi isolati di Stefano Di Pietro che definisco quasi eroici per la sua situazione umana e l’impegno che comunque è riuscito a dare in questi anni, non potevano bastare. Stefano è comunque tutt’ora una risorsa per il Pd e può dare molto per il futuro. In ogni caso, in termini politici, non bisogna aver paura dell’alternanza, è il cuore della democrazia. Da questo punto di vista faccio i migliori auguri di buon lavoro alla nuova amministrazione, l’obiettivo di tutti deve essere sempre il bene della città».
Lei da segretario Pd durò poco più di un anno (2011-2012). «Mi dimisi perché molte persone nel Pd, pur condividendo alcune mie linee di pensiero, non furono in grado di comportarsi di conseguenza. E’ sempre prevalso una sorta di istinto di conservazione a sostegno dell’amministrazione, soprattutto dal 2015 in avanti. Io non ho mai pensato di far cadere la Giunta Carancini ma ho sempre sostenuto la necessità di un confronto preliminare con il partito e con il gruppo consiliare, non solo con la maggioranza consiliare, perché le scelte più importanti fossero preventivamente condivise dal Pd e con il Pd. Invece non era possibile conoscere neanche le linee del bilancio. Poi il dibattito politico si spostava alle riunioni di maggioranza dove era tutto molto più complicato perché la maggior parte della coalizione era molto omogenea sul sindaco, come dire che, in quella sede, si vi era – come giusto – pari dignità politica ma venivano un po’ in ombra i pesi specifici dei singoli partiti. Il che creava un clima da far passare per bastian contrario chi chiedeva un confronto».
Insomma, conflitti che nascono da lontano: «In realtà Romano poi ha sempre avuto carta bianca. Quand’ero segretario le riunioni di maggioranza le convocavo io, poi le ha sempre più convocate il sindaco. Non è un rimprovero, è’ solo un esempio del graduale indebolimento del partito e, complessivamente, delle forze politiche. Devo dire che Di Pietro, in parte, ha comunque cercato di metterci una pezza».
Poi arrivarono le primarie del 2015 e la maggioranza del partito scelse lei come candidato “anti-Carancini”: «Una parte del partito ritenne che andava fatto un tentativo di cambiamento, non contro (perlomeno così pensavo io) ma per cercare di andare oltre. Al primo turno non abbiamo vinto per 20 voti, poi al ballottaggio ci fu questa onda anomala con un aumento di partecipazione e una vittoria netta di Romano. Il primo turno dimostrò che c’era comunque un desiderio di cambiamento, è stata una competizione vera. Le primarie di quest’anno sono state più pacifiche, c’era un Pd unito su Narciso e le altre candidature avevano obiettivamente meno chance».
Arriviamo al maggio del 2019 quando si dimise dal Consiglio comunale per la questione piscine dicendo “Opposizione spaccata, maggioranza minimalista. Questo Consiglio non fa per me”. Oggi conferma il suo pensiero: «Già in passato avevo votato contro l’operazione ParkSì, in modo non strumentale ma ragionato. La vicenda piscine presentava delle opacità e per questo la commissione d’indagine serviva a smontare la polemica e fare politica. Ho presentato due emendamenti, il primo per ripulire la questione da riferimenti di carattere personale e l’altro per chiedere che la prima commissione fosse potenziata con le funzioni della commissione d’indagine. Ho notato che il gruppo consiliare del Pd era insofferente rispetto ai miei interventi, o forse meglio dire indifferente, e persino gli uffici hanno messo in discussione quanto proponevo. A questo punto ho preferito togliere il disturbo». E aggiunge: «Se hai un pensiero minoritario e manca la disponibilità all’ascolto, al confronto, non sei utile a nessuno. Ricordo che Giorgio Meschini ha sempre ascoltato le forze politiche e la coalizione, Carancini invece con il suo carattere forte ha tracimato annullando nella sostanza se non nella forma la dialettica, complice anche quella che io ritengo una involuzione negativa, politicamente parlando, della pur lodevole normativa che portò all’elezione diretta del sindaco negli anni novanta, allorquando si cercò di superare la crisi di sistema che investì l’Italia. Oggi il Consiglio comunale, i Consigli comunali in genere, ovviamente mi riferisco alla maggioranza, sono abbastanza succubi dei sindaci e questo al tempo non era stato previsto. Qui a Macerata ricordo che se dicevi una cosa diversa dall’amministrazione ti rispondevano che stavi remando contro. E se penso che proprio Carancini, da capogruppo Pd, mosse diverse critiche all’amministrazione Meschini marcando differenze in vista della sua candidatura mi viene un po’ da sorridere». Era il 2010 e nasceva “La nuova storia” di Carancini. Dieci anni dopo Narciso Ricotta decidendo di percorrere la strada opposta, quella della continuità, è andato incontro alla sconfitta più sonora per il centrosinistra.
Mandrelli: «Opposizione spaccata, maggioranza minimalista Questo Consiglio non fa per me»
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Sono tra “i padri già impegnati in politica”…ma, appunto, “già” !…il punto è proprio questo e rappresenta uno dei temi centrali nella discussione. Quando Mandrelli e Brizioli erano in Amministrazione, io ero Capogruppo del PRI e Segretario cittadino ed avevo circa 33 anni…un “vecchio” rispetto a loro, ma pur sempre 33 anni…e me ne sono andato nel 2010 (ad una età in cui altri pensano di candidarsi) ritenendo che, dopo circa 25 anni di politica molto attiva, fosse ora di far cambiare aria…oggi il PD è gerontocratico, non solo per l’età anagrafica ma per gli anni, i lustri, i decenni di militanza attiva e predominante da parte di molti…e questo non perché non ci sono giovani volenterosi, ma perché non si dà spazio agli stessi…e non lo dico per mio figlio (che nel 2010 nemmeno aveva idea di impegnarsi), ma per i tanti che pure Mandrelli ha citato.
Questo è il nocciolo del problema da risolvere per il futuro…senza alcun ostracismo verso i “vecchi” e, anzi, fruendo della loro esperienza…ma non in prima fila.
Arriva il momento di dire stop…e questa volta lo si deve dire, purtroppo, dopo una brutta sconfitta.
Vi lascio l’analisi politica,vi lascio le vostre beghe,vi lascio i rancori,vi lascio le correnti,vi lascio il passato,vi ricordo solamente che i partiti devono rivolgersi agli elettori e a sinistra se ne dimenticano troppo spesso.Un altro handicap è proprio la sua composizione,un mostro con troppe teste.Si è cercato di unire la sinistra,cosa altamente improponibile,con socialisti e democristiani e si è arrivati ad essere un appoggio per le destre,un male minore senza mai cambiare rotta o prendere decisioni nettamente diverse ma limitate a non perdere consensi e poltrone.Se si vuole un bipolarismo bisogna che il PD sia sbilanciato a sinistra per soddisfare i propri elettori, visto che a destra lo fanno, purtroppo con esiti negativi per tutti,per i propri.Il dialogo interno è utile ma deve portare ad una direzione ben precisa e unanime e non a continue scissioni altrimenti anche gli elettori perdono l’orientamento e sono portati a votare altrove.
Sono d’accordo su molte cose con Bruno Mandrelli, cavallo di razza del PD stupidamente messo da parte in più occasioni dai piddini.
Concentrandomi qui sul necessario passaggio generazionale, ritengo che dopo tanta continuità rispetto al decennio caranciniano colpevolmente conclamata ed esaltata in campagna elettorale e dopo i tardivi pentimenti e le analisi di tutti quelli – tra questi anche molti dirigenti ed esponenti piddini di primo piano – che sono intervenuti sulle ragioni della disfatta del PD e le hanno individuate proprio in tale continuità, credo che ora il buon Narciso, interprete primo per sua scelta di quella continuità, debba fare un passo indietro, assurgere al ruolo di padre nobile e lasciare spazio nel partito e nel gruppo consiliare ai (pochi) giovani che sono nel PD.
Non me ne voglia il buon Narciso, ma è un ragionamento che mi sembra non faccia una grinza e che è la logica conseguenza dell’enorme sbaglio da lui fatto in campagna elettorale, quello di proporsi proprio come il continuatore di Carancini.
Mandrelli vi siete accorti solo adesso del comportamento napoleonico dell’ex sindaco!?
Il buon Narciso ha lasciato che il suo sindaco Carancini sfasciasse il partito e la città, per poi premiarlo mandanolo in Regione. In tempi remoti, chi falliva veniva mandato alla Lubianka. Oggi, sapendo che il sindaco Carancini ha fatto perdere il potere sulla città, perchè non imporgli di pagare lo scotto, facendogli dare le dimissioni da consigliere regionale? Invece di ricercare i colpevoli tra di voi? Proprio non vedete l’ovvio…
Caro Mandrelli, invece della filosofia io ti indico che il responsabile principale della perdita di Macerata è Carancini. Quindi, abbi il coraggio di indicarlo come principale responsabile, chiedendogli di lasciare il posto di consigliere regionale ad uno più degno di lui e senza la responsabilità di aver fatto perdere una città. Aggiungo in più una considerazione: ma che teste di elettori avete se sono capaci di votare colui che ha fatto perdere loro il potere sulla città? Lo hanno mandato in Regione per completare l’opera di demolizione del PD?
Condivido, nella sostanza e nella forma, le argomentazioni di Mandrelli. Storicamente e cronologicamente fondate e ben verificabili. A quei tempi( 2010) ero consigliere di maggioranza e tante volte, tantissime, mi opposi e votai o contro o astenendomi o votando, non poche volte con la opposizione o suoi segmenti.Credevo che questo “stimolo” fosse necessario e utile. Mandrelli ha ragione. Vi fu cloroformio e anestesia generale. Condivido anche l’appello augurale di Mandrelli circa un cambio generazionale, ma me ne distanzio. Il PD non può più, a mio avviso, trovare più “satelliti” esterni per ri\generarsi. Da troppo tempo siamo abituati ad un “falso” bipolarismo, a partiti “Immagine” e personalistici, al vuoto delle segreterie e dei dibattiti interni, allo svuotamento dei consigli comunali ( e simmetricamente del Parlamento)- Oggi al centro ( solo in senso geometrico e meramente figurativo) vi è il Movimento 5 Stelle. Ma , ritengo che sarà presto sostituito, e anche tra breve, da una vigorosa forza politica “interdittiva” del falso bipolarismo che obbliga il popolo e i partiti a schierarsi in modo centrifugo ( come nella lavatrice, ai lati). Questa “logica bipolare” che utilizza – tatticamente- in modo “elementare” il nostro ( non di tutti) “istinto” alla gara, o si è bianchi o rossi, o dolce o amaro, o di destra o sinistra, sta maturando nella implosione. Se era giusto e verosimilmente e storicamente fondabile, molti anni or sono, questa indubbia e certa differenza, ora i nodi vengono al pettine. Il “brodo” è troppo caldo e la pasta è scotta. Quindi immangiabile.
Quello di Bruno è un intervento che merita una discussione molto ampia e approfondita. Di certo è un contributo che imprime una direzione diversa all’analisi e che va, come spesso accaduto in questi anni, ben oltre le tante cose ovvie che siamo soliti ripetere. Mandrelli dovrebbe tornare ad essere una risorsa, non solo per il PD ma per l’intero centrosinistra maceratese. In questa fase il suo contributo potrebbe essere utilissimo, forse più che in un recente passato. Largo ai giovani, sostengo tutti coloro che Bruno ha citato perché hanno tutte le potenzialità per emergere e per preparare la riscossa ma, nel contempo, lo vedrei come figura ideale per la guida del PD nei prossimi anni. Come in una squadra di calcio affiatata, oggi più che mai c’è bisogno di una giusta sintesi tra esperienza e saggezza da un lato e passione dall’altro.
Due cose 1 Mandrelli arriva dal PSI dissolto dalle ruberie Craxiane sancite dai processi di Mani Pulite 2 Alle primarie(giudizio popolare) del PD venne battuto da Carancini.Come al solito per i politici contano solo le loro opinioni e non quelle degli elettori che hanno continuato a gratificare l’ex Sindaco anche in questa tornata elettorale in barba all’impopolarità che da più parti vogliono appioppargli.
Una logica economica pericolosamente affascinante,che,peraltro, non fa i conti con i naturali limiti della crescita,e che ha procurato l’insano superamento della dialettica destra/sinistra in termini economici,ha culturalmente imbrigliato vecchi e giovani.Urge prender atto di tale premessa per creare prospettive realistiche,senza le quali si rischia un salto indietro di secoli,con una massa di miserabili ed una minioranza di privilegiati.A mio modesto parere tornano prepotentemente sulla scena gli storici valori socialisti della giustizia sociale,rapportati alla realtà odierna.
Il problema del PD è la contraddizione di una visione di valori cattolici ed anticattolici. Un cristiano non può militare in un partito in cui si propone valori etici opposti alla propria Fede. Questa contraddizione è inaccettabile: non si può essere a FAVORE DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA NATURALE e poi votare leggi opposte. Non metto in discussione la laicità dello Stato ma dell’identità di un cattolico.
A tutti i socialisti auguro:
la Libertà della Corea del Nord;
il salario di Cuba;
l’abbondanza del Venezuela;
la giustizia della Cina
Un politico di qualsiasi partito una volta eletto deve lavorare per la parte laica del Paese e isolarsi dal suo credo religioso.Se i cittadini in maggioranza sono per l’aborto non può che prenderne atto e far si che ci sia una legge che lo permetta,poi personalmente potrà non usufruirne come la coscienza gli chiede.Idem per qualsiasi altra situazione civile che possa cozzare con la sua fede.In Italia il Popolo è Sovrano(almeno dovrebbe)e non la Chiesa!Comunque se i valori del PD sono anticattolici quella di destra come li definirebbe!MACERATA,A.D. quasi MilleCinquecento!