Mandrelli: «Opposizione spaccata,
maggioranza minimalista
Questo Consiglio non fa per me»

MACERATA - L'ex consigliere spiega i motivi delle sue dimissioni: «La vicenda piscine ha una certa opacità. La commissione d'indagine serviva a smontare la polemica e fare politica. Questo pensiero di dover fare qualcosa di diverso però è rimasto solo il mio, quindi ho preferito togliere il disturbo»

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Bruno Mandrelli ieri in Consiglio (foto Falcioni)

 

di Alessandra Pierini

«Ieri mi sono accorto che la mia non è più una presenza utile in Consiglio comunale, non posso dire che l’assemblea è inadeguata perciò devo concludere che inadeguato sono io». Bruno Mandrelli è molto sereno il giorno dopo le dimissioni da consigliere comunale, legate alla vicenda piscine e in particolare alla scelta dell’assise cittadina di non approfondire attraverso un’indagine seria. Deluso dal Consiglio Mandrelli si è concesso, come altre migliaia di persone, la puntata finale del “Trono di spade” ma già oggi è tornato uomo politico e ribadisce la sua dichiarazione d’amore per il partito: «Credo che ora dobbiamo prima di tutto concentrarci sulle elezioni europee di domenica e far votare Partito Democratico. Questa è la cosa più importante».

Non trascura naturalmente neanche il prossimo appuntamento elettorale, quello del 2020 quando Macerata sarà chiamata a scegliere il nuovo sindaco. «Il Pd non deve lasciarsi ingabbiare da una logica che ci faccia parlare solo di questa amministrazione. Dobbiamo invece spostare la discussione sul decennio 2020 -2030. Il partito dovrà guardare il futuro e proporre delle liste che siano le più rinnovate possibili rispettando così lo statuto che prevede che ognuno possa ricoprire una carica per un massimo di 10 anni». A Mandrelli subentrerà Mirella Staffolani: «Sarò sostituito da una donna eccezionale, so che darà un contributo importante e ne sono molto contento».

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Mandrelli in Consiglio prima delle dimissioni

Poi ribadisce lo scontento per quanto accaduto durante la discussione di ieri pomeriggio. «Sono rimasto molto deluso dalla spaccatura delle opposizioni e dall’approccio minimalista della maggioranza. Secondo me il Pd doveva essere parte attiva, come tra l’altro indicato dal partito. Ho presentato due emendamenti, il primo per ripulire la questione da riferimenti di carattere personale e l’altro per chiedere che la prima commissione fosse potenziata con le funzioni della commissione d’indagine. Ho notato che il gruppo consiliare del Pd era insofferente rispetto ai miei interventi e persino gli uffici hanno messo in discussione quanto proponevo. A questo punto ho preferito lasciare».

In particolare Mandrelli chiedeva di capire perché il parere dell’avvocato Lucchetti è arrivato con due anni di ritardo e soprattutto di chiarire una questione che «ha una certa opacità. La commissione d’indagine serviva a smontare la polemica e fare politica. Questo pensiero di dover fare qualcosa di diverso però è rimasto solo il mio, quindi ho preferito togliere il disturbo». E un giudizio complessivo sull’amministrazione Carancini? «Il mio giudizio io l’avevo già dato candidandomi alle primarie nel 2015».

 

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