Stefano Di Pietro, segretario dimissionario dei dem a Macerata
di Luca Patrassi
Ad essere indicato come il massimo, o quasi, responsabile della sconfitta elettorale, il segretario cittadino dei dem non ci sta. Ancora meno se a muovere l’accusa è il sindaco che ha governato Macerata negli ultimi dieci anni. Ed ecco allora che Stefano Di Pietro, segretario uscente dei dem maceratesi, dice cosa pensa della sconfitta elettorale e di chi ha fatto il sindaco negli ultimi dieci anni, appunto Romano Carancini.
Di Pietro allora il Pd maceratese, sia detto senza ironia, riparte da Carancini?
«Purtroppo credo che anche lì la riflessione vada fatta in maniera più profonda, ora gli errori commessi dai nostri amministratori in carica non siamo più in grado di correggerli: bisognava agire bene prima, è stato fatto un errore gravissimo e ci troviamo con niente in mano. Mi auguro che la linea nazionale del partito cambi, il Pd ha lasciato troppi spazi ai sindaci e ai governatori e non ai segretari di partito, non ha ascoltato le voci degli iscritti. Quanto all’ex sindaco Carancini paghiamo dieci anni di conflitti permanenti con diversi soggetti istituzionali e con la città stessa, ha alimentato conflitti con tutti convinto di essere nel giusto».
Romano Carancini
Insomma l’ex sindaco dice che le colpe sono degli altri, di lei e del Pd.
«Diciamo che non ha perso l’occasione di attaccare il Partito democratico, come del resto fatto anche nella dichiarazione apparsa il giorno prima del voto, con la quale sostanzialmente ci diceva che se veniva eletto era merito suo e sennò era colpa del Pd. Carancini ha svolto una campagna elettorale priva di contenuti, ha cercato di ricavarsi un ruolo senza il partito, un sistema del resto in piedi da dieci anni: l’ex sindaco ha proseguito nel suo stile lasciando macerie e distruzione alle spalle, un solitario che ha lasciato distruzione».
Il Pd a Macerata è stato travolto
«Il Pd ha pagato pegno di un metodo che ha portato come risultato l’indebolimento della stessa proposta politica: ho provato a tenere insieme le anime del partito in questo mandato. Io ho chiuso perché ho rassegnato le dimissioni, mi auguro che nel futuro ci sia un cambio di metodo. A differenza di altri non sono stato a fare polemiche per la mancata candidatura alle regionali».
L’ex sindaco dice che lui ha vinto, il Pd ha perso.
«Ha avuto la preferenza a Macerata dal 30% delle persone che hanno votato Pd: non è una percentuale di cui andare fieri dopo dieci anni da sindaco».
Angelo Sciapichetti
Dice Carancini che ha fatto meglio di Sciapichetti nel 2015.
«Sciapichetti non era il sindaco uscente, in provincia peraltro ha preso molti più voti di lui. La volta precedente c’era stato un voto diverso, più politico. Esprimo soddisfazione per la sua elezione (quella di Carancini, ndr) ma in un deserto di candidature, con candidature deboli, la verità è che il partito lo ha agevolato e non contrastato come arriva addirittura a sostenere, questa è la verità, non vedo il motivo del suo risentimento. Lui era il sindaco della città capoluogo, era nelle cose che avrebbe avuto un vantaggio, non vedo cosa contestare al Pd, piuttosto la sua è stata una candidatura ben posizionata per garantire l’arrivo».
Sicuramente era difficile far passare un civitanovese (Micucci) a Macerata, anche se poi 150 preferenze Micucci le ha avute.
«Micucci ha preso preferenze a Macerata, ma in passato la città aveva avuto espressioni di voto anche più importanti per candidati non del territorio, nulla di strano».
Si aspettava l’attacco dell’ex sindaco?
«Con questi risultati sì, me l’aspettavo che tentasse di scaricare la colpa su altri come fa di solito».
Leonardo Catena all’incontro “Verso un nuovo Pd” di venerdì scorso
Ora?
«Fase congressuale con figure nuove che parta da un percorso azzerato rispetto a quello precedente, che sia in grado di convincere i maceratesi: negli ultimi venti anni abbiamo sempre vinto perché la destra era divisa, stavolta era unita e dunque la sfida per Narciso era più dura. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che dia fiducia ai cittadini».
A proposito di attacchi e di azzeramenti post elezioni. Non solo Carancini ma anche Base Riformista, con Morgoni e Catena, ha contestato la gestione del Pd
«Non apprezzo chi fa attacchi in campagna elettorale, non apprezzo chi il giorno dopo le elezioni presenta un progetto politico alternativo: io faccio un passo indietro, mi aspetto che gli altri lo facciano almeno di fianco e lascino spazi a nuove figure».
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Fare il mea culpa ora non sdogana nessuno. Nei momenti cruciali, quando si poteva correggere la rotta, i segretari di circolo, compreso quello di Macerata, hanno avallato le scelte della segreteria provinciale che palesemente disattendeva le indicazioni della base.
Bravo Stefano!
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Scusa Stefano ma se, come tu dici, carancini era solito scaricare le sue sconfitte su altri, non mi capacito come mai non lo abbiate disarcionato e lo abbiate, Invece, tenuto sostenuto difeso e incensato pure durante la campagna elettorale con il buon Ricotta che non ha mai preso le distanze da lui, anzi… Potevate mandarlo a casa dopo che aveva gestito coi piedi la clausola di salvaguardia sull Immigrazione, o quando ha continuato a sostenere l insostenibile sul parksi, o quando non ha mosso un dito di fronte alla desertificazione del centro Storico, o quando ha raccontato fandonie sulle piscine o quando ha trattato a pesci in faccia unimc. Scusa Stefano, ma temo che Carancini vi abbia messo tutti nel sacco. Purtroppo ha massacrato pure Macerata, ma per tutti tranne che per il pd questo era chiaro da anni.
Bravo Di Pietro. La sua è una analisi che deve far riflettere al partito che ha fortemente sbagliato nell’appoggiare Carancini alle regionali dopo una politica amministrativa poco più che fallimentare del Comune di Macerata. Questo lo si sapeva da tempo e nonostante ciò….
Se il PD è quello del sig. carancini, è meglio cercare altrove. E’ stato tanto criticato il Presidente Pettinari ma alla fine è stato lui che ha vinto questa campagna elettorale, dal momento che si è dissociato dalla linea ufficiale del Ricotta e ha lasciato che il personalismo del sindaco affossato facesse il resto, cioè facesse sprofondare il PD. Bisogna ripartire dalla base, cioè andare in giro per la città e ascoltare quello che si pensa della politica e dei politici nostrani, cercando di mantenere tutto quello che si promette; troppe sono state le promesse non mantenute e che sono servite solo per abbindolare qualcuno e ingigantire quell’ego narcisistico dell’ex.
Il PD maceratese ha cominciato a perdere quando la citta’ si e’ ribellata dopo i fatti tragici avvenuti due anni fa’ e dopo aver fatto una campagna di odio contro il candidato di centro-destra che ha stravinto.
evidentemente il sindaco Carancini è uscito dalla porta del Comune ed è rientrato dalla finestra della Regione. Li ha messi tutti nel sacco…
Troppo tardi per fare “mea culpa” quando avevo denunciato da tempo che c’era da staccare la spina. Solo staccando la spina si sarebbe potuto intraprendere una nuova strada con una discontinuità vera con l’amministrazione Carancini. C’erano i modi e le persone. Ma nessuno ha voluto lasciare le poltrone fino all’ultimo, bruciando tutte le possibilità. E’ stato un suicidio politico. Rileggete i miei commenti degli ultimi due anni. Avete abbandonato Romano Mari l’unico che sarebbe stato capace di capovolgere questo risultato: è uno dei più amati e stimati maceratesi, l’unico che avrebbe rappresentato una vera discontinuità. Ma siete stati ciechi, dando ancora una possibilità a Carancini alle regionali dimostrando una perfetta continuità con la sua amministrazione. Una sconfitta annunciata a cui non avete voluto credere: chi semina vento raccoglie tempesta.
@Marina Santucci, complimenti per l’analisi che ci ha illustrato e che condivido pienamente!
Ad meliora
Avete un problema che vi portate avanti da quando e nato il PD.
Non si puo’ mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.
Queste analisi post-voto, credo, tralascino un particolare.
Come spesso accade a Macerata, alla fine della fiera, c’è quasi sempre un unico vincitore: la curia.
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Già nel 2015 aveva piazzato un suo delegato in Comune, facendogli vincere le primarie ma, stavolta, la curia è riuscita a superare se stessa, giocando su due tavoli contrapposti.
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In Regione ha aiutato l’elezione del suo uomo dentro al Pd (centrosinistra), in città ha piazzato un suo uomo (di destra) a capo dell’Amministrazione: la quadratura del cerchio.
Stavolta il diavolo non solo ha fatto le pentole, ma pure i coperchi, i tegami, le bistecchiere e le posate…