I nuovi parcheggi in piazza della Libertà
Dall’associazione Maceratiamo riceviamo quanto segue sulla questione della regolamentazione del centro storico:
«La pedonalizzazione di un quartiere non è un fine, bensì uno strumento per il raggiungimento di un fine. Una cosa è la scelta dell’obiettivo un’altra cosa è la tecnica che si sceglie per raggiungere quell’obiettivo. Questa premessa è tanto banale quanto necessaria perché rende evidente la sterilità di molte posizioni espresse nella discussione attuale e che sempre si accende quando viene avanzata anche la più semplice proposta sul nostro centro storico. Qualche anno fa iniziò un’interessante esperienza a cui MaceraTiAmo aderì con entusiasmo, quella proposta dal cosiddetto tavolo sul centro storico, un luogo di discussione in cui le diverse componenti della città si sarebbero incontrate per discutere e ragionare insieme su di una parte specifica della città, trasformandola in bene comune. Bene comune: uno dei tanti slogan oggi di moda e che, proprio per questo, necessita di una chiara declinazione in maniera tale che si trasformi da affabulazione nebulosa a progetto chiaro e condiviso. Cosa significa che il centro storico è un bene comune? Semplice. Significa che è un bene nella disponibilità di tutti, e che tutti hanno la possibilità di intervenire nella definizione delle scelte che riguardano quel bene, per uno scopo condiviso che deve essere il miglioramento del benessere collettivo. Tali possibilità sono ovviamente legate ai meccanismi di partecipazione alla vita democratica e devono essere le stesse per ciascuno dei componenti di quella comunità. Il tavolo sul centro storico aveva assunto proprio questa conformazione. Attorno ad esso erano convenuti diversi gruppi di cittadini. Non c’era solo quello dei residenti o quello dei commercianti, ma anche altre associazioni, portatrici di sensibilità ed interessi differenti, tutti riuniti con l’obiettivo di raggiungere non un compromesso tra le diverse istanze, ma di costruire una proposta condivisa, mettendo a disposizione le proprie competenze ed il proprio punto di vista.
Ovviamente MaceraTiAmo aveva una sua chiara idea su quella che sarebbe dovuta essere la proposta da avanzare ma, altrettanto ovviamente, aveva anche chiaro che quella era solo un’idea (parziale perché espressa da un solo punto di vista) e non la risposta giusta alla questione centro storico (capace cioè di cogliere tutte le esigenze e mettere a frutto tutte le competenze presenti). Tale approccio, generalmente condiviso dalle varie associazioni presenti, non è stato, purtroppo, adottato dalla amministrazione comunale. Di fatto non si è mai seduta al tavolo, e lo ha considerato non come un luogo in cui costruire una proposta, ma come una specie di organo consultivo, da consultare, appunto, sulle varie idee che si andavano sviluppando. “Voglio allungare l’apertura al traffico di un’ora nei giorni festivi e ridurla di due ore nei giorni feriali. Vi sta bene?” Questo il tono dell’amministrazione nel dialogo che ha tenuto con il tavolo, un tipo di dialogo che nega qualsiasi possibilità di scambio utile fra i vari partecipanti, in cui ognuno rimane sulle proprie posizioni. La cosa accadde in prossimità del Natale 2012 e, riscontrando questo comportamento, ritenuto dannoso per la buona riuscita del lavoro, abbandonammo il tavolo sul centro storico. Chi se ne va ha sempre torto e questa è la responsabilità (tutt’altro che piccola) che MaceraTiAmo deve accollarsi. I lavori sono comunque proceduti. E qui inizia il racconto da osservatori esterni (invitiamo i protagonisti a correggere le eventuali carenze ed errori). Le proposte sono continuate, così come i confronti e gli incontri pubblici. Ma sempre con quel peccato originale: il tavolo è un organo a cui chiedere un parere su quanto l’amministrazione sta elaborando, al suo interno. 10 sono contenti. 5 sono scontenti. Approvato. Vado avanti. Se ci sono 15 persone in disaccordo non è un mio problema.
Piazza della Libertà durante i lavori per la sistemazione dei nuovi parcheggi
Chi amministra oggi farà questa obiezione: la politica ha l’onore e l’onere di compiere delle scelte, assumendosene la responsabilità. È vero. Però questo ruolo sarebbe stato svolto ugualmente se si fosse partecipato ai lavori del tavolo nelle modalità che il tavolo aveva proposto. Anzi, si sarebbero raggiunti risultati migliori, perché in quel caso l’amministrazione non si sarebbe limitata alla conta di favorevoli e contrari, ma avrebbe agevolato il dialogo tra le diverse parti, obbligando i vari partecipanti a farsi carico, nelle proprie richieste, delle necessità di tutti gli altri. Invece, cosa si è ottenuto? Una soluzione calata dall’alto. Con singoli cittadini che intraprendono singole iniziative. Di protesta contro il progetto. O di sostegno. Comunque separati. E non in due soli gruppi. Il tavolo, nei suoi lavori, aveva raggiunto una prospettiva comune, condivisa dai vari partecipanti (non è stato mai sottolineato abbastanza l’accordo unanime sull’inutilità del parcheggio di rampa Zara, commercianti e residenti compresi), prospettiva indebolita nel tempo, con il suo operato, proprio dall’amministrazione. La recente delibera ha poi troncato definitivamente i flebili legami che nel tavolo si erano creati, con il tavolo stesso che ha perso la propria ragion d’essere, accentuando quella separazione, ed ergendosi a difesa della delibera di giunta. La situazione è complicata. La crisi sta mettendo in ginocchio sempre più famiglie e aziende. E non possiamo limitarci ad inveire o a protestare contro qualsiasi intervento che modifichi la situazione attuale. L’immobilismo sarebbe immorale. Ma la riforma da discutere non è tanto nella soluzione tecnica per risolvere quel determinato problema (la cui scelta, detto fra noi, per il centro storico, potrà avvenire tra pochissime alternative) ma nella modalità con cui quella soluzione verrà adottata.
La stessa scelta, operata in solitudine da un dittatore illuminato (il Berlusconi o il Renzi di turno), oppure risultante da un processo di ampia partecipazione, avrà esiti ed impatti sulla realtà decisamente differenti. Se vogliamo che Macerata cambi, e che cambi in meglio, dobbiamo rimettere al centro del dibattito, ben prima delle diverse soluzioni possibili, le modalità con cui si costruisce una soluzione, quale che sia il problema. Diversamente continueremo a discutere inutilmente delle decisioni che qualcuno ha preso e che, inevitabilmente, a qualcun altro non piacciono».
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Bla,bla,bla e ancora bla.Giusto o sbagliato almeno qualcosa e’ cambiato,le chiacchiere lasciano il tempo che trovano a quest’ora avremmo ancora quel caos indicibile se non ci fosse mossi verso una direzione.Ora aspettiamo i risultati e vediamo se è’ il caso di apportare modifiche o meno.