Centro storico, Schiavoni:
“Manca un progetto
che consideri tutta Macerata”

IL DIBATTITO - Le riflessioni dell'architetto su pedonalizzazione e pianificazione urbana: " Fino a quando non ci sarà un concetto di città e non si penserà ad un progetto complessivo che prenda in considerazione anche la periferia, non si recupererà mai neanche il centro storico"

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L'architetto Michele Schiavoni

L’architetto Michele Schiavoni

L’architetto Michele Schiavoni interviene sul dibattito in corso sulla pedonalizzazione di piazza della Libertà:

Gli ultimi dibattiti sulla pedonalizzazione, o presunta tale, del Centro Storico ci devono aprire a delle importanti e forse nuove riflessioni. Non voglio entrare nel merito del giusto o sbagliato, anche perché non esiste una linea di demarcazione netta che separa una scelta buona da una che invece si potrebbe rilevare inadeguata, la bravura delle persone che sono chiamate a prendere decisioni sta nel far si che l’aspetto positivo prevalga.

Detto questo, comunque qualcosa da dire ci sarebbe: rispetto alle tempistiche, ai modi di attuazione e, aspetto non ultimo, rispetto ai famosi sei mesi di prova. Personalmente questo aspetto mi rende dubbioso, poiché da un lato manifesta l’insicurezza della Giunta su tale delibera, dall’altro se la decisione si dovesse rilevare sbagliata, in un periodo di crisi come quello attuale, sei mesi bastano per mettere definitivamente in crisi le casse di attività che magari stanno già attraversando delle difficoltà, andando avanti a stento. Nel complesso però quella dei sei mesi di prova, continuativi ed ininterrotti, non è la giusta scelta poiché ci sono, proprio da un punto di vista di pianificazione urbanistica, altre tecniche più sensibili per testare se una decisione del genere si può verificare errata.

Detto ciò la cosa che veramente mi rende perplesso è il concetto di città che si sta portando avanti. Vi è una concentrazione di forze quasi solo ed esclusivamente riguardanti il centro storico,  senza tenere conto della città nella sua unitarietà. Le teorie più aggiornate e sensibili, per ciò che riguarda il recupero e la rigenerazione urbana, fondamentali se si vuol far vivere e recuperare una città, evidenziano un approccio completamente diverso da quello che si sta portando avanti a Macerata. Oggi siamo di fronte all’assenza di un progetto unitario che prenda in considerazione le frazioni (Villa Potenza, Piediripa e Sforzacosta) e la periferia, con vecchi e nuovi quartieri dormitorio. Chi vive questi luoghi (il 90% dei cittadini maceratesi) sembra destinato ad essere considerato cittadino di serie B. La cosa che più ci deve far più riflettere è che fino a quando non si penserà ad un progetto complessivo che prenda in considerazione tutta Macerata, non si recupererà mai neanche il centro storico. Esso infatti non va considerato come un quartiere speciale, ma come tutti gli altri, ed attraverso analisi, le più aggiornate ad esempio di tipo Swot, va analizzato per le sue potenzialità e criticità. Questo studio, svolto su tutto il territorio comunale, evidenzierà delle differenze tra i vari quartieri (ma non la superiorità di uno rispetto all’altro) e l’insieme di queste analisi darà delle risposte che tengono conto delle necessità da un punto di vista generale ed allo stesso tempo in maniera approfondita. Allora e solo allora si potrà intervenire sul singolo quartiere, centro storico compreso, poiché ogni singolo intervento sarà collegato con altri e ciò farà si che l’azione svolta in un quartiere porti benefici in tutta la città ed in tutto il territorio.

La parola d’ordine è quindi pianificazioni delle scelte e delle strategie da intraprendere. La cosa che si enuncia invece a Macerata è che manca un progetto a lunga scadenza, stiamo quindi perdendo di vista il territorio nella sua interezza, l’aspetto relazionale tra le parti, presente e futuro. Molti quartieri e frazioni poi sono esclusivamente pensati senza funzioni primarie, senza spazi di aggregazione. Questo non è certo colpa dell’amministrazione attuale, però dopo quattro anni di governo della città va detto che si è fatto poco per sopperire a tutto ciò, ci si è concentrati invece solo sul centro storico, sul Palazzo Buonaccorsi, sull’Orologio (al massimo sulle Piscine, tema che sembra per  giunta non vedere luce). Sono questi progetti importanti, ma a volte ci dovremmo chiedere se basta, se erano, in un periodo di crisi come questo, necessità primarie per il territorio. Renzo Piano, il più noto architetto italiano vivente, appena eletto Senatore a vita ci ha indicato un percorso, il luogo dove amministrazioni e professionisti dovrebbero concentrarsi (poiché necessario) in questo presente storico, e questo “luogo” è la periferia.

 



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