di Matteo Zallocco
Fuori Stefania Monteverde, dentro David Miliozzi. Assume un carattere culturale il verdetto delle primarie che hanno visto la scontata vittoria di Narciso Ricotta, candidato unico del Pd. Se la vera battaglia era per il podio, non può non sorprendere l’ultimo posto dell’attuale vicesindaca, che con Carancini ha rappresentato il volto della Giunta negli ultimi 10 anni. La cultura è stata il fiore all’occhiello dell’amministrazione, ma l’assessore alla cultura è stata bocciata dagli elettori del centrosinistra.
Per lei è il primo vero flop che arriva dopo i segnali non proprio entusiasmanti alle Europee del maggio 2019, quando si era candidata con “Italia in Comune” di Pizzarotti. Dallo Sferisterio ai nuovi festival come Macerata Racconta e Overtime, alla valorizzazione dei contenitori culturali (Palazzo Buonaccorsi diventato sede dei musei cittadini, il restauro della biblioteca Mozzi Borgetti) il lavoro di Stefania Monteverde non è passato inosservato. Anche perché la stragrande maggioranza dei comunicati ufficiali del Comune di Macerata degli ultimi dieci anni avevano come protagonista l’assessore alla cultura con delega a comunicazione, turismo, centro storico, scuole, formazione e Università. Stefania Monteverde ha avuto una visibilità enormemente maggiore rispetto a chi è rimasto dietro le quinte ad asfaltare strade e tappare buche: l’assessore ai lavori pubblici Narciso Ricotta con deleghe a viabilità, piccole cose, servizi cimiteriali e patrimonio. Nel 2010 Ricotta era uno dei più grandi avversari interni di Carancini prima che il sindaco fosse costretto dal Pd a farlo entrare in Giunta (era il 2013, quando Irene Manzi fu eletta deputata e Federica Curzi fu promossa vicesindaca). Ricotta poi sostenne Carancini alle primarie del 2015 contro Mandrelli e gran parte del partito. Il rapporto tra i due si è rinsaldato negli anni e Ricotta è stato l’anello di congiunzione tra il sindaco e il Pd. Ma rispetto alla vicesindaca, l’assessore ai Lavori pubblici è rimasto più nell’ombra. Almeno fino all’ultimo anno quando Ricotta ha iniziato la campagna elettorale e i rapporti tra Carancini e Monteverde si sono raffreddati.
Per 9 anni su 10 però l’asse Carancini – Monteverde ha rappresentato questa amministrazione. E il voto alle primarie sembra far cadere alcune loro bandiere, come la pedonalizzazione del centro. O più in generale il tema del cuore della città, risolto secondo il primo cittadino acquistando per due milioni un parcheggio che era in perdita e tra qualche anno sarebbe tornato al Comune gratis. I dati di ieri dal seggio del centro storico sono un segnale forte: Miliozzi primo con 134 voti, Pantanetti 124, Ricotta 112, Monteverde 67. Lo stesso Miliozzi lo sottolinea oggi con un post su Facebook: «Abbiamo vinto nel seggio del centro storico! Una soddisfazione enorme, perché il Centro storico è il simbolo di Macerata. Il Centro storico deve ripartire, ha bisogno di un rilancio!». Il candidato della lista “Macerata Insieme”, nata appena due mesi fa, ha ringraziato i suoi 601 votanti: «Ci avete dato una fiducia straordinaria, soprattutto considerando i nostri pochi mezzi, sentiamo forte la responsabilità e il coraggio di andare avanti ancora più decisi. Da oggi ci rimettiamo al lavoro, il risultato di ieri è uno splendido punto di partenza da cui partire con ancora più entusiasmo e passione per la nostra città. Vi ringraziamo, commossi e orgogliosi. Avanti, tutti Insieme». Il suo secondo posto equivale a una vittoria, Miliozzi non aveva la rete di associazioni, il potere e la squadra di Stefania Monteverde. Supportato solo da Massimiliano Bianchini, con la lista Pensare Macerata che è sparita, il più giovane tra i candidati ha beneficiato dell’effetto novità ed è riuscito a intercettare voti nuovi. Stesso discorso vale per Pantanetti che con la sua campagna elettorale da “eravamo quattro amici al bar” ha comunque raccolto sulla sua figura più consensi della vicesindaca. Al di sotto delle aspettative anche l’affluenza (oltre 600 elettori in meno rispetto al 2015, il 10% del corpo elettorale).
Stefania Monteverde, nonostante le “otto grandi idee” scaturite dalla sua squadra di appoggio, ha puntato tutta la comunicazione di queste settimane su cultura e questione femminile, invitando a votarla fondamentalmente perché donna. Ma l’”effetto genere”, per quanto presente, non è bastato a convincere l’elettorato. Così come non è valsa voti la delega all’Università, portata avanti senza successo sulle questioni fondamentali (come l’ex Upim) e all’ombra dei pessimi rapporti di Carancini con il rettore Adornato. Ed ora, in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni di maggio, non stupirebbe vedere al suo posto in Giunta proprio David Miliozzi, insegnante, scrittore e curatore d’arte, che ha messo in cima alle sue priorità cultura e centro storico. Con tanto di endorsement del premio Oscar Dante Ferretti.
Miliozzi: «Noi la nuova voce» Pantanetti: «Felice ma non per me» Monteverde ultima: «Avanti uniti»
Davvero un peccato, ha fatto un ottimo lavoro per Macerata... ma la cultura ed i Maceratesi...
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Le primarie non hanno ovviamente il valore che invece hanno le elezioni, pertanto l’avvicendamento tra la Monteverde e Miliozzi è puramente ipotetico.
@Aldo Iacobini
Sono pur sempre elezioni.
E, se il loro risultato fosse l’aver ridimensionato la Monteverde, un risultato positivo comunque l’avrebbero sortito.
Non so chi abbia scritto l’articolo. Voglio congratularmi leggendo la “dinamica” che viene messa in luce, ben argomentata e assolutamente verosimile. Una sola variabile: le elezioni sono diverse dalle primarie. In queste si raccolgono voti, simpatie, antipatie, amicizie etc, che nulla hanno a che fare son l’ indirizzo politico. La questione delle “quote” è posteriore al “raccolto” elettorale. Ovvero quello delle singole squadre che parteciperanno alle elezioni politico-amministrative. In quel caso i numeri saranno decisivi. Solo quelli. Quanto al bilancino, io ritengo, dovrà essere applicato, magari grossolanamente, il Manuale Cencelli che, nessuno si scandalizzi, a me sembra il “radar” più democratico. Lo hanno fatto anche al Governo, ora, allora, sempre.
Analisi ineccepibile. Bravo, direttò!
Come disse Lawrence Durrell, “la cultura è contagiosa”…,occorre fare attenzione.
Ha raccolto quello che ha seminato! Inaffidabile e ripiegata su stessa sia sulla questione cultura che sull’accoglienza sconsiderata, in simbiosi stretta con il sindaco Carancini.
I cittadini sono chiaramente contrari, speriamo che Narciso Ricotta sappia prendere le dovute distanze e si riallacci con il sentire dei maceratesi.