Esce Monteverde, entra Miliozzi
Il verdetto delle primarie è “culturale”

L'ANALISI DEL VOTO - L’assessorato fiore all’occhiello dell’amministrazione e l'effetto genere non hanno aiutato la vicesindaca a evitare il flop alle urne. Non stupirebbe, nel caso di vittoria del centrosinistra, vedere al suo posto in Giunta proprio il secondo classificato. I risultati di ieri minano alcune “certezze” della legislatura Carancini: approccio al centro storico in primis

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Primarie, la vignetta di Filippo Davoli

 

di Matteo Zallocco

Fuori Stefania Monteverde, dentro David Miliozzi. Assume un carattere culturale il verdetto delle primarie che hanno visto la scontata vittoria di Narciso Ricotta, candidato unico del Pd. Se la vera battaglia era per il podio, non può non sorprendere l’ultimo posto dell’attuale vicesindaca, che con Carancini ha rappresentato il volto della Giunta negli ultimi 10 anni. La cultura è stata il fiore all’occhiello dell’amministrazione, ma l’assessore alla cultura è stata bocciata dagli elettori del centrosinistra.

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David Miliozzi e Stefania Monteverde

Per lei è il primo vero flop che arriva dopo i segnali non proprio entusiasmanti alle Europee del maggio 2019, quando si era candidata con “Italia in Comune” di Pizzarotti. Dallo Sferisterio ai nuovi festival come Macerata Racconta e Overtime, alla valorizzazione dei contenitori culturali (Palazzo Buonaccorsi diventato sede dei musei cittadini, il restauro della biblioteca Mozzi Borgetti) il lavoro di Stefania Monteverde non è passato inosservato. Anche perché la stragrande maggioranza dei comunicati ufficiali del Comune di Macerata degli ultimi dieci anni avevano come protagonista l’assessore alla cultura con delega a comunicazione, turismo, centro storico, scuole, formazione e Università. Stefania Monteverde ha avuto una visibilità enormemente maggiore rispetto a chi è rimasto dietro le quinte ad asfaltare strade e tappare buche: l’assessore ai lavori pubblici Narciso Ricotta con deleghe a viabilità, piccole cose, servizi cimiteriali e patrimonio. Nel 2010 Ricotta era uno dei più grandi avversari interni di Carancini prima che il sindaco fosse costretto dal Pd a farlo entrare in Giunta (era il 2013, quando Irene Manzi fu eletta deputata e Federica Curzi fu promossa vicesindaca). Ricotta poi sostenne Carancini alle primarie del 2015 contro Mandrelli e gran parte del partito. Il rapporto tra i due si è rinsaldato negli anni e Ricotta è stato l’anello di congiunzione tra il sindaco e il Pd. Ma rispetto alla vicesindaca, l’assessore ai Lavori pubblici è rimasto più nell’ombra. Almeno fino all’ultimo anno quando Ricotta ha iniziato la campagna elettorale e i rapporti tra Carancini e Monteverde si sono raffreddati.

 

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ERANO INSEPARABILI – Il sindaco Romano Carancini e il vicesindaco Stefania Monteverde

Per 9 anni su 10 però l’asse Carancini – Monteverde ha rappresentato questa amministrazione. E il voto alle primarie sembra far cadere alcune loro bandiere, come la pedonalizzazione del centro. O più in generale il tema del cuore della città, risolto secondo il primo cittadino acquistando per due milioni un parcheggio che era in perdita e tra qualche anno sarebbe tornato al Comune gratis. I dati di ieri dal seggio del centro storico sono un segnale forte: Miliozzi primo con 134 voti, Pantanetti 124, Ricotta 112, Monteverde 67. Lo stesso Miliozzi lo sottolinea oggi con un post su Facebook: «Abbiamo vinto nel seggio del centro storico! Una soddisfazione enorme, perché il Centro storico è il simbolo di Macerata. Il Centro storico deve ripartire, ha bisogno di un rilancio!». Il candidato della lista “Macerata Insieme”, nata appena due mesi fa, ha ringraziato i suoi 601 votanti: «Ci avete dato una fiducia straordinaria, soprattutto considerando i nostri pochi mezzi, sentiamo forte la responsabilità e il coraggio di andare avanti ancora più decisi. Da oggi ci rimettiamo al lavoro, il risultato di ieri è uno splendido punto di partenza da cui partire con ancora più entusiasmo e passione per la nostra città. Vi ringraziamo, commossi e orgogliosi. Avanti, tutti Insieme».  Il suo secondo posto equivale a una vittoria, Miliozzi non aveva la rete di associazioni, il potere e la squadra di Stefania Monteverde. Supportato solo da Massimiliano Bianchini, con la lista Pensare Macerata che è sparita, il più giovane tra i candidati ha beneficiato dell’effetto novità ed è riuscito a intercettare voti nuovi. Stesso discorso vale per Pantanetti che con la sua campagna elettorale da “eravamo quattro amici al bar” ha comunque raccolto sulla sua figura più consensi della vicesindaca. Al di sotto delle aspettative anche l’affluenza (oltre 600 elettori in meno rispetto al 2015, il 10% del corpo elettorale).

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Dante Ferretti la scorsa settimana a Macerata per individuare la sede del museo a lui dedicato

Stefania Monteverde, nonostante le “otto grandi idee” scaturite dalla sua squadra di appoggio, ha puntato tutta la comunicazione di queste settimane su cultura e questione femminile, invitando a votarla fondamentalmente perché donna. Ma l’”effetto genere”, per quanto presente, non è bastato a convincere l’elettorato. Così come non è valsa voti la delega all’Università, portata avanti senza successo sulle questioni fondamentali (come l’ex Upim) e all’ombra dei pessimi rapporti di Carancini con il rettore Adornato. Ed ora, in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni di maggio, non stupirebbe vedere al suo posto in Giunta proprio David Miliozzi, insegnante, scrittore e curatore d’arte, che ha messo in cima alle sue priorità cultura e centro storico. Con tanto di endorsement del premio Oscar Dante Ferretti. 

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La foto con solo donne nell’ultimo messaggio elettorale lanciato da Stefania Monteverde

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David Miliozzi soddisfatto per il risultato

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Miliozzi: «Noi la nuova voce» Pantanetti: «Felice ma non per me» Monteverde ultima: «Avanti uniti»

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