di Giuseppe Bommarito
Se il centrosinistra ha il terrore del passato e cerca in tutti i modi di rimuovere, come se non fosse mai esistito, il pesantissimo fardello del disastroso decennio caranciniano, il centrodestra mostra di avere paura per il futuro, la paura di tornare a governare dopo oltre venti anni, tanto che sta facendo di tutto per favorire le avverse armate presumibilmente ricottiane.
Quest’ultima situazione è apparsa evidente proprio in questi giorni, dopo mesi e mesi di recita e di chiacchiere a proposito di una unità solida e indissolubile sul versante dell’opposizione che avrebbe finalmente scaraventato all’inferno l’attuale maggioranza e avrebbe garantito una svolta alla città di Macerata, stanca di Carancini e del carancinismo. Quando infatti si è trattato di uscire dalle frasi di circostanza e di stringere su un nominativo condiviso per la candidatura a sindaco, ecco il patatrac, ecco il famoso tavolo che è caduto a terra rumorosamente, trascinando in un gorgo di incertezze, di ridicoli protagonismi dell’ultimo minuto e di polemiche non più schermate gli attori della lunga trattativa sinora approdata al nulla assoluto. Uno scenario che – tra tante dichiarazioni di facciata dei protagonisti – era anche stato pronosticato da questo giornale. Da mesi ormai la Lega e i suoi presunti alleati si sono letteralmente nascosti sotto il tavolo e non hanno più parlato alla città. Lontani dai dibattiti principali hanno lasciato campo aperto al centrosinistra (i cui esponenti possono anche permettersi il lusso di litigare tra loro) e con una grande dose di autolesionismo non hanno approfittato del vantaggio che fino a qualche tempo fa avevano guadagnato (per meriti altrui).
A mio avviso, l’errore di fondo dei commensali seduti al tavolo del centrodestra è stato quello di non pensare (o di far finta di non pensare) sin da subito che la Lega, l’azionista principale della coalizione, avesse il diritto/dovere in via esclusiva di presentare dei propri nominativi per la candidatura a sindaco, senza nulla togliere poi alla definizione di un programma comune e all’individuazione condivisa di tutte le figure che avrebbero dovuto avere un ruolo chiave nella difficile opera di risollevare la città sfiancata a tutti i livelli dal mitico Romano e dai suoi emuli. In altri termini, è mancato il realismo, cioè l’aggancio con la realtà.
Peraltro la stessa Lega, per quanto è dato capire, ha consentito per troppo tempo che la favoletta dell’unità e della condivisione circolasse, ha fatto credere cioè che tutte le forze politiche della ipotetica coalizione avessero pari diritto di presentare dei nominativi (come infatti è avvenuto), e poi, come succede tra buoni amici, sarebbe stata scelta d’amore e d’accordo la figura migliore senza guardare all’appartenenza e la si sarebbe accompagnata all’altare, cioè sullo scranno più alto del Palazzo, in un tripudio di cittadini festanti. Una prospettiva quasi da libro Cuore, che si è sbriciolata al primo scossone, come era inevitabile.
Ma perché la Lega ha contribuito a questo disastroso equivoco, che sino ad oggi non ha fatto che avvantaggiare il centrosinistra in affannosa ricerca del consenso perduto? Credo che ciò sia dipeso dall’indecisione leghista proprio a proposito del candidato da sottoporre agli altri partiti della coalizione. Inutile nascondersi dietro un dito: per diversi mesi alla Lega di Macerata ha fatto sicuramente comodo prendere tempo con la scusa della ricerca collegiale del miglior candidato. Ma alla fine le scuse si esauriscono e i nodi vengono al pettine, e ormai una cosa sembra chiara: la Lega ha cercato a lungo un buon nominativo, ma evidentemente non lo ha trovato, almeno sino ad oggi, né nell’ambito della società civile né nei ranghi interni. Oppure non ha creduto sino in fondo – di fatto indebolendola – nell’unica soluzione interna in qualche modo venuta fuori, Andrea Marchiori, proveniente dagli scranni del Consiglio Comunale, dove, per riconoscimento unanime, ha ben operato.
Certo, la ricerca non è facile per un partito dal forte consenso ma dalla struttura organizzativa localmente ancora fragile, con uno scarso radicamento territoriale emerso in maniera clamorosa nell’ultima tornata elettorale, caratterizzata da un grande successo alle europee e da cocenti sconfitte alle amministrative (Treia, Appignano, Cingoli solo per fare qualche esempio). A questo punto, però, mentre il malcontento per la piega presa dalla vicenda inizia a montare in tutta la base del centrodestra ormai sull’orlo di una crisi di nervi, ed anche nell’elettorato leghista spiazzato e deluso, la situazione può sbloccarsi, recuperando unità sul versante dell’attuale opposizione, solamente con la presentazione in tempi rapidissimi da parte dei salviniani locali di un candidato dignitoso e radicato a Macerata, lasciando da parte ipotesi legate al cerchio magico treiese che in queste ultime ore, a torto o a ragione, stanno circolando. Come quella di una possibile candidatura del treiese Gianluca Pesarini, fino a pochi giorni fa presidente provinciale di Confindustria. Ma niente è certo, perché la Lega non parla.
Tutti gli uomini di Treia, il potere di una piccola città sulle sorti di Macerata e provincia
Facce poco rassicuranti.
Onestamente penso che a Macerata il centrodestra abbia poche chance di vincere causa scarso radicamento territoriale (Lega in primis) e assoluta mancanza di candidati spendibili. Se si vuol battere Ricotta bisogna contrapporre un candidato di alto profilo proveniente dalla società civile che si presenta con una propria lista civica. Ovviamente serve anche un messaggio forte, chiaro e nello stesso tempo semplice che arrivi dritto al cuore dei cittadini.
Forse sfugge una cosa importante. Il centrosinistra parla di progetti, di cose da fare e ,serenamente, per trovare il candidato sindaco/a si rimette alla scelta dei cittadini. Non è poco, anche chi è prevenuto deve ammetterlo. In ogni modo si deve volere il bene ed il progresso della nostra Macerata. La voce in capitolo deve essere quella dei maceratesi,nativi o acquisinti come cittadini residenti ,non degli, in senso buono e lato, stranieri. Buon lavoro a tutti quei maceratesi che vogliono il bene della nostra bellissima città.
È da anni ormai, che la sinistra vince a Macerata per mancanza di alternative.
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Caro Peppe, condivido. Ma tu, lo dico amichevolmente, non sei un “penalista”. Siamo davanti ad un “delitto perfetto”.
Forse è fuorviante o quantomeno poco utile suddividere i politici tra la destra, conservatrice, e la sinistra, progressista, in una competizione elettorale che riguarda l’amministrazione di un non grande capoluogo di provincia.
Scusate: cosa centra un treiese con Macerata? Si propongono pure vecchi amministratori e neanche di centrodestra… Sembrerebbe che Macerata non abbia uomini del centrodestra capaci di fare il sindaco e gli amministratori. Non è che con il simbolo della Lega si vince. Si vince soprattutto con gli uomini. E’ possibile che la Lega non abbia uomini validi da potere presentare all’elettorato come sindaco? Andrea Marchiori fa politica amministrativa da anni. Proviene da F.I. e recentemente è passato alla lega? E allora? Se è valido, perchè non imporlo proprio per la forza numerica che la Lega ha in confronto agli alleati. I quali hanno poco da perdere, mentre la Lega ha molto da perdere. Smettetela di tergiversare per chissa quali giochetti sottobanco di vecchio stile DC, oggi passati al PD. Non capite che con codesto atteggiemento vi state sputtanando, al punto che, per dispetto, gli elettori del centrodestra voteranno il centrosinistra. E – statene certi – il dispetto lo faranno anche alle regionali. E, soprattutto per la Lega, verrà il tempo delle vacche magre.
Concordo totalmente con l’amico Garufi. Mi permetto di consigliare agli elettori di questo schieramento di assecondare le intenzioni recondite dei loro cagliostrini locali, nonostante si dimostrino maestri di disfatta: rassicurateli, aiutateli a perdere.
Si aspettano le decisioni da Roma. Altro che Carancini vi meritate. Peccato che non si può più candidare. Maceratesi che non sono in grado di decidere da soli chi candidare al centrodestra dovrebbero amministrare Macerata? Vi trovereste come a Civitanova con più consiglieri di minoranza in maggioranza e quelli di minoranza che quando c’è da fare una scelta importante che va a stravolgere l’urbanistica civitanovese, non si presentano.
Nel suo ultimo comunicato la Lega ha scritto: “Il nostro interlocutore è la città”. E’ cosa buona e giusta, la Lega giri in questi giorni per la città, ascolti i cittadini, provi a capire cosa pensano di questo vuoto decisionale che si protrae da ancora prima delle europee del 2018, allorchè il commissario regionale leghista Arrigoni ebbe a dichiarare: “Adesso pensiamo alle elezioni europee, subito dopo penseremo a Macerata e alla Regione Marche”.
I cittadini, se ascoltati veramente dalla Lega, diranno ai responsabili salviniani che questo atteggiamento di totale inerzia sta ancora una volta regalando la città di Macerata ad un centrosinistra che ha malgovernato negli ultimi 20 anni ed ancora peggio nell’ultimo decennio a guida Carancini.
Tanti voti (a Macerata più di un terzo dell’elettorato nel 2018 ha votato Lega) comportano non solo tanti onori, ma anche tanti oneri.
Sempre più verso l’astensione…con queste cime abissali
nel servizio fotografico noto tutti con un viso sorridente! io pur sforzandomi non riesco a trovare il benchè minimo motivo di rallegramento!