di Alessandra Pierini
«Chi fa il sindaco oggi è un pover’uomo, quello che può dare la politica ai cittadini in questo momento è un sogno». L’analisi è di Sandro Parcaroli, Steve Jobs maceratese, che con il fondatore della Apple ha in comune gli inizi. «Anche io, come lui – racconta – ho avuto la mia prima attività in un garage a Camerino per poi crescere fino ad arrivare qui». E mostra con orgoglio la nuova “casa” Med appena inaugurata. L’imprenditore ha deciso di investire su Macerata, nonostante le difficoltà. Qui la famiglia Parcaroli ha voluto l’avveniristica sede della sua azienda e qui punta sullo sviluppo turistico con il ristorante Vere Italie, vera chicca in centro storico.
Sandro Parcaroli ha molto da dire ai prossimi amministratori di Macerata e – perché no? – delle Marche. «Nessuno può risolvere i problemi da solo ed è ora di capire che le decisioni non possono essere prese solo politicamente. E’ necessario circondarsi di veri esperti che sappiano dare indicazioni corrette. Serve una squadra che vuole bene a Macerata e alle Marche e che ascolti i cittadini».
Poi si rivolge ai residenti: «Il corso rinasce se noi abbiamo voglia di incontrarci, lo Sferisterio e l’opera crescono se tutti diamo una mano, non è possibile che ogni anno si fatica ad arrivare a cento mecenati, ne dovrebbero essere molti di più».
E, da neo vice presidente di Confindustria, con delega alla digitalizzazione, passa il testimone anche ai colleghi imprenditori. «Le aziende del territorio non si conoscono. Io per la nuova sede ho fatto lavorare ditte della zona e mi hanno dato il cuore. Noi tutti dobbiamo incontrarci e ascoltarci. Oltre al fatto che le aziende devono vivere il territorio e contribuire. Se ci fossero delle agevolazioni potrebbero anche investire in start up e far crescere i giovani che hanno estremo bisogno di lavorare». Poi l’appello a tutti, istituzioni, università e stake holder: «Siamo la generazione dei campicelli, non è più accettabile. Mi sembra di essere nel Medio Evo con la Signoria, apriamo i nostri confini. Qui persino gli Atenei non si parlano, devono cominciare a farlo». Un pensiero va anche ai terremotati: «Vivo a Camerino e vedo tutti i giorni persone che vivono nelle Sae, il loro problema non è dover restare lì per anni e anni, il loro problema è non conoscere il futuro. Già riaprire il centro storico potrebbe essere un segnale positivo. E’ lì che ci vorrebbe un sogno, per loro e per i loro figli». Per finire un suggerimento sul mondo degli anziani: «Agevoliamoli a vivere nella nostra bellissima regione così che non debbano andare in Portogallo o in Spagna».
Sta molto a cuore invece a Stefano Parcaroli il tema del turismo: «A Macerata non riusciamo a far fermare i turisti più di un giorno, dobbiamo trovare il modo. Il territorio può ripartire con il turismo, il piccolo artigianato, l’università e l’arte. Attualmente sta partendo solo il turismo religioso grazie ai cammini francescani tra Loreto e Assisi. Chi si muove lo fa per vivere esperienze e noi dobbiamo dargliele». E in questo la tecnologia può essere decisiva: «Ormai non serve più come in passato costruire hotel da 60-70 camere, ormai si parla di albergo diffuso e anche piccole strutture possono essere connesse e controllate a distanza». Fondamentale sarà l’aeroporto: «Il Sanzio è una vetrina verso nord ed est, dobbiamo farlo funzionare». E un richiamo ai vertici regionali: «I bandi vanno fatti bene o per forza vanno deserti e bisogna incentivare anche il mattone».
La famiglia Parcaroli insomma sta lavorando e sostenendo il territorio, fa la sua parte ma non basta: «Oggi noi imprenditori non siamo preoccupati di fare investimenti ma di fattori contingenti che non possiamo pilotare. basta guardare questi giorni a cosa accade in Cina. In questo i governi, a tutti i livelli, devono essere affidati a persone che capiscano che non si può andare avanti così».
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Gratitudine per chi ha puntato sul nostro bellissimo territorio. Gratitudine per l’attenzione al lavoro giovanile e allo sviluppo di una città e di un territorio che ha enormi potenzialità… Serve un lavoro politico che sia in grado di dialogare con le migliori energie del territorio, non autoreferenziale, non asfittico, non prono a mere logiche di potere. Il faro deve essere sempre il Bene di una comunità. Grazie per il vostro contributo, con l’augurio di moltiplicare il lavoro per il Bene e lo Sviluppo di questa nostra meravigliosa terra.
Sandro e Stefano 110 e lode.
I Parcaroli una luce nel buio e una bocciatura neanche tanto velata alla politica cittadina (e regionale) guarda caso dello stesso colore…..Macerata vive ormai una presenza marginale nella realtà’ provinciale,avendo ormai perso qualsiasi attrattiva che ne giustifichi il ruolo di capoluogo di provincia……per trovare una piscina decente dobbiamo andare a S. Severino, per vedere la pallavolo dobbiamo andare a civitanova come pure a fare shopping,in quanto le poche boutiques rimaste in centro offrono uno spettacolo triste in un ambiente da deserto dei tartari che fa da contraltare al deserto di Valleverde, uno scandalo che sarebbe comico se non fosse tragico al confronto con tante realtà piu’ piccole che presentano un’invidiabile attrattiva commerciale ed industriale.
La stessa tanto sbandierata cultura offre spesso cartelloni poco accattivanti e ad esempio il programma del politeama di Tolentino ed il S. Severino blues festival danno il senso di grande competenza e non di scelte fatte a capocchia….. ma qui abbiamo la foglia di fico dello Sferisterio e di quei convegni buoni per pochi addetti ai lavori…..per il resto un campus universitario a tutto tondo dove anche qui si sono mostrati tutti i limiti dell’attuale classe politica.
Questa città’ ha bisogno di una progettualità che dia il senso ad una realtà che è retrocessa a paesotto dal quale i giovani fuggono e dove sempre più teste bianche passeggiano stancamente, braccia incrociate dietro le spalle,intorno al palazzo degli studi,non avendo più neanche il conforto di bere un caffè da Venanzetti…
Io spero che stavolta i maceratesi, di solito popolo bue abituato a scambiare un pacchetto di noccioline per una scheda già pre compilata,non si facciano abbindolare da quattro marciapiedi,strategicamente realizzati in fretta e in furia a ridosso delle elezioni ed abbia la forza di provare a cambiare anche per togliere qualsiasi alibi a chi oggi è all’opposizione.
Hanno perfettamente ragione, per risalire la china bisogna fare squadra con tutte le forze possibili.
La Politica seria deve fare questo
Di queste idee nulla sapevo… Come potrei governare una città, un territorio, una regione senza conoscere e confrontarmi con queste idee?
Tutto bello e condivisibile ma dopo aver speso denaro per una piscina che non esiste e non poteva neppure esistere in un luogo non idoneo , aver buttato milioni per controversie assurde , aver disperso un patrimonio ideale ma anche reale come la presenza della Lube, aver disorganizzato un ancora seppur labile ma probabile e proficuo assetto urbanistico per una città vera e non paesotto in vista di una visione alta e non miope della politica , dopo non aver visto per anni nello Sferisterio non un volano di sviluppo del territorio ed industriale ma un assetto per mestieranti ed usurpatori di scena e dopo aver subito e vissuto per anni ostracismi per non infastidire i manovratori di divisioni e di imbecillità varie , che ti puoi aspettare dalla politica maceratese ; solamente utile per il voto dei deficienti .E della politica regionale che diciamo ? La gestione del Post terremoto ? E la bufala dell’Ospedale Unico uscita da un fianco ? Questa è la politica dei mestieranti utili per la decrescita felice ovvero per quelli che decantavano uno, cento Nassiria ovvero utile per gli idioti ma furbetti del quartierino . E la giustizia dei masnadieri della notte per studiare come ingannare di giorno ? E L’immigrazione non controllata come se l’Italia fosse un porto di approdo per tutti i derelitti del mondo ? Ma andate a favi dare culo tutti quanti .
Egregio signor Pigliapoco, direi che la sua è un’analisi dura ma perfetta della realtà e perfettamente condivisibile, in merito alla città di Macerata, e vorrei, a tal proposito, segnalarle un “lamento” profondo che oggi, su di un quotidiano locale, il Sindaco di Macerata fa in una intervista e nei confronti, in particolar modo, dei suoi concittadini, o perlomeno di molti di loro. Il Sindaco, appunto, si meraviglia che, dopo la sparatoria di Traini, si sia scoperto il coperchio di un razzismo nascosto nella popolazione e che proprio quel fatto aveva finalmente contribuito ad evidenziare. In fondo, sostiene sempre il primo cittadino, Traini e solo una vittima, si, una vittima di quel razzismo che covava nelle genti e nelle menti della popolazione di Macerata (!!). A questo punto, sinceramente, non so proprio cosa dedurre da queste dichiarazioni, se non il fatto che Lei, con il commento qui sopra, forse è stato anche troppo “tenero” e che se un Sindaco di una città non è riuscito, negli anni, a vedere (!!) quel che stava succedendo nella SUA città (e non mi riferisco di certo al “razzismo”), dove c’è stato poi bisogno di un cambio severo di guardia degli organi del Ministero dell’interno per la sicurezza, a cominciare dal questore Pignataro, forse dovrebbe, oggi, di cercare di evitare certe interviste e, soprattutto, certe dichiarazioni, Ossequi. gv
Ci sono alcuni spunti assolutamente interessanti, personalmente li declinerei così:
– dare modo ai competenti di esprimere il loro potenziale (personalmente penso che la politica sia molto arrogante su questo)
– permettere a giovani formati di assumere ruoli di responsabilità
– creare un dialogo inter Università e soprattutto un territorio che mediante la ricerca (Università) renda il territorio un’avanguardia (piano di applicazione della ricerca DEVE essere il territorio dove essa sussiste)
– rendere il territorio un luogo dove realizzare e non solo dove formarsi per poi fuggire in altri posti dove è possibile esprimere il proprio potenziale.
– agire con una progettualità, che includa un’idea di città e di territorio chiare, realizzabile e valutabile di passo in passo.
– riunire un territorio, organizzando e interconnettendo le sue risorse.