CorridoMnia Shopping Park
Chi è veramente Alfio Caccamo?

No ai processi sommari, ma c’è una forte esigenza di chiarezza e di trasparenza

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bommaritodi Giuseppe Bommarito  *

Non sembrano placarsi le polemiche sul nuovo centro commerciale di Corridonia, più che altro concentrate sull’utilità di una ulteriore struttura del genere nella vallata del Chienti già ampiamente satura da questo punto di vista, sulla viabilità modificata, sulla rotonda “palmare” tutta interna alla nuova lottizzazione, sul vero e proprio fiancheggiamento rispetto all’argine del fiume Chienti, sui prodotti ivi venduti che non fanno capo a marchi e ad aziende locali, sui criteri delle assunzioni effettuate dagli esercizi che si sono installati in quello che è stato definito CorridOmnia Shopping Park, sui riflessi su altre attività commerciali limitrofe o situate nel centro storico di Corridonia e sui posti di lavoro preesistenti divenuti ormai a rischio. Tutte questioni importanti, sulle quali si è ampiamente discusso e che solo il tempo potrà aiutare a decifrare.

Nel frattempo però sembra opportuno, rifuggendo da ingenue mitizzazioni e da altrettanto facili demonizzazioni, concentrarsi sull’artefice di questa realizzazione: Alfio Caccamo, da Paternò (provincia di Catania), sbarcato circa venti anni fa in provincia di Macerata per fare il carabiniere, rimasto ad abitare in un piccolo centro della fascia montana dove a poco a poco è stato raggiunto da diversi altri suoi familiari, inizialmente titolare di una piccola ditta edile artigiana che ha molto lavorato nel camerinese per i lavori susseguenti al terremoto ed infine socio di riferimento ed anima della Alba s.r.l., la società che a tempo di record ha edificato il nuovo centro, o parco commerciale che dir si voglia.

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Alfio Caccamo

Ma chi è veramente questo quarantenne d’assalto, indubbiamente abile e determinato, che nell’occasione della recentissima e trionfale cerimonia di inaugurazione si è permesso il lusso di dare i voti ai politici locali, sbacchettando, con grande sbigottimento delle autorità istituzionali intervenute, quelli ritenuti cattivi (questi ultimi, naturalmente, individuati in coloro che negli ultimi due anni, nel pressoché totale e imbarazzante silenzio del centrosinistra locale e provinciale, hanno osato levare la loro voce contro il nuovo centro commerciale, Franco Capponi in testa, ma anche Piero Morresi del PDL e Enzo Salvucci, candidato alle ultime elezioni comunali di Corridonia)? Chi è questo imprenditore super veloce e super efficiente, che alla fine dell’opera in qualche modo ha tolto la scena anche a Nelia Calvigioni, Sindaca da poco tempo rinnovata con un quasi plebiscito (al quale Alfio Caccamo a mio avviso ha contribuito in maniera molto significativa)?

Qualcuno, forse con un po’ di enfasi, lo ha già definito il nuovo padrone di Corridonia e dintorni, facendo riferimento alla sua indiscutibile capacità di indirizzare con enorme facilità verso i voleri e le esigenze della Alba s.r.l. le determinazioni delle pubbliche amministrazioni coinvolte nel complicato procedimento autorizzativo che alla fine ha consentito l’intera operazione. Sotto questo aspetto i fatti in verità parlano da soli. Viene in rilievo in primo luogo il Comune di Corridonia, che ha potuto gestire tutta la vicenda grazie allo spezzettamento del nuovo insediamento commerciale, unitario nelle intenzioni iniziali, in sette-otto lotti da 2.500 metri quadrati ciascuno (giusti giusti per rimanere nell’ambito della competenza comunale, e non regionale, come insegna anche la vicenda analoga della lottizzazione “Il Castagno” di S. Elpidio a Mare, impugnata in tutte le sedi civili, penali e amministrative da Diego Della Valle), e che dapprima, Sindaco Emiliani, ebbe a trasformare quell’area a ridosso del fiume Chienti da zona destinata a verde pubblico a zona destinata ad insediamenti commerciali, e poi, durante il primo mandato Calvigioni, ha fatto andare avanti la pratica liscia come l’olio (a differenza di altre del tutto analoghe), superando con facilità e con tempi da primato ostacoli burocratici e rigidezze amministrative, nonché difformità e abusi riscontrati quasi per forza in corso d’opera, che avrebbero inchiodato al palo o quanto meno rallentato di molto il passo di qualsiasi altra impresa.

corridomnia-inaugurazione1E’ vero, il Comune di Corridonia ha ricavato i suoi bei soldini dagli oneri di urbanizzazione versati dalla Alba s.r.l., ma questo incasso, sicuramente prezioso in un momento di grande difficoltà delle finanze locali, può giustificare tutta questa disponibilità, può consentire una così pesante compromissione ambientale, per di più in una zona a rischio di esondazione? Può spiegare il disinteresse oggettivamente manifestato dall’ente stesso verso il proprio centro storico, verso gli altri commercianti che ormai con grande difficoltà operano da diversi anni nel nucleo cittadino più antico ed anche nella zona industriale? Beh, una cosa è certa: l’imprenditore Alfio Caccamo, il privato cittadino Alfio Caccamo (che nemmeno risiede a Corridonia), di tutto ciò può fregarsene tranquillamente, perché dal suo punto di vista vale la regola della concorrenza libera, anche spietata, e della ricerca del massimo profitto, in forza della quale il grande mangia il piccolo e una volta venduti i lotti chi s’è visto s’è visto, ma un ente pubblico, un’Amministrazione Comunale, secondo me – e lo dico con grande dispiacere, anche se con tutto il rispetto possibile per Nelia Calvigioni – non può far finta di credere alle favolette degli argini rialzati e a prova di alluvione, dell’opera a grande valenza ambientale (!!!), della irrilevanza di tutti i nuovi insediamenti commerciali previsti a CorridOmnia rispetto alla rete degli esercizi piccoli e medi che da anni tirano la cinghia e rispetto all’occupazione preesistente; un’Amministrazione Comunale deve tutelare tutti i propri cittadini, e non solamente alcuni.

“Ma che volete dal Comune di Corridonia?”, dice la Calvigioni cercando di schivare le critiche e in questo caso dicendo comunque la verità: “La Provincia di Macerata, studiando i flussi di traffico, ha approvato la viabilità conseguente all’apertura del nuovo complesso commerciale e comunque, pur potendo mettersi di traverso, nulla ha fatto per per bloccare la realizzazione di questo ulteriore complesso commerciale!”. E qui veniamo all’ente Provincia (dove, nei piani alti, guarda caso, pure sedevano e siedono esponenti di primo piano della maggioranza di centrosinistra facente capo in Comune all’attuale Sindaco), che nei confronti del pifferaio magico Alfio Caccamo e dell’Alba s.r.l. ha anch’essa avuto indiscutibilmente un occhio, o forse due, di riguardo. Cominciamo dalla viabilità. Io, da profano, a questo proposito mi chiedo: se in quel punto critico, da molti anni uno dei più critici dell’intero territorio provinciale, la viabilità scoppiava già prima di CorridOmnia a causa del tappo rappresentato dal ponte sul Chienti, quale mente eccelsa allocata negli uffici competenti può aver mai pensato che una nuova struttura commerciale del genere non avrebbe comunque aggravato il problema e le fatiche degli automobilisti, costretti in certe ore del giorno a file interminabili? Quanto all’aspetto della programmazione di nuove grandi e medie (se aggregate, come in questo caso) strutture di vendita, pure di competenza dell’Amministrazione Provinciale, siamo veramente al ridicolo. Ma come? Nella vallata del Chienti (a differenza di quella del Potenza, del tutto immune da questa assurda proliferazione) esistevano già ben sei grandi complessi commerciali, alcuni addirittura vicinissimi all’attuale CorridoMnia, e la Provincia è stata solo a guardare, è rimasta silente e inoperosa di fronte all’ennesima realizzazione di questo tipo? Beh, se questa è programmazione, tanto varrebbe incaricare di ciò il mago Zurlì, che, magari solo con un po’ di buon senso, riuscirebbe a fare meglio.

alfio-caccamo1Comunque, aiutini e agevolazioni istituzionali a parte, bisogna riconoscere che Alfio Caccamo ha mostrato una indubbia capacità imprenditoriale. Non è da tutti realizzare quel tipo di insediamento commerciale in poco più di di un anno, dovendo fare i conti, oltre che con con gli enti territoriali coinvolti (e questo – l’ho detto sopra – non è stato un gran problema), anche con gli originari proprietari dei terreni, i subappaltatori, i fornitori, gli acquirenti ognuno con le proprie esigenze, i dipendenti, la crisi economica, il sistema bancario, i problemi specifici del settore dell’edilizia, e chi più ne ha più ne metta. Tanto di cappello, veramente!

L’Alba s.r.l., sotto la guida sicura di Alfio Caccamo, ha creduto in un’impresa che ai più poteva sembrare irrealizzabile ed è riuscita a superare, nonostante le forti polemiche, ogni ostacolo e a condurre a grandissima velocità in porto (in verità non del tutto, perché ancora oggi rimangono invendute o non affittate diverse unità commerciali) l’intera operazione, poi culminata in quella frizzante cerimonia inaugurale di cui sopra ho fatto menzione e che ha visto tra i protagonisti anche l’architetto Mario Montalboddi, direttore dei lavori, socio in affari di Caccamo in altre vicende, con ottime entrature nell’ufficio tecnico comunale e vero e proprio anello di congiunzione tra la giunta Emiliani e le successive giunte Calvigioni.

A questo punto, come si dice, “cosa fatta capo ha”, buono o cattivo che sia CorridoMnia Shopping Park è ormai una realtà e solo il tempo potrà dire se le tante critiche avevano un fondamento, oppure erano solo il frutto di timori esagerati, di divergenze politiche, di errori di valutazione o anche, magari, di vera e propria maldicenza scaturente da pregiudizi per così dire “geografici”.

corridomnia-01-300x196E qui si innesta la parte più delicata del discorso, perché mettendo insieme l’origine siciliana di Alfio Caccamo e soci e la circostanza che (oltre alla ristorazione) l’edilizia e la grande e media distribuzione commerciale sono i settori tradizionali nei quali, in una dimensione di solo apparente legalità, l’imprenditoria mafiosa ricicla i soldi sporchi, quelli che puzzano di droga e di morte, molti nei mesi e nei giorni scorsi si sono lasciati andare ad insinuazioni, se non a vere e proprie accuse esplicite di mafiosità. Ipotesi, questa, ad oggi – è bene chiarirlo – assolutamente non dimostrata, e quindi ingenerosa e frutto di processi molto sommari.

Tuttavia, uscendo dai luoghi comuni e dalle equazioni semplicistiche, c’è qualcosa che Alfio Caccamo e i suoi soci dovrebbero comunque spiegare esaurientemente, e non solo alle autorità che sul punto staranno sicuramente facendo i loro non semplici e complessi accertamenti, ma anche alla collettività dell’intera provincia. A questo punto occorre però un passo indietro per ricostruire brevemente la storia dell’Alba s.r.l. e per far capire meglio dove voglio arrivare.

L’Alba s.r.l. viene costituita nel giugno del 2005 con un capitale sociale di centomila euro da Caccamo Alfio, Caccamo Nina (sorella di Alfio e  Amministratrice Unica della società) e da Puglisi Stefano, cognato dei primi due. Poco dopo, nel 2007, la società riceve un’ingente anticipazione per la modica somma di € 2.500.000,00 da una società con sede in Brescia, la B Consulting s.r.l.: l’anticipazione viene giustificata contro ogni prassi commerciale come “versamento effettuato da terzi per opzionare il futuro acquisto dell’immobile da realizzare sui terreni di Corridonia”, per i quali all’epoca esistevano niente più che compromessi o preliminari di vendita.

corridomnia_park-dallaltoQuesta B Consulting s.r.l., operante nel settore della grande distribuzione, è una di quelle società cosiddette a scatola cinese, di fatto completamente schermate, con un socio unico che è una società per azioni, la quale a sua volta vede come soci tutta una serie di società a responsabilità limitata con sede in Lussemburgo. Per inciso, va aggiunto anche che la B Consulting s.r.l. è quella che all’inizio di questa storia, facendo proposte mirabolanti al Comune di Corridonia (un nuovo ponte sul Chienti, il nuovo svincolo a San Claudio, un parco fluviale e altre baggianate del genere), si era proposta di realizzare in prima persona il nuovo grande complesso commerciale.

In ogni caso nel 2008 la B Consulting s.r.l. incappa nel fallimento di una grande banca americana, la Lehman Brothers, e deve tirarsi indietro in gran fretta dall’affare di Corridonia e fare velocemente cassa, sicchè pretende da Caccamo e soci l’immediato rientro di quella anticipazione di due milioni e mezzo di euro.

Ed ecco che i soci dell’Alba s.r.l. si sono visti costretti quasi da un giorno all’altro a far uscire quella cifra dalle casse della società e quasi contemporaneamente a tirare fuori di tasca propria, con prestiti personali infruttiferi, circa tre milioni di euro (in piccola parte destinati anche ad un’altra società del gruppo) per poter ripianare la somma restituita alla B Consulting s.r.l. e per far procedere il progetto del parco commerciale (per il quale, successivamente, arriveranno anche significativi mutui bancari). Ora, poiché esborsi di tale importo non potevano passare inosservati da parte di chi di dovere e poiché i prestiti personali dei soci a società di capitali erano e sono una delle modalità privilegiate del riciclaggio dei soldi sporchi, Alfio Caccamo e familiari, sentendosi a loro dire ingiustamente accusati, hanno tempo fa sostenuto anche su questo giornale che si trattava di risparmi personali, affermazione che però, in verità, non trova sufficiente riscontro (considerando anche gli anni precedenti) negli utili poco significativi realizzati in quel momento dall’Alba s.r.l. e da altre società del gruppo, tenendo conto anche del fatto che questi utili, laddove si sono prodotti, sono stati comunque utilizzati anche per altri acquisti immobiliari, societari e personali.

alfio-caccamo3-300x288Badate bene, queste notizie non vengono dal cilindro di un prestigiatore, ma emergono dalla Conservatoria dei Registri Immobiliari e dai bilanci dell’Alba s.r.l. e delle altre società del gruppo Caccamo depositati presso la Camera di Commercio, ai quali qualcuno, nel Comune di Corridonia o in Provincia, avrebbe anche potuto dare un’occhiata, magari per gestire l’intera vicenda con una maggiore prudenza, senza scapicollarsi dietro al pifferaio magico di nome Alfio, come invece incredibilmente è avvenuto.

Ecco, qui è il punto cruciale della vicenda: i soci dell’Alba s.r.l., anche e soprattutto a tutela del loro buon nome, dovrebbero spiegare in tutta verità la reale provenienza di quei tre milioni di euro, senza nascondersi dietro lo scudo fiscale per i capitali illecitamente in precedenza esportati e fatti rientrare dall’estero (scudo che comunque la magistratura può bypassare), se veramente vogliono dissipare ogni dubbio e tutte le malevoli insinuazioni sul loro conto, come io spero vorranno e potranno fare. Altrimenti il mal pensare non potrà arrestarsi.

D’altra parte, come ben hanno insegnato nei loro recentissimi libri il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso e l’ex giudice del pool di Palermo Giuseppe Ayala, entrambi nei mesi scorsi ospiti del Comune di Corridonia per interessanti dibattiti (ma qui forse poco ascoltati), i centri commerciali sono una delle modalità classiche per il riciclaggio del denaro sporco. E a tal fine uno degli strumenti privilegiati – come  efficacemente spiegano i due illustri magistrati e come più volte ritenuto anche dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura – è la costituzione di società di capitali, ove vengono fatti rifluire prestiti personali dei soci, sempre e comunque descritti dai mafiosi con il colletto bianco, se pizzicati, come frutto di risparmi propri o di somme indebitamente esportate all’estero e poi fatte rientrare in Italia all’epoca dello scudo fiscale (in questi casi – badate bene – è previsto anche il sequestro preventivo dell’attività imprenditoriale, misura fortemente voluta proprio da Pietro Grasso, qualora l’indagato di riciclaggio non riesca a dimostrare la legittima provenienza dei beni o dei contanti fatti rifluire nell’impresa). E proprio nei giorni scorsi, in Ancona, il Presidente della Corte di Appello ha lanciato l’allarme per la sempre maggiore diffusione di infiltrazioni mafiose nelle Marche (insieme all’Emilia Romagna ormai una delle regioni nel centro Italia ove maggiormente si svolge l’attività di ripulitura del denaro sporco, tant’è che presenze di questo genere sono state già registrate in provincia, guarda caso in ordine a centri commerciali previsti a Porto Recanati e a Civitanova Marche).

E riciclaggio, devo qui ricordarlo, perché molti sembrano essersene dimenticati, significa mafia, significa distorsione dei mercati e criminalità organizzata. Le mafie, a loro volta, vivono e prosperano principalmente sull’affare criminale della droga: da qui vengono quasi tutti i soldi da ripulire e da risciacquare. E la droga significa la morte di tanti ragazzi o la perdita di ogni significato della loro vita.

* Avv. Giuseppe Bommarito (Presidente onlus “Con Nicola oltre il deserto di indifferenza”: questa volta anche contro l’indifferenza delle istituzioni)

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Gli articoli precedenti e i commenti dei lettori:

Venerdì 8 giugno – La video-intervista al sindaco di Corridonia Nelia Calvigioni (leggi l’articolo)

Giovedì 7 giugno – Taglio del nastro per il CorridoMnia Shopping Park (leggi l’articolo)

Mercoledì 6 giugno – L’inondazione dei centri commerciali (leggi  l’articolo) 

Martedì 5 giugno – Dalla Val di Chienti alla Val dei Centri (leggi l’articolo)

Giovedì 31 maggio – L’appello della Confcommercio Corridonia (leggi l’articolo)

Martedì 29 maggio –  Parco commerciale di Corridonia: negozi pronti, ma la viabilità? (leggi l’articolo)

 



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