«Ospedale San Severino strategico
ma vanno fatti i tamponi,
ci sono già medici contagiati»

CORONAVIRUS - L'avvocato Marco Massei, presidente per la difesa e la tutela del nosocomio: «Le strutture vanno preservate, invece si è fatta una politica di depotenziamento»

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L’avvocato Marco Massei

 

«L’ospedale di San Severino si sta rivelando strategico nel corso di questa emergenza, in cui i primi ad essere tutelati devono essere gli operatori sanitari, dai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e tutti gli altri: a loro vanno fatti i tamponi prioritariamente, ci sono già dei medici infetti, se si ammalano loro, chi cura i pazienti? Inoltre qualora non sia ancora stato fatto, va reso operativo il container di fronte all’ospedale, in modo da poterlo utilizzare come pre-triage, in cui tenere in osservazione pazienti provenienti da altre strutture, evitando quello che è già purtroppo accaduto, con l’arrivo di due pazienti da Civitanova, rivelatisi poi positivi». A chiedere di nuovo di fare tamponi agli operatori sanitari che lavorano a San Severino è l’avvocato Marco Massei, presidente per la difesa e la tutela dell’ospedale di San Severino. «Siamo consapevoli che questo è un momento tragico, difficilissimo in cui tutto il sistema sanitario è in prima linea e a tutti gli operatori va dato il massimo supporto – continua Massei – ma vedere il direttore di Area vasta Alessandro Maccioni, di fronte all’ospedale di Camerino, come un generale davanti alla sua truppa, prendere l’omaggio delle forze dell’ordine, mi fa ricordare come sia tra i responsabili della situazione attuale delle strutture sanitarie, avendo contribuito ad attuare quelle sciagurate decisioni politiche che hanno determinato la chiusura di alcuni ospedali e reparti ed il depotenziamento di altre strutture. Non mi si venga a dire che chi parla in questo momento fa sciacallaggio, il diritto di esprimere le proprie opinioni è ancora salvo, specie perchè non tutto è stato fatto bene, prendiamo atto di questa emergenza, quanto sta succedendo è la prova del nove di quello che diciamo da anni come comitato, gli ospedali del territorio vanno potenziati e non chiusi».

Ospedale-San-Severino

L’avvocato settempedano chiede di salvaguardare l’ospedale: «E’ fondamentale che i nuovi pazienti in arrivo possano essere osservati nel pre-triage, escludendo così che in ospedale entrino casi positivi al Covid 19, in modo da mettere in sicurezza gli altri ricoverati e tutti gli operatori sanitari. Sarebbe poi opportuno investire nei tamponi, se necessario anche usufruendo di strutture private. A causa dei protocolli vengono fatti dopo cinque, sette giorni ed in presenza di almeno tre sintomi, farli dopo giorni di febbre e dall’insorgenza dei primi sintomi con il rischio di dispnea dei malati, andrebbero fatti prima, perchè quando la malattia avanza, è più difficile da curare, lo stesso discorso vale per la somministrazione di farmaci antivirali sperimentali più efficaci al manifestarsi dei primi sintomi». Massei pone l’accento sulla necessità di tutelare i sanitari: «In un’emergenza come questa vanno tutelati innanzitutto coloro che combattono la battaglia contro il virus, vanno protetti tutti gli operatori sanitari, che sono gli unici che possono curarci da questa malattia. A loro come detto dai sindacati, vanno subito fatti prioritariamente su tutti i tamponi, altrimenti se sono positivi, rischiano di contagiare altri pazienti oltre che di ammalarsi. Eventuali casi positivi, anche tra di loro, devono essere comunicati al sindaco Rosa Piermattei, che è il primo responsabile della tutela della salute pubblica. Non deve ripetersi un nuovo caso con pazienti positivi che arrivano a San Severino, l’ospedale settempedano che si sta dimostrando un supporto fondamentale in tutta la Provincia, deve continuare a raccordarsi con Camerino, si deve intervenire subito. Mi chiedo cosa sarebbe successo, se avevamo un ospedale unico e tutti gli altri erano chiusi? In che situazione ci troveremo ora? Mi auguro che ad emergenza finita, ci sia l’occasione di ripensare le politiche sanitarie territoriali, potenziando le strutture e non chiudendole».

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