Alle elezioni per separare il grano dalla zizzania

VERSO LE COMUNALI - Andrea Marchiori, di Forza Italia: "L'opaca spartizione dei posti che contano e delle provvidenze economiche, a dispetto della sbandierata trasparenza, è stato il limite più evidente di chi ha amministrato. Dobbiamo convincere indecisi e rinunciatari con il confronto"

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L'avvocato Andrea Marchiori

L’avvocato Andrea Marchiori

di Andrea Marchiori*

La discordia ed il conflitto sono all’origine del genere umano e sono più che mai attuali. Combattere il nemico violento per il bene del popolo pacifico è la più grande contraddizione terrena. Mi hanno fortemente stupito le parole di Papa Francesco il quale ha stigmatizzato le atroci sofferenze alla quali sono sottoposti i siriani dicendo che “bisogna combattere la guerra più profonda, cioè quella contro il male e la violenza”. Ma combattere cosa? Con quali armi? Cos’è il male ed il bene?

Se fossi nato in un paese arido con un kalashnikov per giocattolo, chi sarei stato? Considerazioni troppo complicate per essere affrontate in modo semplicistico. A mio avviso, per dirla a mo’ di tweet (che oggi è diventato l’Ansa del Governo) le guerre dell’epoca moderna si possono arginare con la conoscenza, il benessere familiare e quello che un mio amico chiama “tempo impegnato” come alternativa al tempo libero, ognuno nel suo piccolo, con tante voci che formano una corale senza solista.

Anche noi maceratesi, ancorché civilizzati e dal carattere sobrio, nel nostro piccolo ci stiamo armando per combattere il maligno che si è infiltrato nel Palazzo. Nel rispetto della tradizione agricola si è scelta l’arma più antica, addirittura di biblica memoria: la zizzania, ovvero la pianta che assomiglia al grano ma è infestante e nociva per il buon seme.

La parabola del seminatore in un'icona ortodossa

La parabola del seminatore in un’icona ortodossa

“Venne il nemico e seminò la zizzania”: narra Matteo che i discepoli furono tentati di andare nel campo (all’epoca non si diceva scendere in campo) per estirpare il male, ma Gesù li invitò a pazientare perché avrebbero potuto rovinare il seme buono; alla mietitura avverrà la separazione: la zizzania sarà bruciata, mentre il grano verrà riposto nei granai.

Nel Vangelo la distinzione e la separazione avverranno alla fine del mondo, a Macerata, per fortuna, molto prima e precisamente a febbraio del prossimo anno. Ma gli elettori che hanno effettuato questa operazione di raccolta nelle passate stagioni sono stati capaci di distinguere il seme buono da quello contaminato? Per chi ha perso le elezioni assolutamente no e l’attribuzione di tale colpa è un buon alibi ed un monito a non ricadere nell’errore; ma si sa, l’elettore è diabolico e tende a perseverare!

La vittoria, intesa anche come sconfitta del male, passa per il volere altrui mentre il metodo di semina no, è prerogativa del contadino ed un buon contadino non andrebbe mai e poi mai a seminare zizzania, piuttosto avrebbe cura di preparare il terreno. Gettare un pò di seme di zizzania nel campetto del vicino per poi ritrarre subito la mano non è meno ignobile, ma tant’è, la guerra è guerra.

Il confronto politico è l’essenza della democrazia ed anche quando diventa aspro non è deleterio per la stessa. C’è, però, un malessere latente che ha allontanato l’elettore dal sistema democratico, che lo ha reso indifferente alla distinzione tra il buono e cattivo fino a  considerare inesistenti le differenze. Nella competizione elettorale la differenza la fa chi riesce a convincere gli indecisi ma la sfida più grande è sicuramente quella di convincere a presentarsi al seggio le tante persone che da tempo ci hanno rinunciato. Non è certamente paragonabile con la “sfida della trascendenza” discussa nei Simposi Rosmiriani a fronte della quale Papa Francesco ha raccomandato di adottare “la responsabilità di un discernimento comunitario capace di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, identificare strade per governarla, mirando a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini”; nel nostro piccolo l’impegno civico richiede energie positive ed un rispetto incondizionato per i competitori e per gli elettori.

I programmi sono essenziali ma, per quanto questi possono essere illuminati, è il metodo di confrontarsi la vera essenza della politica. Non mi ha convinto, per vari motivi, la discussione che si è originata in calce al pezzo di Giuseppe Bommarito (leggi) e sicuramente (anche per mio demerito) non ne ha giovato all’opinione pubblica. Significativo a tale riguardo il commento di Vincenzo Bellini, sintomatico della generale opinione pubblica; vorrei dirgli, non per contraddirlo, che ci si può avvicinare alla politica a vari livelli, con diverse prospettive ed anche senza velleità. Penso che il commentatore si riferisse in particolare alla bramosia delle nomine e degli incarichi remunerati e non al disinteressato desiderio di partecipare; in effetti l’opaca spartizione dei posti che contano e delle provvidenze economiche, a dispetto della sbandierata trasparenza, è stato il limite più evidente di chi ha amministrato. Ma è stato un contributo di idee su un ambito circoscritto e questo compito mi gratifica, rappresenta l’inizio e la fine del ruolo. Sto predisponendo un regolamento per la concessione delle provvidenze economiche alle società sportive e per le attività ricreative in genere nel quale vengono fissati in modo chiaro i presupposti e le finalità delle provvidenze ma soprattutto venga garantita non solo la trasparenza in uscita del denaro pubblico ma anche quella in utilizzo da parte dei beneficiari; se Riccardo Sacchi riterrà l’argomento d’interesse, potrà rappresentare un incipit di discussione.

Per concludere il ragionamento iniziato sulla leale competizione, mi auguro che nel centro destra si possa presentare una coalizione unitaria e, perché no, anche nel centro sinistra; ci fosse anche un’alternativa coesa di liste civiche indipendenti, ne guadagnerebbe senz’altro la credibilità della politica cittadina.

Avvocato Andrea Marchiori, membro del coordinamento cittadino di Forza Italia

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