di Andrea Marchiori*
La discordia ed il conflitto sono all’origine del genere umano e sono più che mai attuali. Combattere il nemico violento per il bene del popolo pacifico è la più grande contraddizione terrena. Mi hanno fortemente stupito le parole di Papa Francesco il quale ha stigmatizzato le atroci sofferenze alla quali sono sottoposti i siriani dicendo che “bisogna combattere la guerra più profonda, cioè quella contro il male e la violenza”. Ma combattere cosa? Con quali armi? Cos’è il male ed il bene?
Se fossi nato in un paese arido con un kalashnikov per giocattolo, chi sarei stato? Considerazioni troppo complicate per essere affrontate in modo semplicistico. A mio avviso, per dirla a mo’ di tweet (che oggi è diventato l’Ansa del Governo) le guerre dell’epoca moderna si possono arginare con la conoscenza, il benessere familiare e quello che un mio amico chiama “tempo impegnato” come alternativa al tempo libero, ognuno nel suo piccolo, con tante voci che formano una corale senza solista.
Anche noi maceratesi, ancorché civilizzati e dal carattere sobrio, nel nostro piccolo ci stiamo armando per combattere il maligno che si è infiltrato nel Palazzo. Nel rispetto della tradizione agricola si è scelta l’arma più antica, addirittura di biblica memoria: la zizzania, ovvero la pianta che assomiglia al grano ma è infestante e nociva per il buon seme.
“Venne il nemico e seminò la zizzania”: narra Matteo che i discepoli furono tentati di andare nel campo (all’epoca non si diceva scendere in campo) per estirpare il male, ma Gesù li invitò a pazientare perché avrebbero potuto rovinare il seme buono; alla mietitura avverrà la separazione: la zizzania sarà bruciata, mentre il grano verrà riposto nei granai.
Nel Vangelo la distinzione e la separazione avverranno alla fine del mondo, a Macerata, per fortuna, molto prima e precisamente a febbraio del prossimo anno. Ma gli elettori che hanno effettuato questa operazione di raccolta nelle passate stagioni sono stati capaci di distinguere il seme buono da quello contaminato? Per chi ha perso le elezioni assolutamente no e l’attribuzione di tale colpa è un buon alibi ed un monito a non ricadere nell’errore; ma si sa, l’elettore è diabolico e tende a perseverare!
La vittoria, intesa anche come sconfitta del male, passa per il volere altrui mentre il metodo di semina no, è prerogativa del contadino ed un buon contadino non andrebbe mai e poi mai a seminare zizzania, piuttosto avrebbe cura di preparare il terreno. Gettare un pò di seme di zizzania nel campetto del vicino per poi ritrarre subito la mano non è meno ignobile, ma tant’è, la guerra è guerra.
Il confronto politico è l’essenza della democrazia ed anche quando diventa aspro non è deleterio per la stessa. C’è, però, un malessere latente che ha allontanato l’elettore dal sistema democratico, che lo ha reso indifferente alla distinzione tra il buono e cattivo fino a considerare inesistenti le differenze. Nella competizione elettorale la differenza la fa chi riesce a convincere gli indecisi ma la sfida più grande è sicuramente quella di convincere a presentarsi al seggio le tante persone che da tempo ci hanno rinunciato. Non è certamente paragonabile con la “sfida della trascendenza” discussa nei Simposi Rosmiriani a fronte della quale Papa Francesco ha raccomandato di adottare “la responsabilità di un discernimento comunitario capace di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, identificare strade per governarla, mirando a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini”; nel nostro piccolo l’impegno civico richiede energie positive ed un rispetto incondizionato per i competitori e per gli elettori.
I programmi sono essenziali ma, per quanto questi possono essere illuminati, è il metodo di confrontarsi la vera essenza della politica. Non mi ha convinto, per vari motivi, la discussione che si è originata in calce al pezzo di Giuseppe Bommarito (leggi) e sicuramente (anche per mio demerito) non ne ha giovato all’opinione pubblica. Significativo a tale riguardo il commento di Vincenzo Bellini, sintomatico della generale opinione pubblica; vorrei dirgli, non per contraddirlo, che ci si può avvicinare alla politica a vari livelli, con diverse prospettive ed anche senza velleità. Penso che il commentatore si riferisse in particolare alla bramosia delle nomine e degli incarichi remunerati e non al disinteressato desiderio di partecipare; in effetti l’opaca spartizione dei posti che contano e delle provvidenze economiche, a dispetto della sbandierata trasparenza, è stato il limite più evidente di chi ha amministrato. Ma è stato un contributo di idee su un ambito circoscritto e questo compito mi gratifica, rappresenta l’inizio e la fine del ruolo. Sto predisponendo un regolamento per la concessione delle provvidenze economiche alle società sportive e per le attività ricreative in genere nel quale vengono fissati in modo chiaro i presupposti e le finalità delle provvidenze ma soprattutto venga garantita non solo la trasparenza in uscita del denaro pubblico ma anche quella in utilizzo da parte dei beneficiari; se Riccardo Sacchi riterrà l’argomento d’interesse, potrà rappresentare un incipit di discussione.
Per concludere il ragionamento iniziato sulla leale competizione, mi auguro che nel centro destra si possa presentare una coalizione unitaria e, perché no, anche nel centro sinistra; ci fosse anche un’alternativa coesa di liste civiche indipendenti, ne guadagnerebbe senz’altro la credibilità della politica cittadina.
* Avvocato Andrea Marchiori, membro del coordinamento cittadino di Forza Italia
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Ohibò! Equiparare le elezioni amministrative al giudizio universale mi pare un pochino eccessivo. Ma comprendo che per taluni, abituati da sempre ad avere una poltrona come prolungamento ideale del proprio deretano, il rischio di trovarsi con i glutei improvvisamente scoperti possa apparire come un esito decisamente drammatico (ma non è certo il caso di Andrea).
Tralasciando invece le metafore bibliche, tanto immediate quanto spesso fuorvianti, non tirerei in ballo concetti assoluti e difficili da maneggiare come il bene e il male. Volerei invece un po’ più basso per andare ad utilizzare un concetto molto più banale: l’interesse.
Non c’è alcuna guerra, non ci sono il bene e il male (anche perché questo presupporrebbe la presenza di due soli contendenti); ci sono solo interessi. Quel politico fa gli interessi dell’impresa edile Alfa; quell’altro difende gli interessi della loggia massonica Beta; l’altro ancora cura gli interessi dell’associazione Gamma; e così via…
Interessi diversi, a volte contrapposti, spesso legittimi. Dire che la politica esiste per gestire questi interessi a qualcuno può suonare male, ma non è una bestemmia: è la realtà. I problemi non nascono dagli interessi stessi ma dal loro cattivo bilanciamento: quando, ad esempio, si fanno gli interessi di uno a danno degli interessi di molti.
Si dice (di solito senza crederci) che per fare seria politica si debba essere disinteressati. Smettiamola di prenderci in giro e ribaltiamo questa idea balorda. La buona politica non si fa senza interessi, si fa dichiarando il proprio interesse e perseguendolo in modo esplicito e coerente.
Lancio una sfida per le prossime elezioni. Ad ogni candidato venga chiesto: “qual è il soggetto di cui difenderai gli interessi?”. Risposte come “nessuno” oppure “i cittadini” saranno causa automatica di esclusione.
La politica e la religione sono due cose differenti alla quale non si possono unire, questo è stato sempre fatto la chiesa ha usato il suo potere per eleggere i loro rappresentanti politici adesso e militari prima, ora che la gente non ha più fiducia nella politica e nella religione, differente è credere il Dio. Adesso in poi le cose nel mondo andranno molto differentemente da come le abbiamo viste fino ad ora un sistema in fallimento non ha più scelte, la politica e la religione non servono più, possono solo strascinarsi per un periodo ma niente altro, tutto deve essere scosso dalle fondamenta e non sarà facile non è che il male si è infiltrato il male è dentro di noi se non impariamo a comportarci secondo le leggi universali saremo annientati, per poi ricominciare come sempre è stato. Le belle parole se non unite ai fatti reali concreti tangibili non servono.
Mi pare che questo sia il “tono politico culturale” minimo che un candidato (sindaco o solo consigliere) dovrebbe avere. Mi fa piacere constatare che un giovane componente del coordinamento cittadino di Forza Italia abbia questa qualità, peraltro dimostrata più volte su questo blog.
Ill.mo avv.
Il cittadino non si è mai allontanato dal “senso civico” perchè crede ancora che sia possibile avere una politica rappresentata da persone non mimetizzate ed impregnate di ovvio e riesce ancora a capire la differenza e la distinzione. Chi ci rappresenta invece si è allontanato dal suo ruolo nella politica, ma sopratutto si è dimenticato la predisposizione a risolvere i problemi d’interesse generale e non propri. Non crede che siamo stanchi, rassegnati ed impotenti di opporci a quello che spesso di poco etico accade nelle stanze della politica? Quindi mi rimane molto difficile prendere in considerazione il suo consiglio.
L’articolo dell’avv. Marchiori bilancia efficacemente quelli precedenti di Pasqualetti e Bommarito. Riguardo a quest’ultimi estensori, mi fa piacere ritrovarli, entrambi, su posizioni molto moderate, rispetto alle loro origini politiche che li accomunava tra le file di quella che io chiamo “la sinistra vera”. L’articolo dell’avv. Marchiori, invece, non mi trova per niente d’accordo, anzitutto perché l’inizio ci riporta al male determinato dai fatti di guerra che oggi vive la nazione siriana (come molte altre popolazioni del pianeta), certamente così gravi ma non poter essere paragonati alle vicende politiche di Macerata. Non serve , per attenuarne l’impatto, riportare gli insegnamenti del Papa e la parabola del Buon Seminatore che, anche loro, con le nostre elezioni amministrative, c’entrano come i cavoli a merenda. Nel nostro caso, infatti, non c’è da dividere la zizzania dal seme buono, ma solo presentare ai cittadini elettori programmi seri, condivisi ed attuabili, che saranno portati avanti da persone serie, capaci e veramente dedite al bene comune. Ciò, a prescindere dalle elezioni primarie o dall’appartenenza di tali soggetti a partiti politici o a liste civiche, perché sono sempre le persone che decidono la politica dell’amministrazione comunale.
Magari le elezioni avessero la capacità di separare il grano dalla zizzania!
Proporrei a Cronache Maceratesi di creare uno spazio da assegnare ai cittadini per segnalare (con foto o articoli) le emergenze della città e riservare i commenti solo ai candidati (che potrebbero sfidarsi a fornire tempi certi per la risoluzione dei problemi), invertendo i consueti ruoli all’interno di CM.
Per il momento sto col Vescovo https://www.cronachemaceratesi.it/2014/08/31/il-primo-san-giuliano-del-vescovo-marconi-dio-ci-liberi-dalle-promesse-elettorali/566672/
Mi trovo perfettamente in sintonia con Mauro Angelo Blanchi ,Vincenzo Bellini e Peppe Dantini. Sarà che io rifuggo come il diavolo ,per stare in tema, il politicamente corretto, mi alza la glicemia, non mi è piaciuto affatto questo intervento melina di Marchiori, che scomoda il Papa , le Sacre Scritture,il bene, il male, il maligno addirittura, divide i buoni dai cattivi, per arrivare a dire che ,poi, firmandosi membro del coordinamento cittadino di Forza italia , non mi è molto chiaro. Un articolo di richiamo moralizzatore, un messaggio alle componenti cristiane dell’elettorato maceratese, o di semplice auspicio? Se l’invito di fondo di Marchiori è rivolto ad improntare di fair play la competizione elettorale per le comunali di Macerata, bèh allora , intanto cominci lui a rispettare le opinioni espresse in calce ai commenti e risponda alla pari nello spazio commenti senza prendere carta e penna per venire a mettersi in cattedra , e ometta di sentenziare ,come ha fatto, col dire che i commenti che hanno seguito l’articolo di Bommarito non abbiano giovato all’opinione pubblica: chi lo dice? chi lo decide?
E poi, caro avvocato, anche l’esempio non è del tutto calzante. Qui non si tratta più di separare il grano dalla zizzania, ma di cercare di recuperare un pò di grano dall’infestante che ha preso sopravvento sul seme buono prima ancora che sul raccolto. Anche il seme dev’essere ” puro” di qualità, selezionato, non basta solo preparare con cura il terreno per assicurarsi un buon raccolto.
Per quanto la si voglia innalzare a nobile arte, riempire di buone intenzioni , investirla di sentimenti e precetti religiosi, ripulire di ogni umana bassezza, come disse una volta il socialista Rino Formica “la politica è sangue e merda”. E tale è stata in passato anche qui da noi, e , sta tranquillo, lo sarà anche stavolta, e ancora dopo. Le avvisaglie ci sono tutte.
A partire dallo spettacolo indecoroso che sta offrendo proprio un’esponente di spicco del Partito di cui sei membro cittadino, che si è imposta sul partito, dico partito, struttura, no lista civica dove il primo che si alza la mattina può presentarsi e candidarsi a sindaco. I segnali intermittenti e discordanti che state lanciando dalla stampa alla città, Pantana sì, Pantana no, Pantana ad ogni costo, chi l’appoggia a spada tratta e chi la contrasta con tutte le forze, chi sta col coordinamento provinciale e chi se ne sbatte, insieme a quanto trapela vistosamente del vecchio modo di fare politica – io ti do tu mi dai, io ti faccio fare tu mi fai fare- con gli accordi belli e fatti tra gli aspiranti alla poltrona regionale e quella comunale , questo sì fa male assistere e non solo all’opinione pubblica ma alla città intera , perchè finisce col fare il gioco dell’avversario.
E’ questo quello che volete ? La domanda è più che lecita, ad oggi, visto che non riuscite a tenervi a bada tra di voi, difficile per i cittadini pensare che riuscireste ad essere la buona squadra di amministratori che possa sostituire quella presente, già pessima.
Non impantanarsi sarebbe già un buon inizio, bravo Marchiori, alzare il livello del buon senso, abbassare quello della supponenza.
@Tamara
Quando presentavi su fb le tue prelibatezze culinarie eri molto più serena, evidentemente anche a te la politica infervora (non è irridente l’affermazione, anzi lo ritengo un profilo molto carino quello). Mi hai fatto venire l’ansia della risposta, tante sono le osservazioni fatte, cerco di andare in ordine:
Sarai sorpresa ma per me gli interventi critici sono tutti rispettabili, compreso il tuo ed assai stimolanti. Ho fatto menzione di quello che secondo me era l’intervento più significativo nell’articolo di Giuseppe proprio perché rappresentava una legnata alla schiena verso tutti quanti si autoproclamano “buoni politici” (me compreso! anche se senza aver mai ricoperto incarichi).
Il richiamo alla moderazione (ma non al volersi bene) è forse un mio modo di fare, non credo di aver mai offeso nessuno su questo giornale così come non ho lesinato critiche a FI; la sua classe dirigente non mi rappresenta affatto né per il metodo con il quale viene scelta (nominata) né per il quoziente intellettivo. Ed allora per quale motivo mi spendo in questa competizione? ti domanderai. In qualche modo credo di averlo già detto ma non è un problema ripeterlo: Deborah e Riccardo mi hanno chiesto di far parte della squadra, lo hanno fatto in modo abbastanza insistente con argomenti che mi sono piaciuti. Ho avuto occasione di condividere con altre new entry l’inizio del percorso che Riccardo vuole per il partito e sino ad ora ho trovato molto entusiasmo ed energie positive. Ho posto una sola condizione che riguarda il metodo e sulla quale non transigo, loro lo sanno perché in questo siamo stati molto chiari. Io non devo “vincere” nulla e neppure “insegnare” ad altri come si fa politica, posso dire la mia, proporre un’idea (come peraltro nell’articolo faccio) e se il centro destra sarà migliore grazie all’impegno delle nuove persone ne sarò lieto, altrimenti, pazienza!
Sulla questione candidatura mi pare che Deborah abbia lasciato poco spazio a fraintendimenti. Ricorderai che non molto tempo fa si era parlato di azzeramento delle cariche locali e in un partito che viaggia al minimo storico parlare di azzeramento è piuttosto pericoloso. Deborah è uscita allo scoperto quando in città non vi erano ancora movimenti rilevanti (sebbene qualcuno già parlava della sua candidatura il giorno dopo l’elezione di Carancini). E’ stata opportuna? Poteva maturarsi in altro modo? Oppure è sinonimo di determinazione che rispecchia il suo carattere? Non lo so Tamara, ma se glielo chiedi, stai sicura che non te lo manderà a dire.
La questione (unica) che in questo momento attira la mia attenzione è capire se a Macerata si può presentare un centro destra animato da un legame serio: se così non sarà, la mia presenza diventerebbe ingombrante.
Se qualche aggregazione politica (partitica o civica) rinuncerà a competere assieme al centro destra solo perché si è sbagliato nel metodo di approccio, significherà che abbiamo commesso un grande errore e saremo artefici del nostro destino; mentre se non si concretizzeranno alleanze per via della diversità dei programmi, allora sarà una normale conseguenza della politica, anzi, mi correggo, sarà una novità assoluta dato che nel centro sinistra vincente non vi è mai stata condivisione dei programmi tra gli alleati.
Bè un pò dispiace, ma poco poco, la vostra idea alquanto riduttiva della sottoscritta- la Pantana il mercatino, tu le mie cucine- perchè comunque ho imparato che è sempre meglio essere sottovalutati che sopra, va bene va bene così.
Hai risposto , ma dei tuoi rapporti col partito, nel partito, continuo ad ignorare però chi sia il vostro candidato, quello espresso da FI intendo , se Pantana , Sacchi o un altro ancora. Anche qui però , per me va benissimo chi sarà sarà, vorrei tranquillzzare infatti entrambi sulla mia serenità, che state certi non dipende da voi due, nè da quello che farà FI, o altri.
Ciao e in bocca al lupo, Andrea.
Ecco una Tamara Moroni che mi piace e che probabilmente ha capito le ragioni per cui il centro-destra cittadino è purtroppo ancora perdente. Purtroppo certo! Credo che anche la Moroni come me non sia di Sinistra e sappia guardare le cose in profondità. La Pantana e Sacchi, che l’Avv. Merchiori mette sempre giustamente insieme, sono le due facce della stessa mediocre medaglia. La stessa mediocrità osservabile nella giunta Carancini, ma con la sostanziale differenza che nel centro-sinistra c’è la consapevolezza del ruolo fondamentale del partito, che sa di dover lavorare quotidianamente con metodo nel corpo vivo della comunità e non solo in occasione della campagna elettorale. Nel centrodestra, sulla cultura di partito-metodo-organizzazione, prevalgono le sfrenate e incontrollate ambizioni personali con le conseguenti e inevitabili divisioni.