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MACERATA VERSO LE ELEZIONI - Avviati gli incontri e le trattative, ma la situazione è ancora in alto mare per tutte le forze politiche. Nel Pd da sciogliere il nodo sulla ricandidatura di Carancini; le alternative per ora sembrano essere Nicola Perfetti e Bruno Mandrelli. In Forza Italia c'è l'accordo tra Pistarelli (che tornerebbe in Regione) e la Pantana candidato sindaco, ma il segretario provinciale Lorena Polidori pensa a un'intesa più ampia. Le liste civiche continuano a lavorare per un'aggregazione. Rebus 5 Stelle

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L'avvocato Giuseppe Bommarito

L’avvocato Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito

A Macerata, come è noto, per l’elezione del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale si voterà solo nella prossima primavera, in una data ancora da stabilirsi, ma già adesso, sebbene i giochi non siano ancora fatti, c’è un grande movimento in tutti gli schieramenti in vista di queste importanti elezioni amministrative, c’è irrequietezza, c’è un notevole fermento, caratterizzato per il momento da sottili segnali, manovre di avvicinamento, prese di distanza, inviti più o meno velati, avvertimenti.
E’ chiaro che il quadro definitivo delle candidature e delle alleanze inizierà a chiarirsi solo tra novembre e dicembre, però alcune cose, sia pure con beneficio d’inventario, possono dirsi già adesso.

Cominciamo, com’è inevitabile, dal PD, la principale forza politica cittadina e l’azionista di riferimento dell’attuale amministrazione guidata da Romano Carancini, beneficiata da un rilevantissimo risultato nelle ultime elezioni europee (oltre il 46%), principalmente dovuto all’effetto Renzi e quindi molto difficile da replicare in sede amministrativa. Anche perché il bilancio degli ultimi quindici anni di governo di centrosinistra non può certo dirsi buono.

Il sindaco Romano Carancini

Il sindaco Romano Carancini

Il quinquennio caranciniano, venuto dopo dieci anni di giunte Meschini, caratterizzate dalle più sfrenate, spregiudicate ed opache operazioni urbanistiche mai poste in essere nella città di Macerata, ha difatti molto aggravato la situazione, avvitandosi nel totale immobilismo dei primi anni, nell’isolamento di chi vede complotti dappertutto, nella marginalizzazione di Macerata nell’ambito provinciale, nella tigna indecorosa nel sostenere operazioni assurde e di sfacciato favore (le nuove piscine di Fontescodella), per sfociare infine in un attivismo più o meno di facciata, pericoloso per le scelte recentemente effettuate (la falsa pedonalizzazione del centro storico, che ha scontentato tutti o quasi ed ha creato danni sia ai residenti che ai commercianti) e per quelle minacciate (l’ipotesi di acquistare il Park Sì, talmente sconcertante da far inevitabilmente pensare le peggiori cose).
Certo, bisogna riconoscere che quello che stiamo vivendo anche per gli enti locali è un periodo difficile, da far tremare le vene ai polsi, ma è tuttavia indubbio, come riconosciuto sia a destra che a manca, che il buon Romano ci abbia messo del suo nel bloccare la situazione e nell’indirizzare la città di Macerata verso un binario morto.
Su Carancini resta da dire che sono indubbiamente positivi – e di ciò onestamente bisogna dare atto al Sindaco – il mantenimento di un buon livello di spesa sociale (anche se sarebbe importante capire i criteri di selezione dei beneficiari) e un ottimo bilancio negli investimenti di tipo culturale: il successo di visite dello stupendo palazzo Buonaccorsi, ottimo biglietto da visita per l’offerta turistica maceratese, e il buon andamento della stagione lirica, dono alla città (dopo anni di perdite, che non sarebbero state più accettabili) dell’efficace ed immaginifico direttore artistico Francesco Micheli.
Cercasi_sindaco_MacerataIl PD, dal canto suo, è stato del tutto incapace di reagire a questa perdita di credibilità, dovuta anche a pezzi fondamentali di programma non realizzati (una questione su tutte: il parcheggio di rampa Zara). Tra i democratici maceratesi da tempo regnano infatti sovrane la confusione e l’inquietudine, causate da difficili relazioni tra le correnti interne e dal pessimo rapporto tra il partito e il Sindaco, ed incrementate da una gestione del partito che, tesa all’esibizione di una fittizia unità interna, è invece pervenuta al più totale, reale ed unitario immobilismo, sfiorato solo da isolati e sterili mugugni sempre più aperti contro Carancini.
Prova ne siano, per rimanere solo alle ultime vicende, l’assenza del benchè minimo balbettio sulle documentate critiche pervenute sulla gestione urbanistica della città, la clamorosa figuraccia fatta nell’annunziare circa un anno fa una pubblica assemblea esplicativa su tali temi rimasta nel libro dei sogni ed ormai improponibile, lo schiaffo in faccia della (falsa) pedonalizzazione del centro storico annunziata da Carancini il mattino dopo una riunione del direttivo cittadino in cui s’erano decise tutt’altre cose, l’incapacità di far rispettare l’ultimatum del 30 giugno posto al Sindaco per fare cessare una volta per tutte la farsa del nuovo polo natatorio (nel cui ambito è in arrivo l’ennesimo oltraggio alla legge e al buon senso), il silenzio tombale sin qui mantenuto sulla preannunziata follia dell’acquisto del Park Sì.
In questa palude di immobilismo “piddino” prevale comunque il giudizio politico negativo sull’operato di Carancini, costretto, contro la prassi che solitamente rende automatica la candidatura del Sindaco uscente per il secondo mandato, a passare sotto le forche caudine delle primarie. Carancini in realtà appare molto isolato, ormai abbandonato anche da una parte di quella corrente cittadina definita “Nuovo corso”, sorta nei primi tempi del suo mandato per sostenerlo a fronte di alcuni pesanti e strumentali attacchi dei famelici protagonisti del decennio meschiniano, ma oggi sempre più perplessa sull’andamento e sulle scelte dell’attuale Giunta. Ma Romano Carancini parteciperà veramente alla battaglia delle primarie, per lui in ogni caso umiliante? Per ora non è dato saperlo, l’impressione tuttavia è che, convinto nel suo cuore – bontà sua – di essere molto apprezzato in città e certo dell’appoggio di tutta la componente non renziana del partito e di quel che rimane di SEL, voglia farlo, pur non dicendolo apertamente, e che si stia già attrezzando a ciò, impegnato com’è in un’anticipata campagna elettorale che di giorno in giorno è sempre più invasiva ed evidente e che non bada a spese: si vedano i sessantacinquemila euro del Comune utilizzati per la sola cerimonia inaugurale di palazzo Buonaccorsi.

Nicola Perfetti

Nicola Perfetti

 

E qui arriviamo alle primarie, ufficialmente considerate dal PD un dogma assoluto ma pronte ad essere riposte disinvoltamente nel cassetto – come molti in realtà auspicano – qualora emerga una personalità forte, esterna od interna al partito, capace di sedare le tensioni interne, di sedurre gli alleati della maggioranza e di indurre Carancini al precoce pensionamento politico. Per le primarie (da stabilire, ove vengano veramente effettuate, se saranno interne o di coalizione e se saranno riservate ai soli iscritti od anche ai simpatizzanti) per adesso circola solo il nome del renziano Nicola Perfetti (leggi l’intervista), giovane brillante e pieno di entusiasmo, penalizzato a mio avviso, più che dalla giovane età e dalla poca esperienza, limiti in realtà scarsamente rilevanti o comunque facilmente superabili, soprattutto dalla contaminazione della corrente renziana maceratese, nella quale, indebolendola sin dal nascere, sono sfacciatamente confluiti tutti i vecchi marpioni protagonisti dei grandi scandali maceratesi.

 

Bruno Mandrelli

Bruno Mandrelli

Più sullo sfondo Bruno Mandrelli, ottimo avvocato, politico di esperienza e buon senso, disposto a scendere in campo solo se sollecitato dall’intera corrente renziana, componente che in ogni caso, primarie o no, necessita urgentemente di una reale, decisa, veloce, operazione di presa di distanza e di pulizia interna, condizione necessaria per trovare consensi tra gli iscritti ed i simpatizzanti che tra novembre e dicembre andranno ad esprimersi per il candidato Sindaco.
Le primarie di coalizione, in prima o in seconda battuta, sembrano necessarie qualora il nostro Sindaco decida di rimanere in campo, visto che, a parte SEL, ormai stretta in un abbraccio mortale con Carancini, diversi partitini dell’attuale maggioranza sono disposti a votare chiunque come candidato, purchè non si tratti dell’attuale primo cittadino. Di certo, questa è la scelta di Pensare Macerata, ambiguamente oscillante come sempre tra il sostegno reale e la critica apparente all’amministrazione, ma in ogni caso decisa a puntare su un ricambio alla guida della città.
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La coordinatrice provinciale di Forza Italia Lorena Polidori

La coordinatrice provinciale di Forza Italia Lorena Polidori

Se Atene piange, Sparta non ride. Il centro destra maceratese, da molti anni all’opposizione, vive anch’esso analoghi problemi di frammentazione. Forza Italia è in calo di consensi a livello nazionale ed in preda ad una crisi di nervi a livello locale. Da una parte, infatti, la nuova segretaria provinciale Lorena Polidori ha affermato di voler arrivare ad una scelta condivisa del candidato Sindaco, da effettuare d’intesa con tutte le altre componenti del centrodestra, liste civiche comprese, non escludendo, se si è ben capito, nemmeno una sorta di primarie estese ai cittadini simpatizzanti. Dall’altra parte, i giochi sembrano però già belli che decisi dai componenti storici, restii ad accettare la guida politica della Polidori, ritenuta catapultata dall’alto e priva di una reale esperienza: l’accordo già raggiunto prevederebbe la candidatura a Sindaco di Deborah Pantana e, al contempo, il ritorno in Regione di Fabio Pistarelli dopo un quinquennale letargo nei banchi del Consiglio Comunale.
E’ difficile dire quanto ci sia di vero in questo presunto accordo. Di certo Deborah sta lavorando da anni verso questo obiettivo e va riconosciuto che nell’assise consiliare, per quanto riguarda prima il PDL e poi Forza Italia, è stata, tra i pochi, sempre attiva e presente. Si è già strutturata con una lista civica di appoggio, in passato ha dimostrato di saper canalizzare molte preferenze, fa registrare da tempo un notevole presenzialismo, interviene spesso sulla stampa, potrebbe avere già in tasca l’appoggio di Fratelli d’Italia. Insomma, sembra voler dire ai maggiorenti del centrodestra: fate quello che vi pare, ma io mi candido comunque, sotto il simbolo di Forza Italia o anche da sola. Lo scontro frontale sembra quindi nell’aria e prima o poi ci si arriverà, se già non è in corso, anche perché la Polidori non potrà certo consentire di essere così apertamente sconfessata e bypassata, a pena di mettere fine nel modo peggiore alla sua ancora incerta leadership.

Deborah Pantana

Deborah Pantana

Tuttavia, a prescindere da chi avrà la meglio in questa contrapposizione intestina, Forza Italia ha numerosi altri problemi. In primo luogo, il calo di consensi registrato in occasione delle ultime elezioni europee, che hanno visto scendere il partito a poco più del 12%, un calo molto significativo dovuto solo in parte a dinamiche di livello nazionale. Hanno infatti sicuramente pesato in questo flop la continua litigiosità interna e soprattutto il notevole immobilismo a livello comunale del centrodestra, che in Consiglio Comunale negli ultimi quindici anni, salvo isolate eccezioni, ha dormito sostanzialmente sonni tranquilli, del tutto funzionali alla malaurbanistica posta in essere dalle giunte Meschini e Carancini, tanto da legittimare in più di una occasione l’accusa di eccessiva e sospetta distrazione, se non di trasversalismo vero e proprio (incontestabile quanto meno nello scandalo Ircer e nella minitematica, laddove ci sono stati una chiara intesa ed un reciproco scambio di favori tra maggioranza ed opposizione).

Maurizio Mosca

Maurizio Mosca

Il secondo problema, quello delle alleanze, è quindi determinante per Forza Italia, perché, nonostante il deludente bilanco politico di Carancini & Associati, i numeri forzisti da soli sono comunque insufficienti per una vittoria. Inevitabile, quindi, il tentativo di agganciare le varie liste civiche di centro e di centro destra (Macerata è nel cuore, Lista Menghi, Lista Conti, Lista Ballesi) che, insieme al Nuovo Centrodestra (reduce da un discreto risultato alle europee), alla nuova combattiva associazione denominata Tutti per Macerata e forse anche con il contributo della rediviva Lista di Maurizio Mosca (leggi l’intervista), stanno portando avanti un non facile processo di aggregazione, giunto peraltro ad un buon punto di elaborazione e già caratterizzato da alcuni passaggi unitari in Consiglio Comunale su questioni di rilievo.
Molte di queste liste, il cui apporto potrebbe fare la differenza, sono però decise a marciare da sole e a prendere le distanze da Forza Italia, proprio per l’immobilismo ed il trasversalismo di cui sopra, e tutte non sono minimamente intenzionate ad accettare una qualche forma di egemonia forzista, che a questo punto appare priva di una solida legittimazione politica, non sostenuta da un sufficiente pacchetto di voti presumibili e, in fin dei conti, ancorata sempre intorno ai soliti nomi, con il sostanziale abbandono di ogni e qualsiasi ipotesi di reale rinnovamento interno.
Anche nell’area di centrodestra solamente una candidatura forte e credibile – certamente difficile da reperire, anche se diversi nomi, a torto o a ragione, sono già comunque circolati e stanno circolando – potrebbe pertanto consentire una convergenza vera delle varie anime e potrebbe garantire buone possibilità di consensi tra i maceratesi stanchi dei disastri del centrosinistra e quindi discrete chances di successo. E metterebbe Deborah Pantana, qualunque sia l’esito della sua battaglia interna a Forza Italia, nella difficile posizione di dover scegliere tra il rimanere comunque in campo, contribuendo così alla più che probabile ennesima sconfitta del centrodestra (lei stessa compresa), oppure il confluire in un’aggregazione molto più vasta.
Rimane, per finire questa carrellata di aspirazioni e di possibili scenari, l’incognita del Movimento 5 Stelle, che a Macerata, dopo aver raccolto alle europee per dinamiche di livello nazionale un buon 20% (comunque inferiore alle aspettative), appare ora del tutto dilaniato da un feroce scontro interno, da divisioni, abbandoni, fittizi ricompattamenti, nuove liti, che hanno sostanzialmente portato ad una quasi totale improduttività politica. Ad oggi si dovrebbe parlare, se non di elettroencefalogramma piatto, quanto meno dell’ennesima occasione persa, ma da qui alla prossima primavera, quando in concreto si parlerà dell’utilizzo del simbolo, cioè dell’effettiva legittimazione da parte di Grillo e Casaleggio, ci potrebbe essere un risveglio, così come ci potrebbe essere qualche nuova e diversa aggregazione (Maceratiamo?) che, scavalcando le realtà già esistenti, punti direttamente ad accreditarsi con i comandanti in capo dei pentastellati. In ogni caso, le cinque stelle restano un rebus difficile da decifrare.
Insomma, chi vivrà vedrà, e sicuramente molto nei prossimi mesi ci sarà da vedere.



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