Questa mattina una delegazione della lista civica Sandro Parcaroli Sindaco (Silvano Iommi, Romina Leombruni, Sabrina De Padova, Rodolfo Marcelletti, Katuscia Cassetta, Giovanna Matteucci, Erika Mariniello, Alessandro Bini e Alessandro Giuseppe Campogiani), e alcuni rappresentanti delle altre forze della coalizione (Francesca D’Alessandro per Fratelli d’Italia, Michele Bacchi per Forza Italia, Oriana Piccioni per la Lega, Paolo Cotognini per l’Udc Anna Capitani del Cdu), dopo una breve illustrazione storico-critica fatta dell’architetto Silvano Iommi, hanno effettuato un sopralluogo nel cimitero di Macerata «per verificare lo stato di sicurezza, manutenzione e conservazione di cui più volte in questi ultimi anni, numerosi cittadini si sono lamentati», dicono i candidati che hanno inviato alcune foto.
«Tra gli annosi problemi principali non ancora risolti – dice l’architetto Iommi – spiccano quelli riguardanti l’igiene complessiva, la livellazione dei percorsi pedonali, la presenza di barriere architettoniche, la sciatteria generale nella cura del verde ornamentale pubblico, l’assenza di protezione delle maggiori e più fragili opere d’arte, l’eccessiva lontananza e difficoltà di accesso ai loculi accatastati nelle tristissime strutture a “grattacielo” di recente costruzione (soprattutto per i più anziani). Altra cosa piuttosto allarmante, anche perché in costante aumento incontrollato – anche se più volte denunciato da vari residenti della zona – è la presenza di discariche abusive distribuite all’esterno dei muri perimetrali tra la campagna e il viadotto ferroviario; secchi di alluminio, sedie in legno, tubi, calcinacci e inerti vari provenienti da demolizioni».
«Una storia lunga oltre 500 anni quella del sito cimiteriale di Macerata – prosegue Iommi – costruito sullo spazio in cui il 18 ottobre del 1469 la Vergine dipinta in una minuscola edicola mariana costruita nei pressi di una primitiva fonte iniziò ad operare miracoli (fonte di S. Maria del Sabato, già nota e documentata sin dal 1364, poi ristrutturata e monumentalizzata in stile Neo-Classico nel 1776, i cui martoriati resti sono oggi ancora visibili sul piazzale esterno dell’ingresso principale). “Tanta fu l’affluenza dei devoti non solo della Città ma dell’intera Regione”, che il Comune decise di acquistare l’area e costruire la Chiesa con annesso un Lazzaretto. Nel 1410 verrà demolito il lazzaretto sostituendolo con il Convento degli Agostiniani della Congregazione Lombarda – spiega Iommi -. Nel 1810/13, con la soppressione napoleonica, sia la Chiesa che il Convento furono demoliti per realizzare l’attuale “Cemeterio”. Tuttavia dalla demolizione si salvarono l’odierna facciata d’ingresso e il chiostro centrale dove sono ancora collocate le formelle in terracotta della “Via Crucis” (opera principale del più importante scultore e incisore dello Stato Pontificio, il maceratese Antonio Piani). Oggi però, questo luogo di preghiera, raccoglimento, spiritualità e contemplazione, carico di arte e storia locale, appare nel più totale abbandono con monumenti, bassorilievi e addirittura loculi che devono fare i conti con la noncuranza e con il disinteresse, pur costituendo nel loro insieme un patrimonio culturale unico a livello regionale».
Le foto storiche del cimitero inviate dall’architetto Silvano Iommi:
io me concentrerei di più sui vivi
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Mi congratulo con l’amico Architetto Silvano Jommi nei confronti del quale, sempre, ho espresso la mia stima e amicizia. Siamo fu fronti diverse, ma nulla toglie sia alla stima che alla qualità di Silvano. Le virtù e le competenze, a mio avviso, rimangono inalterate, sia tra Guelfi che tra Ghibellini. Faccio una considerazione a latere, che nulla ha a che vedere con la campagna elettorale, proprio nel senso che non partecipo al brutale marketing, necessario,purtroppo, durante le “belligeranze” amministrative. Ma l’articolo, segnalando l’incuria del Cimitero ( relativamente a vari segmenti) mi ricorda i Sepolcri di Ugo Foscolo. Ma anche e da vicino la “poesia cimiteriale inglese” che vede in Thomas Gray, nel suo celebre testo protoromantico, Elegy written in a country Churchyard ( Elegia scritta su un cimitero di campagna), il suo apice. Non male, anche in terra americana l’ottima “Antologia di Spoon river” di Edgar Lee Master: il poeta che passeggia nel cimitero, vedendo lapidi e nomi, ricordando, descrive poeticamente la vita di coloro che non ci sono più. Uno ad uno. Ai miei tempi, con il mio amico di sempre, Remo Pagnanelli, coniammo, senza andare al Cimitero, una fotografia “ironica”, ma non offensiva,di Macerata: la definimmo “la più grande Necropoli del Piceno”. Non c’era ai miei tempi la Lega, il Pd e via discorrendo, i Pentastellati e tuttoi resto ( e via sbadigliando). La nostra, mia e di Remo, era una lettura “antropologica” dei tempi. Credo che sia cambiato poco. Restaurare le tombe è un bene. Ma il restauro non è Vita.
Forze della ‘colazione’?
Sig. Garufi cosa intende quando scrive che il restauro non è vita??
Rispondo alla considerazione della Signora Paciaroni. Intendo dire, come Socrate, che “gli alberi non parlano”. Il mio è un discorso antropologico, non politico. Dicevano i latini: “l’uomo orna il luogo, non il luogo l’uomo”. E’ ovvio che il restauro è, positivamente, un “Magnete”
Il Giorno dei Morti!?