Sandro Parcaroli e Stefania Monteverde: botta e risposta sulla valorizzazione di Padre Matteo Ricci
Padre Matteo Ricci, il maceratese simbolo dell’amicizia con la Cina, finisce al centro della polemica elettorale. Sandro Parcaroli, candidato sindaco del centrodestra, affida a Facebook l’accusa all’amministrazione uscente: «È incredibile come in 20 anni la sinistra di colte virtù non sia riuscita a valorizzare questa figura come merita», dice Parcaroli. Ma la replica arriva da Stefania Monteverde, assessore alla cultura uscente e candidata consigliere nelle civica di centrosinistra “Macerata Bene Comune”: «Sono due anni che lavoriamo al percorso dei luoghi ricciani e a settembre inauguriamo lo spazio a lui dedicato nella Mozzi Borgetti. Venga all’apertura».
Il mezzobusto di Padre Matteo Ricci davanti alla Cattedrale
Parcaroli ha sollevato la questione, pubblicando una foto del mezzobusto dedicato al gesuita: «Questo è il massimo tributo che Macerata ha dato al suo concittadino più illustre: Padre Matteo Ricci. Il mezzo busto che vedete si trova davanti alla Cattedrale, in piazza Strambi. I turisti, cinesi e non, hanno solo questo luogo per farsi una foto o rendergli omaggio. E non sempre sanno arrivarci o hanno indicazioni chiare che sia lì. È incredibile come in 20 anni la sinistra di colte virtù non sia riuscita a valorizzare questa figura come merita. Dobbiamo ringraziare la Curia se Padre Matteo Ricci, da un punto di vista monumentale, non è caduto nell’oblio, perché sul fronte della ricerca per fortuna l’Università ha fatto molto. Ma come è possibile che in Cina (1 miliardo di abitanti) quest’uomo venga considerato un’icona sacra e a Macerata nessuno gli abbia mai tributato un luogo o un monumento civico di giusta memoria? Giuseppe Garibaldi ha una statua solenne nell’omonima piazza a ricordarne le imprese, Padre Matteo Ricci che da Macerata è partito gettando l’unico e percorribile ponte tra l’Occidente e l’Oriente, nulla. Ma come è possibile? Ci si è forse dimenticati di lui? Di ciò che ha fatto? O è solo una punizione per il fatto di essere “gesuita” e dunque un religioso? Trovo assurdo, vergognoso e perfino avvilente che in tanti anni non si sia compreso quale grande turismo si potesse creare intorno a questa figura, quali risvolti culturali e sopratutto quante iniziative avrebbero potuto, intorno a quest’uomo, essere create per far conoscere Macerata nel mondo. Moltissimo avrebbe dovuto e potuto ruotare intorno a Ricci, la cui opera è custodita tra Roma e le città cinesi dove svolse la sua missione. Pensate che le Marche furono la prima regione italiana ad avere una versione cinese del proprio nome grazie a lui, che parlando dell’Occidente, raccontò ai cinesi dove era nato, dove si trovava la sua famiglia. Oggi Padre Matteo Ricci riposa a Pechino, all’interno del cimitero di Zhalan, che è, per questo, meta di veri e propri pellegrinaggi. Non si comprende davvero come sia stato possibile non dedicargli ampie pagine della politica culturale maceratese. Se sarò sindaco di questa città, Padre Matteo Ricci avrà il rispetto e la dignità che merita. Il suo valore immenso per Macerata e per il mondo sta nell’infaticabile attività di divulgazione scientifica oltre che missionaria che svolse a cavallo tra il ‘500 e il ‘600. Forse per questo, al cospetto degli alti dignitari della corte dei Ming, Ricci fu sempre, per tutti, “Li Madou del Grande Occidente”, che è poi anche il nome con cui soleva firmare le sue opere».
Filippo Mignini
La replica di Stefania Monteverde: «La riflessione del candidato sindaco della Lega e del centrodestra Sandro Parcaroli mi sorprende. Si rammarica che la città abbia dimenticato padre Matteo Ricci. Mi chiedo come può non sapere che da due anni lavoriamo a un cantiere culturale eccezionale che sta costruendo l’itinerario turistico culturale dedicato a padre Matteo Ricci e ai grandi orientalisti maceratesi e marchigiani, da Cassiano Beligatti al grande Giuseppe Tucci? La stampa ha seguito e raccontato il percorso dal momento della prima delibera con tanti articoli e interviste. Con un team scientifico di grande rilievo, guidato dal professor Filippo Mignini, insieme a tante imprese del territorio che beneficiano degli investimenti pubblici, si stanno realizzando il percorso turistico nel centro storico alla conoscenza dei luoghi ricciani e l’allestimento di uno spazio museale multimediale proprio alla Biblioteca Mozzi Borgetti, l’antico collegio gesuitico da dove il giovane Matteo Ricci partì nel 1568. Sarà un percorso in tre lingue, italiano, inglese, cinese, così come è in tre lingue tutta la segnaletica turistica interattiva di maceratatour.it con il qrcode sui segnali turistici. Insomma, Macerata parla le lingue, è innovativa e soprattutto non dimentica la sua storia di ospitalità, pronta ad accogliere i turisti anche dalla Cina e dalla città gemellata Taicang con cui da tre anni ha costruito relazioni importanti, pronti a riprendere il tour dell’amicizia non appena supereremo la tragedia del covid-19. Dopo la firma del gemellaggio con Taicang siamo pronti anche a posizionare i nuovi cartelli all’ingresso di “Macerata Città di padre Matteo Ricci” con i nomi di tutte le città gemellate. Siamo contenti che il candidato sindaco del centrodestra sia interessato e apprezzi il lavoro culturale fatto da questa amministrazione di centrosinistra. Lo invitiamo all’apertura che si farà a settembre perché possa conoscere meglio un lavoro tanto bello e importante».
(redazione CM)
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Orientalisti maceratesi e marchigiani? Difficile è trovare orientalisti maceratesi ma non marchigiani.
Sono ben 4 anni che la nostra cattedrale e’ inagibile x il terremoto, e’ tutta del centro-sinistra che ha speso tutti i soldi solidali x il terremoto x tenerseli ” sotto il materasso”, se a Macerata c’era un’amministrazione di centro-destra l’avrebbe gia’ ristrutturata, come e’ successo a Genova x la ricostruzione dell’ex Ponte MORANDI.
Veramente c’era stata la proposta di una grossa statua in brozo da mettere in un angolo di Piazza San Giovanni, dove era il collegio dei Gesuiti. Solo era una costo proibitivo e non se ne fece nualla. Lo scultore Sandro Piermarini aveva pendsato a tre sculture in marmo da mutte sulla scalinata della chiesa di San Ciovanni. Ma non se ne fece nulla. Per cui quelle tre sculture (Padre Matteo Ricci, con il primo uomo e la prima donna che furono convertiti) si trovano davanti ad una chiesa di Formosa (mi piace il suo antico nome).
Vorrei ricordare a tutti che abbiamo a Macerata i materiali per creare un museo del Risorgimento italiano, secondo per importanza a quello di Roma. Se ne parla da decenni, ma tutto è ancora nelle casse.
Onorare Padre Matteo Ricci ancora con l’idea di un monumento, di una statua, mi corrisponde al riaffacciarsi di un incubo.
Invece l’eredità di Padre Matteo Ricci (Padre, perché se non fosse diventato gesuita mai e poi mai sarebbe andato in Cina) è nella sua opera e nella sua missione: che è di enorme attualità, e che dunque è stata immensamente profetica (e forse proprio per questo poco capita o guardata con sospetto nei secoli scorsi).
Ben vengano, dunque, il percorso ricciano e il museo multimediale. Ben vengano, soprattutto, tutte le iniziative atte a valorizzarne la vita e l’opera, ma se possibile risparmiamoci la rinnovata idea di un megamonumento: le lapidi servono a sigillare i morti. Pensiero ed opera, invece, sono monumenti vivi che chiedono tutt’altro.