Micarelli si appella al voto disgiunto
«Scegliete un altro candidato sindaco
con preferenza alla nostra lista»

MACERATA 2020 - Per il rappresentante dei commercianti conta solo che uno dei suoi entri in Consiglio. Nel programma nove punti. Nessuna indicazione di voto, anche se esclude a priori Alberto Cicarè e qualcosa trapela dalle interazioni social: «Ho messo “mi piace” a Cherubini (5stelle), un “mi piace” sulla civica di Parcaroli (centrodestra) e mai a Ricotta (centrosinistra) perché di là mi sento preso in giro»

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Clicca sull’immagine per scaricare il programma della lista “Macerata Lavora”

 

di Federica Nardi

Gabriele Micarelli, volto della lista civica dei commercianti “Macerata lavora”, è l’unico candidato sindaco che invita esplicitamente al voto disgiunto: «Non mi votate, scegliete il sindaco che più vi aggrada ma scegliete la mia lista per farci entrare in Consiglio», dice oggi a Cronache Maceratesi.

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Gabriele Micarelli

La sua infatti è una candidatura di protesta, con l’obiettivo di far entrare in Consiglio comunale le istanze di chi ha un’attività economica in città. Le richieste sono tutte nel programma, diffuso oggi: nove punti «attuabili da subito», dice Micarelli. Dalle defiscalizzazioni, passando per un fondo rischi per i giovani che vogliono aprire attività e fino richiesta all’università di programmare attività per 12 mesi l’anno. L’appello agli elettori è: «Aiutateci a mandare su dei consiglieri reali, che ogni giorno vivono i problemi di Macerata». Micarelli non è uomo di partito e non ha nessuno a cui rendere conto, tranne i circa 150 commercianti che hanno aderito al suo appello di febbraio per unire le forze e fare richieste alla politica. E così non fa sconti a nessuno, tanto meno al suo schieramento precedente. «Pensare Macerata l’ho fondata io ma ho smesso di starci perché dire che nel centrosinistra ci sono civiche è una presa in giro». Nessuna parola per uno dei candidati, Alberto Cicarè, che la scorsa settimana aveva fortemente criticato la presenza di una lista dei commercianti, definendola «l’antipolitica» (leggi l’articolo). Per Micarelli i competitor sono solo tre: Roberto Cherubini, Narciso Ricotta e Sandro Parcaroli.

Micarelli, avete un programma?

«Il nostro più che un programma è un documento. Nove punti che si possono fare fin da subito. Sono linee che riguardano il commercio. Il nostro punto è: se qualcuno di noi riesce ad andare su ha un documento che deve rispettare».

La sua si può considerare quindi una candidatura di protesta più che la volontà di diventare sindaco…

«Se una parte della città vuole entrare in Consiglio comunale, deve fare una lista civica staccata. Per legge c’è da fare un sindaco e per questo mi sono candidato. Ma non votate me, è un voto sprecato. Scegliete il sindaco che più vi aggrada. Però scegliete la nostra lista che è veramente civica. Per noi le tre idee di città sul piatto sono quelle di Cherubini, Ricotta e Parcaroli. Ma ripeto: aiutateci a mandare su dei consiglieri reali, che ogni giorno vivono i problemi della città. L’ideale sarebbe avere più realtà come la nostra tra cinque anni».

Più realtà civiche?

«Le liste civiche nascono per staccarsi dai partiti e le uniche civiche al momento a Macerata sono la nostra, quella di David Miliozzi (Macerata Insieme), quella di Sandro Parcaroli (Sandro Parcaroli sindaco) e le due in appoggio a Roberto Cherubini (Maceratamica e Macerata per l’ambiente). I cittadini queste cose è ora che le comincino a capire. Da 20 anni i consiglieri comunali sono quasi sempre quelli. Lo schieramento di Parcaroli è politico, ci sono 4-5 partiti e una civica. Cherubini un partito e due civiche. Quella del Pd è un Pd allargato. Ogni civica ha un ex segretario o un ex capogruppo e comunque gente iscritta al partito. Perché non hanno fatto una lista unica Pd? Sennò rimanevano tutti a casa. Invece così ti ritrovi in Consiglio comunale le stesse persone che hanno governato da 25 anni a questa parte. Luciano Pantanetti, Paolo Micozzi, Stefania Monteverde, si sono spartiti le “liste civiche”, così vanno su loro. Non è che va su il giovane».

Quale idea di città la convince di più tra quelle che ha citato? Ultimamente ha messo dei “like” sulla pagina Facebook di Parcaroli

«Ho messo “mi piace” sia a Cherubini, un “mi piace” sulla civica di Parcaroli e mai a Ricotta (forse su un post di Miliozzi) perché di là mi sento preso in giro. E vengo da lì. Pensare Macerata l’ho fondata io ma ho smesso di starci».

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La riunione dei commercianti a luglio alla Terrazza dei Popoli

Quindi la sua lista non dà indicazioni di voto?

«No. Dico solo di appoggiare i nostri consiglieri. Al ballottaggio scegliete quello che più vi aggrada. Ma sappiate che a seconda del peso di questa lista, bisognerà poi ascoltarla. Poi starà a chi sarà eletto sindaco interfacciarsi con noi».

Per questo avevate proposto un tavolo

«Quando abbiamo fatto l’incontro ai Giardini Diaz sono venuti tutti tranne Ricotta e il sindaco Romano Carancini. È venuta per la Giunta Stefania Monteverde, che però si è sempre occupata di cultura. Abbiamo chiesto un tavolo programmatico, non ci ha ascoltato nessuno. Del resto lì c’era come candidato della Lega Andrea Marchiori che è stato silurato dopo due giorni. Cherubini ci ha ascoltato. Il centrosinistra nisba. Anzi, veniamo a leggere che hanno fatto un tavolo operativo con i commercianti ma non si capisce con chi dato che nessuno tra noi, e siamo 150, è stato contattato. Ricotta incontra i commercianti online intervistando Ulderico Orazi che è stato in Consiglio ed è candidato, ma ci porta in giro?».

Non puntate più a un assessorato?

«Se avessimo conosciuto le ipotesi per l’assessore al commercio, se mai ce ne sarà uno, avremmo potuto schierarci. Ma nessuno ne parla. Parlano tutti di sinergia e trasparenza nei programmi. Io non sono all’altezza di fare il sindaco. Noi siamo professionisti nel nostro campo che è il commercio. A Macerata c’è questo, poi l’università e poi la cultura. Questi tre aspetti sono l’anima economica di Macerata. A Civitanova c’è anche l’industria, che noi non abbiamo. Noi però siamo il volano lavorativo della città. Se chiudono le attività vanno per strada decine di lavoratori e senza cassa integrazione. Riflettete, non votate il nipote messo in civica, l’amico che si è presentato. Mandiamo su persone che vogliono dare qualcosa alla città. Che vogliono stare lì da liberi pensatori, per migliorarla, senza direzioni da segreterie di Roma. Anche noi commercianti dobbiamo darci da fare. Ma se io ad esempio investo nel mio locale e poi fuori passano 20 persone…Se la città lo capisce ci dovrebbe aiutare. Se non lo capisce, si tenesse la città come è».

 

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