Da Maurizio Boldrini,regista, interprete, docente teatrale e fondatore di Minimo Teatro, riceviamo.
«Per quest’anno sono libero da candidatura comunale, ha ricevuto diverse proposte ma ho dovuto rispondere no per motivi di salute. Quindi mi diverto liberamente con qualche riflessione estemporanea sui candidati e sulle prospettive di questa prossima competizione. Intanto una costatazione, scorrendo l’elenco dei sindaci dal dopoguerra ad oggi si noteranno parecchi nomi d’avvocati, si sa che a Macerata ci sono più avvocati che panettieri, e non deve sembrare strano che ci siano tanti sindaci avvocati, poiché a Macerata c’è uno studio d’avvocatura che da decenni, da dietro le quinte,ma non tanto, detta le sorti di questa città. A mio padre già 55 anni or sono fu detto che se voleva affrancarsi dal suo faticosissimo lavoro alla fornace Smorlesi, avrebbe dovuto fare la fila da un notabile parlamentare maceratese, il nome lo conoscono tutti, inutile farlo. Mio padre, su certe cose impaziente come me, fece un paio di volte la fila dei questuanti nel suo studio, dopodiché gli strappo la tessera della DC in faccia, e per molti anni fece il muratore prima di “riposarsi” a fare il bidello.
Bisognerebbe scrivere un libro su questo signore e prima di lui sulla sua famiglia perché non credo ci sia in Italia una persona che per tanti anni è stata influente e lo è ancora sulle sorti amministrative di una città operando da dietro le quinte, come Lorenzo De’ Medici a Firenze, ma lui non durò così tanto. Ora questa persona, simbolo storico maceratese, da una pare ha fatto tanto del bene a molti maceratesi, incalcolabili sono i posti di lavoro che ha procurato, ma sì facendo ha tagliato le gambe a tanti, tanti valenti professionisti, artisti, lavoratori che non erano della sua “parrocchia”, un danno enorme per la città, così relegata a una provincialità mediocre, surclassata solo da singoli operatori che per estro e genialità personale pur vivendo e resistendo in tale mediocrità sono riusciti a scavalcare il “ghetto” con le loro opere, imponendosi a livello nazionale e internazionale. Fatto sta che uno dei candidati Sindaci 2020 è ancora un avvocato emanazione di questo sistema secolare, maceratese tipico: però ha un volto simpatico, un po’ troppo furbo, ma va bene, e poi il nome: Narciso Ricotta,accoppiata più simpatica non si può, ed onore ai genitori per il coraggio nella scelta di Narciso. L’altro principale candidato, completamente diverso è Sandro Parcaroli, è ancora un pesce fuor d’acqua, sembra disorientato, non è certo un maceratese tipico, è dell’alto maceratese, un territorio e un indole completamente diversa dalla città e dalla costa, passo lento e resistente, un passo che dovrebbe uscire alla distanza, appare come persona elegante, un po’ “fulardato”, ma non ha lo svantaggio di Della Valle che per quando elegante-sportivo voglia sembrare, proprio non gli riesce. E poi è artefice di una grande azienda e saprà certo creare un gruppo all’altezza della situazione per la gestione del Comune. Poi c’è il terzo incomodo (taccio gli altri perché proprio non avrei nulla da dire): Roberto Cherubini, che venderà cara la pelle, appare come una persona semplice nei modi e nelle cose da fare, mi pare proprio una persona assennata, e faccio finta che non appartenga ai 5 stelle. La questione però è che a Macerata ancora una volta pare andare in direzione sbagliata, il santo di Macerata è quel controverso di San Giuliano, non è San Giusto che riporta il Giusto.
Francesca D’Alessandro, consigliere comunale dal 2010 al 2015 col la civica Macerata è nel cuore, ora è con Fratelli d’Italia
Già il giusto, per questa tornata elettorale il giusto, senza le solite influenze con febbre di potere, sarebbe stata una onesta competizione tra due candidate, e sui nomi non c’era un gran che da pensare: Francesca D’Alessandro per il centrodestra e Stefania Monteverde per il centrosinistra, semplice e stop, il resto è la solita Macerata piccola che vuol fare la grande.
Ecco il perché, conosco Francesca D’Alessandro da quando giovanissima fu allieva della mia Scuola di Recitazione: bravissima come attrice, bravissima come allieva, seria e precisa, poi ci perdemmo di vista, la ritrovai moglie e madre altrettanto brava, impegnata su più fronti, capace di tenere sotto controllo tutto, e poi la rividi come se non fossero passati anni, la stessa vitalità e passione di allora, buon segno di vita vissuta bene.
Stefania Monteverde, vicesindaca della Giunta Carancini, ha partecipato alle primarie dello scorso febbraio arrivando ultima
Un discorso a parte per Stefania Monteverde, la criticai aspramente (troppo aspramente, e me ne sono scusato) per diverse cose, persi il controllo quando vidi la foto di lei col sindaco sul trenino sotto l’orologio della torre civica (per me restaurato in maniera orrida). Però, c’è un però per me determinante. Da 40 anni ne ho conosciuti tanti di assessori alla cultura, e ne potrei citare di bravi, mi limito al primo, dall’aspetto burbero e dal cuore d’oro: Calise. Però al di là delle scelte, per me alcune decisamente contestabili, riconosco che Stefania Monteverde tra tutti gli assessori alla cultura è colei che ha svolto una mole di lavoro enorme, raggiungendo risultati importantissimi specie sul fronte musei, biblioteca, vitalità estiva della città, insomma al tempo stesso è stata capace di fondare istituzioni durature e i cosiddetti eventi effimeri che “fanno gioco”. Quando si è trattato di votare alle primarie del PD per la scelta del candidato sindaco, con coraggio e un po’ vergognoso mi sono presentato alla porta della sede del PD per votare Monteverde, speravo di passare in incognito, invece mi conoscono tutti e tutti m’hanno salutato con estrema sorpresa, in più quando esco incontro due care amiche che anche loro vanno per votare Monteverde, mi fanno: Maurizio ma che ci fai qui! E va bè una volta sono entrato anche nella sede del PD, ma per una ragione che sentivo profondamente giusta! La partita invece si giocherà tra maschi, peccato proprio, questa era la volta giusta delle due donne che ho nominato, sarebbe stata semplicemente la sfida più giusta. Macerata invece “toppa” ancora, nel segno aleatorio di una unità d’intenti, che presto si sfalderà sotto i colpi delle prime delusioni. Spero almeno che le due signore, in virtù dei risultati certamente buoni che otterranno saranno onorate con incarichi importanti. E come si dice: vinca il migliore!
Adesso che mi ricordo: tra i politici, ma come si fa a tenere da parte Bruno Mandrelli, è non solo la persona più competente, ma studiata, con grandissima esperienza e intelligenza, che forse la sua testa spiccherebbe troppo dalla mediocrità circostante! Ah Macerata Macerata… Per rendere meno provinciale Macerata occorrerebbero poche cose da realizzare, radicali nella forma e quindi nei contenuti, ma queste idee me le tengo per me perché ne circolano tante, troppe in giro. E non andrà tutto bene come replicato dallo stupido slogan: ma andrà come è possibile, nella fondata speranza di una Macerata sempre migliore.
PS -Per il Sindaco uscente Romano Carancini: di lei è stato detto molto bene e molto male, non se ne preoccupi, per quanto mi riguarda sento di ringraziarla, sono un lettore di professione e a me basta il dettaglio della sua espressione quando Macerata non fu scelta come capitale della cultura, ricordo quel suo volto incapace di celare il disappunto: un fanciullino al quale era stata sottratta la marmellata, bellissimo e onesto.
Il sindaco Carancini a fianco del ministro Franceschini durante la proclamazione di Parma, capitale della cultura 2020
Da 5 a zero, Macerata non ha candidate E nel resto delle Marche non va meglio
Bella lettera! Ha ragione Boldrini: lo scontro doveva essere fra due donne che ci hanno sempre messo la faccia, con coraggio. Mai defilate o nascoste nell'ombra
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Sul resto dell’articolo si possono avere opinioni diverse, ma la prima parte è la più precisa e coraggiosa descrizione della politica maceratese dagli anni sessanta ad oggi. Ascoltata un’infinità di volte, ma mai prima letta scritta nero su bianco (e non da un giornalista!)
Boldrini ha una parola buona per (quasi) tutti: per la D’Alessandro (sua ex allieva, sulle sue qualità garantisce lui) e per la Monteverde, per Parcaroli e per Cherubini, per Mandrelli e per Carancini; e anche per Ricotta, in fondo, un’affettuosa carezza, perché “è furbo, ma va bene”.
“Nihil nisi bonum” per tutti e, se necessario, meglio rimangiarsi le critiche.
Una bella leccatina a trecentossessanta gradi, giusto per tenersi buoni tutti, non si sa mai.
Il calcione nel sedere è riservato a Ciaffi, ora che, guarda caso, non gioca più un ruolo politico di primo piano, dipinto, a torto e ingiustamente, solo come un meschino gestore di clientele, che sarebbe il suo unico (si fa per dire) merito.
La politica va giudicata dai risultati. Il ciaffismo (ora PD) ha prodotto buoni risultati in termini di stabilità politica, molto meno buoni in termini di salvaguardia del ruolo della nostra città nella Provincia e nella Regione.
Ringrazio le persone che sono intervenute in discussione: Sofia Moretti, Alfonso Valori che come me, anzi meglio di me, conosce come vanno certe e incerte cose a Macerata, e ringrazio anche Stefano Valenti, che non conosco ed evidentemente anche lui non mi conosce, altrimenti non avrebbe scritto quello che ha scritto su di me. Però lo ringrazio comunque perché mi da occasione di aggiungere e precisare qualcosa. Non ho mai né detto gli aggettivi su Ciaffi che lei mi mette in bocca, lo rispetto, lo saluto quando capita d’incontrarlo, una volta mi ha pure telefonato, certo che per le clientele il suo ufficio funzionava alla grande, ma sarei uno stupido se non riconoscessi i suoi meriti, solo un esempio: la prima legge in materia di promozione culturale, la legge 16 (ora superata da altre leggi) porta la sua firma, fu uno strumento importantissimo per dare impulso a tante piccole iniziative culturali del territorio regionale. In sostanza, sig. Valenti, io non faccio di tutta l’erba un fascio, dico o scrivo solo per conoscenza personale, infatti ho taciuto sugli altri candidati proprio perché non li conosco per niente e anche di chi ho scritto ho cercato di farlo con leggerezza. Lei proprio non mi conosce per nulla, altre volte ho scritto e firmato pubblicamente cose che sono successe di una gravità da denuncia, ma nessuno ha mosso un dito. Allora preferisco andare sul leggero, ma sapesse quante ne potrei raccontare di cose incredibili eppure successe con una disinvoltura tutta maceratese. E proprio perché non ho mai leccato ho sboccato sangue per vivere 38 anni d’arte e d’altissimo teatro. Per sua conoscenza io non lecco nemmeno il gelato perché prendo la coppetta!
Caro Maurizio, condivido quanto scrivi e quanto argomenti. Oggi esiste il “voto di pancia”. Il contrario della argomentazione e della ragione dialettica. Non vi è Pensiero, ma emoticon o like, brevi frasi, frammenti di discorso e sbeffeggi. Su tale “fulcro” si basa la campagna elettorale e anche la “funesta voce delle Gazzette”, come le chiamava Leopardi ( non io).