Symbola sta con lo Sferisterio
«Tagliare la cultura è follia»

MACERATA - Presentato il rapporto che mostra come le imprese culturali siano indispensabili per le economie generando il 6 per cento dei flussi regionali. Il segretario Fabio Renzi: «Potremmo crescere di più ma ad Ancona e a Roma si dimenticano il terremoto»
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Fabio Renzi

 

di Marco Ribechi

Bisogna continuare ad investire sulla cultura, parla chiaro il rapporto di Symbola. E’ stato presentato oggi pomeriggio a Macerata il documento “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” che analizza l’impatto dell’industria culturale sui territori. La giornata, organizzata dal Macerata Opera Festival, ha messo in evidenza il fatto che, con 42 mila addetti e 2,2 miliardi di valore aggiunto nel 2018 le Marche sono quinte tra le regioni italiane, sia per quota di ricchezza prodotta rispetto all’economia regionale (6%) che per quota di occupati (6,4%). Tre le province in crescita, Macerata, Ancona, Pesaro e Urbino, capaci di posizionarsi tra le prime venti realtà nel panorama nazionale. A livello provinciale Macerata è la prima delle marchigiane per incidenza dell’occupazione (11esima in Italia; 7,1%).

«I dati delle Marche sono positivi ma comunque siamo cresciuti poco – spiega Fabio Renzi segretario generale di Symbola – Forse ci si dimentica che un terzo del territorio è a terra a causa del terremoto. Ce se ne dimentica A Roma come ad Ancona». Dal rapporto emerge che per ogni euro investito in cultura se ne generano 1,8. «Fare i tagli alla cultura quindi significa essere fessi due volte – prosegue Renzi – sia perchè si nega un valore sociale fondamentale, sia perché equivale tagliare l’economia. Ci si sta spostando sempre di più verso una culturalizzazione economica il che significa che gli oggetti e le produzioni perdono sempre più materialità a favore di contenuti culturali e creativi. Investire in cultura significa anche innovare».

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Barbara Minghetti e Alberto Mattioli

Da questo punto di vista il Macerata Opera Festival può essere considerato un esempio virtuoso e un modello da imitare. E’ la manifestazione più grande della Regione in termini di spettatori paganti e per qualità del lavoro svolto dal punto di vista dell’impatto economico-sociale. Il bilancio consuntivo 2018 ha registrato per il settimo anno di fila il segno più, un unicum nel panorama nazionale anche perché dal 2015 i finanziamenti privati superano i contributi pubblici. Lo Sferisterio in questo è unico in Italia insieme al Teatro alla Scala di Milano con un 55% privato contro un 45% pubblico così ripartiti: 1.270mila euro dalla biglietteria, 555mila euro dagli sponsor e dall’Art Bonus, 675mila euro da altre attività e proventi diversi, 2 milioni di euro dai contributi pubblici. Secondo Alberto Mattioli, critico musicale de La Stampa servono più politiche culturali  «Il teatro non può essere un luogo residuo dove dirottare gli avanzi – ha detto Mattioli durante la presentazione al Centrale Plus – deve essere considerato un servizio pubblico fondamentale come la scuola o gli ospedali. Si continua a finanziare il circenses ma come spiega anche il rapporto l’arte è il panem anche perché fa guadagnare. I teatri non devono essere polverosi contenitori del passato ma devono vivere di innovazione. Conservare la tradizione significa alimentare il fuoco, non adorare le ceneri».

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Luciano Messi

Sulla stessa linea anche la direttrice artistica Barbara Minghetti che ha sostenuto tanti eventi paralleli attorno al Mof per coinvolgere la città, istruire i più giovani, internazionalizzare l’evento: «L’opera deve rompere le barriere di genere – spiega Minghetti – è necessario interagire con altri linguaggi, rompere l’idea della platea inaccessibile. Adoro vedere l’opera di 200 anni fa che però deve anche raccontarmi qualcosa sul presente perché credo molto nel suo valore sociale e nella sua responsabilità civile». Sulla stessa linea il sindaco Romano Carancini e il vice sindaco Stefania Monteverde per cui l’opera può essere un volano per tutto il territorio che non gode della reputazione e del fascino che meritano. Tramite la cultura e gli eventi si può così raccontare e valorizzare questo scorcio di vera Italia e allo stesso tempo rigenerare gli spazi urbani e il tessuto sociale delle città. Le conclusioni del dibattito, che hanno affrontato anche i temi delle architetture con Manuel Orazi e della necessità di creare una maggiore circolazione di idee anche negli appalti, sono state affidate al sovrintendente Luciano Messi: «Il Festival operistico ha un forte legame con il territorio – dice Messi – il 70 per cento dei beni e servizi acquistati provengono da queste aree, 500 sono le persone occupate di cui la maggioranza risiedenti in zona, i legami con le aziende per costruire percorsi di reciproco vantaggio sono molteplici e il bilancio è virtuoso visto che veniamo da due stagioni record. record è anche la riduzione drastica dei biglietti omaggio, solo il 3 per cento contro una media nazionale che si aggira intorno al 15 e che costituisce una grave perdita per tutti i teatri».

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Stefania Monteverde

 

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Romano Carancini

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Manuel Orazi

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