di Maurizio Verdenelli
«Perché no» disse apparentemente lusingato il maestro Franco Zeffirelli (scomparso oggi a 96 anni) al galà successivo ad una delle prime dello Sferisterio. Correva uno dei primi anni 90, precedenti all’era Canessa e la Stagione lirica era tutto un rebus. Ed una toto-lotteria appariva il nome del direttore artistico e pure dal soprintendente considerato che era appena iniziato un capitolo tutto nuovo e da decifrare dopo l’addio del padre fondatore Carlo Perucci chiamato a dirigere l’arena di Verona. E pure il soprintendente e assessore Davide Calice aveva lasciato. I nomi di Francesco Vanessa e di Italo Gomez sarebbero venuti dopo un lungo travagliato dibattito tanto da dichiarare, il primo, a chi scrive, in perfetto slang partenopeo: «Mi sento come un asino ‘n mezzo s’ su ogni». Mentre il secondo, Gomez, dribblò in extremis la direzione artistica optando per una semplice consulenza. Ma torniamo a Franco Zeffirelli e alla sua porta lasciata aperta per la successione a Perucci. Un «Perché no?» che fece sognare per tutta l’estate e pure buona parte dell’autunno i melomani maceratesi e il gran pubblico marchigiano. A chiedere disponibilità d’intenti al regista del Gesù era stato un notarile democristiano, già sindaco e deputato. Poi come tutti i sogni, anche quello di avere Zeffirelli in Arena svanì.
E così il mito restò tale in una città peraltro dimostratasi sempre abile a… smitizzare. Ne sa qualcosa notoriamente il pluri premio Oscar maceratese Dante Ferretti che deve proprio a Zeffirelli la sua seconda (di circa una dozzina) nomination alla celebre statuetta. Parliamo di Amleto (Hamlet) prodotto nel 1990. Una scenografia splendida ed interni (a cura di Francesca Lo Schiavo, altra nomination in casa Ferretti) altrettanto. Per Dante la consacrazione assoluta al fianco del Maestro. Personalmente ricordo il meraviglioso ed originale plastico del castello di Elsinore conservato come un trofeo ad altri de Il nome della rosa, all’attrezzeria di Cinecittà che Dante aveva ereditato da Federico Fellini. Fu il giorno in cui la neoeletta sindaca di Macerata, Anna Menghi, si era personalmente recata a Roma per la firma dello scenografo ad assessore alla Cultura. Ferretti parlò della collaborazione con Zeffirelli come uno degli eventi principali e formativi della sua carriera dopo l’incontro con Pasolini, Fellini e Scorsese, il suo eroe. E Zeffirelli da parte sua deve molto alle Marche e al suo paesaggio al confine con l’Umbria. Per Fratello Sole, Sorella Luna scelse proprio l’altopiano di Castelluccio per le scene di più profondo effetto, facendo costruire sul Pianoro la chiesetta di Santa Maria degli Angeli di francescana memoria. Che rimase a lungo nell’urbanistica del luogo come il convento fortezza del film tratto dal libro di Umberto Eco fatto costruire alla periferia di Roma da un maceratese da Oscar e da Zeffirelli molto apprezzato: Dante Ferretti.
Nelle foto (di Anna Maria Cecchini) il Pian Grande di Castelluccio, in questi giorni di fioritura, dove Zeffirelli fece costruire la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli
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